-Covid19, il Report settimanale della Fondazione Gimbe: in una settimana, +32% di casi , ma tengono i ricoveri nei reparti ordinari (15%) e nelle terapie intensive (15%) grazie ai vaccini. Otto, le Regioni a rischio con un’incidenza superiore ai 50 casi per ogni 100 mila abitanti: Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Umbria e Veneto. La Fondazione propone di ridurre i tempi di validità del Green Pass da 12 mesi a sei e di rendere obbligatorio il vaccino almeno per il settore pubblico. Nel pomeriggio, Conferenza Stato-Regioni su eventuali misure restrittive da applicare solo ai non vaccinati.
-Governo, in mattinata, il Consiglio dei Ministri ha dato via libera al decreto attuativo per l’assegno unico per i figli. Prosegue, intanto in Commissione Bilancio di Palazzo Madama, l’esame degli emendamenti alla Manovra, mentre è tensione nella Maggioranza sul Decreto Capienze, approvato dal Senato e sulle nomine dei Tg e del comparto Informazione Rai.
di Federica Marengo giovedì 18 novembre 2021
L’Italia ha superato i diecimila contagi, tornando così a livelli non registratisi da maggio scorso. A confermare l’aumento sia dei contagi che dei ricoveri è la Fondazione Gimbe, nel suo Report settimanale.
Secondo la Fondazione, guidata dal Presidente Cartabellotta, nell’ultima settimana (10-16 novembre), sono aumentati i nuovi casi Covid (543.370 , contro i 41.091 di una settimana fa, pari a +32,3%), così come i decessi (da 330 a 402, pari +21,18%).
In aumento, anche i casi degli attualmente positivi, passati da 100.205 della scorsa settimana ai 123.396 , il numero di persone in isolamento domiciliare (da 96.348 a 118.945), i ricoveri con sintomi (passato da 3.436 a 3.970) e delle terapie intensive (da 421 a 481).
In crescita, anche se contenuto grazie ai vaccini, il tasso di ricoveri in area medica (+15,5%) e in terapia intensiva (+14,3%).
Numeri e percentuali che si traducono così a livello territoriale: 84, le Province in cui si registra un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti: in Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Umbria e Veneto tutte le Province raggiungono o superano tale soglia. In 7 Province ,si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Trieste (638), Bolzano (402), Gorizia (369), La Spezia (248), Forlì-Cesena (219), Padova (179) e Vicenza (152).
Da qui, la proposta del Presidente Cartabellotta: “Nello scenario attuale caratterizzato dal progressivo aumento della circolazione virale e dalla riduzione dell’efficacia vaccinale che impone la dose di richiamo, sono due le decisioni politiche che possono minimizzare il rischio di misure restrittive. La prima, è ridurre a 6 mesi la validità del green pass rilasciato a seguito di vaccinazione, in linea con le evidenze scientifiche sulla durata della protezione vaccinale e con le indicazioni per la dose di richiamo. La seconda, è introdurre l’obbligo vaccinale sia per il ciclo primario, sia per la dose booster, almeno per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico. Invece, non convince affatto il “super green pass” sul modello austriaco, di fatto un “surrogato” dell’obbligo vaccinale: escludere il tampone dalle modalità per il rilascio della certificazione verde ,pur identificando le attività essenziali per le quali tale opzione rimarrebbe valida, rischia solo di aumentare le tensioni sociali senza alcuna garanzia di aumentare coperture vaccinali e adesione alla terza dose”,
In ultimo, in merito alla fornitura delle dosi di vaccino, il Presidente della Fondazione Gimbe, ha sottolineato: “Oltre all’adesione della popolazione alla somministrazione delle terze dosi e alle sfide organizzative e comunicative che le Regioni sono chiamate ad affrontare, preoccupano le scorte di vaccini a mRNA, oggi pari a meno del 50% delle dosi da somministrare entro fine anno, insieme al fatto che rimane sconosciuto il piano delle prossime forniture, ormai al palo da 5 settimane”.
Numeri , quelli sull’andamento della pandemia ,che non evidenziano una situazione allarmante, ma che preoccupano in primis i Presidenti di Regione, per l’aspetto sanitario (no a un sovraccarico delle strutture sanitarie) e in vista delle festività natalizie e delle eventuali restrizioni e chiusure di attività che scatterebbero con il passaggio dalla zona bianca a quelle di rischio gialla, rossa e arancione. Per questo, il Presidente della Conferenza delle Regioni, nonché Presidente del Friuli Venezia Giulia, Fedriga, insieme ad ai Presidenti Occhiuto (Calabria), Fontana (Lombardia) , Toti (Liguria) e Zaia (Veneto) hanno elaborato un documento, cui ha poi aderito anche il Presidente della Campania De Luca, presentato nel corso della Conferenza Stato-Regioni, svoltasi nel pomeriggio di oggi, in cui chiedono al Governo di applicare le misure restrittive delle zone di rischio ai soli non vaccinati, non penalizzando dunque anche i vaccinati.
