di Federica Marengo lunedì 15 maggio 2023
-Nella mattinata di oggi sono state presentate a Bruxelles, dal Commissario UE agli Affari economici, Gentiloni ,le previsioni economiche di primavera della Commissione europea.
Secondo le stime dell’esecutivo UE, in Italia, nel 2023, il Pil crescerà dell’1,2% (rispetto allo 0,8% indicato nelle previsioni invernali di febbraio) e nel 2024 dell’1,1% (rispetto all’1% delle revisioni precedenti), mentre la disoccupazione si attesterà in calo al 7,8% nel 2023 e del 7,7% nel 2024. Il deficit pubblico dovrebbe calare al 4,5% nel 2023 e al 3,7% nel 2024 e il debito rimanere stabile, segnando il 140,4% nel 2023 e il 140,3% nel 2024.
Quindi, in merito alle stime previste per l’Italia , il Commissario all’Economia, Gentiloni ha spiegato: “Credo che per l’Italia sia interessante che nell’anno in corso noi proiettiamo la crescita più alta tra le tre maggiori economie europee. Credo questo non avvenga da molto tempo. L’Italia ha avuto una crescita negli ultimi tre anni del 12%, molto significativa. Certamente è successiva alla crisi del -9% durante la pandemia ma la crescita è stata molto significativa”, ha commentato Gentiloni. “Il rallentamento che noi prevediamo è diverso dalla proiezione del Governo, è una diversità dettata dal fatto che alcuni aspetti di politica espansiva che il governo considera non sono definiti nei contorni e non possiamo tenerne conto e noi prevediamo un livello di investimenti meno favorevole rispetto a quello italiano. Ma non vedo una connotazione negativa per queste previsioni che sono incoraggianti per l’Italia”.
Quanto alle stime dell’Eurozona, la Commissione europea, grazie a un inizio 2023 migliore del previsto, ha rialzato le stime di crescita per l’anno in corso all’1,1%, rispetto allo 0,9% previsto nelle stime invernali di febbraio e all’1,6% per il 2024 , rispetto all’1,5%.
Per la Ue, invece, la crescita è attesa per il 2023 all’1% , rispetto allo 0,8% previsto a febbraio , e all’1,7% nel 2024, rispetto all’1,6% delle previsioni invernali.
Al riguardo, il Commissario Gentiloni, ha evidenziato: “L’economia dell’Ue ha evitato la recessione. Si è espansa nel primo trimestre e continuerà a crescere moderatamente. I fattori chiave alla base di questa previsione vanno in direzioni opposte da un lato, il calo dei prezzi dell’energia e la tenuta del mercato del lavoro e, dall’altro, l’inasprimento delle condizioni finanziarie. L’inflazione complessiva si sta riducendo rapidamente, ma l’inflazione core , quella che esclude le componenti dell’energia e degli alimenti non lavorati , rimane elevata. Nel 2023 , la crescita dovrebbe raggiungere l’1% nell’Ue e l’1,1% nell’area dell’euro. Quindi nessuna recessione, ma una crescita contenuta. Nel 2024 la crescita dovrebbe rafforzarsi. Si prevede che la moderazione dell’inflazione, la continua espansione dell’occupazione e la forte crescita dei salari aumenteranno i redditi reali disponibili delle famiglie, portando a una ripresa dei consumi privati. Gli investimenti dovrebbero essere sostenuti dalla Rrf, nonostante l’impatto ritardato dell’inasprimento della politica monetaria. La forte crescita delle importazioni, in linea con il rafforzamento della domanda interna, riduce il contributo della domanda esterna alla crescita. La crescita annuale complessiva del Pil è prevista all’1,7% nell’Ue, 1,6% nell’area dell’euro .Il rapporto tra debito e Pil dell’Ue è sceso all’85% nel 2022, dal massimo storico del 92% nel 2020. Si prevede che scenderà ulteriormente al di sotto dell’83% del Pil nel 2024, ma rimarrà al di sopra del livello pre-Covid di circa il 79% nel 2019. Nell’area dell’euro, dove il debito ha raggiunto il picco del 99% del Pil nel 2020, si prevede che scenderà appena sotto il 90% nel 2024. La forte crescita del Pil nominale e la riduzione dei costi delle misure di emergenza legate alla pandemia hanno favorito l’ulteriore riduzione del disavanzo pubblico dell’Ue nel 2022, al 3,4% del Pil (3,6% nell’area dell’euro) nonostante le consistenti misure di sostegno all’energia. Nel 2023 e soprattutto nel 2024, la graduale eliminazione delle misure di sostegno all’energia dovrebbe portare a un’ulteriore riduzione del deficit nell’Ue, rispettivamente al 3,1% e al 2,4% del Pil (3,2% e 2,4% nell’area dell’euro)”.
