di Federica Marengo lunedì 4 marzo 2024
Il dipinto di Caravaggio, al secolo Mechelangelo Merisi, “La flagellazione di Cristo”, opera emblematica del Seicento napoletano ed europeo, è tornato a Napoli lo scorso 28 febbraio , dopo un periodo di esposizione, insieme con 70 quadri (di pittori tra i quali: Masaccio, Tiziano, Raffaello, Michelangelo, Guido Reni, il Parmigianino e Bellini) presso il Museo Louvre, a Parigi, nell’ambito della mostra tenutasi fra il 2022-2023, “Napoli a Parigi. Il Louvre incontra il Museo di Capodimonte”, inaugurata, allora, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal presidente francese Emmanuel Macron.
Il dipinto, infatti, risalente al 1607-1608, ( la fase matura della pittura di Caravaggio), custodito originariamente presso la chiesa di San Domenico Maggiore, nella cappella dei committenti: la famiglia de Franchis, noti giuristi e magistrati, divenuti duchi di Torre Orsaia e marchesi di Taviano, si trova presso il Museo Diocesano Donnaregina e ivi resterà fino al 31 maggio, per poi tornare presso il Real Museo e Bosco di Capodimonte , che lo ospita, per motivi di sicurezza, dal 1980, anno del terremoto in Irpinia, salvo che nei periodi in cui viene prestato a mostre organizzate in tutto il mondo.
L’opera itinerante, dunque, con questa mostra, si è riavvicinata al territorio e alla città di Napoli, ma cambiando il criterio di esposizione. Mentre nei decenni precedenti, in mostre sia napoletane che svoltesi all’estero, il dipinto del Caravaggio era sempre posto a confronto con altre opere appartenenti all’ultimo periodo artistico e di vita dello stesso pittore o con dipinti dei più rilevanti seguaci meridionali di quest’ultimo, oppure con dipinti di analogo soggetto o con le sue copie , in questa mostra, invece, è posto al centro, da un lato, lo studio sull’uso naturale e realistico della luce dal parte del pittore, cosicché il quadro è mostrato al pubblico al massimo delle sue potenzialità, e , dall’altro, sono messi in evidenza lo studio, gli apparati didattici e di comunicazione usati per spiegare il contesto di provenienza del dipinto, i suoi legami con la chiesa di San Domenico Maggiore , con la cappella della famiglia de Franchis , con la storia di questa stessa famiglia, con le chiese costruite dopo il Concilio di Trento , nel “Secolo d’oro dell’arte napoletana”, ovvero fra Cinquecento e Seicento.
La mostra, patrocinata dall’Arcidiocesi di Napoli, dal Ministero dei Beni Culturali e dal Ministero degli Interni- Fondo Edifici di Culto, proprietario dell’opera, affidato al prefetto Angelo Tortorella, è curata da Pierluigi Leone de Castris, professore di Storia dell’Arte moderna presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, con il coordinamento organizzativo di Elio de Rosa, il direttore per la gestione museale del Museo Donnaregina.
Nel catalogo si trovano interventi di Eike Schmidt, monsignor Adolfo Russo, Maria Cristina Terzaghi e Pierluigi Leone de Castris.
I biglietti per accedere alla mostra sono prenotabili sul sito del Museo Diocesano Donnaregina: (https://www.museodiocesanonapoli.com/complesso-monumentale-donnaregina/caravaggio-la-flagellazione-di-cristo) e comprendono anche l’accesso allo stesso Museo Diocesano Donnaregina e alle “Sette Opere di Misericordia”, altro capolavoro di Caravaggio collocato presso il Pio Monte della Misericordia, nelle adiacenze del Museo di Donnaregina.
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