Nella giornata di sabato 23 novembre, Papa Francesco, partito dall’aeroporto di Bangkok, è arrivato intorno alle 17:26 (ora locale) a Tokyo per la due giorni giapponese del suo 32° viaggio pastorale, iniziato il 19 novembre. Primo appuntamento della visita nel “Paese del Sol Levante”, il colloquio con i Vescovi della Conferenza episcopale, presso il refettorio della Rappresentanza pontificia, seguito, nei giorni del 24 e del 25 ,dalle tappe di Nagasaki e Hiroshima, nel corso delle quali ha visitato il Parco della Pace, l’Atomic Bomb Hypocenter Park, ipocentro dell’esplosione dell’atomica lanciata il 9 agosto 1945 e il Memoriale della Pace e ha incontrato le vittime del triplice disastro del marzo 2011 (il terremoto di magnitudo 9 , lo tsunami e l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima). A seguire, la visita privata all’Imperatore Naruhito , alle autorità e al Corpo diplomatico, l’incontro con i giovani , la Messa nel palazzo dello sport Tokyo Dome e i colloqui con il primo ministro Shinzo Abe. Infine, martedì 26 novembre, la visita alla Sophia University, retta dai gesuiti ,e il rientro a Roma, alle 17:00, con la consueta conferenza stampa concessa ai giornalisti al seguito.
di Federica Marengo sabato 30 novembre 2019
Dopo la visita di tre giorni in Thailandia, sabato 23 novembre, Papa Francesco è partito dall’aeroporto di Bangkok alla volta di Tokyo per la seconda parte del suo 32° Viaggio pastorale. Arrivato intorno alle 17:26 (ora locale), il Pontefice è stato accolto dal Vice Primo Ministro giapponese, dai Vescovi, dal clero e da un gruppo di studenti delle scuole cattoliche, recanti un messaggio di benvenuto.
Quindi, il primo appuntamento ufficiale con i Vescovi della Conferenza episcopale del Giappone, incontrati nel refettorio della Rappresentanza pontificia, durante il quale ha pronunciato un breve discorso.
“Sono molto contento per il dono di visitare il Giappone e per l’accoglienza che mia avete riservato. Non so se lo sapete , ma fin da giovane ho provato simpatia e affetto per queste terre . Sono passati molti anni da quell’impulso missionario, la cui realizzazione si è fatta attendere. Oggi, il Signore mi offre l’opportunità di essere tra voi come pellegrino missionario sulle orme di grandi testimoni della fede”, ha detto Francesco, ringraziando i Vescovi giapponesi per l’ospitalità e la cura dimostrate nei confronti dei lavoratori stranieri , che costituiscono più della metà dei cattolici del Paese, “Sappiamo che in Giappone la Chiesa è piccola e i cattolici sono una minoranza , ma questo non deve sminuire il vostro impegno per una evangelizzazione che, nella vostra situazione particolare , la parola più forte e più chiara che possa offrire è quella di testimonianza umile, quotidiana e di dialogo con le altre tradizioni religiose”.
