di Federica Marengo lunedì 9 giugno 2025

-Nel pomeriggio di sabato 7 giugno, Papa Leone XIV° ha presieduto in piazza San Pietro la Veglia di Pentecoste, nel contesto del Giubileo dei Movimenti ecclesiali, delle Associazioni e delle nuove Comunità.
Al termine della preghiera introduttiva, dopo che alcuni rappresentati dei Movimenti ecclesiali e delle Associazioni hanno acceso le 7 lampade e , dopo la proclamazione del Vangelo, il Pontefice ha pronunciato la Sua omelia.
Il Santo Padre, quindi, ricordando la discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo su Maria e gli Apostoli, rivolgendosi ai Movimenti ecclesiali, alle Associazioni e alle nuove Comunità presenti, ha sottolineato: “Il Battesimo e la Confermazione, cari fratelli e sorelle, ci hanno uniti alla missione trasformatrice di Gesù, al Regno di Dio. Come l’amore ci rende familiare il profumo di una persona cara, così riconosciamo stasera l’uno nell’altro il profumo di Cristo. È un mistero che ci stupisce e ci fa pensare. A Pentecoste Maria, gli Apostoli, le discepole e i discepoli che erano con loro furono investiti da uno Spirito di unità, che radicava per sempre nell’unico Signore Gesù Cristo le loro diversità. Non molte missioni, ma un’unica missione. Non introversi e litigiosi, ma estroversi e luminosi. Questa Piazza San Pietro, che è come un abbraccio aperto e accogliente, esprime magnificamente la comunione della Chiesa, sperimentata da ognuno di voi nelle diverse esperienze associative e comunitarie, molte delle quali rappresentano frutti del Concilio Vaticano II°”.
Quindi, ricordando il discorso pronunciato la sera della Sua elezione al soglio pontificio, l’8 maggio, Papa Leone XIV°, si è soffermato su una delle parole chiave del Suo Pontificato: “sinodalità”: “In questa parola risuona il syn , il con , che costituisce il segreto della vita di Dio. Dio non è solitudine. Dio è “con” in sé stesso, Padre, Figlio e Spirito Santo, ed è Dio con noi. Allo stesso tempo, sinodalità ci ricorda la strada ,odós , perché dove c’è lo Spirito c’è movimento, c’è cammino. Siamo un popolo in cammino. Questa coscienza non ci allontana ma ci immerge nell’umanità, come il lievito nella pasta, che la fa tutta fermentare. L’anno di grazia del Signore, di cui è espressione il Giubileo, ha in sé questo fermento. In un mondo lacerato e senza pace lo Spirito Santo ci educa infatti a camminare insieme. La terra riposerà, la giustizia si affermerà, i poveri gioiranno, la pace tornerà se non ci muoveremo più come predatori, ma come pellegrini. Non più ognuno per sé, ma armonizzando i nostri passi ai passi altrui. Non consumando il mondo con voracità, ma coltivandolo e custodendolo, come ci insegna l’Enciclica Laudato si’”.
Poi, il Pontefice, citando ancora l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”, ha lanciato un monito all’unità: “Vedete: tutta la creazione esiste solo nella modalità dell’essere insieme, talvolta pericoloso, ma pur sempre un essere insieme E ciò che noi chiamiamo “storia” prende forma solo nella modalità del riunirsi, del vivere insieme, spesso pieno di dissidi, ma pur sempre un vivere insieme. Il contrario è mortale, ma purtroppo è sotto i nostri occhi, ogni giorno. Siano allora le vostre aggregazioni e comunità delle palestre di fraternità e di partecipazione, non solo in quanto luoghi di incontro, ma in quanto luoghi di spiritualità. Lo Spirito di Gesù cambia il mondo, perché cambia i cuori. Ispira infatti quella dimensione contemplativa della vita che sconfessa l’autoaffermazione, la mormorazione, lo spirito di contesa, il dominio delle coscienze e delle risorse. Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. L’autentica spiritualità impegna perciò allo sviluppo umano integrale, attualizzando fra noi la parola di Gesù. Dove questo avviene, c’è gioia. Gioia e speranza”.
