di Federica Marengo lunedì 21 luglio 2025

-Nella giornata di ieri, domenica 20 luglio, Papa Leone XIV° ha presieduto la Messa nella Cattedrale di Albano.
Nel corso della celebrazione, al termine della proclamazione del Vangelo, il Pontefice ha pronunciato la Sua omelia, incentrata sulla Liturgia del giorno, ovvero la Prima Lettura dal Libro della Genesi (18,1-10a), in cui si racconta dell’apparizione di Dio ad Abramo e alla moglie Sara nella persona di tre uomini e il passo del Vangelo secondo Luca (10,38-42), in cui si racconta della sosta di Gesù presso la casa di due sorelle, Marta e Maria, brani, entrambi dedicati a temi dell’ospitalità, del servizio e dell’ascolto.
In riferimento alla Prima Lettura dalla Genesi, il Santo Padre ha detto: “Nel primo caso Dio visita Abramo nella persona di “tre uomini” che vengono alla sua tenda “nell’ora più calda del giorno”. Possiamo immaginare la scena: il sole cocente, la calma fissa del deserto, il caldo intenso e i tre sconosciuti che cercano riparo. Abramo, seduto “all’ingresso della tenda”, è nella posizione di padrone di casa, ed è molto bello vedere come esercita il suo ruolo: riconosciuta nei visitatori la presenza di Dio, si alza, corre loro incontro, si prostra fino a terra, li prega di fermarsi. Così tutta la scena si anima. L’immobilità del pomeriggio si popola di gesti d’amore che coinvolgono non solo il Patriarca, ma anche Sara, sua moglie, e i servi. Abramo non è più seduto, ma «in piedi presso di loro sotto l’albero” e lì Dio gli comunica la notizia più bella che potesse aspettarsi: “Sara, tua moglie, avrà un figlio”. La dinamica di questo incontro può farci riflettere: Dio sceglie la via dell’ospitalità per incontrare Sara e Abramo e dar loro l’annuncio della loro fecondità, che tanto desideravano e in cui ormai non speravano più. Dopo tanti momenti di grazia in cui già li aveva visitati, torna a bussare alla loro porta, chiedendo accoglienza e fiducia. E i due anziani coniugi rispondono positivamente, senza sapere ancora cosa succederà. Riconoscono nei visitatori misteriosi la sua benedizione, la sua stessa presenza. Gli offrono quello che hanno: il cibo, la compagnia, il servizio, l’ombra di un albero. Ne ricevono la promessa di una vita nuova e di una discendenza”.
Poi, riguardo al brano dal Vangelo secondo Luca, Papa Leone XIV° ha evidenziato: “Pur in circostanze diverse, anche il Vangelo ci parla dello stesso modo di agire di Dio. Anche qui, infatti, Gesù si presenta come ospite a casa di Marta e Maria. Non è uno sconosciuto: è a casa di amici e il clima è di festa. Una delle sorelle lo accoglie con mille attenzioni, mentre l’altra lo ascolta seduta ai suoi piedi, con l’atteggiamento tipico del discepolo nei confronti del maestro. Come sappiamo, alle lamentele della prima, che vorrebbe avere un po’ di aiuto nelle faccende pratiche, Gesù risponde invitandola ad apprezzare il valore dell’ascolto”.
Tuttavia, il Pontefice ha precisato: “Sarebbe però sbagliato vedere questi due atteggiamenti come contrapposti l’uno all’altro, come pure fare dei paragoni di merito tra le due donne. Il servizio e l’ascolto, infatti, sono due dimensioni gemelle dell’accoglienza. Prima di tutto nel nostro rapporto con Dio. Se infatti è importante che viviamo la nostra fede nella concretezza dell’azione e nella fedeltà ai nostri doveri, a seconda dello stato e della vocazione di ciascuno, è però pure fondamentale che lo facciamo partendo dalla meditazione della Parola di Dio e dall’attenzione a ciò che lo Spirito Santo suggerisce al nostro cuore, riservando, a tale scopo, momenti di silenzio, momenti di preghiera, tempi in cui, facendo tacere rumori e distrazioni, ci raccogliamo davanti a Lui e facciamo unità in noi stessi. È questa una dimensione della vita cristiana che oggi abbiamo particolarmente bisogno di recuperare, sia come valore personale e comunitario che come segno profetico per i nostri tempi: dare spazio al silenzio, all’ascolto del Padre che parla e «vede nel segreto”.
