di Federica Marengo lunedì 29 gennaio 2024
-Nella 114° giornata di guerra in Medio Oriente, mentre l’esercito israeliano ha ordinato lo sgombero di diversi quartieri di Gaza City, in vista di nuova offensiva, 3 soldati americani sono stati uccisi e almeno 25 sono rimasti feriti in un attacco di droni su una base Usa in Giordania, al confine con la Siria.
Immediata , la reazione degli USA, con il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, che ha dichiarato: “Gli Stati Uniti risponderanno in modo consequenziale all’attacco in Giordania”, riecheggiato dal Presidente Biden che ha detto: “Risponderemo all’attacco “in modo consequenziale, ma non cerchiamo una guerra con l’Iran. Non cerchiamo un conflitto ampio in Medio oriente”.
Accusati del raid, i miliziani filo-iraniani, che , però, hanno smentito. L’attacco, poi, è stato rivendicato dalla Resistenza islamica dell’Iraq, sigla che riunisce le milizie irachene filo-iraniane, attiva tra Siria e Iraq, che ha fatto sapere di aver attaccato Israele con dei droni e di aver bombardato con dei razzi una base USA in Siria.
E in Siria, alla periferia di Damasco, secondo fonti locali, vi sarebbe stato poi un raid contro una presunta base di miliziani filo-iraniani attribuito ad Israele in cui sarebbero rimaste uccise 6 persone.
In merito a Terhan, il Foreign Office e il ministro degli Esteri britannico, Cameron, hanno fatto sapere che “La Gran Bretagna e gli Usa hanno annunciato nuove sanzioni contro l’Iran, rivolte ad alti funzionari iraniani e membri di bande criminali organizzate che collaborano con il regime, coinvolti in attività di repressione e coercizione contro giornalisti e difensori dei diritti umani “.
Sul fronte delle trattative riguardanti un accordo per la liberazione degli ostaggi, in corso in Francia, Nbc News , che ha citato una fonte vicina ai colloqui, ha fatto sapere che “I negoziatori di Israele, Stati Uniti, Egitto e Qatar hanno concordato a Parigi un quadro per un nuovo accordo sugli ostaggi e una bozza verrà presentata oggi ad Hamas”.
Sempre secondo la medesima fonte, l’accordo prevedrebbe il rilascio dei rimanenti ostaggi israeliani e americani, a partire da una prima fase, riguardante donne e bambini e una seconda ,riguardante gli uomini , accompagnate da pause graduali nei combattimenti e dalla consegna di aiuti a Gaza, insieme allo scambio di prigionieri palestinesi.
Tuttavia , Hamas ha reso noto che libererà gli ostaggi, se Israele porrà fine alla guerra.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri israeliano, Katz, che mercoledì avrebbe dovuto incontrare a Telaviv il capo dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Philippe Lazzarini, dopo quanto è emerso sul presunto coinvolgimento di almeno 12 funzionari dell’organismo Onu nell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 e ,a fronte della conseguente sospensione dei fondi da parte di 16 Paesi (Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia, Finlandia, Paesi Bassi, Austria, Germania, Italia, Francia, Svizzera, Romania e Giappone e i tre paesi baltici) annullando l’incontro, ha dichiarato: “ Impiegati dell’Unrwa hanno partecipato al massacro del 7 ottobre. Lazzarini dovrebbe trarre le conclusioni e dimettersi. I sostenitori del terrorismo non sono benvenuti qua”.
Riguardo alla sospensione dei fondi, l’Unrwa, ha fatto sapere che “Non sarà in grado di continuare le operazioni a Gaza e in tutta la regione oltre la fine di febbraio, se i finanziamenti non verranno ripresi. Si stima che circa due milioni di persone dipendano dai servizi dell’organizzazione”.
Anche il segretario generale dell’ONU, Guterres, ha chiesto alla comunità internazionale di non sospendere il sostegno all’agenzia, poiché “i presunti atti orrendi di questi dipendenti devono avere delle conseguenze, ma ci sono anche decine di migliaia di persone, circa 30.000, che non dovrebbero essere penalizzate”; richiesta , quest’ultima, sostenuta da venti tra le più importanti ong umanitarie, che paventano il “completo collasso della già limitata risposta umanitaria a Gaza”.
La Commissione europea, invece, ha fatto sapere che deciderà il da farsi sui fondi “in base agli esiti dell’indagine avviata dall’Onu”, mentre Spagna, Norvegia, Svezia, Danimarca e Belgio hanno reso noto, così come Arabia Saudita, Qatar e Kuwait, che non sospenderanno i loro contributi.
