-Governo a lavoro sul Dl con le linee guida per le riaperture a partire dal 18 maggio di negozi, ristoranti, parrucchieri , centri estetici e stabilimenti balneari e su un Decreto della Presidenza del Consiglio con specifiche indicazioni , come la distanza standard fissata a 2 metri . In mattinata, videoconferenza del Premier Conte con i Presidenti di Regione. A seguire, il Consiglio dei Ministri. Sul tavolo, il monitoraggio della curva epidemiologica e la risposta sanitaria nei vari territori, i protocolli di sicurezza, la responsabilità penale dei Governatori, la mobilità all’interno delle Regioni e fuori. Divisioni tra le Regioni e l’Anci (Associazione Nazionale Comuni) sull’omogeneità delle linee guida e dei protocolli e ricerca di una sintesi tra i Governatori.
-UE, riunione dell’Eurogruppo sul pacchetto di misure anti crisi, scaturita dal Covid19. Ok, al piano Sure sulla cassa integrazione, attivato dal 1°giugno per un ammontare di 100 miliardi. Fissate dal Mes anche le linee di credito. Ok, del Parlamento Europeo alla risoluzione non vincolante da presentare alla Commissione, che fissa il bilancio pluriennale (2021-2027) e un Recovery Fund da 2.000 miliardi, ma gli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia si astengono dal voto.
-Istat, a marzo, crollo del fatturato e degli ordinativi, tornati ai livelli della crisi 2008-2009. Bankitalia, nuovo studio in merito all’impatto del Covid19 sull’economia italiana e scenario macroeconomico in caso l’epidemia dovesse protrarsi.
di Federica Marengo venerdì 15 maggio 2020
Mentre Maggioranza e Opposizione continuano a discutere del Decreto Rilancio, varato dal Governo mercoledì sera e non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, l’Esecutivo è nuovamente al lavoro sul Decreto per le riaperture, a partire dal 18 maggio, di negozi, ristoranti, parrucchieri, centri estetici e stabilimenti balneari. Così, in mattinata, si è tenuta una riunione in videoconferenza, presieduta dal Premier Conte e dai Ministri Boccia (Affari Regionali) e Speranza (Salute), con i Presidenti di Regione per illustrare le linee guida contenute provvedimento, che verrà affiancato da un Decreto della Presidenza del Consiglio con indicazioni dettagliate su date e modalità di apertura per ciascuna attività.
Alla base del provvedimento relativo alla fase, ribattezzata “Fase 2 bis”, che ripristina la mobilità all’interno della propria Regione dal 18 maggio (ci si potrà spostare tra le Regioni solo a partire dal 3 giugno), i protocolli stilati dall’Inail, in collaborazione con il Comitato Tecnico-Scientifico, specifici per le diverse attività, che , secondo quanto riportano fonti di stampa, potranno essere applicati in maniera discrezionale dalle Regioni, alcune delle quali (Liguria,Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna) già nei giorni scorsi, avevano chiesto una maggiore differenziazione, alla luce delle rimostranze di commercianti, ristoratori e imprenditori sull’impossibilità di attuare le linee guida indicate dall’Istituto Nazionale del Lavoro.
I criteri da seguire, dunque, saranno ampliativi o restrittivi, a seconda del quadro epidemiologico (ovvero l’andamento della curva dei contagi e le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale).
Tuttavia, non tutti i Governatori (vedasi Fontana della Lombardia e Marsilio dell’Abruzzo) sembrano essere d’accordo con tale discrezionalità, chiedendo invece protocolli chiari e uguali per tutte le Regioni, anche in relazione al rischio di contenziosi e di una responsabilità penale che potrebbe essere individuata nei rappresentanti degli enti locali, trovando una sponda nell’Ance, l’Associazione Nazionale dei Comuni. Da qui, la necessità del Governo di operare una sintesi tra le varie posizioni, con un Decreto della Presidenza del Consiglio che ponga dei paletti, come la distanza di sicurezza unica, fissata a 2 metri.
Vediamo, però, nel dettaglio, cosa prevede la bozza del Dl , resa nota dopo il primo vertice a distanza con i Governatori:
-Spostamenti: ” A partire dal 18 maggio 2020 gli spostamenti all’interno del territorio regionale non sono soggetti ad alcuna limitazione, fatte salve le misure di contenimento più restrittive adottate, ai sensi degli articoli 2 e 3 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19, relativamente a specifiche aree del territorio regionale, soggette a particolare aggravamento della situazione epidemiologica. Fino al 2 giugno 2020 sono vietati i trasferimenti e gli spostamenti, con mezzi di trasporto pubblici e privati, in una Regione diversa rispetto a quella in cui attualmente ci si trova, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; resta in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Dal 3 giugno, gli spostamenti sul territorio nazionale possono essere limitati solo con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree. Per coloro che non osserveranno le suddette norme, previste sanzioni fino alla chiusura da 5 a 30 giorni dell’attività o dell’esercizio. Le misure si applicano a decorrere dal 18 maggio 2020 e fino al 31 luglio 2020”.