Poi, l’invito ad avere particolare cura dei giovani: “Ci sono diversi flagelli che minacciano la vita di alcune persone delle vostre comunità, che sono segnate, per vari motivi, dalla solitudine, dalla disperazione e dall’isolamento. L’aumento del numero di suicidi nelle vostre città, così come il bullismo (ijime) e varie forme di auto esigenza , stanno creando nuovi tipi di alienazione e disorientamento spirituale. Quanto tutto ciò colpisce soprattutto i giovani!. Vi invito a prestare particolare attenzione a loro e ai loro bisogni, a cercare di creare spazi in cui la cultura dell’efficienza , della prestazione e del successo possa aprirsi alla cultura di un amore gratuito e altruista, capace di offrire a tutti, e non solo a quelli “arrivati”, possibilità di una vita felice e riuscita”, seguito da alcune considerazioni sulla su visita a Hiroshima e Nagasaki : “Una Chiesa che ha subito il martirio può parlare con maggiore libertà, specialmente nell’affrontare questioni urgenti di Pace e di Giustizia nel nostro mondo. Presto visiterò Nagasaki e Hiroshima, dove pregherò per le vittime del catastrofico bombardamento di queste due città e mi farò eco dei vostri appelli profetici al disarmo nucleare. Non abbiamo paura di portare avanti sempre, qui e in tutto il mondo, una missione capace di alzare la voce e difendere ogni vita come dono prezioso del Signore. Desidero incontrare coloro che ancora patiscono le ferite di quel tragico episodio della storia umana; come pure le vittime del “triplice disastro”. La loro prolungata sofferenza è un eloquente avvertimento al nostro dovere umano e cristiano di aiutare quanti soffrono nel corpo e nello spirito e di offrire a tutti il messaggio evangelico di speranza, guarigione e riconciliazione. Il male non fa preferenze di persone e non si informa sulle appartenenze , semplicemente irrompe con la sua forza distruttiva , come è accaduto anche di recente con il devastante tifone che ha causato tante vittime e danni materiali. Affidiamo alla misericordia del Signore coloro che sono morti, i loro familiari e tutti coloro che hanno perso la casa e i beni materiali”.
Nella mattinata di domenica 24 novembre, quindi, l’arrivo presso la spianata dell’Atomic Bomb Hypocenter Park di Nagasaki, sotto una pioggia battente, per ricordare quel 9 agosto 1945, quando esplose la bomba atomica, che uccise quaranta mila persone e distrusse la vicina cattedrale cattolica.
Qui, Papa Bergoglio, ha sostato a lungo dinanzi alla stele in memoria degli uccisi, accendendo una candela e pronunciando un discorso franco e netto: “Nagasaki è un luogo che ci rende consapevoli del dolore e dell’orrore che come esseri umani siamo in grado di infliggerci. La Croce bombardata e la statua della Madonna, recentemente scoperta nella Cattedrale di Nagasaki, ci ricordano ancora una volta l’orrore indicibile subito nella propria carne dalle vittime e dalle loro famiglie. La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale. Qui, in questa città, non saranno mai abbastanza i tentativi di alzare la voce contro la corsa agli armenti, con uno spreco si risorse preziose che potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo integrale dei popoli. Nel mondo di oggi , dove milioni di bambini e famiglie vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare, ammodernare , mantenere e vendere armi, sempre più distruttive , sono un attentato continuo che grida al cielo”.
Al termine , l’Angelus davanti al Monumento che ricorda San Paolo Miki e i suoi compagni, martirizzati nel 1597, nel quale ha ricordato quanti “in tante parti del mondo oggi soffrono e vivono il martirio a causa della Fede e ha esortato ad alzare la voce affinché “la libertà religiosa sia garantita a tutti e in ogni angolo del pianeta, contro ogni manipolazione delle religioni , operata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose”.
Nel pomeriggio, la Messa nello Stadio di baseball della città, alla presenza di 35 mila persone, tra cui anche fedeli cinesi e coreani, concelebrata con i Vescovi del Giappone e i membri del seguito papale.
Verso sera, poi, la visita al Memoriale della Pace di Hiroshima, distrutta il 6 agosto 1945, luogo nel quale il Pontefice ha tenuto un discorso, dopo aver ascoltato le testimonianze di due sopravvissute.
“L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale. Ed è anche immorale il possesso delle armi atomiche come ho già detto due anni fa (nel 2017 condannò per la prima volta sia l’uso che il possesso di armi nucleari, compiendo un passo in avanti nella Dottrina Sociale della Chiesa in questo ambito). Saremo giudicati per questo”, ha ammonito Francesco, lanciando i suoi “mai più”, sulla scia di San Paolo VI nel 1965, davanti all’Assemblea generale dell’ONU: “Mai più la guerra, mai più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza!. Venga la pace nei nostri giorni, in questo nostro mondo”.