Riguardo al PNRR, poi, il Commissario UE all’Economia, Gentiloni ha chiarito: “L’assorbimento del Piano è destinato ad accelerare quest’anno e il prossimo. L’ assorbimento delle sovvenzioni del Pnrr dovrebbe aumentare dallo 0,3% del Pil nel 2022 a circa lo 0,4% del Pil sia nel 2023 che nel 2024. Nel periodo 2021-24, la spesa finanziata dalle sovvenzioni del Pnrr dovrebbe essere superiore al 3,5% del Pil in Spagna e Grecia, superiore al 3% in Croazia e Portogallo, intorno al 2,5% in Slovacchia e Italia, intorno al 2% in Lettonia, Bulgaria e Romania, vicina o superiore all’1,5% in Lituania, Polonia, Ungheria, Cipro e Cechia, e superiore all’1% in Slovenia, Malta, Estonia e Francia; tali proiezioni si basano sul calendario previsto per le tappe e gli obiettivi stabiliti nelle decisioni di esecuzione del Consiglio e non devono essere considerate come un pregiudizio alla nostra valutazione del raggiungimento di tali obiettivi”.
Tuttavia, per Gentiloni e per la Commissione UE, “Resta il nodo dei finanziamenti e l’impatto sull’economia”, in quanto “L’inasprimento delle condizioni di finanziamento è destinato a pesare sull’attività economica nell’orizzonte di previsione. Rispetto alle nostre precedenti previsioni ,le aspettative del mercato puntano a un aumento dei tassi, anche se i mercati si aspettano ancora che la Bce sia vicina alla fine del suo ciclo di inasprimento del credito. L’ inasprimento delle condizioni monetarie si ripercuote sul canale del credito, con un aumento dei costi di finanziamento e un rallentamento dei flussi di credito alle imprese e alle famiglie. L’accresciuta percezione del rischio da parte delle banche dopo le turbolenze con Svb e il Credit Suisse sta probabilmente contribuendo all’inasprimento degli standard di prestito. Ciò significa che il credito non solo è più costoso, ma anche più difficile da accedere. Allo stesso tempo, l’aumento dei tassi di interesse sta portando a un calo della domanda di prestiti”.
Inoltre, aumentano i rischi sulle previsioni economiche: “La bilancia sui rischi delle previsioni economiche della Commissione europea, però, si è nuovamente inclinata verso il basso. E mentre le proiezioni di base per l’economia dell’Ue non sono cambiate sostanzialmente rispetto alle nostre previsioni invernali, i rischi al ribasso sono aumentati. Le pressioni sui prezzi di fondo potrebbero risultare più persistenti se i salari dovessero accelerare più di quanto attualmente previsto e senza un adeguamento dei margini di profitto. Un’inflazione di fondo più alta del previsto porterebbe a una reazione più forte della politica monetaria, con ampie ramificazioni macroeconomiche per gli investimenti e i consumi. Ci sono poi i rischi legati al contesto esterno dell’Ue che rimangono elevati. Le nuove incertezze derivanti dalle turbolenze del settore bancario, o legate a tensioni geopolitiche più ampie, aggravano le preoccupazioni di vecchia data sull’impatto dell’aumento dei tassi d’interesse sui mercati emergenti vulnerabili. E naturalmente la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina continua a gettare una lunga ombra di incertezza sull’economia. Sul fronte positivo, un andamento più favorevole dei prezzi dell’energia o una più rapida trasmissione dei cali dei prezzi all’ingrosso dell’energia ai consumatori porterebbe a un più rapido calo dell’inflazione complessiva, con ricadute positive sulla domanda interna”.
