“Parasite”, del regista sud-coreano Bong Joon-ho, è il primo film in lingua non inglese ad essersi aggiudicato, oltre che la Palma d’Oro al Festival di Cannes, quattro Premi Oscar, nell’edizione appena tenutasi a Los Angeles: “miglior film”, “sceneggiatura originale”, “regia” e“Film internazionale”. Scopriamone insieme la trama e il significato, inaugurando così la rubrica mensile, “In Poltronissima”, dedicata al racconto-recensione di una pellicola di nuova uscita.
di Federica Marengo domenica 16 febbraio 2020
Ha sbaragliato tutti i potenziali vincitori : da “Joker” di Todd Phillips a “1917”di Sam Mendes , passando per “ The Irishman” di Martin Scorsese, aggiudicandosi ben quattro statuette e nelle categorie principali: “Miglior film ”, “Miglior Film internazionale”, “Sceneggiatura originale”, “Regia”: stiamo parlando di “Parasite”, la pellicola diretta dal regista sud-coreano Bong Joon Ho, vincitrice dell’edizione 2020 dei Premi Oscar e ,nel 2019, della Palma d’Oro al Festival di Cannes.
Il film, il primo in lingua non inglese, nella storia del Cinema e della manifestazione, ad essere stato premiato dall’Accademy ,racconta la vicenda della famiglia coreana dei Kim, composta dai genitori, Ki-taek (Song Kang-ho) e Chung-sook (Chang Hyae-jin) e due figli, il maschio, Ki-woo (Choi Woo-shik) e la femmina, Ki-jung (Park So-dam), la quale vive in un seminterrato, sbarcando il lunario con lavoretti umili e saltuari, finché , un giorno, un amico benestante di Ki-woo, laureatosi e in partenza per l’Europa,gli offre l’opportunità di sostituirlo come insegnante privato d’inglese di Da-hye (Jung Ziso), la figlia del signor Park (Lee Sun-kyun), il ricco dirigente di un’azienda informatica e proprietario , insieme con la moglie, di una sontuosa villa.
Kim-woo, allora , decide di cogliere al volo l’occasione, così, falsificando i suoi titoli di studio , si presenta presso la famiglia Park ,dalla quale riesce a farsi assumere.
Preso a bene volere dai ricchi signori e , approfittando della fragilità del fratello di Da-hey, Da-song (Jung Hyeon-jun), riesce a far assumere anche la sorella Ki-jung, che si finge un’affermata artista per impartire lezioni di arteterapia all’irrequieto adolescente.
Così , con inganni e stratagemmi, non in ultimo quelli di omettere che si tratti dei propri parenti e di far licenziare il personale di servizio,Ki-woo fa assumere anche il resto della famiglia: il padre, Ki-taek , come autista, e la madre, Chug-sook, come governante.
Quando i Park si allontanano dalla villa per recarsi in campeggio, in occasione del compleanno di Da-song, i Kim occupano la sontuosa abitazione, fingendosene i proprietari. Quindi, ubriacatisi durante la notte, nel corso di una festa, vengono sorpresi dal ritorno inaspettato dell’ex cameriera, Moon-gwang (Lee Jung-eun), la quale sostiene di aver dimenticato qualcosa nello scantinato.
Ma quando quest’ultima vi si reca, aprendo un bunker segreto, è costretta a rivelare che, suo marito, Geun-se (Park Myeong-hoon) , vive lì da anni per sfuggire agli usurai.
A sua volta, l’ex governante scopre la verità sulla famiglia di Ki-woo e minaccia di rivelare ai Park la verità ,se non l’aiuteranno a nascondere il coniuge.
D’un tratto , però, arriva una telefonata dei proprietari della villa, che annunciano il rientro anticipato per via della pioggia, gettando nel panico i Kim che, imprigionati nel bunker l’ex cameriera e il marito di quest’ultima, mettono a posto in fretta e furia la casa.
