di Federica Marengo lunedì 24 luglio 2023
-Si è svolta ieri a Roma, la Conferenza internazionale su Sviluppo e Migrazioni , organizzata su iniziativa della Presidente del Consiglio Meloni, che ha riunito presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, la Presidente della Commissione europea, von der Leyen, il Presidente del Consiglio Europeo, Michel , le delegazioni dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, oltre agli Stati membri dell’Ue di primo approdo, gli Stati del Golfo, del Corno d’Africa e del Sahel e i vertici delle Istituzioni europee e delle Istituzioni finanziarie internazionali.
Nel suo intervento , il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani, ha sottolineato in un passaggio: “Il Mediterraneo non deve essere un cimitero. Roma è sempre stata e vuole essere un crocevia tra popoli che vogliono costruire insieme una nuova stagione, non vogliamo che il Mediterraneo sia un cimitero di persone che lasciano le proprie abitazioni, vogliamo invece che il Mediterraneo allargato fino all’Indo-Pacifico, possa essere un mare di pace e di progresso”.
La Premier, invece, ha spiegato gli obiettivi del summit: “Per affrontare le grandi sfide è fondamentale essere capaci di lavorare assieme. Da oggi ,inizia quello che mi piace chiamare il processo di Roma, che deve rafforzare il dialogo tra noi ma essere aperto. Ci tengo a essere chiara: inauguriamo oggi un dialogo tra pari, basato sul reciproco rispetto: quello tra Europa e Mediterraneo allargato non può essere un rapporto competitivo o allargato. Noi abbiamo spesso approcciato la questione delle migrazioni e più specificamente dell’immigrazione illegale, come un cosa che contrapponeva i paesi di partenza e di transito da una parte i paesi di approdo dall’altro. E invece non è così.. Perché l’immigrazione illegale di massa danneggia tutti, danneggia ciascuno di noi. Nessuno ne trae vantaggio se non le organizzazioni criminali che si arricchiscono sulla pelle dei più deboli, dei più fragili. Dunque, le priorità. La cosa più importante di tutte è una cooperazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e più in generale nei paesi di provenienza delle rotte dei migranti; affrontando alle radici e le cause profonde delle grandi migrazioni. Sul tema del contrasto all’immigrazione illegale vi è un’unica via: rafforzare la collaborazione tra le nostre forze di Polizia, le autorità giudiziarie dei differenti stati a perseguire i trafficanti di esseri umani; ad aggiornare le legislazioni, quando fossero carenti, così che il lavoro fatto da una nazione non venga poi reso vano. Dunque, da questo punto di vista credo e propongo che sarebbe utile un coordinamento tra le nostre strutture di intelligence. Perché noi parliamo sempre degli scafisti, ma lo scafista è l’ultimo anello di una catena sempre più lunga in queste organizzazioni. Combattere l’immigrazione illegale ,combattere le reti di trafficanti, ci consente soprattutto di offrire nuove opportunità di migrazione legale. Noi infatti dobbiamo interrogarci su come possiamo cogliere i i frutti positivi delle migrazioni e questo è possibile soltanto con una gestione fondata sulla cooperazione tra di noi. Un punto nevralgico: l’Italia e l’Europa hanno bisogno di immigrazione- spiega- per questo noi non possiamo continuare a dare il segnale che verrà premiato chi entra illegalmente a discapito di chi vorrebbe farlo legalmente. Come non possiamo dare il segnale che da una parte siamo aperti a fare entrare molte persone; ma dall’altra non ci occupiamo del destino che quelle persone avranno quando si ritroveranno sulle nostre nelle nostre nazioni. Il governo che presiedo ha già dato un forte segnale: noi abbiamo programmato un decreto flussi per la prima volta triennale, aumentando le quote rispetto al passato di ingressi legali; immaginando quote privilegiate per gli stati che collaborano per fermare la rete di partenze illegali; e con ingressi fuori quota aggiuntivi per i lavoratori che seguono percorsi di formazione prima di partire. È il modello che cerchiamo di promuovere anche in Europa, è un modello sul quale ovviamente è fondamentale la collaborazione anche vostra. Ci vuole una collaborazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e in generale nei paesi di provenienza dei migranti. Credo che il primo obiettivo di questa conferenza debba essere quello di lanciare iniziative e progetti di sviluppo per la regione del Mediterraneo allargato, dell’Africa, subsahariana, attraverso la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti, che dal mio punto di vista, dovrebbero concentrarsi prevalentemente su ciò che è strutturale. Quindi su sei settori principali che individuo personalmente, ma anche qui sono assolutamente in attesa di ascoltare il vostro contributo: agricoltura, energia, infrastrutture, educazione, sanità e acqua. L’obiettivo dei nostri lavori deve essere anche il reperimento delle risorse necessarie per realizzare queste iniziative di sviluppo un obiettivo che coinvolge non solo gli stati e le organizzazioni internazionali ma anche le iniziative private e imprenditoriali. Mi piacerebbe che ci dessimo l’obiettivo, anche di medio termine, di un fondo per lo sviluppo che però preveda una fondamentale novità e cioè che la sua gestione si decida attraverso il contributo fondamentale dei paesi che ne utilizzeranno le risorse. L’Italia è già impegnata per poco meno di un miliardo di euro in Africa. A queste risorse si sommeranno quelle a favore del clima, i tre miliardi nei prossimi anni, e le molte iniziative delle nostre grandi e medie imprese. E’ la nostra parte in un complesso molto più ampio di risorse che possiamo attivare e siamo ovviamente pronti a fare ancora di più in un’ottica di partenariato strategico”.