Soddisfazione per le previsioni economiche di primavera, è stata espressa dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso, il quale, precisando che i fondi del Pnrr non saranno utilizzati per la produzione di armi, malgrado il via libera di Bruxelles, ma per la transizione 5.0, ha dichiarato: “Le previsioni per questo semestre erano nettamente negative, le agenzie internazionali prevedevano che l’Italia sarebbe entrata in recessione, stimavano dati negativi per l’ultimo trimestre del 2022 e per il primo trimestre di quest’anno: non è accaduto nulla di tutto ciò, anzi, è accaduto che l’Italia sia cresciuta più e meglio degli altri Paesi Ue sia per il Pil che per l’occupazione, e oggi anche l’Ue rivede in senso positivo le previsioni per questo e il prossimo anno». Inoltre, siamo solo agli inizi del governo, che ha messo in campo «provvedimenti significativi che hanno dato fiducia”, riecheggiato dal Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, che, sui suoi profili social, ha scritto: “Per l’Italia arrivano buone notizie da Bruxelles con le previsioni economiche di primavera emesse oggi. Buone notizie da Bruxelles. Le previsioni della Commissione europea danno in Italia +1,2 Pil per l’anno 2023, +1,1 per il 2024, disoccupazione in calo al 7,8 per cento nel 2023, 7,7 per cento nel 2024. Debito stabile. L’impegno del governo continua nel sostenere imprese e lavoratori favorendo il rilancio dell’Italia”.
Dalle Opposizioni, e in particolare dal Pd, il responsabile dell’Economia, Misiani, ha esortato l’Esecutivo “a presentare la revisione del Pnrr e a non rischiare la perdita dei fondi”.
Le previsioni economiche di primavera della Commissione UE, con stime positive di crescita per l’Italia, sono già state precedute nei giorni scorsi dal giudizio favorevole sul rating espresso dall’agenzia Fitch, che ha confermato rating dell’Italia a ‘BBB‘ con outlook positivo, spiegando in una nota: “La crescita dell’economia italiana ha superato le aspettative nel primo trimestre, salendo in modo brusco allo 0,5% trim/trim (precedente previsione di marzo -0,2%) a causa del significativo allentamento della crisi del gas naturale in Europa, di un forte rimbalzo del turismo e del rafforzamento della domanda globale. Alla luce di queste dinamiche, abbiamo rivisto le nostre previsioni per il 2023 all’1,2% dallo 0,5% precedente. Nel 2024 prevediamo un’espansione dell’economia dello 0,8%, più lenta rispetto all’1,3% previsto a marzo, a causa dell’effetto base e delle condizioni di finanziamento più. Il rating, è supportato da un’economia diversificata e ad alto valore aggiunto, dall’appartenenza alla zona euro, da istituzioni solide e da un Pil pro capite che è più del doppio rispetto alla media dei paesi simili all’Italia. Queste caratteristiche del credito sono controbilanciate da fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, in particolare un debito pubblico molto elevato, un orientamento fiscale relativamente accomodante dopo la pandemia, un potenziale di crescita economica contenuto e, più recentemente, un contesto di rendimenti più elevati. Nel 2024, il debito pubblico dovrebbe attestarsi al 142,3% del pil rispetto al 144,4% del 2022. Il debito si mantiene comunque sopra i livelli pre-pandemia, quando nel 2019 toccò il 134,1%”.
