di Federica Marengo martedì 19 settembre 2023
-Anche nel suo intervento alla 78°Assemblea delle Nazioni Unite, che segnerà il suo esordio all’Unga, la Presidente del Consiglio Meloni porterà all’attenzione dei 193 Stati membri la questione dell’immigrazione, ribadendo che: “L’Italia non può essere lasciata sola” e che “l’aiuto dell’Europa non basta”. Atterrata nella serata di ieri a New York, stamane (ora locale) , la Premier ha partecipato all’apertura dei lavori, mentre nel pomeriggio ha deposto una corona di fiori a Columbus Circle, alla presenza di alcuni rappresentanti della Columbus Citizen Foundation e di altre associazioni italoamericane.
Domani, invece, parteciperà al dibattito in Consiglio di Sicurezza dedicato all’Ucraina, presieduto dal Primo Ministro albanese Edi Rama, Presidente di turno. Alle 15.50, terrà un incontro bilaterale con il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Guterres, ma anche con il Presidente turco Erdogan e con il Presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, mentre alle 19.00 terrà il suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel quale, oltre ad affrontare il tema immigrazione e, a porre l’accento sul Piano Mattei per l’Africa, ribadirà il forte sostegno all’Ucraina e il lavoro necessario e ,senza tregua, per una ‘pace giusta’, senza tralasciare i temi della riforma dell’Onu e della centralità del multilateralismo.
In Italia, intanto, mentre sull’ isola di Lampedusa sono ripresi sia gli sbarchi di migranti che i trasferimenti, il ministro dell’Interno Piantedosi, ai microfoni della trasmissione di Rai Radio Uno, Ping Pong, all’indomani dell’approvazione in Consiglio dei ministri di misure per imprimere una stretta all’immigrazione illegale e del suo incontro al Viminale con l’omologo francese Darmanin, ha dichiarato: “Il blocco navale potrebbe rientrare nell’Agenda Meloni, come ha spiegato il premier, se si completasse la missione Sophia”, la prima operazione militare di sicurezza marittima lanciata dall’Unione europea nel Mediterraneo centrale. Una missione che, ha detto il ministro, “fermandosi a degli step intermedi, fece da pull factor, ebbe solo l’esito di portare qui 44mila migranti in più raccolti dalle nostre navi militari. La terza fase della missione prevedeva la possibilità, in accordo con Paesi come la Tunisia, di dispositivi congiunti per la restituzione delle persone che partono e questo sarebbe la piena realizzazione del blocco navale. I Centri per i rimpatri furono introdotti nell’ordinamento italiano con la legge Turco-Napolitano, sotto un governo di sinistra. Ora da lì criticano ,ma è il gioco delle parti. Dobbiamo accogliere chi ha diritto, ma rimpatriare chi questo diritto non ce l’ha. Rispetto alle operazioni della Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto, il ministro ha ricordato che sono stati salvati dal mare 83mila migranti su 129mila arrivi. Questo conferma che i meccanismi di salvataggio sono soprattutto di responsabilità dello Stato. Credo che il dato relativo alle ong sia tra le 5-6mila persone recuperate. La norma sui Centri per il rimpatrio, è contenuta all’interno di una cornice europea che prevede la possibilità del trattenimento fino a 18 mesi. Nulla di complicato riguardo al rispetto dei diritti delle persone. Ho condiviso l’obiettivo con il collega Crosetto per avere la disponibilità del genio militare per la rapida realizzazione delle strutture sul territorio in modo da rafforzare la capacità dello Stato di espulsione: è una cosa che ci chiede l’Europa. È fortemente previsto dalle normative ed è stata sempre una delle raccomandazioni che l’Europa ha fatto all’Italia”.
Infine, riguardo al Memorandum d’intesa con la Tunisia, firmato dalla UE, il ministro Piantedosi ha evidenziato: “Il Memorandum con la Tunisia è stato sottoscritto da poco, accordi di questo tipo richiedono certi tempi. Certo, le partenze di questi ultimi giorni spingono a interrogarsi sulla capacità e sulla piena volontà delle istituzioni locali a collaborare ma va anche riconosciuto che dall’inizio dell’anno la Tunisia ha impedito di partire o fermato in mare decine di migliaia di migranti. E le operazioni di contrasto vanno avanti anche in questi giorni”.