-Riaperture delle attività: “Per garantire lo svolgimento delle attività economiche e produttive in condizioni di sicurezza, le Regioni monitorano con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale. I dati del monitoraggio sono comunicati giornalmente dalle Regioni al Ministero della Salute, all’Istituto superiore di sanità e al Comitato Tecnico-Scientifico. In relazione all’andamento della situazione epidemiologica sul territorio la Regione, informando contestualmente il Ministro della Salute, può introdurre, anche nell’ambito delle attività economiche e produttive svolte nel territorio regionale, misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte ai sensi dell’articolo 2 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19”.
A seguire , poi , il Consiglio dei Ministri, per definire e varare i provvedimenti, interrotto dalla firma del protocollo tra Governo e comunità religiose non cattoliche per la ripresa delle celebrazioni a partire dal 18 maggio e da una nuova riunione in videoconferenza dei Presidenti di Regioni per sottoporre al Presidente Conte, che martedì 19 maggio terrà un’informativa in Senato al riguardo, un unico protocollo per le riaperture.
Sul fronte UE, invece, riunione da remoto dell’Eurogruppo (ministri delle Finanze della zona Euro) per discutere l’approvazione del pacchetto di misure economiche per fronteggiare la crisi scaturita dal Covid19 (Sure, Banca Europea per gli investimenti e MES, Meccanismo Europeo di Stabilità con condizioni solo su spese sanitarie dirette e indirette), seguita dal via libera al piano SURE, il fondo per la cassa integrazione da 100 miliardi disponibile dal 1°giugno. E,a proposito di Mes, approvate dall’organismo Salva Stati anche le linee di credito di tale prestito per l’emergenza sanitaria, la cura e la prevenzione del Covid19.
Al voto poi, sempre in giornata, anche il Parlamento Europeo, che ha approvato con 505 voti a favore, 119 contrari e 69 astensioni, una risoluzione non vincolante con la quale gli eurodeputati hanno chiesto alla Commissione lo stanziamento di 2mila miliardi per il Recovery Fund,( il piano di debito comune legato al bilancio pluriennale 2021-2027 dell’Unione), e che quest’ultimo sia finanziato attraverso l’emissione di obbligazioni a lungo termine e sia erogato attraverso prestiti e, soprattutto, attraverso sovvenzioni, pagamenti diretti per investimenti e capitale proprio, precisando che la Commissione non dovrebbe utilizzare “dubbi moltiplicatori per pubblicizzare cifre ambiziose” e non dovrebbe ricorrere a “sortilegi finanziari”, poiché è in gioco la credibilità dell’Unione.
Il massiccio pacchetto di misure di ripresa”, si legge nella risoluzione, “dovrà durare abbastanza a lungo per affrontare il previsto impatto profondo e duraturo dell’attuale crisi. Il pacchetto dovrà trasformare le nostre economie, sostenere le Pmi, e aumentare le opportunità di lavoro e le competenze per mitigare l’impatto della crisi sui lavoratori, sui consumatori e sulle famiglie. Necessario dare priorità agli investimenti sulla base del Green Deal e dell’Agenda digitale e sulla creazione di un nuovo programma sanitario europeo a sé stante. E’ necessario dunque introdurre nuove risorse proprie, cioè le fonti di entrata dell’UE, in modo da evitare un ulteriore aumento dei contributi diretti degli Stati membri al bilancio per soddisfare le esigenze del Bilancio pluriennale e del Fondo per la ripresa e la trasformazione. Poiché il massimale delle entrate UE è espresso nel Reddito nazionale lordo (Rnl), che dovrebbe diminuire, pertanto è necessario un aumento immediato e permanente del massimale delle risorse proprie”.
Una risoluzione sostenuta a larga maggioranza dall’Europarlamento, ma non votata dalle delegazioni di Lega e Fratelli d’Italia, che si sono astenute, considerando la risposta della UE alla crisi economica conseguente l’emergenza Covid19 “poco coraggiosa”, spaccando così la coalizione di Centrodestra, visto il sostegno alla risoluzione da parte di Forza Italia.
Dura , la reazione di Pd e M5S, che hanno accusato i leader dei due partiti astenutisi, Salvini e Meloni, di “Fare tweet, post e dichiarazioni televisive contro Governo ed Europa e poi di non votare gli aiuti a famiglie e imprese italiane, dimostrando di fare scelte senza senso, al solo fine della propaganda”.