Presente alla Conferenza, anche il Presidente della Tunisia, Saied, a poche settimane dalla firma del Memorandum d’intesa con la UE, a proposito del quale la Presidente della Commissione UE, von der Leyen, ha dichiarato: “Vogliamo che il nostro accordo con la Tunisia sia un modello. Un progetto per il futuro, per partenariati con altri Paesi della regione. Vogliamo adottare un approccio pragmatico basato su interessi condivisi e valori comuni. Vogliamo anche costruire ponti tra le due sponde del Mediterraneo. Dobbiamo formare la forza lavoro di cui hanno bisogno le economie nuove ed emergenti. Possiamo costruire un sistema più equilibrato in cui le persone si muovono, imparano, lavorano. Troppi hanno messo la loro vita nelle mani di contrabbandieri e trafficanti senza scrupoli. Questo è diventato un redditizio modello di business della criminalità organizzata. Ma la realtà è che i criminali non possono mai garantire un nuovo inizio. Commerciano sui sogni e sulla vita umana. Dobbiamo rompere il cinico modello di business dei trafficanti. L’apertura di nuovi percorsi legali tra i nostri continenti può creare un’alternativa reale e sicura ai pericolosi viaggi attraverso il mare. Dobbiamo unire le forze. Per questo, possiamo contare sul prezioso supporto e sulla competenza delle organizzazioni internazionali e delle agenzie europee”.
Al termine della giornata di lavoro e di confronto, durante la quale il ministro dell’Interno, Piantedosi, ha incontrato l’omologo saudita Abd al-Aziz bin Saud Al Saud e l’omologo tunisino Kamel Fekih, “Occasione per rinnovare la comune volontà di rafforzare la collaborazione per la sicurezza e per il contrasto a ogni traffico illecito”, la Presidente del Consiglio, ha tenuto una conferenza stampa nella quale, rispondendo alle domande dei cronisti, ha sottolineato che: “La Conferenza su sviluppo e migrazioni alla Farnesina è l’inizio di un percorso pluriennale .Noi siamo inevitabilmente un ponte tra l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente. Eppure da quando abbiamo immaginato questa conferenza abbiamo superato le nostre aspettative per la partecipazione straordinaria: nessuna nazione invitata era assente oggi. Nazioni che finora non avevano collaborato ora capiscono che gli interessi sono convergenti e occorre cooperare. Per alcuni anni in Italia abbiamo azzerato le quote di immigrazioni legali perché erano coperte illegalmente. Non è solidale dire a tutti ‘entrate’ e non occuparci di queste persone. Immaginiamo quote più alte del passato e che vengono aumentate con chi ha fatto percorsi formativi concordati e con accordi bilaterali”, il “modo in cui l’Italia cerca di gestire il fenomeno migratorio conviene a tutti i Paesi europei. Fino a ieri non si poteva dire, perché si diceva che i confini non esistono, la migrazione invece va governata, separandola dalla questione profughi. Da una parte una cosa è garantire l’asilo, dall’altra la migrazione che deve essere legale, per dare condizioni di vita migliori. Occorre fermare le reti di trafficanti di esseri umani: è un obiettivo che tutti condividiamo.. Al fianco di questo, è necessario aiutare chi scappa dalla guerra, dal terrorismo e ha bisogno che venga rispettato il diritto internazionale. Più importante di tutto è la cooperazione con i paesi africani, per costruire un modello di sviluppo ampio, sostenibile, non predatorio. E questo significa finanziare una serie di iniziative. Oggi è stata una grande giornata, ed è solo l’inizio di un lavoro che durerà molto tempo ma dà la dimensione della serietà con cui l’Italia affronta questi temi e che viene percepita anche dai nostri interlocutori. Le conclusioni della Conferenza di Roma saranno inviate al segretario generale dell’Onu e da domani lavoreremo ai seguiti concreti di questa iniziativa. Daremo vita a un comitato direttivo per passare alle iniziative concrete, organizzeremo quanto prima una conferenza dei donatori e già due nazioni si sono candidate a ospitare la prossima tappa di questo evento. Non vogliamo iniziative spot ma un lavoro molto lungo e serio, una serietà che viene percepita anche dai nostri interlocutori”.