Preoccupati per le nuove misure varate dal Governo in materia di immigrazione, soprattutto dalla realizzazione dei Centri di permanenza per i rimpatri , i sindaci, rappresentati dall’Associazione Nazionale dei Comuni e alcuni Presidenti di Regione, che hanno chiesto un confronto con il ministro degli Interni. In particolare, a dire no alla realizzazione del Cpr sul suo territorio, il Presidente della Regione Toscana,in quota Pd, Giani.
Di parere opposto, il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e ,Presidente della Conferenza delle Regioni, in quota Lega, Fedriga, cha ha affermato: “Rispetto alla considerazione di alcuni che nei Cpr c’è chi perde il lavoro o il permesso di soggiorno, dico che è una menzogna: nei cpr ci sono tutte persone che hanno precedenti penali, è l’esperienza del Cpr di Gradisca di Isonzo. Persone imputate di reati come violenza privata e spaccio vogliamo lasciarle libere di andare dove vogliono anziché rimpatriarli?. Il Cpr funziona molto bene perché garantisce i rimpatri e soprattutto perché garantisce la sicurezza dei cittadini. Io ce l’ho nella mia regione, è un impianto controllato e non è impattante per il territorio. I Cpr sono un’impostazione ideologica, dei centri che rimandano nel proprio paese chi è entrato illegalmente e ha precedenti penali. Io sono contrario all’accoglienza diffusa, perché non permette il controllo, perché sono sparpagliati su tutto il territorio. Bisogna fare scelte responsabili sia per garantire il diritto a chi fa domanda di protezione che al diritto di sicurezza dei cittadini che vivono in questo Paese”.
Non solo immigrazione, però. Sul tavolo del Governo anche l’attuazione del Pnrr. A tal proposito, stamane, dalla Consiglio UE è arrivato il via libera definitivo alle modifiche chieste per alcuni obiettivi della quarta rata del Pnrr, dopo l’ok all’erogazione dei 18,5 miliardi della terza rata della scorsa settimana. Le suddette modifiche riguardano 10 dei 27 obiettivi associati alla quarta rata del Piano, a cui si è aggiunto il potenziamento dell’offerta di alloggi per gli studenti universitari.
Il ministero per gli Affari europei, il Sud, la Coesione e il Pnrr, Fitto, in una nota, ha chiarito che: “Le rimodulazioni degli obiettivi connessi alla quarta richiesta di pagamento, migliorano la definizione delle misure previste dal piano, rendendole più coerenti sia con le finalità del Pnrr che con il mutato contesto internazionale. Gli investimenti che hanno trovato grazie alla revisione una più equilibrata definizione programmatica” vanno dalla cultura alle politiche per l’aerospazio, dagli asili nido alla transizione ecologica nei settori dell’edilizia, del trasporto stradale e del trasporto ferroviario, dalle sperimentazioni per l’idrogeno nella mobilità ferroviaria e nei settori altamente inquinanti al sostegno alle imprese femminili e alla lotta contro la povertà educativa”.
Soddisfatto , il ministro Fitto, che ha dichiarato: “Si tratta di un risultato molto importante, che premia il lavoro svolto in questi mesi e che accogliamo con grande soddisfazione. Questo risultato positivo è frutto di un’intensa e proficua collaborazione tra il governo e la Commissione Europea e consentirà all’Italia di presentare la relativa richiesta di pagamento ed avviare la procedura per l’esborso dei 16,5 miliardi di euro previsti per la quarta rata del Pnrr. La decisione odierna del Consiglio dell’Unione europea è la migliore prova che l’Italia può gestire in maniera efficiente le risorse europee, per dare impulso all’attuazione del Piano e rilanciare crescita, produttività e occupazione nel nostro Paese”.
Un portavoce della Commissione Ue, al riguardo , ha affermato: “In merito all’andamento del Pnrr italiano, per quanto riguarda il riferimento al “rischio di ritardi” contenuto nell’odierna Relazione annuale sul Recovery Resilience Facility, questa frase era già stata inserita nelle raccomandazioni specifiche per Paese di luglio all’Italia e a diversi altri Paesi. L’adozione odierna da parte del Consiglio delle modifiche alla quarta richiesta di pagamento e l’imminente revisione generale del piano mirano effettivamente a evitare il rischio di ritardi. Accogliamo con favore l’approvazione odierna da parte del Consiglio delle modifiche mirate alla quarta richiesta di pagamento dell’Italia. Attendiamo ora di ricevere la quarta richiesta di pagamento dell’Italia. La Commissione adotterà presto la decisione finale sull’esborso della terza rata attraverso una procedura di comitatologia. Finora l’Italia ha rispettato il calendario del piano”.
