di Federica Marengo giovedì 6 giugno 2024
-Nella giornata di ieri, la Presidente del Consiglio Meloni si è recata in Albania , con il ministro dell’Interno Piantedosi per visitare insieme con il Primo ministro albanese Rama le strutture previste dal protocollo di collaborazione Italia-Albania in materia migratoria, firmato lo scorso novembre.
La Premier e il suo omologo hanno fatto un sopralluogo dell’area situata nell’entroterra, presso l’ex aeroporto di Gjader, dove è stata realizzata la struttura per l’accertamento dei requisiti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all’ingresso e alla permanenza nel territorio italiano.
Al termine della visita, la Presidente del Consiglio Meloni e il Premier Rama si sono trasferito al porto di Shengjin, nell’altra struttura per i migranti appena ultimata, dove hanno rilasciato delle dichiarazioni congiunte alla stampa.
Qui, il Premier Rama ha risposto alle critiche e alle accuse mossegli per aver sottoscritto il Patto con il Governo italiano , dicendo: “Non c’è nessuna mafia albanese, è un concetto usato per gettare fango sull’Albania. Noi aiutiamo l’Italia con il cuore. Siamo fieri di aiutare l’Italia”.
La Presidente Meloni, poi, presa la parola, ha ringraziato il Primo Ministro Rama e tutto il popolo albanese “per aver offerto il loro aiuto all’Italia”, stringendo con l’Italia un “Accordo di grande respiro europeo”.
Quindi, la Premier ha evidenziato: “come si sia assistito a una campagna denigratoria”, nella quale “ l’Albania è stato definito quasi un narco Stato: qualcosa non torna, perché, in tutti i casi precedenti, l’Albania era stato visto come un Paese che aveva grande voglia di entrare a far parte della famiglia europea. L’ultima volta è accaduto durante l’emergenza Covid, quando il governo albanese inviò 30 medici e infermieri in Lombardia, nell’epicentro dell’epidemia. Ma voglio dire a Rama, se lo può consolare, che il bersaglio non è lui , che gli italiani capiscono, sono riconoscenti, sono riconoscenti al Governo, sono riconoscenti al popolo albanese per questo altro sforzo importante di amicizia che sta facendo per darci una mano”.
Poi, la Premier Meloni ha spiegato: “Quando l’estate scorsa io sono venuta qui in Albania e ho iniziato a discutere con il Primo Ministro Rama di questo accordo, noi siamo partiti da alcune considerazioni di fondo. La prima di queste considerazioni – come diceva anche Edi – è che l’immigrazione irregolare di massa è un fenomeno che chiaramente l’Unione europea e gli Stati membri della Ue non possono affrontare da soli. Da questo punto di vista riteniamo che la collaborazione anche degli Stati Ue con gli Stati – speriamo per poco tempo – ancora extra-Ue sia fondamentale, e che sia importante lavorare tutti insieme per rilanciare e rafforzare quella cooperazione. Allora, Italia e Albania hanno lavorato insieme a questo Accordo che fa esattamente questo e che si pone sostanzialmente tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani; prevenire i flussi migratori irregolari; accogliere in Europa solamente chi ne ha davvero diritto, chi ha davvero diritto alla protezione internazionale. Con questo Accordo l’Albania, come voi sapete, ha dato la possibilità all’Italia di utilizzare alcune aree demaniali albanesi, Shengjin – che è dove ci troviamo oggi – e l’area di Gjader – tra Lezha e Scutari -, nelle quali l’Italia sta realizzando due strutture dove gestire l’ingresso e l’accoglienza temporanea degli immigrati che vengono intercettati in mare. Si tratta, come ho detto molte volte, di un accordo estremamente innovativo. Quando noi lo abbiamo sottoscritto, forse lo ricorderete, mi sono augurata che potesse diventare un modello e oggi possiamo dire con orgoglio che lo sta diventando, se è vero come è vero, che qualche settimana fa circa quindici Nazioni europee su ventisette, quindi la maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea, ha sottoscritto e ha inviato un appello alla Commissione europea sull’immigrazione per chiedere, tra le altre cose, che l’Unione segua il modello italiano dell’Accordo con l’Albania. Perfino la Germania, anche essa a guida socialista, ha dichiarato attraverso le parole del suo Ministro dell’Interno di seguire con interesse questo Accordo. Allora noi, chiaramente forti di questa attenzione che ci arriva anche dai nostri partner internazionali, oggi, a sette mesi dalla firma dell’Accordo, siamo qui per annunciare il completamento della prima struttura, quella nella quale ci troviamo, di Shengjin. La struttura nella quale ci troviamo assolverà le funzioni tipiche dei centri di prima accoglienza, cioè