di Federica Marengo martedì 6 giugno 2023
Bombardamenti russi sulle città ucraine.
-Nella 461° giornata di guerra in Ucraina, la diga di Kakhovka, che attraversa il fiume Dnipro, nella regione meridionale di Kherson, è stata colpita, distruggendo completamente la centrale idroelettrica e causando l’allagamento di almeno 24 villaggi vicini alla città, anche se a rischio, secondo l’Onu, vi sarebbero fino ad un’ ottantina di insediamenti.
Al raid è poi seguito lo scambio di accuse tra Kiev, secondo cui “la distruzione della diga è un atto deliberato di Mosca” e Mosca, secondo cui ad attaccare sarebbero stati gli ucraini “per togliere l’acqua alla Crimea” , regione sud-orientale annessa (illegittimamente) alla Russia dal 2014.
Immediata, da parte del Presidente ucraino Zelensky , la convocazione di un Consiglio di sicurezza nazionale, per fare il punto della situazione e per disporre le evacuazioni degli abitanti della riva destra del fiume Dnipro (per la Commissaria UE, agli Affari Interni Johansson sarebbero 4 milioni i rifugiati da accogliere in UE), seguita dalla richiesta di una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza ONU, chiesta poi anche dalla Russia.
Per il Presidente ucraino, Zelensky, che ha spiegato come l’Ucraina già fosse pronta a un eventuale attacco, avendo la Federazione russa già piazzato le bombe nella diga nel 2022, “vi sarà una mancanza di acqua potabile nelle regioni di Dnipeopetrovsk, Zaporizhzhia e Kherson”.
Inoltre, a preoccupare Kiev è anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia , che, con la distruzione della diga, ha perso l’apparato di raffreddamento, sebbene sia l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica che la società elettrica statale ucraina Energoatom, non abbiano rilevato alcun pericolo nucleare immediato.
A Bruxelles, invece, che si dice pronta a fornire aiuti immediati, il Presidente del Consiglio Europeo Michel ha definito l’attacco alla diga “un crimine di guerra”, così come i Governi occidentali e il segretario generale della Nato, Stoltenberg, secondo cui: “L’attacco alla diga dimostra la brutalità russa”.
Intanto, mentre il capo del gruppo paramilitare filorusso, Wagner, Prigozin è tornato ad attaccare Mosca, definendo “fantasie” i bilanci delle perdite ucraine rivendicati dal Cremlino e il Washington Post, tornando sull’attacco al gasdotto Nord Stream3, ha reso noto che la Cia era già a conoscenza di un piano ucraino per sabotare l’impianto 3 mesi prima che accadesse, il cardine Zuppi, da ieri a Kiev per la missione di pace del Vaticano, ha incontrato il Presidente Zelensky.
Durante l’incontro, i cui contenuti sono stati riassunti da un comunicato apparso sul sito della presidenza ucraina, il cardinal Zuppi e il Presidente Zelensky avrebbero “discusso della situazione dell’Ucraina e della cooperazione umanitaria tra Ucraina e Santa Sede ,nel quadro dell’attuazione della Formula di pace ucraina”.
Il Presidente Zelensky, inoltre, avrebbe sottolineato che “La Russia continua a commettere orribili crimini di guerra contro l’Ucraina, l’ultimo dei quali è l’esplosione della diga di Kakhovka, che pone enormi minacce e avrà terribili conseguenze per la vita delle persone e per l’ambiente. Il cessate il fuoco e il congelamento del conflitto non porteranno alla pace. Il nemico approfitterà della pausa per sviluppare le sue capacità e ulteriori attacchi, per condurre una nuova ondata di crimini e terrore. La Russia deve ritirare tutte le sue truppe dal territorio dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Solo gli sforzi congiunti, l’isolamento diplomatico e la pressione sulla Russia possono influenzare l’aggressore e portare una pace giusta nella terra ucraina. Per questo invito la Santa Sede a contribuire all’attuazione del piano di pace ucraino: mentre la guerra continua sul territorio dell’Ucraina, l’algoritmo per raggiungere la pace può essere solo ucraino. La Santa Sede può dare un contributo fattivo alla liberazione dei prigionieri ucraini, al ritorno dei bambini deportati e al ripristino della giustizia”.