Una conferma , quella sul rating di Fitch, così commentata ai microfoni del Tg1, a margine del G7 di Tokyo, dal ministro dell’Economia , Giorgetti : “La fiducia dei mercati, dopo la conferma del rating da parte di Fitch, significa che il governo può continuare la politica che ha fatto fino ad oggi creando spazi fiscali per aiutare le famiglie come abbiamo fatto col decreto del 1 maggio. Viene percepito il lavoro serio, responsabile e discreto che sta facendo il governo, e che quindi ispira fiducia nei partner, nei mercati”.
Un nuovo record, invece, secondo i dati diffusi da Bankitalia, è stato raggiunto a marzo dal debito pubblico, salito di 17,8 miliardi rispetto al mese precedente, sfiorando i 2.790 miliardi e toccando i 2.789,8 miliardi dai 2.772 miliardi di febbraio, con “il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (31,3 miliardi) e l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,4 miliardi), che hanno più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (13,9 miliardi, a 29,4)”.
Non solo economia, però. Sul tavolo del Governo, tra i dossier allo studio, quello delle riforme: dal presidenzialismo (che potrebbe trasformarsi in premierato) all’Autonomia differenziata, riguardo alla quale il ministro per le Riforme Calderoli, in un’intervista a La Repubblica, ha dichiarato: “Le riforme costituzionali non rallenteranno l’autonomia differenziata. Se si arenasse, abbandonerei la politica. Non c’è la riforma di Meloni, bensì di tutto il centrodestra. Nel pacchetto riforme c’è sia l’autonomia differenziata che il presidenzialismo o forme simili. Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura. Nel programma di governo , c’è l’intesa sull’ elezione diretta del presidente della Repubblica. Abbiamo ora fatto una valutazione dei pro e dei contro. A questo punto la riflessione è per modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta. Una bestemmia: piuttosto penso al modello ‘governatore’ della Regione. Il capo del governo è eletto direttamente dal popolo, però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto occorrerebbe introdurre la ‘fiducia costruttività, ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari”.
Sull’immigrazione, invece, il Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, in un’intervista a Il Messaggero, ha lanciato l’ allarme su un possibile boom migratorio, qualora saltasse l’accordo sulle esportazione di grano dai porti ucraini mediato da Onu e Turchia e in scadenza il 18 maggio: “Se la guerra in Ucraina proseguirà a lungo e salta l’accordo per l’export di grano ,ne va della vita di milioni di persone in povertà. Ne nascerebbe una crisi nei Paesi dell’Africa centrale e subsaharianache, insieme alla guerra in Sudan, rischia di attivare una pericolosissima spirale sul fronte migratorio. Per questo ho ribadito all’Onu che l’accordo per un corridoio nel Mar Nero deve restare in vita. Abbiamo informato anche Zelensky che, insieme a Zaporizhzhia, questa è una delle nostre principali preoccupazioni. Confidiamo nella mediazione indipendente della Turchia, le cui decisioni elettorali rispettiamo”.
Riguardo ai rapporti con la Tunisia, la cui crisi economica determina le numerose partenze e i numerosi sbarchi di immigrati sulle coste siciliane e dove si è recato oggi il ministro degli Interni Piantedosi ,per rinsaldare la collaborazione bilaterale, il Vicepremier e ministro Tajani ha detto: “Per quel che riguarda invece i rapporti con la Tunisia continueremo a fare di tutto per sostenerla sul piano economico e invitiamo i partner europei a guardare la crisi con ‘occhiali africani. Non si possono condizionare le riforme di Saied ai finanziamenti, devono andare di pari passo. L’Italia ha già dato 10 milioni di euro e altri 100 sono in arrivo. Per frenare l’escalation migratoria deve intervenire l’Ue. Siamo in una congiuntura senza precedenti con la sovrapposizione di più scenari di crisi. Serve un Piano Marshall europeo contro il cambiamento climatico. L’Italia farà la sua parte con il Piano Mattei”.