Infine, in conclusione della Sua omelia, il Santo Padre ha evidenziato come l’evangelizzazione sia la via delle Beatitudini, per seguire la quale “non occorrono sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali”, in quanto “l’evangelizzazione è opera di Dio e, se talvolta passa attraverso le nostre persone, è per i legami che rende possibili”.
Da qui, l’esortazione del Santo Padre ai Movimenti ecclesiali, alle Associazioni e alle nuove Comunità ad essere
“legati profondamente a ciascuna delle Chiese particolari e delle comunità parrocchiali dove alimentate e spendete i vostri carismi”, perché, “obbedendo insieme allo Spirito Santo”, “ Le sfide che l’umanità ha di fronte saranno meno spaventose, il futuro sarà meno buio, il discernimento meno difficile”.
Terminata l’omelia, affidando i fedeli all’intercessione di Maria, dopo il rinnovo delle promesse battesimali e l’invocazione allo Spirito Santo, Papa Leone XIV° ha guidato la recita del Pater Noster e ha impartito la Benedizione, seguita dalla preghiera del Regina Caeli.
Nella mattinata di ieri, domenica 8 giugno, invece, il Pontefice ha presieduto in piazza San Pietro la Messa nella festività della Pentecoste.
Dopo la lettura del Vangelo nel corso della celebrazione, il Santo Padre ha pronunciato la Sua omelia, nella quale, soffermandosi sulla prima Lettura e sul brano dagli Atti degli Apostoli, citando Papa Benedetto XVI°, ha detto: “Come abbiamo ascoltato dalla prima Lettura, lo Spirito opera qualcosa di straordinario nella vita degli Apostoli. Essi, dopo la morte di Gesù, si erano rinchiusi nella paura e nella tristezza, ma ora ricevono finalmente uno sguardo nuovo e un’intelligenza del cuore che li aiuta a interpretare gli eventi accaduti e a fare l’intima esperienza della presenza del Risorto: lo Spirito Santo vince la loro paura, spezza le catene interiori, lenisce le ferite, li unge di forza e dona loro il coraggio di uscire incontro a tutti ad annunciare le opere di Dio. Il brano degli Atti degli Apostoli ci dice che a Gerusalemme, in quel momento, c’era una moltitudine di svariate provenienze, eppure, “ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”. Ecco che, allora, a Pentecoste le porte del cenacolo si aprono perché lo Spirito apre le frontiere. Come afferma Benedetto XVI°: “Lo Spirito Santo dona di comprendere. Supera la rottura iniziata a Babele, la confusione dei cuori, che ci mette gli uni contro gli altri , e apre le frontiere. La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati. Nella Chiesa vi sono soltanto liberi fratelli e sorelle di Gesù Cristo”.
A seguire, il Pontefice ha meditato su alcune immagini della Pentecoste, intesa come Spirito Santo che “apre le frontiere anzitutto dentro di noi”, riguardo cui ha evidenziato: “È il Dono che dischiude la nostra vita all’amore. E questa presenza del Signore scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi. Lo Spirito Santo viene a sfidare, in noi, il rischio di una vita che si atrofizza, risucchiata dall’individualismo. È triste osservare come in un mondo dove si moltiplicano le occasioni di socializzare, rischiamo di essere paradossalmente più soli, sempre connessi eppure incapaci di “fare rete”, sempre immersi nella folla restando però viaggiatori spaesati e solitari.
E invece lo Spirito di Dio ci fa scoprire un nuovo modo di vedere e vivere la vita: ci apre all’incontro con noi stessi oltre le maschere che indossiamo; ci conduce all’incontro con il Signore educandoci a fare esperienza della sua gioia; ci convince , secondo le stesse parole di Gesù appena proclamate, che solo se rimaniamo nell’amore riceviamo anche la forza di osservare la sua Parola e quindi di esserne trasformati. Apre le frontiere dentro di noi, perché la nostra vita diventi uno spazio ospitale”.