Il Cardinale Zuppi, invece, avrebbe espresso “la solidarietà di Papa Francesco al popolo ucraino”,assicurando “la disponibilità della Santa Sede a unirsi per trovare le modalità per realizzare queste iniziative umanitarie”. Infine, il cardinal Zuppi avrebbe consegnato al Presidente Zelenskyy una lettera di Papa Francesco.
Secondo indiscrezioni, il cardinal Zuppi starebbe lavorando anche a una missione di pace a Mosca, ma il Cremlino ha smentito.
Quanto alla politica interna ed estera italiana, la Presidente del Consiglio Meloni, stamane si è recata a Tunisi per una visita lampo. Qui, atterrata presso l’aeroporto, ha incontrato la Premier Najla Bouden Ramadan e, successivamente, il Presidente Kais Saied. Al centro dei colloqui: il tema del controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo , l’emergenza economica e sociale in cui versa il Paese e il Piano Mattei , per un partenariato strategico volto a trasformare l’Italia in un hub del gas europeo.
Al termine dell’incontro con il Presidente Saied, la Premier Meloni ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha sottolineato: “Gli sforzi italiani a livello europeo per aumentare il sostegno alla Tunisia sia nel contrasto alla tratta di esseri umani e all’immigrazione illegale, ma anche per un pacchetto di sostegno integrato, di finanziamenti e di opportunità importanti” e ha evidenziato anche “l’ottimo lavoro fatto insieme da Roma e Tunisi”, in quanto “gli sbarchi in Italia sono sensibilmente diminuiti a maggio rispetto a marzo e aprile”. Ma poiché” siamo di fronte alla stagione più difficile da questo punto di vista, la preoccupazione per i prossimi mesi resta alta e serviranno quindi nuovi sforzi, anche europei, nella “gestione delle frontiere” tunisine. Quindi, si ritiene che si debba “intensificare il nostro lavoro comune rafforzando la collaborazione con le autorità tunisine nell’attività di prevenzione soprattutto nella regione di Sfax, dal cui parte la gran parte dei migranti irregolari”.
Sempre la Presidente del Consiglio ha poi ventilato l’ipotesi di organizzare “una conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo, per cercare di mettere assieme tutte le necessità legate a un fenomeno che è sicuramente molto imponente e va affrontato a 360 gradi”, realizzando un evento che sia “l’occasione per riunire le nazioni della sponda sud del Mediterraneo, del Medio Oriente, i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, per ascoltare le diverse esigenze e creare dei progetti su cui attirare dei finanziamenti coinvolgendo il settore pubblico quanto quello privato e per affrontare i fattori politici ma anche socioeconomici e climatici che determinano la migrazione, per promuovere percorsi di mobilità legali e contrastare in modo efficace la tratta di esseri umani e il traffico di migranti”.
Quindi, ha proseguito la Premier: “Italia e Tunisia sono due Nazioni storicamente legate, due nazioni amiche, che hanno legami molto antichi e che devono saper cooperare insieme, sempre di più, sempre meglio. Così come noi intendiamo fare. Fondamentali, la stabilizzazione del quadro politico e di sicurezza e la crescita della democrazia in Tunisia. Ho voluto confermare al Presidente Saied il sostegno dell’Italia su numerosi dossier: il sostegno ad esempio al bilancio tunisino, l’apertura di linee di credito a favore soprattutto dello sviluppo, partendo dalla piccola e media impresa fino al settore agroalimentare. I nuovi sforzi, ha precisato, si aggiungono “ai numerosi progetti di cooperazione italiana nel Paese, che ammontano a 700 milioni di euro nel loro complesso, e focalizzano l’attenzione sui settori prioritari, agricoltura, istruzione, formazione professionale, la sanità, i servizi di base. Ho parlato con Saied dei tentativi che un Paese amico come l’Italia sta facendo per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell’accordo tra Tunisia e Fmi, che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese. Roma ha condotto un’azione di sostegno alla Tunisia nei negoziati con il Fondo monetario internazionale, sia a livello di Unione europea sia di G7 con un approccio pragmatico, perché pragmatico deve essere l’approccio, chiaramente tenendo in considerazione le regole di funzionamento del Fondo”.
