di Federica Marengo lunedì 13 novembre 2023
Continua la guerra in Medio Oriente, con Israele e gli USA che cercano un accordo sulla liberazione degli ostaggi, ma Hamas, chiude alle trattative, dicendo sì ai negoziati “solo per uno scambio completo di prigionieri, non parziale”. Tra gli ostaggi, vi sarebbe anche un bambino americano di tre anni.
Intanto, Hezbollah ha lanciato razzi su Israele dal Libano, causando il ferimento di 17 persone, e il Presidente israeliano, Netanyahu, ha dichiarato: “Chi pensa di poter estendere gli attacchi contro le nostre forze e i nostri civili gioca con il fuoco”.
Hamas, invece, ha riferito che tutti gli ospedali nel nord della Striscia di Gaza, sono fuori servizio, mentre l’Organizzazione mondiale della Sanità ha fatto sapere che : “Il numero di pazienti dell’ospedale di Shifa deceduti è aumentato in modo significativo”.
Sul fronte diplomatico, il Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, in un punto stampa a margine del Consiglio Affari Esteri, svoltosi a Bruxelles, ha reso noto che è stato presentato un documento italo-franco-tedesco che ha come obiettivo “quello di isolare Hamas, ridurne i finanziamenti ed impedire che vi sia una impennata di antisemitismo in Europa e nel mondo”.
Inoltre, il Vicepremier e ministro Tajani, che il 21 novembre sarà alla Camera per le Comunicazioni sul trattato siglato in tema di immigrazione tra Italia e Albania, ha dichiarato: “L’Italia continua a essere in prima fila per gli aiuti alla popolazione civile della Striscia di Gaza, ha detto Tajani, spiegando che “siamo pronti a inviare un ospedale da campo, come siamo pronti a curare in Italia i bambini palestinesi feriti. Chiediamo tutti la liberazione immediata di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas, senza contropartite. Chiediamo anche pause urgenti, umanitarie, per permettere alla popolazione civile palestinese di potersi allontanare dai luoghi di combattimento e per permettere altresì l’ingresso di beni per la popolazione, attraverso l’incremento dei Tir che passano per il valico di Rafah. È giusto che ci sia una fine alle sofferenze di questa gente, che nulla ha a che vedere con i criminali di Hamas. Al centro del dibattito in Consiglio, c’è stato anche il documento italo-franco-tedesco, che ha l’obiettivo di isolare Hamas, impedirle di nuocere, ridurle i finanziamenti e impedire che ci sia una impennata di antisemitismo in Europa e nel mondo. La Striscia di Gaza deve essere parte di un futuro Stato palestinese: noi riteniamo che l’unica organizzazione legittimata a governare lo Stato palestinese sia l’Anp, che deve modificarsi e modernizzarsi. In una fase di transizione, per esempio, potrebbe esserci una presenza delle Nazioni Unite, anche per evitare un ritorno di fiamma, una presenza tipo Unifil, come al confine tra Israele e la zona controllata da Hezbollah, nel sud del Libano. Noi siamo pronti a fare la nostra parte qualora dovesse essere richiesto. Come annunciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, stiamo per inviare carabinieri per fare da ponte tra la polizia palestinese e quella israeliana; l’Italia, che ha una grande credibilità nell’area mediorientale, può svolgere un ruolo importante anche per il futuro, in vista della soluzione dei due Stati. Anche oggi è emerso il pieno sostegno al diritto di Israele a difendersi. Ho insistito anche sulla questione degli ostaggi, che vanno rilasciati senza condizioni. Bisogna lavorare perché il conflitto non si allarghi; l’Iran, non deve appoggiare le aggressioni di Hezbollah contro Israele. Nel Consiglio, comunque, non si è parlato di sanzioni all’Iran. Credo che debba abbassare i toni: non è il momento di gettare benzina sul fuoco nell’area mediorientale. L’importante è che l’Iran comprenda che Hezbollah non può continuare a lanciare missili su Israele e che non si può più dire che lo Stato di Israele, come è stato detto anche all’Onu, deve essere cancellato dalla carta geografica”.