Tale proposta, ricalca il modello austriaco e tedesco del sistema 2G, ovvero l’introduzione di un Green Pass per accedere a ristoranti, cinema, teatri, palazzetti e Stadi solo per i vaccinati e per i guariti, mentre i non vaccinati potrebbero recarsi solo nei luoghi di lavoro, sempre previo tampone negativo.
Il Governo al momento frena, in quanto i dati non allarmanti non inducono a prendere decisioni drastiche, mentre è al lavoro su un decreto che renda obbligatoria la terza dose per i medici, gli operatori socio-sanitari e il personale delle RSA e sull’introduzione di una stretta sulla validità del Green Pass, che dovrebbe durare 6 o 9 mesi invece degli attuali 12 , e dei tamponi, la cui validità dovrebbe essere ridotta da 48 a 24 ore, con il potenziamento dei controlli, provvedimenti che dovrebbero essere varati nella prossima settimana, dopo l’ultimo monitoraggio dati di domani da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute.
Tuttavia, a fare da sponda ai Presidenti di Regione, i Sottosegretari alla Salute Costa e Sileri, che non escludono l’applicazione delle restrizioni ai soli non vaccinati, ma in caso di un peggioramento dei dati che determinerebbe il passaggio delle singole Regioni nelle aree di rischio . D’accordo con restrizioni “selettive”, a livello delle forze politiche,anche il Pd, Italia Viva e Forza Italia; contrarie, invece, Lega, M5S e dall’Opposizione Fratelli d’Italia.
Intanto, in mattinata, il Premier Draghi ha presieduto il Consiglio dei Ministri che ha dato il via libera al Decreto attuativo relativo all’assegno unico per i figli, che ora passerà al vaglio delle Commissioni delle Camere per il via libero definitivo e che entrerà a regime nel 2022.
“E’ un provvedimento che, finalmente, risponde alle richieste delle famiglie italiane, che dal 1° gennaio possono fare richiesta sul sito dell’Inps, presentando un Isee. Se non si presenta un Isee o lo si ha superiore a 40mila euro si avrà l’assegno più basso, che parte da 50 euro per un figlio. E’ obbligatorio presentare domanda per ricevere l’assegno”, ha spiegato la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Bonetti, promotrice della misura, la quale, raggiunta successivamente dall’Ansa, ha evidenziato: “L’assegno unico riguarderà, secondo le stime, oltre 7 milioni di famiglie e poiché i dati certificano che metà delle famiglie ha meno di 15mila euro di Isee, circa la metà della platea potrà prendere la cifra massima. Per l’intervento sono stanziati “circa 20 miliardi” che garantiranno il carattere universalistico della misura, spiega la ministra, dando l’assegno unico “anche alle famiglie che oggi non ne hanno diritto”.
L’Assegno Unico universale per i figli, che si potrà richiedere dal settimo mese di gravidanza, interesserà sia i lavoratori dipendenti che gli autonomi e sarà erogato dall’Inps, su domanda dei nuclei interessati. Il nuovo assegno terrà conto delle famiglie numerose che arriveranno a ricevere, combinando più requisiti, fino a oltre 1000 euro al mese.
La nuova misura sarà operativa a da marzo 2022, ma le domande si potranno presentare dal 1° gennaio, per un periodo che andrà da marzo al febbraio dell’anno successivo, mentre ora gli assegni familiari vanno da luglio a giugno dell’anno dopo.
Prevista, poi anche una proroga fino a fine febbraio per allineare l’assegno temporaneo per gli autonomi a queste nuove scadenze. Insieme alla domanda, a differenza dei vecchi assegni parametrati al reddito, andrà presentata anche la dichiarazione Isee, tuttavia, chi non la presenta riceverà comunque l’assegno al minimo. Potranno richiederlo tutti i residenti da almeno due anni, compresi i cittadini extracomunitari. Gli importi saranno parametrati all’Isee. Due, ad ogni modo i limiti individuati: sotto i 15mila euro di Isee ,per avere il massimo dei benefici, oltre i 40mila, per avere comunque almeno il minimo.
Nessuna famiglia, comunque, resterà fuori dal contributo ,che andrà dai 50 ai 175 euro al mese, i quali diventano da 25 a 85 per i figli tra i 18 e i 21 anni.
Saranno previste una serie di maggiorazioni in base al numero di figli e alla presenza di disabili, ma si terrà conto anche del fatto che entrambi i genitori lavorano, mentre una maggiorazione ad hoc, 20 euro al mese indipendentemente dall’Isee, andranno alle mamme under 21.
A partire dal terzo figlio è prevista una maggiorazione tra i 15 e gli 85 euro a figlio in base all’Isee, mentre i nuclei con quattro figli o più riceveranno un’ulteriore “maggiorazione forfettaria” da 100 euro al mese.
