di Federica Marengo sabato 30 marzo 2024
-Nel pomeriggio di ieri, Papa Francesco ha presieduto la celebrazione della Passione del Signore nella Basilica di San Pietro, cui hanno preso parte circa 4.500 fedeli.
Nel corso della Liturgia della parola, è stato letto il racconto della Passione secondo Giovanni. A seguire, il Predicatore della Casa Pontificia, il Cardinale Raniero Cantalamessa, ha tenuto l’Omelia, ispirata dal Vangelo di Giovanni, nel quale Gesù rivela ai farisei: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo è allora che conoscerete che io sono”. Gesù, dunque, con la morte sulla Croce, è venuto a mostrare agli uomini il Suo vero volto e a cambiare negli uomini l’idea che essi avevano di Dio e della Sua Onnipotenza, di cui ha mostrato il vero significato.
“Di fronte alle creature umane”, ha evidenziato il Predicatore della Casa Pontificia, Cantalamessa, “Dio si trova infatti sprovvisto di ogni capacità, non soltanto costrittiva, ma anche difensiva. Non può intervenire di autorità per imporsi a loro. Non può fare altro che rispettare , in misura infinita, la libertà degli uomini. Ed ecco allora che il Padre rivela il vero volto della Sua Onnipotenza nel Suo Figlio, che si mette in ginocchio davanti ai discepoli per lavare loro i piedi ; il Lui che, ridotto alla più radicale impotenza sulla Croce, continua ad amare e perdonare, senza mai condannare”.
Da qui, il Cardinale Cantalamessa ha spiegato il concetto di “vera Onnipotenza” di Dio, che “è la totale impotenza del Calvario. Ci vuole poca potenza per mettersi in mostra , ce ne vuole molta, invece, per mettersi da parte , per cancellarsi. Dio è questa illimitata potenza di nascondimento di sé…Annientò se stesso. Alla nostra volontà di potenza, Dio ha opposto la Sua volontaria impotenza: che lezione per noi che, più o meno consciamente , vogliamo sempre metterci in mostra!; che lezione, anche per i potenti della Terra !. Per quelli tra essi che neppure remotamente pensano a servire , ma solo al potere per il potere. Quelli, dice Gesù nel Vangelo, che opprimono i popoli e per giunta si fanno chiamare da loro “benefattori””.
Così, ha sottolineato, il Predicatore della Casa Pontificia, “Ma il trionfo di Cristo nella Sua Risurrezione non rovescia questa visione, riaffermando l’Onnipotenza invincibile di Dio?. Sì, in senso ben diverso da quello che siamo soliti pensare. Ben diverso, dai trionfi che si celebravano al ritorno dell’Imperatore romano da campagne vittoriose lungo una via che ancora oggi a Roma porta il nome di Via Trionfale. Un trionfo c’è stato, certo, nel caso di Cristo, è un trionfo definitivo, irreversibile. Ma come si manifesta questo trionfo?. La Risurrezione avviene nel mistero , senza testimoni; la Sua morte, abbiamo visto nella Passione , era stata vista da una grande folla, aveva coinvolto le massime autorità religiose e politiche. Da risorto, Gesù appare soltanto a pochi discepoli, fuori dai riflettori. Con ciò ha voluto dirci che , dopo aver sofferto, non bisogna aspettarsi un trionfo esteriore , visibile, come una gloria terrena. Il trionfo è dato nell’invisibile ed è di ordine infinitamente superiore ,perché è eterno. I martiri di ieri e di oggi , ne sono la prova. Il risorto si manifesta attraverso le Sue apparizioni , in modo sufficiente per fornire un fondamento solidissimo alla fede , per chi non rifiuta a priori di credere. Ma non è una rivincita che umilia gli avversari; non appare in mezzo a loro per dimostrare che hanno sbagliato e per prendersi gioco della loro ira impotente ; ogni vendetta sarebbe incompatibile con l’amore che Cristo ha voluto testimoniare agli uomini con la Sua Passione. Egli si comporta umilmente nella gloria della Risurrezione come nell’annientamento del Calvario. La preoccupazione di Cristo risorto, non è di confondere i Suoi nemici , ma di andare subito a rassicurare i Suoi discepoli smarriti e prima di loro le donne, che non avevano mai smesso di credere in Lui . In passato, si parlava volentieri del trionfo della Santa Chiesa, si pregava per esso e se ne ricordavano i momenti e le ragioni storiche; però, che tipo di trionfo si aveva in mente ?. Oggi, ci rendiamo conto di quanto quel tipo di trionfo fosse diverso da quello di Gesù, ma non giudichiamo il passato. Si rischia sempre di essere ingiusti quando si giudica il passato con la mentalità del presente. Raccogliamo piuttosto l’invito che Gesù rivolge al mondo dall’alto della Sua Croce: “Venite a me , voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi darò ristoro”. Ci sarebbe