Quindi, il monito affinché Hiroshima rimanga luogo di memoria, soprattutto per i giovani, e l’ulteriore condanna per il possesso di armi nucleari: “Il possesso delle armi nucleari non è la migliore risposta al desiderio di pace e stabilità che è tra i più profondi del cuore umano. Anzi, alimenta una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia che avvelena le relazioni tra i popoli e impedisce il dialogo. Per questo, un mondo senza armi nucleari è possibile e necessario. Per questo servono leader all’altezza della situazione che coltivino il dialogo diplomatico multilaterale”.
La giornata di lunedì 25 novembre, terza e penultima giornata del 32° viaggio pastorale in Thailandia e Giappone, invece, è iniziata presso l’auditorium del Bellesalle Hanzomon, centro convegni di Tokyo, dove il Santo Padre ha incontrato circa 800 sopravvissuti, per ricordare assieme le 18 mila vittime e i 470 mila sfollarti (50 mila dei quali ancora senza una sistemazione) del “triplice disastro” avvenuto l’11 marzo 2001, quando un terremoto di magnitudo 9 sconvolse la regione di Tohoku, provocando al largo delle coste nord-orientali del Giappone , a circa trenta chilometri di profondità, uno tsunami con onde alte più di 10 metri, che causò la distruzione, dovuta alla forza d’urto, dei generatori si emergenza della centrale nucleare di Fukushima, cui seguirono tre esplosioni nucleari e un incidente di livello 7, il più alto nella scala internazionale.
Francesco ha quindi chiesto di elevare a Dio una preghiera per trovare il coraggio di guardare avanti con speranza e ha rivolto un appello alle persone di buona volontà perché le vittime di queste tragedie continuino a ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno.
A seguire, il colloquio privato, a porte chiuse, nella sala Take no (Sala di bambù) con il neo Imperatore Naruhito, al quale, secondo fonti di Palazzo, dopo aver raccontato che i suoi genitori piansero alla notizia delle bomba atomica su Hiroshima, ha riportato le sue preoccupazioni su temi come: il nucleare, le problematiche ambientali e la questione dell’acqua( possibile movente di una prossima guerra mondiale), essendo il sovrano membro onorario della Commissione mondiale sull’acqua per il XXI secolo.
Poi, terminato l’incontro con le autorità e il corpo diplomatico Francesco ha tenuto l’incontro con i giovani nella Cattedrale di Santa Maria a Tokyo, alla presenza di 900 giovani, che lo hanno accolto con canti e applausi e donandogli un kimono con sopra la sua immagine e il fiore di ciliegio.
A questi ultimi il Papa si è rivolto incoraggiandoli a costruire un futuro basato sulla cultura della fraternità e non sul bullismo.
Quindi, ascoltate quattro testimonianze al riguardo,ha ribadito il suo “basta” a questo male del nostro tempo che è “qualcosa di crudele che ferisce il nostro spirito e la nostra autostima nel momento in cui abbiamo più bisogno di forza per accettarci e affrontare nuove sfide nella vita. A volte, le vittime di bullismo accusano addirittura se stessi di essere degli obiettivi “facili”. Potrebbero sentirsi falliti, deboli e senza valore e arrivare a situazioni molto drammatiche: “Se solo io fossi diverso…”. Paradossalmente, tuttavia, sono i molestatori quelli veramente deboli, perché pesano di poter affermare la propria identità facendo del male agli altri”.
A farne le spese, però, quasi sempre,è chi subisce, arrivando fino al punto di togliersi la vita, come rilevano gli alti tassi di suicidio tra i minorenni in Giappone. Per il Papa, allora “la miglior medicina contro questa epidemia si può trovare solo in se stessi. Non è sufficiente, infatti che le istituzioni educative o gli adulti utilizzino tutte le risorse a loro disposizione per prevenire questa tragedia, ma è necessario che tra amici, tra compagni ci si metta insieme per dire : No!, No al bullismo!. No, all’aggressione verso l’altro! Questo è male!. Non esiste un’arma più grande per difendersi da queste azioni di quella di alzarsi tra compagni e amici e dire: “Quello che stai facendo , il bullismo, è una cosa grave”.