gli hotspot, che chiaramente ci sono anche in Italia, che sono dedicati ai migranti che vengono soccorsi e sbarcati. Qui quindi si effettua, per capirci, lo screening sanitario, l’identificazione, il fotosegnalamento, la formalizzazione della domanda di protezione internazionale. Al porto di Shengjin potranno sbarcare, come pure abbiamo già detto, solamente migranti salvati in acque internazionali da navi italiane, mentre non saranno portati in Albania soggetti vulnerabili, ovvero minori, donne, anziani, persone fragili. L’altra struttura, quella di Gjader, che è in via di completamento, avrà invece tre diverse finalità. Sarà la struttura dove verranno espletate le procedure accelerate di frontiera che, come voi sapete, devono essere completate in massimo 28 giorni e prevedono: l’udienza di convalida; l’esame della domanda di protezione internazionale da parte della Commissione d’asilo, che avverrà da remoto; la decisione su eventuali ricorsi. I migranti che potranno essere sottoposti alla procedura accelerata saranno quelli provenienti dai cosiddetti Paesi di origine sicuri, elenco che di recente – come pure sapete – il Governo ha ampliato e che ora comprende anche Bangladesh, Camerun, Colombia, Egitto, Perù e Sri Lanka. E quindi ampliamento che consente di aumentare la platea dei migranti che potranno essere condotti in Albania invece che in Italia.
Voglio anche ricordare sul tema delle procedure accelerate di frontiera, che in forza del nuovo patto di migrazione e asilo, queste procedure diventeranno obbligatorie in tutta l’Unione europea. Ricordo anche che l’Unione europea, nella revisione del bilancio pluriennale, ha inserito un apposito stanziamento per facilitare proprio queste procedure accelerate e quindi, rispetto al racconto che si fa di violazione dello Stato di diritto e amenità varie, la realtà è ben altra.
La struttura di Gjader avrà anche funzioni di C.P.R. e quindi a Jader verranno trattenuti migranti ai quali è stata negata la protezione internazionale, quindi che non hanno titolo a entrare in Italia, in Europa, in attesa del rimpatrio e all’interno della struttura ci sarà anche un’area dedicata alla detenzione dei migranti che dovessero commettere reati all’interno dei centri. La giurisdizione di questi centri sarà italiana, il personale che opererà all’interno sarà italiano, l’ordine pubblico all’interno dei centri sarà assicurato dalla polizia italiana. Il governo albanese assicura invece la collaborazione con le sue forze di polizia per la sicurezza e la sorveglianza esterna della struttura”.
A seguire, la Presidente Meloni ha reso noto che “Il complesso dei due centri sarà operativo dal 1 agosto del 2024”, replicando alle obiezioni dei parlamentari delle Opposizioni circa il “ritardo sui tempi di operatività dei centri”, che “è un po’ curioso perché prima ci accusano di voler creare Guantánamo e poi si lamentano per i tempi di costruzione di Guantánamo, ma insomma, c’è una lucida coerenza anche in questo. Il punto è che noi qui vogliamo fare le cose per bene anche perché se quello che qui abbiamo immaginato funzionerà – e funzionerà -, allora noi avremo inaugurato una fase completamente nuova nella gestione del problema migratorio. L’Accordo potrebbe essere replicabile in molti Paesi, potrebbe diventare una parte nella soluzione strutturale dell’Unione europea. Questo lo capiamo noi e lo capiscono ovviamente anche i sostenitori dell’immigrazione incontrollata che non a caso concentrano su questo progetto una posizione decisa e feroce. Abbiamo molti occhi puntati addosso, vogliamo riuscire. Quindi un obiettivo del genere val bene due mesi di ritardo, se necessario – che poi sono dovuti soprattutto alla natura del terreno di Jader, che ha richiesto interventi di rafforzamento che non avevamo previsto -, soprattutto a fronte di un problema che si trascina dal 1991 e che nell’ultimo decennio non ha mai visto soluzioni davvero efficaci. Questa finalmente può esserlo per quello che riguarda chiaramente la gestione dei migranti che attraversano il mare per arrivare in Europa, perché poi noi abbiamo dall’altra parte tutto il tema degli Accordi con i Paesi del Nord Africa. Per capire la portata di quello di cui sto parlando, dal 1 gennaio del 2024 in Italia sono arrivate dai cosiddetti “Paesi sicuri” oltre 11.000 persone. Con una stima prudenziale – immaginando che di queste 11.000 persone i soggetti vulnerabili siano almeno la metà – se i centri fossero stati già funzionanti noi avremmo potuto condurre in Albania 5.500 migranti. Con la ricettività attuale i centri avrebbero permesso di ospitare tutte queste persone”.