Poi, sulla politica interna, il Vicepremier e ministro, Tajani, ha sottolineato che: “Nonostante due guerre alle porte, la situazione economica del nostro Paese, a livello europeo, vive un momento di minor difficoltà rispetto ad altri Paesi: di fatto sarà l’unico Paese che non sarà in recessione. Grazie a 4 milioni di Pmi, grazie ad un sistema industriale forte, siamo la seconda manifattura europea, l’Italia riuscirà a superare questo momento di difficoltà provocato da fatti esterni, compreso l’aumento dei tassi di interesse, che è causato dall’aumento del costo delle materie prime. Fortunatamente ,la Bce ha deciso di non continuare ad aumentare i tassi, perché così si aiuta la ripresa. Devo dire che in Italia aumenta anche l’occupazione: questo è un fatto positivo. Le agenzie di rating danno sostanzialmente un giudizio positivo sull’economia del nostro Paese. L’opposizione fa il suo mestiere, ma quando c’è una crisi economica, quando ci sono delle difficoltà, dovrebbe contribuire alla soluzione dei problemi, non a creare maggiore confusione”.
Proprio restando sui dossier di politica interna, nella giornata di oggi , è iniziata preso le Commissioni Bilancio riunite di Senato e Camera, l’ultima settimana di Audizioni sulla Manovra, prima che quest’ultima approdi in Parlamento, con l’iter in Aula ,che avrà inizio dal Senato il 4 dicembre.
A tal riguardo , Confindustria ha dichiarato: “Ho definito la legge di bilancio ragionevole nella misura in cui concentra le poche risorse disponibili sulla riduzione per il 2024 del cuneo contributivo, dall’altro lato ,la ritentiamo incompleta visto la sostanziale assenza di sostegni agli investimenti privati e a una strategia finalizzata alla crescita e alla competitività. Su 30 miliardi di misure estensive della Manovra ,quasi il 55% sono dedicate ai lavoratori e solo il 9,4% alle imprese. Se poi facciamo la somma di quello che succede con la delega fiscale, siamo in presenza di una rarissima occasione dove una Manovra espansiva toglie soldi al sistema produttivo. Sostanzialmente, siamo in negativo di un miliardo. Eppure, non è più rinviabile un percorso favorevole alla crescita e all’aumento di produttività. Bisogna introdurre subito provvedimenti di stimolo, cioè interventi lato offerta perché questa Manovra è tutta basata sul lato domanda. Considerando insieme legge di Bilancio e delega fiscale, siamo nella rarissima occasione in cui una Manovra espansiva toglie l’Ace (Aiuto alla crescita economica), 4, 6 miliardi, e siamo in negativo di un miliardo. Non è per noi più rinviabile aprire un percorso favorevole alla crescita. Non mi interessa la minore Ires se io assumo, perché non abbiamo problemi in questo momento di occupazione, anzi abbiamo mancanza di profili, mancano 800mila profili. Lì ci sono risorse che si possono prendere e mettere su Industria 5.0 e investimenti. Per gli incentivi all’assunzione ritengo non corretto utilizzare risorse pubbliche, come imprenditore perché creare posti di lavoro e assumere è il mio mestiere. Prendere soldi pubblici per fare il mio mestiere non mi piace.
In questo momento bisogna sostenere le famiglie a basso reddito. Stimiamo che, con taglio del cuneo e revisione delle aliquote Irpef, tra i 9mila e i 35mila euro di reddito, si avrà un effetto benefico tra i 560 e i 1.400 euro. Quanto alla spesa pubblica, che andrebbe “riqualificata”, è necessaria la volontà politica per intervenire su una spesa pubblica che ammonta a complessivi 1.100 miliardi di euro: Se si riconfigurasse il 4-5%, le risorse per le riforme ci sarebbero”.