Se entrambi i genitori lavorano e l’Isee è basso, si avranno altri 30 euro in più, che si azzerano oltre i 40mila euro.
I nuclei che superano i 40mila euro di Isee ,invece, riceveranno 50 euro al mese con un figlio, 100 euro con due figli, 165 euro con tre figli, 330 euro con 4 figli. Anche in questo caso vanno aggiunti i 20 euro a figlio se la mamma ha meno di 21 anni mentre non opera la maggiorazione per entrambi i genitori lavoratori.
Le famiglie con figli disabili riceveranno l’assegno unico “senza limiti di età” dei figli. Per i minorenni si riceveranno 105 euro al mese in più, in caso di non autosufficienza, 95 euro ,in caso di disabilità grave e 85 euro ,in caso di disabilità media”. In presenza di maggiorenni disabili e fino a 21 anni si riceveranno 50 euro al mese in più (che si sommano all’assegno previsto fra i 18 e i 21 anni), mentre oltre i 21 anni si continuerà a ricevere un assegno in base all’Isee che andrà da 85 a 25 euro al mese.
Per la nuova misura, che assorbe i vecchi aiuti alla famiglia dal bonus bebè agli assegni familiari, ci saranno stanziati 15 miliardi nel 2022, che saliranno fino a 19 miliardi e mezzo a decorrere dal 2029.
Soddisfazione è stata espressa dal Forum delle Associazioni familiari.
Sul fronte dei lavori parlamentari, invece, tensione nella Maggioranza, al Senato, dove il Governo è andato sotto due volte con la convergenza di centrodestra e Italia Viva, nella votazione degli emendamenti al Decreto Capienza (approvato con 174 sì e 20 no), presentati : uno da Lega, Forza Italia e Pd (poi ritirato) per aumentare la capienza a bordo di bus turistici e l’altro, da Italia Viva, per estendere solo per la durata dell’emergenza sanitaria a 68 anni il limite d’età per la nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie locali ,di quelle ospedaliere e degli altri enti del Servizio Sanitario Nazionale.
Immediata, la reazione dei 5S, che , rivendicando il voto compatto con Pd e LeU, dapprima con il senatore Castaldi hanno evidenziato i rischi per l’azione dell’Esecutivo dopo il voto dell’Aula, poi, con la capogruppo, Castellone, hanno chiesto la sospensione della seduta, richiesta però respinta. A presiedere l’Aula, il Vicepresidente Calderoli, che ha ricordato come, in base all’articolo 68 della Costituzione, “I senatori non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati”.
Frizioni, poi, anche in Commissione Bilancio del Senato, dove sono stati respinti l’emendamento sul ripristino del cashback proposto dal M5S e quello sull’istituzione di un fondo per i padri separati, presentato dalla Lega.
In serata, sempre riguardo la Manovra, telefonata tra il Presidente di Forza Italia Berlusconi e il segretario della Lega Salvini per ribadire l’impegno comune per una legge di Bilancio in grado di dare nuovo impulso all’economia, che abbassi la pressione fiscale e sappia coinvolgere nella ripresa anche il lavoro autonomo , le partite Iva e il piccolo commercio.
Non sono mancate poi le polemiche dopo le nomine dei direttori dei telegiornali e del comparto Informazione della Rai , ratificate dal Cda nella giornata di oggi, con il Presidente dei pentastellati Conte che ha lamentato la mancata rappresentanza dei M5S, forza di Maggioranza relativa, nella Tv pubblica: “Fuortes (l’Amministratore delegato dell’azienda radiotelevisiva) non libera la Rai dalla politica ,ma ha scelto di esautorare una forza politica come il M5s: siamo alla degenerazione del sistema e per questo il M5s non farà più sentire la sua voce sui canali del servizio pubblico.
Vorrà dire che a partire da oggi continueremo le nostre battaglie facendo appello diretto a tutti i cittadini italiani. I vertici Rai di aver eliminato qualsiasi parvenza di pluralismo, decretando la definitiva degenerazione del sistema”.
Proprio riguardo la Manovra, il Premier Draghi ha fatto sapere che a giorni si aprirà a Palazzo Chigi il tavolo con i sindacati sulla riforma strutturale delle Pensioni per garantire maggiore flessibilità in uscita, da attuare nel 2023 ,mentre da domani partirà la serie di incontri del ministro dell’Economia Franco con i responsabili economici dei partiti per discutere del taglio delle tasse da 8 miliardi previsto dalla Legge di Bilancio (ancora da definire, infatti, se in favore dei lavoratori e dei pensionati o delle imprese).
Infine, domani, seconda tappa , dopo quella di Bari, del Tour per presentare alle istituzioni e alle realtà locali il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con la ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, Gelmini ,che sarà a Bergamo.
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