Critiche nei confronti della Conferenza internazionale su Sviluppo e Migrazioni, le Opposizioni, in particolare AVS, con il segretario di Sinistra italiana ,Fratoianni, che ha bollato il summit come “propaganda”, riecheggiato dal segretario di +Europa Magi, che, via social, ha sottolineato: “Alla conferenza del Mediterraneo organizzata da Giorgia Meloni c’è un grande assente: la parola diritti dei migranti. Finalmente, dopo l’accordo con la Tunisia, abbiamo capito in cosa consiste il piano Mattei: appaltare ai Paesi del Nord Africa il tanto sbandierato blocco navale, irrealizzabile e insostenibile giuridicamente a livello di diritto europeo e internazionale, in barba ai diritti di chi parte”.
Nella mattinata di oggi, invece, il Presidente della Tunisia, Saied, ha incontrato al Quirinale il Presidente della Repubblica, Mattarella, che ha dichiarato: “L’Italia è al fianco della Tunisia nelle sfide importanti di questo momento. Il colloquio, è una occasione per ribadire la nostra volontà di collaborare sempre più intensamente, un’occasione per ribadire ancora una volta la stima profonda e il legame che intercorre tra Tunisia e Italia. Lei ,in questo periodo, ha incontrato più volte il presidente del Consiglio italiano e conosce bene posizioni orientamenti e iniziative dell’Italia. Questo nostro incontro è un’occasione per sottolineare con solennità l’amicizia che intercorre tra i nostri popoli e la collaborazione tra di noi”.
La presidenza tunisina , invece, via Twitter, ha riferito che durante l’incontro, Saied ”ha affermato l’aspirazione del nostro Paese a concretizzare e rilanciare gli accordi firmati con l’Italia. Il presidente, ha anche espresso la volontà della Tunisia di rafforzare ed espandere le sue partnership commerciali e di investimento con l’Italia”.
Inoltre, nel primo pomeriggio di oggi, la Presidente Meloni, dopo una “lunga e cordiale” telefonata con Santiago Abascal, il leader di Vox, partito dei Conservatori europei di cui è guida, per commentare l’esito delle elezioni in Spagna, ha aperto il vertice Fao sui Sistemi Alimentari, che si terrà a Roma fino al 26 luglio, al quale hanno preso parte 2000 persone provenienti da oltre 160 Paesi, tra cui oltre 20 capi di Stato e di governo, dicendo nel suo discorso introduttivo: “Sono orgogliosa del fatto che questo vertice ha luogo a Roma, dove ospitiamo la Fao, il Pam e l’Ifad. Ringrazio il segretario generale dell’Onu per aver deciso di celebrare questo appuntamento nella Città eterna e il direttore generale della Fao per averci ospitati: per tre giorni Roma è capitale della sicurezza alimentare mondiale. Da Roma ci auguriamo che inizi una nuova fase nel cammino verso la sicurezza alimentare globale. Un viaggio ispirato al futuro, all’innovazione, alle nuove tecnologie con le radici ben piantate nella nostra storia e nella nostra identità. Marco Tullio Cicerone, ci ha lasciato un grande insegnamento affermando che di tutte le arti dai quali si ricava qualche profitto, nessuna è migliore dell’agricoltura, nessuna più redditizia, più dolce, più degna di un uomo libero. Potete contare sull’impegno dell’Italia. L’Italia ha il ruolo non solo di nazione ospite, ma anche organizzatrice e promotrice dell’evento. Tra i temi affrontati il rapporto tra cambiamento climatico e sistemi alimentari, la denutrizione e le malattie legate alla cattiva nutrizione, che riguardano anche il nostro Paese. Obiettivo dei lavori è richiamare l’attenzione sulla sicurezza alimentare, una crisi a livello planetario e sulla necessità del coinvolgimento non solo dei Governi ma anche dei Parlamenti nella cooperazione internazionale. L’Italia domenica ha ospitato a Roma la conferenza su immigrazione e sviluppo e ha lanciato una nuova iniziativa internazionale per sostenere una stabilità politica e promuovere lo sviluppo sociale ed economico, affrontando al contempo le cause profonde che spingono le persone a emigrare e che alimentano le reti criminali dei trafficanti di esseri umani. Il nostro obiettivo è assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare, ossia la possibilità di vivere in pace nella propria terra. Queste non sono parole mie, ma di Papa Francesco che ha chiesto alla comunità internazionale di impegnarsi per codificare