Nel frattempo, l’Ocse, nelle sue previsioni economiche, ha stimato che il Pil mondiale dovrebbe passare dal +3,3% del 2022, al +3,0% nel 2023 (+0,3 rispetto alle precedenti stime di giugno) e al +2,7% nel 202, mentre nell’eurozona, il Pil dovrebbe passare dal +3,4% del 2022, allo +0,6%del 2023 (-0,3% rispetto alle stime di giugno), all’1,1% del 2024 (-0,4%). Quanto all’Italia, l’Ocse prevede un Pil di +0,8% sia per il 2023 (-0,4% rispetto alle precedenti stime di giugno)sia per il 2024 (-0,2%)dopo il +3,8% del 2022.
Da qui, anche alla luce dell’ulteriore rialzo dei tassi (il decimo) stabilito dalla Banca Centrale Europea, le considerazioni del ministro dell’Economia Giorgetti sulla Manovra: “Se i tassi fossero rimasti quelli dell’anno scorso o di due anni fa io avrei avuto 14-15 miliardi in più da mettere ad esempio sulla riduzione fiscale. Non ci sono più. Per chi è indebitato, l’aumento dei tassi di interesse non è un fatto positivo. Noi abbiamo un debito tale per cui lo spread rispetto all’anno scorso dei tassi d’interesse fa sì che una Manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria. In Europa ,siamo tutti messi male, è evidente che la politica monetaria restrittiva aveva obiettivo di rallentare la crescita dell’economia e devo dire che lo ha brillantemente raggiunto. L’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% è di là da venire ma che l’economia stia rallentando, molto in Germania e abbastanza purtroppo anche da noi e negli altri paesi, è un dato anch’esso evidente. Quando si fa una legge bilancio ci sono sempre richieste dei partiti e dei ministri ben al di là delle reali possibilità, poi però nel bilancio dello Stato a un certo punto si tira una linea e quella deve quadrare. Siccome a breve il Parlamento deve approvare il numeretto di deficit che sta sotto la linea che poi dobbiamo anche presentare in Europa, bisogna mettere un numero che sia ragionevole e che dimostri la volontà del Paese di tornare a una politica fiscale prudente che sia compatibile con il nostro livello di debito. Quello che spaventa , non è tanto il giudizio della commissione Ue, a me fa paura la valutazione dei mercati che comprano il nostro debito pubblico e dico ai ministri che rispetto il loro operato ma tutte le mattine ho il problema di vendere il nostro debito pubblico e devo essere accattivante per convincere la gente ad avere fiducia”.
Infine, sull’accordo in UE ,riguardante le nuove regole del Patto di Stabilità, il ministro Giorgetti, ha sottolineato: “Sulla riforma del patto di stabilità “penso che un accordo si raggiungerà, se non a ottobre dopo Natale, tuttavia, si dovrà pensare a una formula che permetta in qualche modo di capire la situazione nella realtà attuale della storia. Bisogna capire l’epoca in cui stiamo vivendo e non è più quella del Covid, però una guerra nel cuore dell’Europa c’è ancora e poi l’energia, l’immigrazione, il grano sono usate come armi per battaglie geopolitiche. Forse chi fa politica, queste situazioni le deve valutare; ad ogni modo rispetto la Bce e non metto in discussione la sua indipendenza. L’Italia chiede l’esclusione degli investimenti dal patto di stabilità e crescita perché l’introduzione di questa regola dal 2024 in avanti per un Paese come l’Italia, che ha 80 miliardi al minimo purtroppo in continuo aumento di superbonus da pagare sul debito nei prossimi 3-4 anni, e ha spese importantissime di investimento finanziate coi prestiti del Ngeu è matematicamente impossibile rispettare quella regola di riduzione del debito”.
Sul tavolo poi, pronta per approdare in Consiglio dei Ministri, la riforma costituzionale del Premierato, al centro del convegno “Le buone leggi, semplificare per far ripartire l’Italia“, tenutosi stamane a Roma, presso il Tempio di Adriano, e presentata dalla ministra delle Riforme e della Semplificazione, Casellati, al quale hanno partecipato i il Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvini, il ministro dell’Economia Giorgetti, il ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica, Pichetto Fratin, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso e il ministro per le Politiche agricole e la Sovranità Alimentare, Lollobrigida.