Per Confcommercio, “La manovra destina quasi 15 miliardi alle misure legate alla riduzione del cuneo fiscale e al ridisegno delle aliquote Irpef, che vanno chiaramente a beneficio in particolar modo delle famiglie, ma anche delle imprese: questo ,per noi è un fatto estremamente positivo, ma nel contesto macro chiaramente si intuisce che questa manovra richiede maggior tempo per equilibrare il rapporto debito-Pil. Bene la concentrazione sulla riduzione del cuneo fiscale, bene il debutto del sistema Irpef a tre aliquote, ma ci auguriamo che questo però sia l’inizio di un percorso strutturale”.
Per Confartigianato, Cna e Casartigiani: “Prudenza e attenzione alla tenuta dei conti pubblici, che responsabilmente condividiamo, non devono far mancare l’impegno per alimentare la fiducia delle imprese e la crescita del Paese. Non possiamo tornare a politiche di austerity, occorre invece sostenere gli investimenti, l’occupazione e le aree più deboli”, mentre Confesercenti ha evidenziato: “C’è un problema credito che incombe su una parte rilevante di imprese. Il 60% delle Pmi è uscita dall’emergenza Covid con una zavorra di debito bancario ed entra ora in una nuova fase in cui gli aumentati tassi di interesse compromettono ogni forma di investimento futuro. Serve un intervento urgente”.
Per Anci, (Associazione Nazionale Comuni italiani) : “La norma prevede tra il 2024 e il 2028 un taglio di 200 milioni annui a carico dei Comuni e di 50 milioni annui a carico di Città metropolitane e Province, da ripartire in proporzione della spesa corrente di ciascun ente al netto delle spese per servizi sociali. I Comuni ,se hanno meno risorse possono fare due cose: aumentano le tariffe o riducono i servizi”.
Di “tagli pesantissimi” hanno parlato, invece le Province : “I pesanti tagli ai bilanci delle Province andranno a colpire direttamente i servizi ai cittadini, dal riscaldamento delle scuole alla manutenzione delle strade al presidio dei territori. Chiediamo al governo e al Parlamento di cambiare rotta: pretendiamo rispetto e attenzione per tutti i territori italiani. La manovra approvata dal governo peggiora pesantemente la condizione già critica dei bilanci delle Province e porta a 100 milioni i tagli complessivi a carico di questo comparto: per questo, il nostro giudizio non può che essere negativo. Chiediamo al Parlamento di intervenire la rotta con modifiche urgenti e di azzerare l’aumento del concorso finanziario delle Province alla finanza pubblica, anche per non pregiudicare l’impegno di questi enti nell’attuazione del Pnrr. Per questo, chiediamo: l’eliminazione delle due spending review da 50 milioni ciascuna ,previste per questo comparto dalle passate manovre e da questa legge di bilancio , per un taglio totale di 100 milioni e dalla costituzione di un fondo di 35milioni di euro per le Province in dissesto e in riequilibrio finanziario, misure tese a consentire il rafforzamento degli enti, dalla neutralizzazione degli oneri per i rinnovi contrattuali alla possibilità per le59 Province non ricomprese nel ‘Decreto Sud’, che ha previsto135 assunzioni per le 27 Province delle regioni interessate, di assumere personale a tempo determinato non dirigenziale altamente specializzato per rafforzare le strutture tecniche finalizzate agli investimenti”.
Infine, sentita anche Banca d’Italia, che ha detto: “Le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef comporterebbero un incremento del reddito disponibile familiare rispetto alla legislazione vigente dell’1,5% in media nel 2024 (circa 600 euro annui). L’aumento è attribuibile per due terzi all’esonero contributivo, per la restante parte alle modifiche dell’Irpef. Lo sgravio contributivo, la voce che assorbe più risorse nell’attuale manovra, ha natura transitoria, come nello scorso biennio, con un impatto limitato al prossimo anno. Per evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l’orientamento per il medio termine. Se resa permanente, tale riduzione degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori modificherebbe il nesso tra contributi versati e benefici erogati alla base del sistema pensionistico contributivo, con conseguenze che andrebbero attentamente valutate” e confermate, rispetto al mese scorso, nonostante le ombre sul futuro. Le nuove informazioni non alterano le valutazioni pubblicate lo scorso ottobre; la crescita del prodotto si attesterebbe allo 0,7% quest’anno. In un contesto di elevata incertezza, sono significativi i rischi al ribasso associati alle tensioni geopolitiche, rafforzate dal conflitto in Medio Oriente, e all’irrigidimento delle condizioni di finanziamento. La minaccia, però, resta sempre il debito. La decisione di attuare una manovra espansiva, associata a un piano di privatizzazioni, implica che il rapporto tra il debito pubblico e il pil scenda solo marginalmente nel prossimo triennio. L’elevato livello del rapporto è un elemento di vulnerabilità per il Paese’.