Ancora, la Premier ha continuato a illustrate i termini dell’Accordo: “La gestione dei servizi poi è stata affidata tramite procedura negoziata dalla Prefettura di Roma alla società Medihospes Cooperativa Sociale, che già gestisce numerosi centri di accoglienza in tutta Italia. Il trasporto sarà curato da navi governative italiane – Marina, Capitanerie di Porto, Guardia di Finanza. Da settembre sarà anche noleggiato un traghetto che potrà funzionare da hotspot flottante. Il Ministero dell’Interno, come pure sapete, ha pubblicato una manifestazione di interesse per la aggiudicazione del servizio al costo di 13,5 milioni di euro. Il ricorso al noleggio di navi private è una misura cautelare che dipende chiaramente dalla situazione internazionale, dalle tensioni nel Mediterraneo, dalle tensioni del Mar Rosso, che non rendono certo il fatto di poter contare per quel periodo sulle navi della Marina Militare”.
In merito ai costi, la Presidente del Consiglio Meloni ha evidenziato: “Complessivamente i fondi assegnati per l’attuazione del protocollo ammontano a 670 milioni di euro per cinque anni, quindi 134 milioni di euro l’anno. 134 milioni per i centri qui in Albania corrispondono al 7,5% delle spese connesse all’accoglienza dei migranti sul territorio nazionale. E noi siamo convinti che queste risorse non siano da considerarsi un costo aggiuntivo per due ragioni. Punto primo, perché i migranti che verranno condotti qui in Albania avrebbero comunque dovuto essere accolti in Italia, dove costano, segnalo. Punto secondo, perché noi riteniamo che l’elemento di maggiore utilità di questo progetto sia che può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza per i migranti illegali decisi a raggiungere l’Italia e l’Europa, oltre ovviamente a un efficace mezzo di contrasto delle reti di trafficanti, perché lì sì ci sono dei trafficanti che noi cerchiamo di combattere. Che vuol dire anche portare a un contenimento dei costi. Ricordo che nei primi cinque mesi di quest’anno i flussi di migranti illegali che sono sbarcati in Italia sono diminuiti di quasi il 60%, quindi c’è stato già un contenimento dei costi. Chiaramente con la deterrenza rappresentata anche da un progetto come questo, noi consideriamo di abbattere quei costi ancora di più e quindi non stiamo spendendo risorse aggiuntive, stiamo facendo un investimento.
Al netto di questo, facendo un rapido calcolo, con l’attuale capienza di questi centri a pieno regime, considerando i migranti che non vengono accolti in Italia, in Italia risparmieremo 136 milioni di euro. Cioè il costo dei migranti che possono essere accolti qui in Italia vale 136 milioni di euro”.
Infine, ringraziando il Premier Rama e i suoi Ministri, i Ministri del Governo, il Ministro Piantedosi, il Ministro Tajani, il Ministro Crosetto, il Genio Militare, tutte le amministrazioni dello Stato coinvolte, l’Ambasciatore a Tirana ,Bucci e tutte le forze dell’ordine, ha sottolineato: “Ancora una volta con questo Accordo l’Albania si conferma non solo una Nazione amica dell’Italia – noi siamo il primo partner commerciale, il nostro interscambio vale il 20% del PIL albanese, tra le nostre comunità ci sono intensi rapporti culturali, sociali, come dimostra anche il fatto che il Primo Ministro parli italiano quasi meglio di me , ma anche una Nazione amica dell’Italia e una Nazione amica dell’Unione europea. La verità è che l’Albania già si comporta come se fosse uno Stato membro dell’Unione europea anche se formalmente non lo è, e fa scelte perfettamente in linea con quei principi di solidarietà e di cooperazione che sono alla base della famiglia europea. L’Italia, non a caso, è da sempre uno dei maggiori sostenitori dell’ingresso dell’Albania nell’Unione europea e più in generale una delle Nazioni che più hanno investito nel rapporto con i Balcani occidentali”.