Tuttavia, l’ex governante riesce a scappare dal seminterrato, ma viene fermata da un calcio di Chung-sook ,che ne provoca la caduta dalle scale e una commozione cerebrale, rivelatasi fatale. Chiesto aiuto al marito, Ki-Taek, questi trascina il corpo dell’ex cameriera e lo rinchiude nel bunker insieme con il marito.
Intanto, rientrati i signori Park, Chung-sook , per coprire l’uscita del marito e dei figli ,diretti verso la loro casa per prendere degli oggetti, si intrattiene a parlare con la padrona di casa Park Seo-Joon (Min-hyuk) , che le rivela come il figlio Da-song sia rimasto traumatizzato da piccolo per aver visto, dopo la festa del suo compleanno, un “fantasma”che risaliva dal seminterrato (Geun-see, il marito dell’ex governante).
Il giorno seguente, la signora Park organizza una festa di compleanno per suo figlio e invita anche il personale di servizio. Ki-woo, allora, approfittando della confusione, torna al bunker per uccidere Geun-sae,ma viene aggredito da quest’ultimo, che, colpitolo alla testa , riesce a scappare.
Il marito dell’ex cameriera, ormai libero, sale in casa e, reperito un coltello da cucina, pugnala al petto Ki-jeong, mentre il giovane Da-song, visto materializzarsi davanti agli occhi lo spettro apparsogli quando era un bambino, ha un attacco epilettico. I suoi genitori, quindi, supplicano Ki-taek di lanciargli le chiavi dell’auto per correre all’ospedale, ma questi rimane impassibile, disperandosi solo per la figlia esanime.
Geun-sae, nel frattempo, fugge, colpendo con il coltello chiunque provi a fermarlo,ma alla fine viene ucciso da Chung-soo, che vendica la figlia.
Ki-taek , tornato in sé, lancia le chiavi dell’automobile al signor Park, ma finiscono sotto il cadavere di Geun-sae, suscitando ribrezzo nel ricco uomo d’affari ,che prova a recuperarle.
E’ a quel punto che Ki-taek, accecato dall’odio nei confronti del ricco e arrogante Park , recupera un coltello e lo colpisce, uccidendolo, davanti agi occhi della moglie di lui ,per poi scappare e abbandonare i suoi familiari.
Settimane dopo,Ki-woo, ripresosi dal coma causato dal colpo alla testa ricevuto da Geun-sae, viene condannato, insieme con la madre, per frode, ottenendo la libertà vigilata.
Un giorno, tornato nei pressi della villa dei Park, ormai venduta a una famiglia tedesca, Ki-woo riesce a decifrare un messaggio inviatogli dal padre, sparito da tempo, scoprendo che abita nel seminterrato della sontuosa abitazione. Quindi, gli risponde scrivendo che un giorno avrà abbastanza denaro per compare la villa e liberarlo, ma nel profondo sa che il suo proposito è vano.
Nel film dunque, Bong Joon-Ho, affronta il tema della diseguaglianza socio-economica tra classi, senza risparmiare però critiche a entrambi i ceti : se da una parte, infatti, i ricchi sono viziati e prepotenti, dall’altra i poveri sono infidi, gretti, machiavellici e disposti a tutto, anche ad uccidere, per guadagnarsi un posto al sole.
Tuttavia, il regista, pone in evidenza come la lotta non sia solo tra ricchi e poveri, ma anche tra i meno abbienti, utilizzando un tono mai drammatico, ma che, anzi, nel momento in cui raggiunge l’acme della tensione, vira verso l’ironia, sottolineata anche dalla colonna sonora e dall’uso di musiche inattese come la canzone italiana “In ginocchio da te” di Gianni Morandi.
Insomma, Bong Joon-Ho , nella sua pellicola, non assolve nessuno, sottolineando come la malvagità e la meschinità,nella società globalizzata, appartengano alla condizione umana indipendentemente da quella sociale di appartenenza e come gli “ultimi”, malgrado i tentativi, non riescano mai (proprio mai) a diventare primi.
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