Lo Spirto Santo, poi, ha continuato il Pontefice, “apre le frontiere anche nelle nostre relazioni”, spiegando: “Infatti, Gesù dice che questo Dono è l’amore tra Lui e il Padre che viene a prendere dimora in noi. E quando l’amore di Dio abita in noi, diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso, di educare le passioni che si agitano dentro di noi. Ma lo Spirito trasforma anche quei pericoli più nascosti che inquinano le nostre relazioni, come i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni. Penso anche , con molto dolore, a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio. Lo Spirito Santo, invece, fa maturare in noi i frutti che ci aiutano a vivere relazioni vere e buone: «Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. In questo modo, lo Spirito allarga le frontiere dei nostri rapporti con gli altri e ci apre alla gioia della fraternità. E questo è un criterio decisivo anche per la Chiesa: siamo davvero la Chiesa del Risorto e i discepoli della Pentecoste soltanto se tra di noi non ci sono né frontiere e né divisioni, se nella Chiesa sappiamo dialogare e accoglierci reciprocamente integrando le nostre diversità, se come Chiesa diventiamo uno spazio accogliente e ospitale verso tutti”.
In ultimo, il Santo Padre ha evidenziato: “Lo Spirito Santo apre le frontiere tra i popoli”, in quanto: “A Pentecoste gli Apostoli parlano le lingue di coloro che incontrano e il caos di Babele viene finalmente pacificato dall’armonia generata dallo Spirito. Le differenze, quando il Soffio divino unisce i nostri cuori e ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme, nella fraternità”.
Dunque: “Lo Spirito infrange le frontiere e abbatte i muri dell’indifferenza e dell’odio, perché “ci insegna ogni cosa” e ci “ricorda le parole di Gesù”; e, perciò, per prima cosa insegna, ricorda e incide nei nostri cuori il comandamento dell’amore, che il Signore ha posto al centro e al culmine di tutto. E dove c’è l’amore non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici”.
Infine, al termine della Sua omelia, Papa Leone XIV°, citando ancora Papa Francesco, ha lanciato nuovamente un monito contro le guerre: “Proprio celebrando la Pentecoste, Papa Francesco osservava che “oggi nel mondo c’è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine”. E di tutto questo sono tragico segno le guerre che agitano il nostro pianeta. Invochiamo lo Spirito dell’amore e della pace, perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli”, per poi invocare “Il vento gagliardo dello Spirito”, affinché “venga su di noi e in noi, apra le frontiere del cuore, ci doni la grazia dell’incontro con Dio, allarghi gli orizzonti dell’amore e sostenga i nostri sforzi per la costruzione di un mondo in cui regni la pace” e chiedere l’intercessione di “Maria Santissima, Donna della Pentecoste, Vergine visitata dallo Spirito, Madre piena di grazia”.
Successivamente, conclusa la celebrazione eucaristica, il Pontefice ha pronunciato un breve discorso, seguito dalla preghiera del Regina Caeli, nel quale ha salutato e ringraziato i fedeli e le fedeli in piazza e quelli in contatto tramite i mezzi di comunicazione, così come i rappresentanti dei Movimenti ecclesiali, delle Associazioni e delle nuove Comunità.
Il Santo Padre, poi, a conclusione dell’anno scolastico in Italia e in diversi Paesi del mondo, ha rivolto un saluto ai giovani , a tutti gli studenti e ai loro professori e , specialmente agli gli studenti che nei prossimi giorni affronteranno gli esami al termine del ciclo di studi.
Quindi, pregato per il dono della pace dallo Spirito Santo, per intercessione della Vergine Maria, Papa Leone XIV° ha invocato soprattutto la pace nei cuori, perché : “Solo un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali”.
Da qui, la preghiera del Pontefice: “Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo”.
©Riproduzione riservata