Poi, infine, riguardo alla cooperazione energetica Italia-Tunsia, la Presidente Meloni ha spiegato: “E’ una grande occasione di sviluppo nel rapporto fra Italia e Tunisia quella data dal settore energetico. La cooperazione in materia energetica si rafforza grazie al cavo sottomarino di collegamento elettrico Elmed, che diventa appunto un’infrastruttura strategica che lega ulteriormente il destino delle nostre due nazioni e consente tanto all’Italia quanto alla Tunisia di diventare degli hub di approvvigionamento energetico per le regioni che le circondano, per l’Europa e per i Paesi del Nord Africa. Nel 2022, l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha superato i 7 miliardi di euro: Roma è il primo partner della Tunisia, anche grazie alla presenza stabile di oltre 900 imprese. Il progetto italiano di un Piano Mattei come una proposta di cooperazione non paternalistica, non predatoria, ma paritaria che consenta a ciascuno di difendere il proprio interesse nazionale cooperando in una collaborazione che offre opportunità per tutti”.
Proprio in merito alla questione Tunisia e al dossier politiche migratorie, stamane, la Commissaria Ue agli Affari Interni, Johansson, in vista del Consiglio Giustizia e Affari Interni dell’8 e 9 giugno e del Consiglio Europeo del 29 e 30 giugno, ha affermato in un punto stampa a Bruxelles: “Dobbiamo aumentare la cooperazione con la Tunisia, è un partner chiave, i numeri di partenze verso l’Italia non sono sostenibili, la visita di Giorgia Meloni oggi è cruciale, perché l’Italia gioca un ruolo costruttivo nelle nostre relazioni con Tunisi, su questo la Commissione e Roma sono alleate nell’aumentare la cooperazione con questo Paese. Dopo la mia missione abbiamo visto un calo significativo di partenze dalla Tunisia ma è incerto se questo sia duraturo”.
Altra missione diplomatica in programma , poi, quella del Presidente della Repubblica Mattarella , recatosi in Francia , a Parigi, per incontrare il Presidente Macron, con il quale inaugurerà la mostra “Naples à Paris”, mostra in programma dal 7 giugno e fino a dicembre, con 60 opere d’arte provenienti, dal capoluogo campano esposte accanto ad altrettante del Louvre.
Arrivato all’ambasciata italiana di Parigi, dove ha incontrato una delegazione diplomatica dei due Paesi, il Capo dello Stato, ha dichiarato: “Il 26 novembre di due anni fa, a Roma, nel Palazzo che temporaneamente è la mia residenza, è stato firmato il Trattato del Quirinale, che fin dal suo primo articolo prevede l’attuazione di iniziative di formazione congiunta per i nostri diplomatici. Per me è una duplice occasione: conoscervi e celebrare la solidità dei rapporti tra la Francia e l’Italia, sottolineando il ruolo fondamentale dei giovani diplomatici nella promozione di un dialogo costruttivo. I rapporti tra Italia e Francia sono secolari. Sarà vostro compito continuare ad alimentarli. Insieme nel dopoguerra, abbiamo contribuito alla fondazione dell’Unione Europea intorno ad un nucleo di valori condivisi: democrazia, tolleranza, solidarietà. Nel corso del tempo si accresce la riconoscenza verso quei grandi statisti che, con visione e coraggio, ne avviarono il percorso. A partire dalla Dichiarazione di Robert Schumann del 9 maggio 1950 per mettere insieme, tra i sei paesi fondatori, l’energia di allora: carbone e acciaio. Insieme nel Dopoguerra, abbiamo contribuito alla fondazione dell’Unione Europea intorno ad un nucleo di valori condivisi: democrazia, tolleranza, solidarietà”.
Tornando all’agenda della Premier Meloni, ritornata in Italia dalla Tunisia, quest’ultima , è intervenuta a Roma, presso l’ Osservatorio Astronomico di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, per la presentazione della candidatura italiana all’Einsetein Telescope, infrastruttura di ricerca per la rilevazione delle onde gravitazionali.