Da qui, il Santo Padre ha riflettuto sul senso dei giorni di vacanza e di riposo estivi, sottolineando: “A questo scopo i giorni estivi possono essere un momento provvidenziale in cui sperimentare quanto è bella e importante l’intimità con Dio, e quanto essa può aiutarci anche ad essere più aperti, più accoglienti gli uni verso gli altri. Sono giorni in cui abbiamo più tempo libero, sia per raccoglierci e meditare, che per incontrarci, spostandoci e scambiandoci visite. Approfittiamone per assaporare, venendo dal turbine di impegni e preoccupazioni, qualche momento di quiete, di raccoglimento, come pure per condividere, recandoci in qualche posto, la gioia di vederci , come per me, oggi, qui, facciamone l’occasione per prenderci cura gli uni degli altri, per scambiarci esperienze, idee, per offrirci reciprocamente comprensione e consiglio: questo ci fa sentire amati, e tutti ne abbiamo bisogno. Facciamolo con coraggio. Promuoveremo, in questo modo, nella solidarietà, nella condivisione della fede e della vita, una cultura di pace, aiutando anche chi ci sta attorno a superare fratture, ostilità e a costruire comunione: tra le persone, tra i popoli, tra le religioni”.
Quindi, citando Papa Francesco e Sant’Agostino, Papa Leone XIV° ha posto l’accento sulla necessità, se si vuole assaporare la vita con gioia, di associare due atteggiamenti: il servizio e l’ascolto, consapevoli che ciò “costa fatica” e richiede “impegno” e “capacità di rinuncia”, come : “la fedeltà e l’amore con cui un papà e una mamma mandano avanti la loro famiglia, come pure costa fatica l’impegno con cui i figli, a casa e a scuola, corrispondono ai loro sforzi; costa fatica capirsi quando si hanno opinioni diverse, perdonarsi quando si sbaglia, prestarsi assistenza quando si è malati, sostegno quando si è tristi. Ma è solo così, con questi sforzi, che nella vita si costruisce qualcosa di buono”, ma solo così “tra le persone nascono e crescono relazioni autentiche e forti, e che dal basso, dalla quotidianità, cresce, si diffonde e si sperimenta presente il Regno di Dio”.
Infine, a conclusione della Sua omelia, il Pontefice , tornando sulle Letture dalla Liturgia odierna, ha esortato i fedeli e le fedeli a ricordare l’esempio di Abramo, Marta e Maria , in cui “ascolto e servizio sono due atteggiamenti complementari” per aprirsi alla “presenza benedicente del Signore” e per conciliare nella vita “contemplazione e azione, riposo e fatica, silenzio e operosità, con sapienza ed equilibrio, tenendo sempre come metro di giudizio la carità di Gesù, come luce la sua Parola e come sorgente di forza la sua grazia, che ci sostiene oltre le nostre stesse possibilità”.
Al termine della Messa e, prima di impartire la Benedizione, il Santo Padre ha donato al Vescovo della Diocesi di Albano, Mons.Vincenzo Viva, una casula, espressione di vicinanza alla Chiesa diocesana e di ringraziamento per il Suo servizio e al Suo popolo.
A seguire, Papa Leone XIV° ha guidato la preghiera dell’Angelus in piazza della Libertà a Castel Gandolfo , recitata con i fedeli e i pellegrini radunatisi davanti al Palazzo Apostolico delle Ville Pontificie.
