di Federica Marengo lunedì 8 settembre 2025

-Nella mattinata di ieri, Papa Leone XIV° ha celebrato sul sagrato della Basilica di San Pietro la messa e il rito di Canonizzazione dei Beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, davanti a 80 mila fedeli riunitisi in piazza e alle delegazioni ufficiali di Italia, Gran Bretagna, Polonia e Ordine di Malta.
Prima dell’inizio delle celebrazioni, il Pontefice ha pronunciato delle parole a braccio per salutare e ringraziare i tanti giovani accorsi da diversi Paesi, i familiari dei due Beati, le delegazioni, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i rappresentanti dell’Azione cattolica presenti.
Poi, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato la Sua omelia, facendo riferimento alle letture del giorno, tratte dal libro della Sapienza (9,17) e dal Vangelo, secondo Luca.
Nel brano tratto dal Libro della Sapienza, Papa Leone XIV° ha evidenziato che il Re Salomone, alla morte del padre, Davide, nonostante disponesse di tante cose, come: potere, ricchezza, salute, giovinezza, bellezza e il proprio regno, si chiedeva cosa fare perché nulla andasse perduto,” trovando come unica risposta, quella di chiedere a Dio un dono ancora più grande: la sua Sapienza, per conoscere i suoi progetti e aderirvi fedelmente”.
Salomone, infatti, si era reso conto che “ogni cosa avrebbe trovato il suo posto nel grande disegno del Signore” che, “il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio”.
Sempre di un “piano cui aderire fino in fondo” ,ha proseguito il pontefice, parla Gesù, nel brano del Vangelo tratto dall’evangelista Luca (14,27 e v.33) in cui si legge: “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” e “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”, in cui il Signore: “Ci chiama a buttarci senza esitazioni nell’avventura che Lui ci propone, con l’intelligenza e la forza che vengono dal suo Spirito e che possiamo accogliere nella misura in cui ci spogliamo di noi stessi, delle cose e delle idee a cui siamo attaccati, per metterci in ascolto della sua parola”.
Quindi, il Santo Padre ha citato l’esempio di San Francesco d’Assisi come giovane che, giunto dinanzi a un bivio, ha scelto la via indicatagli da Dio, sottolineando: “Come Salomone, anche lui era giovane e ricco, assetato di gloria e di fama. Per questo era partito per la guerra, sperando di essere investito “cavaliere” e di coprirsi di onori. Ma Gesù gli era apparso lungo il cammino e lo aveva fatto riflettere su ciò che stava facendo. Rientrato in sé, aveva rivolto a Dio una semplice domanda: “Signore, che vuoi che io faccia?”. E da lì, tornando sui suoi passi, aveva cominciato a scrivere una storia diversa: la meravigliosa storia di santità che tutti conosciamo, spogliandosi di tutto per seguire il Signore , vivendo in povertà e preferendo all’oro, all’argento e alle stoffe preziose di suo padre l’amore per i fratelli, specialmente i più deboli e i più piccoli. E quanti altri santi e sante potremmo ricordare! A volte noi li raffiguriamo come grandi personaggi, dimenticando che per loro tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto “sì” a Dio e si sono donati a Lui pienamente, senza tenere nulla per sé. Sant’Agostino racconta, in proposito, che, nel «nodo tortuoso e aggrovigliato» della sua vita, una voce, nel profondo, gli diceva: “Voglio te” E così Dio gli ha dato una nuova direzione, una nuova strada, una nuova logica, in cui nulla della sua esistenza è andato perduto”.
Ed è proprio alla luce di tali esempi, ha affermato il Pontefice, che bisogna guardare a “San Pier Giorgio Frassati e a San Carlo Acutis: un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per Lui”, proseguendo, poi, nel breve racconto delle rispettive agiografie: “Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali ,l’Azione Cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la FUCI, il Terz’Ordine domenicano , e lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità. Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato “Frassati Impresa Trasporti”! Anche oggi, la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale. Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri. Carlo, da parte sua, ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori, Andrea e Antonia , presenti qui oggi con i due fratelli, Francesca e Michele , e poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei Sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale. È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità. Entrambi, Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione eucaristica. Carlo diceva: “Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi!”, e ancora: “La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto, basta un semplice movimento degli occhi”. Un’altra cosa essenziale per loro era la Confessione frequente. Carlo ha scritto: “L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato”; e si meravigliava perché , sono sempre parole sue, “gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima”. Tutti e due, infine, avevano una grande devozione per i Santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità. Pier Giorgio diceva: “Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo”. Chiamava la carità “il fondamento della nostra religione” e, come Carlo, la esercitava soprattutto attraverso piccoli gesti concreti, spesso nascosti, vivendo quella che Papa Francesco ha chiamato “la santità “della porta accanto”. Perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti. Un giorno Pier Giorgio disse: “Il giorno della morte sarà il più bel giorno della mia vita»; e sull’ultima foto, che lo ritrae mentre scala una montagna della Val di Lanzo, col volto rivolto alla meta, aveva scritto: “Verso l’alto”. Del resto, ancora più giovane, Carlo amava dire che il Cielo ci aspetta da sempre, e che amare il domani è dare oggi il meglio del nostro frutto”.
Infine, a conclusione della Sua omelia, il Santo Padre ha invitato tutti, soprattutto i giovani, a “non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro”, avendo come incoraggiamento le parole di San Carlo Acutis: “Non io, ma Dio” e di San Pier Giorgio Frassati: “Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine”, perché : “Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo e andare incontro al Signore nella festa del Cielo”.
Al termine della celebrazione della Messa e del rito di Canonizzazione, Papa Leone XIV° , prima di recitare la preghiera dell’Angelus, ha pronunciato un breve discorso, in cui ha salutato e ringraziato nuovamente i fedeli presenti in piazza San Pietro, i Vescovi e i Presbiteri, le Delegazioni ufficiali e le autorità, ricordando la beatificazione a Tallin , capitale dell’Estonia, dell’Arcivescovo gesuita Edoardo Profittlich, ucciso nel 1942 durante la persecuzione del regime sovietico contro la Chiesa e, a Verszprém, in Ungheria, di Maria Maddalena Bódi, giovane laica, uccisa nel 1945 perché resistette a dei soldati che volevano farle violenza.
Il Pontefice ha poi affidato all’intercessione dei Santi e della Vergine Maria l’”incessante preghiera per la pace, specialmente in Terra Santa e in Ucraina, e in ogni altra terra insanguinata dalla guerra”, esortando i governanti ad “ ascoltate la voce della coscienza!”, poiché “ Le apparenti vittorie ottenute con le armi, seminando morte e distruzione, sono in realtà delle sconfitte e non portano mai pace e sicurezza!” e “ Dio non vuole la guerra, vuole la pace, e sostiene chi si impegna a uscire dalla spirale dell’odio e a percorrere la via del dialogo”.
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