Nel suo discorso ,la Presidente del Consiglio, ha detto: “Il simbolo di questa candidatura è soprattutto il simbolo di un’Italia che vuole guardare verso l’alto, ma che in quel guardare verso l’alto vuole dire: “noi siamo capaci di grandi imprese”. Perché lo abbiamo già fatto, lo abbiamo già fatto molte volte. Lo abbiamo fatto come testimoniano alcune persone che sono su questo palco, come testimonia questo luogo splendido che ci ospita ,e che ringraziamo , come dimostrano altre infrastrutture che pure vengono ospitate in Italia ,penso a quello che ad esempio accade in Toscana o a quelle che abbiamo contribuito a costruire, come nel caso del Cile. C’è un’Italia che è sempre stata capace di pensare in grande, ma alla fine quello che delle volte ci è mancato è stata la consapevolezza e la volontà, perché alla fine la politica è l’arte della scelta e la storia è fatta di scelte. Allora io ricordo le scelte che hanno fatto alcuni prima di noi. Ricordo uno dei ragazzi di via Panisperna, Edoardo Amaldi, che tutti conosciamo. Però vale la pena di ricordare quando gli fu offerto di andare a lavorare negli Stati Uniti, scelta che rifiutò, e da quella scelta sono nate alcune delle più grandi istituzioni scientifiche italiane e internazionali.Noi dobbiamo essere all’altezza di quei pionieri, noi dobbiamo essere all’altezza di quelle persone che hanno fatto la grandezza dell’Italia per questa capacità che avevano di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di guardare più in alto di loro stesse, di capire che all’Italia non manca niente, perché a noi non manca niente.
In questo caso, oltre ad avere la storia e le competenze scientifiche, per esempio in tema di onde gravitazionali su cui l’Italia ha giocato un ruolo fondamentale nella ricerca fino a qui, abbiamo anche, e in questo caso ci aiuta Nostro Signore – il luogo perfetto per ospitare questa infrastruttura straordinaria. Questo è importante: poter unire alle proprie capacità, alla propria volontà anche le occasioni. Noi abbiamo Sos Enattos, ex miniera, un luogo che è tecnicamente perfetto per ospitare questa infrastruttura, ce ne sono pochissimi al mondo di luoghi così,perché è sismicamente estremamente silenzioso, perché è un luogo poco abitato, prevalentemente rurale, perché c’è poca presenza di falde acquifere e quindi non si rischia con l’acqua, perché c’è la roccia che rende molto facile scavare grandi tunnel in profondità e poterlo fare in sicurezza.
Noi abbiamo anche il luogo perfetto per ospitarlo e sapete che cos’è alla fine Einstein Telescope? Io non lo dirò dal punto di vista scientifico perché non mi lancio, ho il senso della misura. Tecnicamente è una grande infrastruttura sotterranea per la lettura delle onde gravitazionali – spero di averlo detto bene -, ma è soprattutto un enorme balzo in avanti nella nostra capacità di comprendere il cosmo. Questo è per la scienza, dopodiché politicamente è un modo per far tornare la ricerca italiana ed europea maggiormente centrale di quanto non sia stata in passato, con una infrastruttura che ci consente di andare di pari passo con gli altri grandi attori mondiali.
Dal punto di vista economico è una grande opportunità di indotto straordinario per l’Italia, per una regione come la Sardegna che, particolarmente nelle aree interne, ha le sue maggiori difficoltà. Il Ministro Calderone ricordava l’indotto straordinario per i nove anni che saranno necessari per costruire l’infrastruttura, ma anche a regime il centro della Sardegna diventa uno dei luoghi più attenzionati e capaci di produrre maggiore indotto che l’Italia possa vantare.