Intanto, l’Istituto Nazionale di Statistica ha reso noti i dati relativi al mese di marzo del fatturato e degli ordinativi ,che hanno registrato un calo su base tendenziale raggiungendo valori simili a quelli del 2008-2009, momento più acuto della crisi. Unici settori in crescita, quelli dei beni alimentari e dei prodotti farmaceutici.
Per l’Istituto di Statistica, il fatturato totale è calato in termini tendenziali del 25,2%, con variazioni negative del 27,6% sul mercato interno e del 20,7% su quello estero. Quanto agli ordinativi , hanno registrato un calo del 26,6%, con riduzioni su entrambi i mercati (-29,3% quello interno e -23,1% quello estero).
Quanto all’inflazione, nel mese di aprile, non è stato registrato alcun aumento; in picchiata, invece,il carrello della spesa e quindi i prezzi. Nel mese di aprile, infatti, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività ha segnato un aumento dello 0,1% su base mensile e una variazione tendenziale nulla (da +0,1% del mese precedente).
“L’azzeramento dell’inflazione , ha spiegato Istat, è imputabile prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici, che amplificano la loro flessione sia nella componente regolamentata (da -9,4% a -14,1%) sia in quella non regolamentata (da -2,7% a -7,6%); questa dinamica è in parte compensata dall’accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari (da +1,1% a +2,7%), trainata dagli Alimentari non lavorati (+4,3%) e, in misura minore, dalla riduzione della flessione dei prezzi dei Servizi relativi alle comunicazioni (da -2,6% a -1,3%). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici hanno registrato un’accelerazione rispettivamente a +0,8% a +1,0%, entrambe da +0,7%. L’inflazione acquisita nel 2020 è pari a +0,1% per l’indice generale e a +0,7% per la componente di fondo. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona hanno registrato un’accelerazione marcata da +1,0% a +2,5%, mentre la crescita di quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto è passata da +0,6% a +0,8%. Pertanto, con l’emergenza sanitaria in pieno corso, si è verificato, da una parte il restringersi dell’offerta e della domanda commerciale al dettaglio (concentrate su un minor numero di comparti merceologici), dall’altra, il crollo delle quotazioni del petrolio, determinando spinte opposte: inflazionistiche per i prodotti alimentari e deflazionistiche per i Beni energetici. Queste ultime sono prevalse, azzerando l’inflazione (non avveniva da ottobre 2016 quando la variazione dell’indice dei prezzi al consumo fu negativa e pari -0,2%); tuttavia, i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, trainati dagli Alimentari non lavorati, hanno registrato un’accelerazione (+2,5%), portandosi a livelli di crescita che non si registravano da febbraio 2017″.
Dati, questi ultimi, a cui si è aggiunta la nota di Bankitalia allo studio dal titolo : “L’impatto della pandemia di covid-19 sull’economia italiana” , in cui si è evidenziato che : Il Pil italiano scenderà del 9% quest’anno, per poi rimbalzare del 4,8% nel 2021. In particolare, all’andamento nell’anno in corso contribuirebbe, oltre al crollo della domanda estera e dei flussi turistici internazionali, la forte caduta della domanda interna, in seguito alla sospensione di alcune attività economiche per il contenimento del contagio e alle ripercussioni della crisi sull’occupazione e sui redditi delle famiglie. La ripresa del Pil, dal secondo semestre di quest’anno, sarebbe in larga parte attribuibile al venir meno degli effetti di offerta negativi connessi con le misure di contenimento; le ripercussioni della domanda estera, dei flussi turistici e dei comportamenti più cauti di famiglie e imprese avrebbero invece effetti economici più persistenti, rallentando il ritorno dell’attività produttiva verso i livelli pre-crisi”.
A risentire principalmente delle limitazioni connesse ai provvedimenti di sospensione dell’attività e della contrazione del reddito disponibile : la spesa delle famiglie (la stima è per una contrazione dei consumi pari all’8,8% nel 2020, prima di una risalita del 4,6% nel 2021) e i consumi (pari all’8,8% nel 2020, prima di una risalita del 4,6% nel 2021).
La stessa Bankitalia, però, ha messo in guardia sulla difficoltà di fare previsioni, delineando anche uno scenario macroeconomico in caso di un protrarsi dell’epidemia che determinerebbe effetti aggiuntivi sul Pil nell’anno in corso rispettivamente di -1,5, -1,3 e -1,2 punti percentuali.
Dunque, in questo quadro , il prodotto scenderebbe nel 2020 di quattro punti in più rispetto al primo scenario e la ripresa sarebbe più graduale nel 2021. Neanche qui, però, vengono considerati eventuali effetti, non lineari e difficilmente quantificabili, che potrebbero derivare da episodi diffusi di insolvenza tra le imprese che incidano in misura marcata sulla capacità produttiva dell’economia o da nuove ondate epidemiche globali.
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