Il Pontefice ha introdotto l’Angelus, riflettendo nuovamente sulla Letture odierne della Liturgia e sul tema dell’ospitalità: “L’ospitalità di Abramo e di sua moglie Sara e poi delle sorelle Marta e Maria, amiche di Gesù, è portata oggi alla nostra attenzione dalla Liturgia. Ogni volta che accogliamo l’invito alla Cena del Signore e partecipiamo alla mensa eucaristica, è Dio stesso che “passa a servirci”. Eppure, il nostro Dio ha prima saputo farsi ospite, e anche oggi sta alla nostra porta e bussa. È suggestivo che nella lingua italiana l’ospite è sia chi ospita, sia chi viene ospitato. Così, in questa domenica estiva possiamo contemplare il gioco di accoglienza reciproca, fuori dal quale la nostra vita impoverisce. Ci vuole umiltà sia a ospitare sia a farsi ospitare. Occorrono delicatezza, attenzione, apertura. Nel Vangelo, Marta rischia di non entrare fino in fondo nella gioia di questo scambio. È tanto presa da ciò che le tocca fare per accogliere Gesù, che rischia di rovinare un momento indimenticabile di incontro. Marta è una persona generosa, ma Dio la chiama a qualcosa di più bello della stessa generosità. La chiama a uscire da sé. Sorelle e fratelli carissimi, solo questo fa fiorire la nostra vita: aprirci a qualcosa che ci distoglie da noi stessi e nello stesso tempo ci riempie. Nel momento in cui Marta si lamenta perché la sorella l’ha lasciata sola a servire ; Maria ha come perso il senso del tempo, conquistata dalla parola di Gesù. Non è meno concreta di sua sorella e neanche meno generosa. Ha però colto l’occasione. Per questo Gesù riprende Marta: perché è rimasta esterna a un’intimità che anche a lei darebbe molta gioia. Il tempo estivo può aiutarci a “rallentare” e a diventare più simili a Maria che a Marta. A volte non ci concediamo la parte migliore. Bisogna che viviamo un po’ di riposo, col desiderio di imparare di più l’arte dell’ospitalità. L’industria delle vacanze vuole venderci ogni genere di esperienza, ma forse non quello che cerchiamo. È gratuito, infatti, e non si può comprare ogni vero incontro: sia quello con Dio, sia quello con gli altri, sia quello con la natura. Occorre solo farsi ospiti: fare posto e anche chiederlo; accogliere e farsi accogliere. Abbiamo tanto da ricevere e non solo da dare. Abramo e Sara, seppure anziani, si scoprirono fecondi quando accolsero con tranquillità il Signore stesso in tre viandanti. Anche per noi c’è tanta vita da accogliere ancora”.
In conclusione, il Santo Padre ha affidato fedeli e pellegrini e l’umanità intera all’intercessione di Maria, “Madre accogliente, che ha ospitato nel proprio grembo il Signore e insieme a Giuseppe gli ha dato casa”, in cui “ brilla la nostra vocazione, la vocazione della Chiesa a rimanere casa aperta a tutti, per continuare ad accogliere il suo Signore, che chiede permesso di entrare”.
Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Leone XIV° ha lanciato un nuovo appello per la pace in Medio Oriente e a Gaza: “Esprimo il mio profondo dolore per l’attacco dell’esercito israeliano contro la Parrocchia cattolica della Sacra Famiglia in Gaza City; come sapete giovedì scorso ha causato la morte di tre cristiani e il grave ferimento di altri. Prego per le vittime e sono particolarmente vicino ai loro familiari e a tutti i parrocchiani. Tale atto, purtroppo, si aggiunge ai continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza. Chiedo nuovamente che si fermi subito la barbarie della guerra e che si raggiunga una risoluzione pacifica del conflitto. Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione. Ai nostri amati cristiani mediorientali dico: sono vicino alla vostra sensazione di poter fare poco davanti a questa situazione così drammatica. Siete nel cuore del Papa e di tutta la Chiesa. Grazie per la vostra testimonianza di fede. La Vergine Maria, donna del Levante, aurora del Sole nuovo che è sorto nella storia, vi protegga sempre e accompagni il mondo verso albori di pace”.
Il Pontefice, che nella giornata di martedì 22 luglio farà ritorno in Vaticano, dopo il periodo di riposo trascorso a Castel Gandolfo, ha poi visitato i telescopi e la strumentazione nelle Cupole della Specola Vaticana, in occasione del cinquantaseiesimo anniversario dell’allunaggio (20 luglio 1969), caduto proprio ieri.
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