questo diritto». Dobbiamo creare un modello di cooperazione non predatorio con i Paesi africani per garantire loro la possibilità di vivere delle loro risorse. L’Africa non è un continente povero ma sfruttato; il 50% delle sue terre sia coltivabile e in grado di alimentare la sua popolazione. La sicurezza alimentare è un passaggio fondamentale del cammino per garantire sviluppo e crescita economica e per dare alle persone la possibilità di rimanere nella loro terra, la sicurezza alimentare sarà una priorità nell’agenda del G7 del 2024. La nostra nazione può offrirvi uno straordinario patrimonio per affrontare il doppio fardello della malnutrizione: la coesistenza della malnutrizione e del sovrappeso che hanno un enorme impatto sui nostri sistemi sanitari. I principi della dieta mediterranea – ha precisato – possono offrire una soluzione in questo senso, in quanto non è costosa, si basa su materie prime locali stagionali nel rispetto del territorio e della biodiversità. I principi della dieta non appartengono sono al bacino del mediterraneo, mediterranea appartengono al mondo”.
Poi, infine, sulla guerra in Ucraina, la Premier ha sottolineato che “Ha contribuito a scatenare ondate d’inflazione in tutto il mondo a spese delle nazioni più vulnerabili, soprattutto nel Sud globale, e ha avuto un impatto anche sulla sicurezza alimentare in molte nazioni africane già messe a dura prova da lunghi periodi di siccità». Da qui l’appello della Meloni a Putin: «La decisione della Russia di interrompere l’iniziativa per il grano nel Mar Nero sta aggravando la crisi della sicurezza alimentare globale. Noi continueremo a sostenere tutti gli sforzi per la ripresa di questa importante iniziativa e esortiamo la Russia a riconsiderare la sua decisione”.
Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani, poi, nel medesimo consesso, ha detto: “Noi siamo convinti che la lotta al cambiamento climatico, la ricerca scientifica, lo spazio, possano essere azioni determinanti per rendere più agevole la vita di miliardi di persone. Potersi nutrire e nutrirsi bene è un diritto di ogni essere umano. Troppi bambini ancora muoiono di fame, sembra incredibile, e i Paesi più ricchi hanno il dovere di tendere la mano a chi ha bisogno e l’Italia è in prima linea in questo punto di vista. Vogliamo essere protagonisti di queste giornate di lavoro. Il mondo vive un “momento particolarmente complicato durante il quale c’è il rischio che milioni di persone possano non ricevere grano dall’Ucraina. Ci auguriamo che alla fine si trovi un accordo e che si possano dare risposte a persone che non sono affatto coinvolte in una guerra ingiusta”.
Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Ghebreyesus, ha poi ringraziato via Twitter la Presidente del Consiglio Meloni “per aver ospitato Unfss2023 e per averci rassicurato sull’impegno dell’Italia per la sicurezza alimentare. Non c’è salute senza cibo sano”, mentre il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres , ha sottolineato: “Il tempo è agli sgoccioli, servono azioni urgenti in tre aree fondamentali: un massiccio investimento in sistemi alimentari sostenibili, equi sani e resilienti. Governi e imprese lavorino insieme per costruire sistemi che mettano al primo posto le persone e non i profitti: chiedo a governi e industria di esplorare modi per ridurre i costi e aumentare la disponibilità con cibo fresco e sano per tutti. Infine abbiamo bisogno di sistemi alimentari che possano aiutare a porre fine alla guerra senza senso sul nostro pianeta, di ridurre le emissioni di anidride carbonica. Trasformare i sistemi alimentari vuol dire coinvolgere di tutti. Lo spirito di collaborazione è sempre stato evidente per noi dal primo giorno. Ai leader qui oggi dico, insieme spingiamo e agiamo per il cambiamento, cerchiamo di ritenerci tutti responsabili per garantire che ognuno in ogni Paese e comunità abbia accesso ad un cibo sano e nutriente di cui ha bisogno e che merita veramente. Per i Paesi in via di sviluppo affinché possano raggiungere questo obiettivo è assolutamente essenziale cercare di incrementare la cancellazione del debito in maniera massiccia e ottenere investimenti a lungo termine per superare i problemi che stanno affrontando”.