Critiche sull’Accordo dell’Italia con l’Albania, sono state espresse dalle Opposizioni, a partire dal Pd, con la segretaria Schlein che ha commentato: “Uno spot elettorale da quasi un miliardo. Quei soldi potevano essere usati per la Sanità pubblica , invece si utilizzano per fare propaganda e nell’intero decreto sulle liste d’attesa negli ospedali non si mette nemmeno un euro”.
Critico anche il M5S, con il Presidente Conte , che ha dichiarato: “Un Governo che spende 800 milioni per fare propaganda e non investe per medici e infermieri”, seguito dal leader di Azione, Calenda che ha detto: “Quella dell’Albania è una sceneggiata senza senso; i migranti saranno 6000 su 160 mila arrivati l’anno scorso e costano quasi 140 euro l’uno al giorno, sei volte quello che costano in Italia. Si tratta di triste campagna elettorale”.
Quindi dal Pd , ma anche da AVS, è arrivata la proposta di rivedere la Legge Bossi-Fini sull’emigrazione. Tutte le Opposizioni poi hanno espresso solidarietà al segretario di +Europa Magi, recatosi in Albania per contestare l’Accordo e che , fuori dalla struttura al porto di Shenjin in cui si è svolta la conferenza stampa della Presidente Meloni e del Premier Rama, è stato prima bloccato dalla security albanese e poi “liberato” grazie all’intervento della Presidente del Consiglio Meloni.
In serata, poi, la Premier Meloni, tornata in Italia, ha rilasciato al giornalista e conduttore Enrico Mentana un’intervista al telegiornale di La7 nel corso della quale ha toccato vari temi, partendo dalla campagna elettorale per le elezioni Europee e dalla differenza tra trovarsi all’Opposizione ed essere al governo , in merito a cui ha detto: “C’è una costante tra i due ruoli: dire sempre la verità. I cittadini sono molto più intelligenti di come qualcuno li racconti e lo capiscono. Io oggi dico le stesse cose di quando stavo all’Opposizione”.
Poi, su Lavoro e salari, la Presidente del Consiglio ha rivendicato i progressi fatti, evidenziando sulla questione dei salari bassi: “E’ un problema che in Italia si trascina da anni. Per questo noi appena arrivati abbiamo concentrato tutte le poche risorse che c’erano a rafforzare i redditi delle famiglie. L’Istat dice che da ottobre 2023 i salari hanno ricominciato a crescere più dell’inflazione, nel 2023 sono cresciuti del 3%. È un cambio di passo. Non si può pensare che in una anno risolviamo la situazione, ma si è invertita la tendenza. Vuol dire che spendere risorse sulle cose più importanti invece di gettarle dalla finestra dà i suoi frutti”.
Ancora, riguardo alle considerazioni del governatore della Banca d’Italia Panetta sulla necessità di un ingresso di un numero maggiore di immigrati regolari di quelle che sono le stime dell’Istat per la mancanza di lavoratori/lavoratrici e di manodopera, la Premier ha risposto: “Fermo restando che noi siamo il primo governo che ha fatto un decreto flussi triennale, quindi non di anno in anno, si figuri se non capisco questo problema, però i dati non dicono questo. Almeno non quelli che io ho reso pubblici ieri, perché quando noi abbiamo fatto il decreto flussi, particolarmente quello triennale, abbiamo previsto anche un sistema di monitoraggio di questi flussi. I dati che sono emersi e ho denunciato ieri sono obiettivamente raccapriccianti. Dicono, punto primo, che in alcune regioni, in una in particolare, la Campania, c’è una richiesta esorbitante di ingressi per motivi di lavoro rispetto a quello che il tessuto produttivo locale può drenare, può raccogliere”.
Riguardo alla Sanità, la Presidente del Consiglio Meloni ha poi replicato alle critiche mosse dalle Opposizioni al Dl sui tagli alle liste d’attesa, a loro dire “privo di risorse”, dicendo: “Le Opposizioni fanno il loro lavoro, ma per quanto riguarda le risorse non è vero: questo è il governo che ha messo sul fondo sanitario più soldi in assoluto, 134 miliardi non erano mai stati messi da nessuno, in più 500 milioni per le liste di attesa, altri 750 milioni con la revisione del Pnrr e abbiamo stanziato altri 500 milioni con questo decreto nelle regioni del Sud per comprare i macchinari”.