In Italia, invece, il ministro della Difesa, Crosetto, intervistato da La Stampa, in merito alla missione navale nel Mar Rosso, con Francia e Germania, per difendere le navi mercantili e militari dagli attacchi dei ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, ha dichiarato: “Non un’offensiva militare, ma un ulteriore elemento della guerra ibrida, nell’ambito del quale l’elemento più preoccupante è la guerra commerciale che vuole alterare le regole globali. Le navi russe e cinesi non vengono attaccate e la cosa viene annunciata apertamente. Questo crea un disallineamento commerciale, perché le loro merci hanno costi di trasporto e di assicurazioni inferiori, cosa che si riflette sui prezzi. È una guerra che si innesca su un’altra guerra. L’Italia invierà una nave, che si aggiungerà a quelle già presenti per altre missioni e per l’Italia questo impegno è prioritario più che per altri Stati. Per questo, il nostro Paese ha voluto imprimere un’accelerazione alla missione europea, attraverso l’accordo con la Francia e la Germania, cercando di contrastare il fenomeno per cui ,per dei puri dettagli, si perdono settimane e ora non ce lo possiamo permettere”.
Poi, il ministro Crosetto, sulla non partecipazione alla missione della Spagna, ha evidenziato: “Quella del governo spagnolo è una diffidenza ideologica. Sanchez ha fatto prevalere l’interesse dei suoi accordi politici su quelli della sicurezza internazionale”.
Quindi ha assicurato, auspicando una riforma della Difesa, più adeguata ai tempi e alle circostanze attuali: “Le navi italiane possono rispondere agli attacchi, ma non possono attaccare, a meno che ci sia una risoluzione internazionale o la richiesta di un Paese amico. Sulla missione il Parlamento sarà coinvolto con comunicazioni o passaggi formali, a seconda della configurazione della missione, con un voto dell’Aula. Auspico che , di fronte agli attacchi degli Houthi, passi il messaggio che siamo davanti a uno scenario nuovo, che ci riguarda da vicino e che ci dobbiamo attrezzare. Abbiamo costruito regole con l’idea di un mondo sempre pacifico, di nazioni che non invadono le altre, di guerre che non incidono sul benessere dei nostri cittadini. E invece ci ritroviamo in un mondo diverso, in cui gli attori che lo stanno destabilizzando, Iran, Russia e Corea del Nord, hanno una capacità produttiva militare superiore a quella della Nato. Anche il ruolo delle forze armate italiane deve cambiare, poiché oggi al massimo partecipano a missioni di pace, senza arrivare a scontri veri e propri, ma ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole”.
Poi, sul rischio che ciò possa ingenerare allarme nei cittadini, il ministro della Difesa Crosetto ha spiegato: “Il ruolo del ministro della Difesa presuppone di prendere in considerazione gli scenari peggiori possibili, che è quello di doversi difendere sul proprio territorio. Altra cosa che va prevista è intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani. Sono consapevole che si tratta di un discorso difficile da accettare. E ciononostante va affrontato. Per questo penso anche alla creazione di una riserva militare, sulla quale già esiste una delega del Parlamento e che consiste i volontari che, in caso di necessità, possono essere attivati per affiancare le forze armate. I militari dovranno specializzarsi sempre di più, ma poi serve un bacino più ampio, che non servono per fare la guerra, ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto. Non c’è una visione ideologica, ma pragmatica. Come in Svizzera che non partecipa a conflitti da secoli , ma è pronta a difendersi. Noi non vogliamo la guerra. Se io ho bisogno di esperti di intelligenza artificiale o di hacker, con le regole ed il trattamento economico del pubblico impiego, non li troverò mai. Noi abbiamo condannato duramente i crimini di Hamas. Dopodiché abbiamo detto a Netanyahu che non si può essere contrari alla soluzione dei due Stati che tutto il mondo sostiene. Né si può stare zitti davanti al numero altissimo di vittime civili”.
Nel pomeriggio, poi, tramite una nota, il ministro della Difesa Crosetto , che , qualche giorno fa, aveva annunciato l’avvio dell’operazione per il trasporto di 100 bambini palestinesi e dei loro familiari dalla Striscia di Gaza verso le strutture ospedaliere italiane, ha fatto sapere che: “I primi bambini palestinesi e i loro familiari arriveranno stasera in Italia , all’aeroporto militare di Ciampino , con un volo speciale dell’Aeronautica. Gli altri minori coi loro familiari accompagnatori saranno trasportati con un volo successivo e con Nave Vulcano della Marina Militare, che salperà mercoledì 31 gennaio. Voglio esprimere la mia profonda gratitudine alle istituzioni e ai sanitari egiziani per il loro supporto, che ha reso possibile questa missione umanitaria. Solo con la cooperazione internazionale possiamo affrontare sfide così grandi e garantire la sicurezza delle persone più vulnerabili. Il nostro Paese continuerà ad aiutare la popolazione civile palestinese, vittima incolpevole dei terroristi di Hamas. Siamo pronti ad accogliere questi bambini palestinesi e i loro familiari”.
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