La decisione di andare in questa direzione riduce gli spazi di manovra per fronteggiare eventuali shock avversi e alza il costo del debito anche per i prenditori privati, con effetti negativi sulla competitività dell’intera economia italiana. Le tendenze illustrate nella Nadef e l’aumento del finanziamento al Servizio sanitario nazionale indicano che la spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil nel prossimo triennio diminuirebbe gradualmente, al di sotto del livello medio nel quinquennio precedente la pandemia (6,5%). In prospettiva, l’invecchiamento della popolazione italiana, tra i più pronunciati al mondo, e l’associata diffusione di patologie croniche genereranno ulteriori pressioni per un incremento dell’offerta pubblica di prestazioni sanitarie. Secondo l’evidenza disponibile, il potenziamento della medicina territoriale, ossia l’erogazione di prestazioni al di fuori degli ospedali da parte di medici e pediatri di base, ambulatori e consultori, potrebbe avere un impatto favorevole sulle condizioni di salute della popolazione più fragile e sui costi complessivi della sanità pubblica. Questa evoluzione è una delle linee prioritarie di intervento nella missione del Pnrr dedicata alla salute”.
Soddisfatto, il capogruppo alla Camera di FdI, Foti, che ha dichiarato: “Bankitalia certifica che la strada del governo Meloni è quella giusta. Addirittura tre famiglie su quattro potrebbero ricevere benefici attraverso le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef contenute nella manovra. Questa misura, infatti, apporterebbe un incremento del reddito disponibile familiare di circa 600 euro all’anno rispetto alla legislazione vigente. Attendiamo con curiosità le reazioni scomposte di una sinistra che non fa altro che lamentarsi, costretta , per fortuna degli italiani ,ad assistere alla concretezza dei provvedimenti del governo Meloni”.
Intanto, mentre è stato reso noto che la Premier Meloni, la quale nel pomeriggio si è recata in visita istituzionale nella sede della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, sarà in Aula alla Camera il 23 novembre e il 13 dicembre per rispondere alle interrogazioni dei parlamentari sulle riforme e sul trattato in materia di immigrazione firmato con l’Albania, è scontro tra il Vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Salvini e i segretari di Cgil e Uil, Landini e Bombardieri, sullo sciopero nazionale proclamato per il 17 novembre, “per rivendicare l’aumento dei salari, l’estensione dei diritti e contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani; a sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale che è necessaria e urgente”.
L’Autorità di garanzia sugli scioperi, infatti, chiamata ad accertare la legittimità del primo degli scioperi, da qui al 1° dicembre, programmato dai sindacati per il 17 novembre, ha reso noto che: “Mancano i requisiti dello sciopero generale secondo l’Autorità, ma lo sciopero viene confermato. Secondo l’Autorità lo sciopero convocato per venerdì 17 “non può essere considerato, come da consolidato orientamento della Commissione, quale sciopero generale, ai fini dell’applicazione della disciplina che consente delle deroghe alle normative di settore sui servizi pubblici. All’esito dell’audizione odierna con le Confederazioni sindacali Cgil e Uil ,la Commissione di garanzia ha ritenuto di confermare il contenuto del provvedimento adottato in data 8 novembre, ai sensi dell’articolo 13, lett. d) della legge n. 146/90”. La Commissione precisa che non intende in alcun modo mettere in discussione l’esercizio del diritto di sciopero, “ma continuare ad assicurare l’osservanza delle regole che ne garantiscono il contemperamento con i diritti costituzionali della persona”.