quasi da pensare a un’ironia , a una presa in giro. Uno che non ha , Lui stesso, una pietra su cui posare il capo, uno che è stato rifiutato dai suoi, condannato a morte ,uno davanti al quale ci si copre la faccia per non vedere , si rivolge all’umanità intera, di tutti i luoghi e di tutti i tempi e dice “Venite a me, voi tutti e io vi darò ristoro”. “Vieni , tu ,che sei anziano , malato, solo; tu, che il mondo lascia morire nella miseria, nella fame o sotto le bombe; tu , che per la tua fede in me o per la tua lotta per la libertà languisci in una cella di prigione; vieni tu, donna , vittima della violenza. Insomma, voi tutti, venite a me e io vi darò ristoro. Non ho forse promesso solennemente ? e, io , quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”. “Ma che ristoro puoi darci tu , o uomo della Croce , tu più derelitto e affaticato di quelli che vuoi consolare?”. “Venite a me, perché io sono , io sono Dio. Ho rinunciato alla vostra idea di Onnipotenza , ma conservo intatta la mia Onnipotenza, che è l’Onnipotenza dell’Amore”. Sta scritto: “ La debolezza di Dio è più forte degli uomini. Io posso dare ristoro anche senza togliere la fatica e la stanchezza in questo mondo, chiedetelo a chi ne ha fatto l’esperienza”. “Sì, o Signore crocifisso, con il cuore gonfio di gratitudine , nel giorno in cui commemoriamo la tua Passione e morte , con il tuo apostolo Paolo , noi proclamiamo con tutta la voce : “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? , forse la tribolazione , l’angoscia ,la persecuzione, la fame, la nudità , il pericolo , la spada ?. Io sono persuaso: né morte né vita , né angeli né principati, né presente né avvenire , né potenze , né altezza né profondità , né alcun altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio , che è in Cristo Gesù nostro Signore”.
La Liturgia della Passione è poi proseguita con la Preghiera universale e l’adorazione della Santa Croce e si è conclusa con la Santa Comunione.
In serata , poi, al Colosseo, si è tenuta la Via Crucis, alla presenza di 25 mila fedeli. Assente, invece, il Pontefice, che ha seguito la Preghiera del Venerdì Santo da Casa Santa Marta, scelta dettata “dalla volontà di conservare la salute , in vista della Veglia pasquale e della Santa Messa della domenica di Pasqua”, come ha fatto sapere , tramite nota, la Sala Stampa Vaticana.
Per la prima volta dall’inizio del Suo Pontificato, tuttavia, le meditazioni, dal tema: “In preghiera con Gesù sulla via della Croce”, sono state scritte dallo stesso Papa Francesco e sono state articolate sotto forma di dialogo con il Signore ,scandito da domande , riflessioni, interrogazioni, confessioni e invocazioni del Suo nome (14 volte, come il numero delle stazioni), scaturite dal racconto evangelico della Passione e dalle figure che Cristo incontra lungo il Calvario: dalla Vergine Maria, al Cireneo, passando per la Veronica , le donne di Gerusalemme , i ladroni sulla Croce e Giuseppe di Arimatea, messe in connessione, senza riferimenti diretti all’attualità, con il dolore degli uomini e delle donne per le morti di una persona cara, per i fallimenti di progetti, per le delusioni affettive , per le ferite insanabili inferte dai conflitti che opprimono Paesi e città o da familiari, amici, colleghi, in casa o sul luogo di lavoro; o ancora per le ferite di violenze sul corpo, ma anche inferte all’anima delle donne, o per le violenze che accadono nel mondo virtuale, popolato da “odiatori da tastiera”, che insultano ed emettono sentenze”.
Nell’invocazione finale, invece, il Santo Padre, ha esortato, affinché si sciolgano i cuori induriti, inerti per la durezza dinanzi “alla follia della guerra, a volti di bimbi che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare”, affinché ci si rialzi da ogni caduta, “il pianto si trasformi in canto” , “si trovi il coraggio del perdono” e “ la luce vinca le tenebre che attanagliano quest’ora della storia”.
A guidare la processione della Via Crucis, il Cardinale Vicario Angelo De Donatis, insieme con i vescovi ausiliari della Diocesi di Roma, mentre a fare da “cruciferi”, sono stati a turno, suore di clausura e un eremita, residenti in una Casa Famiglia, ospiti di una Comunità di recupero e assistenza sociale, una famiglia, disabili, membri di gruppi di preghiera, sacerdoti, un gruppo di migranti, catechisti, parroci romani, giovani, consacrate e operatori della Caritas diocesana.
Infine, la benedizione conclusiva è stata impartita dal Cardinale De Donatis.
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