Quindi è tante cose tutte insieme e questa sfida – questo è il messaggio più importante che io vorrei umilmente lasciare – è assolutamente alla nostra portata. È assolutamente alla nostra portata se noi torniamo a essere quell’Italia capace di pensarsi in grande, di pensare in grande, di sognare, senza per questo dover necessariamente dormire. Questa è l’Italia che noi siamo sempre stati, è l’Italia che abbiamo di recente forse un po’ perso, è l’Italia che vogliamo recuperare. E per fare questo non basta nessuno di noi da solo, perché sono tanti mondi eccezionali che devono collaborare: in questo caso specifico il mondo della ricerca, il mondo della scienza, la politica, le istituzioni, i giornalisti, la società. Tutti devono fare la loro parte e possono fare la loro parte per aiutare l’Italia e l’Europa a raggiungere questo obiettivo straordinario. E chiaramente quando diciamo , e concludo ,che vogliamo tornare a pensare in grande, che vogliamo guardare al futuro, che vogliamo porci il problema anche di quello che magari accadrà quando noi non ci saremo più, perché questa è una delle grandi doti che soprattutto la politica ha rischiato di perdere e che secondo me va recuperata, vuol dire anche dare continuità, vuol dire anche lavorare nel momento in cui si decide di ospitare delle infrastrutture fondamentali della scienza e della ricerca, per investire poi su quella ricerca, per consentire che vi siano competenze adeguate a sostenere quella ricerca. Non rubo il mestiere del Ministro dell’Università e della ricerca Bernini perché, se non l’ha già fatto, ne parlerà lei, ma noi abbiamo cominciato a dare segnali importanti, non solo per impedire che i nostri ricercatori ritengano che sia più facile farsi strada altrove, ma addirittura per provare ad attrarre da noi i migliori ricercatori che le altre Nazioni possono vantare. Capire che l’Italia ha delle opportunità, che non sempre ha saputo cogliere. E quindi in bocca al lupo a noi. Non sarà la fortuna a servirci, in questo caso saranno soprattutto la dedizione, l’attenzione, la quotidianità con la quale sapremo centrare questo progetto. Ma io posso garantirvi che, dalla Presidenza del Consiglio fino a tutti i livelli che saranno coinvolti, noi ce la metteremo assolutamente tutta per dare questo segnale, che non è solo un segnale alla ricerca, che non è solo un segnale alla scienza, che è un segnale all’Italia e al ruolo che l’Italia può giocare nel mondo”.
Intanto, sul fronte dei lavori parlamentari, via libera della Camera con 203 sì , 134 no e 3 astenuti al Dl Pubblica amministrazione , contenente tra le altre misure, i due emendamenti , uno ,che elimina il controllo concomitante della Corte dei Conti sulle spese del Pnrr ,al fine di semplificare le procedure, evitare sovrapposizioni ,accelerare l’attuazione degli interventi, che devono essere completati entro giugno 2026 e ridurre la “paura della firma”, e l’altro, che proroga fino al 30 giugno 2024 lo scudo erariale, che esclude il danno erariale per i pubblici funzionari o per chi gestisce denaro pubblico in caso di colpa grave, già introdotto dai Governi Conte2 e Draghi.
La Camera , quindi, procederà all’esame dei 149 ordini del giorno che sono stati presentati quasi tutti dall’opposizione per fare ostruzionismo e allungare i tempi della discussione. Poi, dopo l’esame degli ordini del giorno e il voto finale previsto per domani, il testo passerà al Senato, per essere convertito in legge entro il 21 giugno, pena la decadenza.
Critica su queste due misure, la Magistratura contabile, che si è detta contraria, così come le opposizioni, specie Pd, AVS e M5S , secondo cui si tratta di una “forzatura da parte dell’Esecutivo” e di una “misura accentratrice e sbagliata”, che “sottrae al controllo della Corte l’utilizzo di importanti risorse pubbliche, in quanto il controllo concomitante, è quello che viene praticato mentre è in atto la realizzazione dell’opera, ed ha anche valore correttivo, perché permette di individuare subito eventuali anomalie e di porvi rimedio”.
Per l’Esecutivo, però, non vi è alcuna forzatura e nessuna sottrazione del controllo da parte della Corte dei Conti, poiché: “rimane il controllo successivo sulla gestione, in base al quale la Corte dei Conti verifica la legittimità e la regolarità delle gestioni, il funzionamento dei controlli interni a ciascuna amministrazione, la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa agli obiettivi stabiliti”.
