di Federica Marengo sabato 27 dicembre 2025

-La sera di mercoledì 24 dicembre, Papa Leone XIV ha celebrato la prima Santa Messa della notte di Natale del Suo pontificato, nella Basilica Vaticana. Tuttavia, prima di iniziare le celebrazioni, si è recato sul sagrato di Piazza San Pietro per salutare i fedeli e le fedeli (circa 5000,per i media vaticani) radunatisi per seguire la Messa tramite i maxi schermi sotto una pioggia battente.
Il Pontefice , quindi, ha ringraziato la folla per essere presente con “coraggio e disponibilità”, nonostante le condizioni climatiche avverse, dicendo: “Vogliamo celebrare insieme la festa di Natale. Gesù Cristo, che è nato per noi, ci porta la pace, ci porti l’amore di Dio”, per poi impartire la benedizione.
A seguire, entrato in Basilica, dove a seguire le celebrazioni vi erano 6000 fedeli, dopo la processione delle candele e il canto della Kalenda, svelata l’immagine di Gesù Bambino, cui dei bambini e delle bambine hanno presentato un omaggio floreale, al termine della liturgia della Parola, con la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato la Sua omelia, nella quale ha sottolineato come la verità cercata per millenni dai popoli , guardando in alto, verso le stelle, si sia rivelata , con la nascita di Gesù, l’Emanuele, il Dio con noi, luce che rischiara l’umanità , “aurora di un’esistenza nuova ed eterna”, non “negli spazi siderali”, ma “nella stalla accanto”.
Gesù, “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” , ha proseguito Papa Leone XIV, è “il chiaro segno dato al mondo buio”, per cui “Per trovare il Salvatore, non bisogna guardare in alto, ma contemplare in basso: l’onnipotenza di Dio rifulge nell’impotenza di un neonato; l’eloquenza del Verbo eterno risuona nel primo vagito di un infante; la santità dello Spirito brilla in quel corpicino appena lavato e avvolto in fasce. È divino il bisogno di cura e di calore, che il Figlio del Padre condivide nella storia con tutti i suoi fratelli. La luce divina che si irradia da questo Bambino ci aiuta a vedere l’uomo in ogni vita nascente”.
Poi, citando Papa Benedetto XVI, il Pontefice, ha evidenziato che :“Sulla terra non c’è spazio per Dio, se non c’è spazio per l’uomo: non accogliere l’uno significa non accogliere l’altro. Invece , là dove c’è posto per l’uomo, c’è posto per Dio: allora, una stalla può diventare più sacra di un tempio e il grembo della Vergine Maria è l’arca della nuova alleanza”.
Pertanto, ha continuato il Santo Padre : “Nel bambino Gesù, Dio dà al mondo una vita nuova: la sua, per tutti. Non un’idea risolutiva per ogni problema, ma una storia d’amore che ci coinvolge. Davanti alle attese dei popoli Egli manda un infante, perché sia parola di speranza; davanti al dolore dei miseri Egli manda un inerme, perché sia forza per rialzarsi; davanti alla violenza e alla sopraffazione, Egli accende una luce gentile che illumina di salvezza tutti i figli di questo mondo. Come notava Sant’Agostino, “la superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l’umiltà divina”. Sì, mentre un’economia distorta induce a trattare gli uomini come merce, Dio si fa simile a noi, rivelando l’infinita dignità di ogni persona. Mentre l’uomo vuole diventare Dio per dominare sul prossimo, Dio vuole diventare uomo per liberarci da ogni schiavitù. Ci basterà questo amore, per cambiare la nostra storia?. La risposta viene appena ci destiamo, come i pastori, da una notte mortale alla luce della vita nascente, contemplando il bambino Gesù. Sopra la stalla di Betlemme, dove Maria e Giuseppe, pieni di stupore, vegliano il Neonato, il cielo stellato diventa “una moltitudine dell’esercito celeste”. Sono schiere disarmate e disarmanti, perché cantano la gloria di Dio, della quale la pace è manifestazione in terra: nel cuore di Cristo, infatti, palpita il legame che unisce nell’amore il cielo e la terra, il Creatore e le creature”.
Infine, ricordando come un anno fa, Papa Francesco, desse inizio all’Anno Santo, affermando che il Natale di Gesù ravviva in noi “il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta”, perché “con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude”, Papa Leone XIV ha sottolineato che, giunti al termine del Giubileo: “Il Natale è per noi tempo di gratitudine e di missione. Gratitudine per il dono ricevuto, missione per testimoniarlo al mondo”, esortando i fedeli e le fedeli a proclamare “ la gioia del Natale, che è festa della fede, della carità e della speranza. È festa della fede, perché Dio diventa uomo, nascendo dalla Vergine. È festa della carità, perché il dono del Figlio redentore si avvera nella dedizione fraterna. È festa della speranza, perché il bambino Gesù la accende in noi, facendoci messaggeri di pace. Con queste virtù nel cuore, senza temere la notte, possiamo andare incontro all’alba del giorno nuovo”.
Terminate le celebrazioni, il Pontefice, accompagnato da un gruppo di bambini e bambine di diverse nazionalità, ha porta il Bambinello presso il presepe allestito in Basilica e il diacono lo ha deposto nella culla.
L’indomani, venerdì 25 dicembre, il Santo Padre ha celebrato la Santa Messa del giorno, nella solennità del Natale del Signore, nella Basilica Vaticana e ha pronunciato, dalla Loggia Centrale della stessa Basilica, il messaggio natalizio e ha impartito la benedizione “Urbi et Orbi” ai fedeli e alle fedeli radunatisi in Piazza San Pietro e in ascolto attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione.
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