Poi, sulle polemiche del 2 giugno di un parlamentare della Lega riguardo al messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella ai Prefetti in cui il capo dello Stato , in un passaggio, parlava di “sovranità dell’Europa”, la Presidente Meloni ha risposto: “Io non lo avrei fatto, non sono d’accordo. Però è anche legittimo criticare, poi sono contenta che Salvini abbia detto una parola chiara su questo; da una parte è legittimo criticare, dall’altra io non avrei fatto quella critica. Soprattutto perché, pur nella critica legittima , questa è avvenuta il giorno della festa della Repubblica. E noi abbiamo fatto la nostra manifestazione alle due del pomeriggio del 1° giugno proprio per evitare polemiche”, precisando però: “Le lezioni dalla sinistra anche no, non mi pare che in passato si siano fatti problemi sul rispetto dei ruoli istituzionali. Eviterei questo continuo tirare la giacchetta al Presidente della Repubblica anche sulla riforma del Premierato”.
Infine, sulla guerra in Ucraina, ha detto: “Premesso che la campagna elettorale non aiuta, questioni del genere sono troppo serie per essere per essere semplificate. L’Italia è contraria all’uso di armi per colpire il territorio russo, bisogna continuare ad aiutare il sistema di difesa anti-aerea di Kiev”, mentre per la guerra in Medio Oriente, “bisogna mantenere i canali di dialogo per favorire la soluzione dei “due popoli , due Stati””.
Stamane, invece, si è svolta a Palazzo Chigi la conferenza stampa di presentazione della nuova carta “Dedicata a Te” 2024 , alla presenza del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Lollobrigida , della Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Calderone (in videocollegamento), della Viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Bellucci, e del Presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Gabriele Fava.
La carta “Dedicata a te”, già introdotta nel 2023, con un importo aumentato quest’anno a 500 euro (rispetto ai precedenti 460), è destinata alle famiglie residenti in Italia, iscritte all’anagrafe comunale, con un Isee non superiore a 15mila euro e non titolari di altre misure di sostegno al reddito, per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità ( sono state introdotte nuove categorie di acquisto come prodotti Dop e Igp, ortaggi surgelati prodotti da forno tonno e carne in scatola), ma anche carburanti o in alternativa abbonamenti ai mezzi di trasporto pubblico locale.
Il ministro Lollobrigida, nel corso della conferenza stampa, ha ricordato che “Saranno stati stanziati 676 milioni , con un aumento di 40,3euro, e 30mila beneficiari i più, per un totale di 1.330.000” e che “Il 4 giugno è stato firmato il decreto ministeriale che avvia la misura e tutti i beneficiari avranno la disponibilità della carta entro settembre”.
Pertanto, la card non sarà utilizzabile immediatamente, in quanto , entro un mese dalla pubblicazione del decreto , l’Inps fornirà ai Comuni gli elenchi dei beneficiari, che potranno ritirarla presso gli uffici postali abilitati al servizio.
In ultimo, il ministro Lollobrigida ha spiegato che a ciascun Comune è assegnata una quota pari al 50% del numero totale di carte, ripartita in proporzione alla popolazione residente, mentre il restante 50% è distribuito in base alla distanza tra il valore del reddito pro capite medio di ciascun Comune ed il valore del reddito pro capite medio nazionale, ponderata per la rispettiva popolazione.