La ministra Casellati , quindi, ha così spiegato la riforma: “Quella sulla forma di governo “è la riforma delle riforme, non solo del centrodestra ma del paese. Spero che non si alzino muri ideologici, che le opposizioni non dicano “non lo voglio far far a questo governo, lo faccio io”. Io ho attivato un dialogo a tutto campo con partiti, associazioni, sindacati per un progetto il più possibile condiviso e sono ottimista. Sono quarant’anni anni che si parla di riforma costituzionale, ci sono stati discorsi, bicamerali, di centrodestra e centrosinistra, il parlamentarismo non ha garantito stabilità, in 75 anni di storia ci sono stati 68 governi. Come si fa ad essere credibili a livello internazionale, se l’interlocutore cambia continuamente? E’ una necessità. Mi sento dire ‘con tutti i problemi che abbiamo’ parliamo di riforme costituzionali? E’ la riforma delle riforme, perché nessuna delle priorità del Paese, dal “lavoro” alla “famiglia”, può essere affrontata se non c’è un governo stabile. Il premierato che io ho in mente e che è sul tavolo del presidente del Consiglio è un modello italiano, perché non svuoterà le prerogative del Capo dello Stato, che resta garante dell’unità. Sarà un modello particolare. Quando leggeranno il testo, penso che potranno ripensare ,mi auguro , alcune posizioni che non corrispondono a quello che noi abbiamo in mente. Questa riforma entrerà in vigore con il prossimo governo e poi non va a scontrarsi con la figura e il ruolo del presidente della Repubblica. Noi abbiamo abbassato la bandierina del Presidente della Repubblica per venire incontro agli altri partiti, soprattutto di opposizione, ma nel cancellierato alla tedesca il Presidente della Repubblica è una figura marginale. Io trovo contraddittorio che ci si dica contrari al premierato, perché svuoterebbe i poteri del Presidente della Repubblica e dall’altro lato si proponga un cancellierato alla tedesca. Anche il M5s ci ripensi: ha fatto del voler “interpellare i cittadini” il suo cavallo di battaglia e ora che noi proponiamo una riforma in cui sono i “cittadini” a scegliere loro dicono di no?. Tra la riforma dell’elezione diretta del premier e quella dell’autonomia differenziata non c’è uno scambio. Intanto, l’iter per il mio disegno di legge non è ancora iniziato, quindi questo scambio non può esserci. Sono due riforme che sono nel programma del centrodestra che è al governo; c’è un dibattito in corso in Parlamento, il luogo naturale dove si potranno sviluppare altre idee. Ma non c’è un meccanismo per cui ‘io ti accontento su questo e tu mi accontenti su altro. Il governo Meloni dura? Certamente sì, non è un augurio, non una cosa emotiva, lo dico, perché mi pare che le premesse siano solide, siamo un governo arrivato di corsa, eletto durante il periodo estivo, con una legge di bilancio sul collo, con problemi gravi nel Paese, dopo crisi economica, il Covid e la guerra in Ucraina, ma stiamo tenendo testa con grande fierezza a questi impegni gravosi. E poi ci sono i riscontri positivi da parte degli italiani e vediamo che il Premier sta riscuotendo un buon successo nelle sue visite all’estero”.
In ultimo, sulla semplificazione ,la ministra Casellati, ha detto: “La semplificazione attira investimenti, perché dà regole chiare. Io ho cominciato con l’eliminazione di 22mila regi decreti. Il mio lavoro è a tutto campo e sto verificando la possibilità con un gruppi di lavoro di applicare l’intelligenza artificiale per la semplificazione normativa. Sono la prima in Europa, sto sperimentando. Tra gli obiettivi quello di verificare se ci sono sovrapposizioni che danno luogo a interpretazione diverse e, di conseguenza, ingolfano i tribunali. Oggi, per aprire un’attività commerciale servono 72 adempimenti in numerosi uffici, passaggi inutili che pesano sulla vita dei cittadini e i costi di sprechi e appesantimento burocratico pesano per circa 250 miliardi, 11 punti del Pil. C’è una consapevolezza diffusa che in un momento di difficoltà bisogna tagliare la burocrazia per far respirare il Paese”.
In arrivo, poi, per novembre, come annunciato dal ministro della Giustizia Nordio al medesimo convegno, alcune riforme nell’ambito della Giustizia, come la prescrizione.
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