Tra le altre misure, presenti nel Dl: il rafforzamento degli organici della P.A. “con particolare riguardo alle strutture e agli uffici preposti all’attuazione del Pnrr”, la possibilità per le amministrazioni, che sono qualificate come soggetti attuatori del Pnrr, di “conferire a personale esterno incarichi dirigenziali oltre i limiti previsti, disposizioni in materia di concorsi per il reclutamento di personale, facoltà alle Regioni, senza aggravio di spesa, di applicare la disciplina statale in materia di uffici di diretta collaborazione e misure urgenti per l’attuazione del grande progetto Pompei e una riserva di posti pari al 15% nelle assunzioni di personale non dirigenziale ai volontari che hanno concluso il servizio civile universale”.
In merito al Pnrr, il ministro per gli Affari Europei, la Coesione, il Sud, con delega al Piano, Fitto, ha dichiarato: “Quando decidiamo di cambiare un obiettivo intermedio del Pnrr si apre un dibattito che non capisco. Cambiare un obiettivo intermedio non significa smantellare il piano, ma metterlo in sicurezza. Dire che ci sono degli interventi che al 2026 non sono realizzabili è molto responsabile, perché abbiamo la finestra che la Ue ci dá per fare le modifiche, questo succederà con gli asili nido. Probabilmente ci sarà una proroga, modificando un obiettivo intermedio del Pnrr per riuscire a concludere un obiettivo finale. Spostando progetti che non riescono a stare nel Pnrr per una questione di tempi si liberano delle risorse che possono essere riprogrammate con il Repower ed altri verso una politica industriale necessaria per il nostro Paese. Il collegamento tra i fondi, che consente di dare flessibilità alla programmazione, è stato approvato su proposta italiana nel Consiglio europeo di febbraio scorso”.
Infine, nell’ambito delle infrastrutture e delle grandi opere da realizzare , il Vicepremier e ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Salvini ha annunciato, a margine di un convegno della Cisl a Messina, la nascita della Società Stretto di Messina, per la costruzione del Ponte sullo Stretto.
Riguardo all’economia, invece, l’Istat, nel suo Report “Le prospettive per l’economia italiana”, ha rilevato che : “Il Pil italiano è atteso in crescita sia nel 2023 (+1,2%) sia nel 2024 (+1,1%), seppur in rallentamento rispetto al 2022″.
L’Istituto Nazionale di Statistica, ha spiegato poi nel commento al medesimo Report: “Ci si attende, sottolinea l’Istat, che i consumi delle famiglie residenti e delle Isp (Istituzioni sociali private al servizio delle famiglie) segnino, in linea con l’andamento dell’attività economica, un aumento nel 2023 (+0,5%), che si rafforzerà l’anno successivo (+1,1%), grazie all’ulteriore riduzione dell’inflazione associata a un graduale recupero delle retribuzioni e al miglioramento del mercato del lavoro. Nel primo trimestre di quest’anno, dopo un lieve calo a fine 2022, è proseguita la fase di espansione dell’economia italiana (+0,6% la variazione congiunturale), portando la crescita acquisita del 2023 a +0,9%.Nel biennio di previsione, l’aumento del Pil verrebbe sostenuto principalmente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (+1,0 punti percentuali nel 2023 e +0,9 punti nel 2024) e da quello più contenuto della domanda estera netta (+0,3 e +0,2 punti). Nel 2023, le scorte dovrebbero fornire un marginale contributo negativo -0,1 punti a cui ne seguirebbe uno nullo nel 2024.I consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private dovrebbero crescere grazie all’ulteriore riduzione dell’inflazione associata a un graduale recupero delle retribuzioni e al miglioramento del mercato del lavoro. Gli investimenti manterranno ritmi di crescita elevati, rispetto alle altre componenti con un aumento del 3,0% nel 2023 e del 2,0% nel 2024, in decelerazione rispetto al biennio precedente. Nel biennio di previsione, l’occupazione, misurata in termini di unità di lavoro (Ula), segnerà una crescita in linea con quella del Pil(+1,2% nel 2023 e +1% nel 2024). Il miglioramento dell’occupazione si accompagnerà a un calo del tasso di disoccupazione che scenderà al 7,9% quest’anno e al 7,7% nel 2024”.
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