In serata, la Premier Meloni ha pubblicato sui suoi profili social un videomessaggio nel quale ha parlato della misura, spiegando: “Dal giorno in cui sono diventata Presidente del Consiglio la mia priorità è sempre stata una soltanto: lavorare per aiutare le famiglie, sostenere in particolare le famiglie più fragili, le famiglie in difficoltà. Famiglie che per far fronte alle spese di tutti i giorni si sono dovute confrontare in questi anni con un nemico in più, che era l’inflazione. È la ragione che ha spinto il Governo a concentrare gran parte delle risorse disponibili in misure di carattere redistributivo e a sostegno dei redditi più bassi, così da dare un aiuto concreto a coloro che ne avevano più bisogno. Lo abbiamo fatto tagliando i contributi a carico dei lavoratori dipendenti, azzerandoli per le mamme lavoratrici dipendenti con almeno due figli, riducendo l’IRPEF, abbassando le tasse sui premi di produttività fino a 3000 euro e alzando la soglia di detassazione del cosiddetto beneficio marginale, che i datori di lavoro possono dare ai lavoratori, con un occhio di favore a quei lavoratori che hanno figli a carico. Ma lo abbiamo fatto anche aumentando le pensioni minime, indicizzando pienamente quelle fino a quattro volte il minimo INPS, con un’iniziativa che è stata molto apprezzata dalle famiglie, che è la Carta “Dedicata a te”. È una carta che permette alle famiglie, con un reddito ISEE fino a 15.000 euro, di avere un plafond a disposizione da poter spendere per l’acquisto di genero di prima necessità, alimentari, carburanti, abbonamenti del trasporto pubblico locale. È un’iniziativa che il Governo ha deciso di confermare e rifinanziare anche aggiungendo maggiori risorse. Destiniamo alla carta 600 milioni di euro e questo ci consente di raggiungere due obiettivi a cui tenevamo particolarmente: alzare il plafond a 500 euro e allargare la platea dei beneficiari. Ma questa carta ci consente anche di ottenere un altro scopo, che è sostenere le filiere produttive italiane. È un’iniziativa frutto di un grande lavoro di squadra. Desidero ringraziare non solo tutti i Ministri che hanno lavorato su questa iniziativa, a partire dal Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, ma anche i Comuni, l’INPS, Poste Italiane, la filiera agroalimentare nel suo complesso, oltre ovviamente agli esercenti e alla distribuzione. Un grande lavoro di sistema, un lavoro corale che ci consente oggi di confermare questo piccolo ma decisivo aiuto ulteriore per le famiglie più fragili ed esposte all’inflazione. Dal giorno in cui sono diventata Presidente del Consiglio la mia priorità è sempre stata una soltanto: lavorare per aiutare le famiglie, sostenere in particolare le famiglie più fragili, le famiglie in difficoltà. Famiglie che per far fronte alle spese di tutti i giorni si sono dovute confrontare in questi anni con un nemico in più, che era l’inflazione. È la ragione che ha spinto il Governo a concentrare gran parte delle risorse disponibili in misure di carattere redistributivo e a sostegno dei redditi più bassi, così da dare un aiuto concreto a coloro che ne avevano più bisogno. Lo abbiamo fatto tagliando i contributi a carico dei lavoratori dipendenti, azzerandoli per le mamme lavoratrici dipendenti con almeno due figli, riducendo l’IRPEF, abbassando le tasse sui premi di produttività fino a 3000 euro e alzando la soglia di detassazione del cosiddetto beneficio marginale, che i datori di lavoro possono dare ai lavoratori, con un occhio di favore a quei lavoratori che hanno figli a carico. Ma lo abbiamo fatto anche aumentando le pensioni minime, indicizzando pienamente quelle fino a quattro volte il minimo INPS, con un’iniziativa che è stata molto apprezzata dalle famiglie, che è la Carta “Dedicata a te”. È una carta che permette alle famiglie, con un reddito ISEE fino a 15.000 euro, di avere un plafond a disposizione da poter spendere per l’acquisto di genero di prima necessità, alimentari, carburanti, abbonamenti del trasporto pubblico locale. È un’iniziativa che il Governo ha deciso di confermare e rifinanziare anche aggiungendo maggiori risorse. Destiniamo alla carta 600 milioni di euro e questo ci consente di raggiungere due obiettivi a cui tenevamo particolarmente: alzare il plafond a 500 euro e allargare la platea dei beneficiari. Ma questa carta ci consente anche di ottenere un altro scopo, che è sostenere le filiere produttive italiane. È un’iniziativa frutto di un grande lavoro di squadra. Desidero ringraziare non solo tutti i Ministri che hanno lavorato su questa iniziativa, a partire dal Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, ma anche i Comuni, l’INPS, Poste Italiane, la filiera agroalimentare nel suo complesso, oltre ovviamente agli esercenti e alla distribuzione. Un grande lavoro di sistema, un lavoro corale che ci consente oggi di confermare questo piccolo ma decisivo aiuto ulteriore per le famiglie più fragili ed esposte all’inflazione”
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