Dunque, il Papa ha invitato sia i giovani che gli adulti, fra i 500 mila fedeli presenti alla Messa per il dono della vita al Tokyo Dome, a seguire la via della fraternità, perché: “Qui, in Giappone, in una società con un’economia molto sviluppata non sono poche le persone socialmente isolate , che restano ai margini, incapaci di comprendere il significato della vita e della propria esistenza. Casa, scuola e comunità , destinate a essere luoghi dove ognuno sostiene e aiuta gli altri, si stanno sempre più deteriorando a causa dell’eccessiva competizione nella ricerca del guadagno e dell’efficienza. Quetse troppe esigenze e preoccupazioni tolgono la pace e l’equilibrio e molte persone si sentono confuse e inquiete, sono oppresse. Attenzione, perché gli atteggiamenti mondani, che cercano e perseguono solo il proprio tornaconto o beneficio in questo mondo, e l’egoismo che pretende la felicità individuale, in realtà ci rendono solo sottilmente infelici e schiavi, oltre ad ostacolare lo sviluppo di una società veramente armoniosa e umana. La ricerca assillante della competitività rischia di incatenare l’anima. La ricerca di una vita nuova potrebbe vedersi soffocata e indebolita quando restiamo prigionieri del circolo vizioso dell’ansietà e della competitività o quando concentriamo tutta la nostra attenzione e le nostre migliori energie nella ricerca assillante e frenetica della produttività e del consumismo come unico criterio per misurare e convalidare le nostre scelte o definire chi siamo e quanto valiamo…Quanto opprime e incatena l’anima l’affanno di credere che tutto possa essere prodotto , conquistato e controllato!”.
In conclusione, poi, Bergoglio è tornato sul tema del disarmo ,chiedendo di trovare soluzione ai conflitti nel dialogo ,“unica arma degna dell’essere umano, capace di garantire una pace duratura” e dicendosi convinto “della necessità di affrontare la questione nucleare a livello multilaterale, promuovendo un processo politico e istituzionale in grado di creare un consenso e un’azione internazionali più ampi, e ha auspicato che i Giochi Olimpici e paralimpici che si terranno in Giappone l’anno prossimo servano da “stimolo per far crescere uno spirito di solidarietà che superi i confini nazionali e regionali e cerchi il bene di tutta la nostra famiglia umana e per promuovere contatti personali nei settori dell’istruzione, della cultura, dello sport e del turismo, sapendo che questi possono contribuire notevolmente all’armonia, alla giustizia, alla solidarietà e alla riconciliazione, che sono il cemento della costruzione della pace”.
A finire, l’intensa giornata, il colloquio privato con il primo ministro Shinzo Abe, tenutosi a Kantei, nel quale , secondo quanto riferito da fonti della Chiesa locale, tra le atre questioni, il Pontefice avrebbe trattato quella della pena di morte (altra problematica assi rilevante in Giappone).
L’ultimo giorno in Giappone, martedì 26 novembre, Papa Bergoglio, ha celebrato una Messa presso la Sophia University di Tokyo, istituto retto dai gesuiti, al termine della quale si è congedato ringraziando il popolo giapponese per l’accoglienza e inviando un telegramma all’imperatore Naharuito poco dopo essere salito a bordo del velivolo che dalla capitale del Giappone lo ha ricondotto all’aeroporto di Fiumicino, a Roma, alle 16:13.
Durante il volo di ritorno, nella consueta conferenza stampa per i giornalisti al seguito, sollecitato dalle domande, il Papa ha toccato vari argomenti: dalla crisi di Honk Kong, per cui ha invocato pace e dialogo, alle rivolte che infiammano l’America Latina (causata da “governi deboli, che non sono riusciti a mettere ordine e pace dentro”)passando per il desiderio di visitare la Cina e Pechino e per la corruzione in Vaticano (“Lecito investire l’Obolo di San Pietro, ma diversificando e in modo morale. E’ la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro e non da fuori. Il sistema di controllo, avviato da Benedetto XVI sta funzionando”), e ha annunciato l’inserimento nel Catechismo del No alle armi nucleari e il progetto di un’enciclica sulla non violenza.
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