A cento anni dalla nascita (che si celebreranno il 23 ottobre prossimo), un ritratto dello scrittore, pedagogista, giornalista e poeta, Gianni Rodari, vincitore nel 1970 del prestigioso premio “Hans Christian Andersen”, dedicato alla Letteratura per l’infanzia, ritenuto tra i principali teorici dell’immaginazione e dell’ “arte di inventare storie” .
di Federica Marengo domenica 3 maggio 2020
“Ho sempre rispettato la capacità dei bambini di farsi da soli i loro valori (…). Il problema non è mai stato tanto quello di trasmettergliene di bell’e fatti, ma quello di avere fiducia nella loro capacità di costruirseli e di usarli”. Nessun altra riflessione di Gianni Rodari può riassumere meglio di questa l’ intera esistenza e il significato dell’attività pedagogica e letteraria dello scrittore, poeta, maestro e giornalista di Omegna, considerato tra i principali teorici dell’ Immaginazione e dell’ “arte di inventare storie”.
Nato il 23 ottobre 1920 sul lago d’Orta, dai fornai Giuseppe e Maddalena, frequenta le prime quattro classi della Scuola Elementare nel piemontese, per poi trasferirsi nel 1929 a Gavirate , in provincia di Varese, in seguito alla morte del padre per broncopolmonite e alla cessione dell’attività allo zio.
Qui, nel 1931 viene indirizzato agli studi teologici presso il Seminario di San Pietro Seveso,nella provincia milanese, manifestando però insofferenza all’abito talare al punto da abbandonare l’istituto religioso per iscriversi all’Istituto Magistrale. Tuttavia, agli studi da maestro elementare, alterna quelli della musica, prendendo lezioni di violino, che suona in una formazione musicale con cui si esibisce in osterie e in cortili, senza però ottenere il favore della madre, contraria ai suoi interessi artistici.
Quindi, diplomatosi maestro e ,divenuto precettore, fra il 1937 e il 1938, si iscrive alla facoltà di Lingue dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, senza riuscire a completare gli studi, per via dei suoi impegni di lavoro.
Esentato dal servizio militare durante la Seconda Guerra Mondiale, causa una condizione di salute cagionevole, ottiene la cattedra di supplente in una scuola di Uboldo , per poi essere chiamato alle armi nel 1943 dalla Repubblica Sociale Italiana e destinato all’ospedale militare di Baggio.
Segnato dalla morte dei due amici, Nino Bianchi e Amedeo Marvelli, entrambi caduti in Guerra, e dalla deportazione del fratello in un campo di concentramento nazista, nel 1944 ripudia la divisa, entrando nella Resistenza e iscrivendosi al Partito Comunista Italiano.
Poi, nel Dopoguerra e negli anni della Ricostruzione, tornato a Varese, intraprende la carriera giornalistica , scrivendo sul periodico ciclostilato “Cinque punte” e dirigendo “L’Ordine Nuovo”, periodico della Federazione Comunista locale, sul quale , con lo pseudonimo di Francesco Aricocchi, pubblica la trascrizione di leggende popolari e racconti.
Nel 1947 , approdato al quotidiano “L’Unità” di Milano, cura la rubrica “La domenica dei piccoli”, cui pone fine nel 1950 ,quando decide di trasferirsi a Roma, dove fonda e dirige per dieci anni , con la collega Dina Rinaldi, il giornale per ragazzi “Pioniere” , settimanale dell’Associazione Pionieri d’Italia, (sorta di scout comunisti, con sedi nell’entroterra emiliano-romagnolo).
In seguito, scomunicato dal Vaticano per il suo primo libro pedagogico desunto da quell’esperienza: “Il Manuale del Pioniere” e tornato a “L’Unità” per volere del capofila del PCI, Pietro Ingrao, dopo la breve parentesi come fondatore di “Avanguardia”, giornale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, sposa Mariateresa Ferretti, Segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare ,da cui ha la figlia Paola.
Nel 1958, inviato speciale del quotidiano “Paese sera” e autore per la Rai della trasmissione televisiva per l’infanzia “Giocagiò”, dal 1966 al 1969 pubblica per Einaudi ed Editori Riuniti una serie di libri di racconti, romanzi e filastrocche per bambini (“Filastrocche in cielo e in terra”, “Il libro degli errori”, “Favole al telefono”, “Il gioco dei quattro cantoni”, “C’era due volte il barone Lamberto”,”Le avventure di Cipollino” ), aggiudicandosi nel 1970 il Premio Hans Christian Andersen ,riservato alla Letteratura per l’Infanzia.
Raccolte le sue teorie pedagogiche nel volume “Grammatica della Fantasia; introduzione all’arte di inventare storie”, saggio rivolto ad insegnanti , animatori e genitori, nel 1976 fonda insieme con la giornalista Marisa Musu l’associazione Coordinamento Genitori Democratici, onlus impegnata per la costituzione e la difesa di una scuola laica, democratica e antifascista, parte del Forum nazionale delle associazioni dei genitori nella scuola, istituito dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Negli ultimi anni della sua esistenza , prima della scomparsa improvvisa , avvenuta il 14 aprile 1980, a 59 anni,a seguito di uno shock cardiogeno, sopraggiunto per un intervento alla gamba sinistra determinato dall’occlusione di una vena, si dedica a collaborazioni giornalistiche e con cantautori (come Sergio Endrigo), a conferenze nelle scuole, con insegnati e genitori ,e ad attività teatrali , specie nell’ambito del teatro di strada e delle marionette , considerato tramite più immediato di un libro, per raggiungere tutti i bambini, anche quelli indigenti, costretti ad allontanarsi dalla scuola per lavorare. E con lo stesso proposito si interessa anche ai fumetti e ai cartoni animati.
Sì, perché l’opera di Rodari è volta a sovvertire i canoni della Letteratura per l’infanzia che, fino agli anni Cinquanta aveva considerato il bambino come un soggetto cui inculcare dall’alto principi e morale, attraverso racconti e favole. Per lo scrittore di Omegna, invece, le storie fantastiche e le filastrocche sono strumenti di cui dotare i bambini, affinché , in quanto persone intelligenti e acute , elaborino senza condizionamenti la propria idea del mondo, della storia e della società, i cui misfatti (come le guerre e i conflitti sociali) , quindi, non vengono loro celati, ma narrati attraverso invenzioni fantastiche e giochi linguistici, costruiti su rime e assonanze , apparentemente senza senso.
Un racconto però, quello di Rodari, in grado di appassionare e fare presa non solo sui più piccoli,ma anche sugli adulti, superando così gli steccati della banale definizione di: “Letteratura per l’Infanzia”, perché: “Si può parlare degli uomini anche parlando di gatti e si può parlare di cose serie e importanti anche raccontando fiabe allegre. Facciamo il caso del signor Isacco Newton. Ora una volta, se è vero quello che raccontano, stava seduto sotto un albero di mele e gli cadde una mela in testa. Un altro al suo posto, avrebbe detto quattro parole poco gentili e si sarebbe cercato un altro albero per stare all’ombra. Invece il signor Newton comincia a domandarsi: e perché quella mela è caduta all’ingiù? Come mai non è volata all’insù? Come mai non è caduta a destra o a sinistra, ma proprio in basso? Quale forza misteriosa l’attira in basso? Occorre una grande fantasia, una forte immaginazione per essere un vero scienziato, per immaginare cose che non esistono ancora e scoprirle, per immaginare un mondo migliore di quello in cui viviamo e mettersi a lavorare per costruirlo”.
© Riproduzione riservata