Infine, su una possibile uscita dell’Italia dal Memorandum della seta, accordo siglato con la Cina dal Governo Conte 1 nel 2019, il titolare della Farnesina, ha sottolineato: “Stiamo riflettendo se rinnovare il memorandum. La Cina è un nostro competitor. Vogliamo buoni rapporti, ma le regole devono essere uguali per tutti”.
Sul fronte della Giustizia, invece, il Guardasigilli, Nordio, presente stamane all’inaugurazione della Scuola Superiore di Magistratura a Napoli, riguardo alla riforma ha assicurato: “Un primo pacchetto di provvedimenti , improntati a garantismo e pragmatismo , è pronto per essere sottoposto al Consiglio dei Ministri e poi al dibattito parlamentare. Presunzione di innocenza e certezza della pena siano due facce inscindibili del garantismo. In questa duplice, convergente direzione intendono muoversi le riforme in cantiere, continuando a lavorare per superare una visione carcero-centrica della pena”.
La Scuola Superiore della Magistratura di Castel Capuano è stata inaugurata dal Presidente della Repubblica, Mattarella, che ha dichiarato: “La Scuola Superiore, sin dalla sua istituzione, ha accompagnato i giudici ed i pubblici ministeri nella loro formazione iniziale e in quella permanente, avendo cura di elaborare percorsi di alta qualità, anche in tema di etica giudiziaria. La stessa Magistratura ha dimostrato, anche recentemente, di essere capace di agire , con determinazione e senza timidezza , nei confronti dei magistrati ritenuti responsabili di gravi reati nell’esercizio delle funzioni. Va doverosamente ricordato quanto sarebbe preferibile prevenire ogni forma di malcostume interno, attraverso un più attento esercizio dei compiti di vigilanza, evitando grave discredito che potrebbe ricadere sull’Ordine giudiziario e far dubitare dell’integrale espletamento dei doveri d’istituto. È indispensabile che il processo, sia civile che penale, divenga strumento più agile e moderno per perseguire adeguatamente gli obiettivi per i quali è predisposto. Occorre che Governo e Parlamento, Magistratura e avvocatura, si impegnino per conseguire questo risultato. Nel quadro degli equilibri costituzionali i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Il che realizza l’unico collegamento possibile, in uno Stato di diritto, tra il giudice, non elettivo né politicamente responsabile, e la sovranità popolare, di cui la legge, opera di parlamentari eletti dal popolo e politicamente responsabili, è l’espressione prima. In queste considerazioni si ritrova l’essenza dell’indipendenza della Magistratura come patrimonio irrinunziabile dello Stato di diritto e della nostra democrazia costituzionale”.
Nell’ambito dei lavori parlamentari, invece, il Governo, tramite il ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani ha posto alla Camera la fiducia sul decreto inerente la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, mentre nel pomeriggio di oggi sono scaduti i termini per la presentazione degli ordini del giorno.
Il voto di fiducia si svolgerà domani a partire dalle 12, mentre dalle 10.30 si terranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia. Il via libera finale della Camera è previsto per mercoledì.
Infine, domani, la Presidente del Consiglio Meloni si recherà a Reykjavik in Islanda (Paese che ricopre la presidenza di turno, cui subentrerà la Lettonia), per partecipare al Consiglio d’Europa.
Al termine del summit , cui prenderà parte anche il Presidente ucraino Zelensky, verrà adottata la Dichiarazione politica incentrata sul sostegno all’azione internazionale per assicurare responsabilità per i crimini internazionali della Russia (dovrebbe essere istituito un Registro dei danni provocati in Ucraina dalla Russia) e iniziative e misure per la promozione della democrazia e dei valori e principi comuni del Consiglio d’Europa, per il rafforzamento del lavoro dell’organismo al fine di garantire la tutela dei diritti umani in settori come il cambiamento climatico e l’intelligenza artificiale, per il rafforzamento del Consiglio d’Europa nell’architettura multilaterale europea e per garantire la sicurezza e la democrazia in Europa.
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