La Commissione, infatti, reso noto che lo sciopero del 17 novembre non terrebbe conto della concomitanza tra gli scioperi e delle limitazioni imposte per legge alla durata degli scioperi in alcuni settori, chiedendo quindi di escludere i settori del trasporto aereo e dell’igiene ambientale, per i quali sono già programmati scioperi nei giorni vicini, e di abbreviare quello dei vigili del fuoco e del trasporto pubblico locale, che per legge possono scioperare solo 4 ore consecutive, mentre il trasporto ferroviario può scioperare per otto ore.
Quindi, la Lega in una nota, ha sottolineato: “La mobilitazione ,non potrà essere di 24 ore: i troppi anni a servizio del Pd al governo nazionale hanno arrugginito la CGIL che evidentemente ha dimenticato l’abc”.
Immediata, la replica di Cgil e Uil, che , in una nota, hanno rilanciato lo sciopero del 17 novembre: “Non condividiamo la decisione assunta dalla Commissione di garanzia. Si tratta di un’interpretazione che, non riconoscendo la disciplina dello sciopero generale, mette in discussione nei fatti l’effettivo esercizio del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione a tutte le lavoratrici e i lavoratori”, seguita dalle dichiarazioni del segretario Cgil Landini: “E’ tempo di cambiare il Paese, Salvini dovrebbe avere più rispetto per i lavoratori e le lavoratrici. Il Garante ha sbagliato perché sta forzando, una forzatura che mette in discussione il diritto di sciopero” e del segretario della UIL Bombardieri: “Sono esperti nominati da questo governo. Spiegare alle organizzazioni sindacali che non è uno sciopero generale ,ma uno sciopero intersettoriale è una presa di posizione, una visione singolare. Non abbiamo alcuna intenzione di rispettare i divieti della commissione di garanzia, del governo. E’ singolare che il ministro dica una cosa e coincida esattamente con quello che dice la commissione. Servirebbe parlare di lavoro, pensioni, contratti”.
Quindi, la controreplica del Vicepremier e ministro Salvini: “Difendiamo il sacrosanto diritto alla mobilitazione, ma deve avvenire nel rispetto delle regole e non sulla pelle di milioni di famiglie, studenti e lavoratori. Una minoranza di iscritti ad alcune sigle sindacali non può danneggiare un intero Paese. Pronto a intervenire per limitare gli eventuali scioperi di venerdì 17. Onori e oneri di un ministro che ha il dovere di garantire il diritto ai trasporti e alla mobilità a tutti gli italiani. Dunque ,se i sindacati non rispetteranno le regole, sarò io a imporre limitazioni orarie, come il 90% degli scioperi che guarda caso vengono convocati di venerdì, di lunedì o nei prefestivi. Non è rispettoso dei lavoratori”.
Dure, le reazioni delle Opposizioni, con la segretaria del Pd, Schlein, che ha detto: “Giorgia Meloni ha aumentato la precarietà e in Manovra taglia i servizi e le pensioni. Le taglia anche a medici e infermieri, mentre smantella la sanità pubblica. E intanto umilia i lavoratori calpestando il loro diritto di sciopero. E’ un assaggio del premierato forte: forte con i deboli e debole con i forti”, riecheggiata dal deputato dem Scotto, che ha chiesto che il garante sugli scioperi riferisca in Parlamento e dal Presidente del M5S, Conte: “Non entro nelle valutazioni del garante, ma il ministro delle Infrastrutture minaccia e suggerisce ai sindacati in quali giorni fare sciopero. Il problema non è lo sciopero ,ma le ragioni, che sottoscriviamo completamente”.
Sulla stessa linea il segretario di Sinistra italiana e co-portavoce di AVS , Fratoianni: “Fanno bene Cgil e Uil a confermare lo sciopero, il divieto è ingiustificato. Gli esponenti della destra e del governo ritengono labili le motivazioni per lo sciopero?. Comprensibile, perché questa destra non difende evidentemente le ragioni dei lavoratori, dei pensionati e dei ceti sociali più deboli”.
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