Intanto, il Governo e , in particolare la Ministra del Lavoro Calderone, si prepara al nuovo tavolo di domani, dopo quello delle scorsa settimana, con i sindacati Cgil , Cisl e Uil e con le imprese e i datori di lavoro, per fronteggiare l’emergenza caldo e introdurre le nuove regole per tutelare lavoratrici e lavoratori, gestendo così i rischi legati alle temperature eccessive registratesi nelle ultime settimane.
In arrivo, dunque, un protocollo , la cui bozza prevede: una rimodulazione dei tempi e degli orari, pause più frequenti e interruzione del lavoro nei casi estremi quando il rischio è molto alto per tutelare soprattutto i lavoratori over 65, quelli con patologie croniche, chi assume particolari farmaci, chi denuncia un’alterazione dei meccanismi fisiologici di termoregolazione e per le lavoratrici in gravidanza.
Il protocollo del Ministero del Lavoro, come si legge nella bozza, intende “fornire indicazioni operative per gestire i rischi determinati da attività, in condizioni climatiche non adeguate, in una logica preventiva e non solo in occasione dell’evento: una sorta di guida nelle scelte tecnico/organizzative da compiere anche per gli anni futuri e non solo per l’attuale emergenza stagionale, da declinare in singoli protocolli aziendali, nei diversi contesti lavorativi con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e del rappresentate dei lavoratori per la sicurezza e, quando non previste, quelle territoriali. Ad essere tutelati anche i cosiddetti lavoratori “indoor”, per i quali, non è possibile coniugare la produzione con un sistema di aerazione condizionato, dal cantiere alla macellazione delle carni, dalla panificazione industriale agli altoforni”.
Non vi sarebbe ancora, invece, nella bozza del protocollo nessuna indicazione su quale sia la temperatura che farebbe scattare l’”ondata di calore, temperature alte o percepite tali”, né alcuna indicazione sulla Cig o lo smart working, richiesti dai sindacati.
Il segretario della Cgil, Landini, infatti, ha detto: “C’è un problema di emergenza immediata che per noi vuol dire Cig e fissare un tetto di temperature oltre il quale non è possibile lavorare. Poi successivamente ci potrebbe anche essere un confronto più dettagliato. Spero non si tratti di un semplice richiamo a vedere come affrontare il problema, siamo già in ritardo, serve un intervento che metta immediatamente a disposizione gli strumenti di intervento. Per tutti, dai lavoratori a termine agli stagionali e in ogni dimensione di impresa. Diceva una cosa precisa: che le imprese che non erano in grado di rispettare le condizioni di tutela e sicurezza non potevano lavorare e c’era lo strumento della Cig, usata per tutelare i lavoratori ma anche per dare alle aziende il tempo di mettersi in regola. Non vorrei invece che fosse un Protocollo talmente generico da non affrontare i temi”.
Sulla stessa linea, il segretario della Cisl, Sbarra, che su Facebook, ha evidenziato “L’urgenza e la necessità di un’ intesa da recepire in un decreto nel solco dei protocolli sulla sicurezza attivati durante il Covid e una Cig anche sotto i 35 gradi e Dpi specifici”, seguito dal segretario Uil, Bombardieri, che ha sollecitato: “C’è la necessità di un intervento immediato. Quando abbiamo firmato il Protocollo per il Covid il giorno dopo diventò Dpcm: noi non abbiamo capito se la ministra abbia queste intenzioni. E, poi, quali norme inseriamo nel Protocollo? Perché ricordo che c’è già una norma che prevede che a 35 gradi le aziende possano fare richiesta di cassa integrazione. Il tema è diverso: quando si arriva a quella temperatura chi chiede la cassa integrazione? Chi blocca i lavori? Nel frattempo, i lavoratori stanno per strada o nei campi e, dunque, sarebbe bene dare un indirizzo omogeneo”.
Infine, d’accordo con un intervento immediato in tal senso, anche il Presidente di Confindustria, Bonomi, che da un evento in Sicilia, ha esortato Governo e sindacati a intervenire a tutela della salute e della sicurezza di lavoratrici e lavoratori: “ Il tema c’è, va affrontato con grande serietà e noi siamo disponibili al confronto perché riteniamo che la salute dei lavoratori sia un bene primario da tutelare”.
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