di Federica Marengo lunedì 4 agosto 2025

-Nella mattinata di ieri, domenica 4 agosto, al culmine di una settimana dedicata al Giubileo dei Giovani, Papa Leone XIV° ha presieduto la Messa nella spianata di Tor Vergata, alla presenza di oltre 1 milione di ragazze e ragazzi, provenienti da 146 Paesi, con cui, nella serata di sabato, ha celebrato la Veglia di preghiera e l’Adorazione eucaristica.
Dopo aver salutato i giovani presenti ed aver dato inizio alle celebrazioni, al termine delle Lettura del Vangelo, il Pontefice ha pronunciato la Sua omelia, in cui, evocando il brano dell’evangelista Luca, in cui si racconta dell’incontro con Cristo dei discepoli di Emmaus la sera di Pasqua, il Santo Padre si è soffermato proprio sul tema dell’incontro con Gesù Risorto, che “cambia la nostra esistenza, che illumina i nostri affetti, desideri, pensieri”.
Quindi, commentando la prima Lettura, tratta dal Libro del Qoelet e il Salmo responsoriale, richiami alla fragilità e alla precarietà umana, Papa Leone XIV° ha sottolineato: “La fragilità di cui ci parlano, infatti, è parte della meraviglia che siamo. Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori”.
Da qui, il Pontefice ha proseguito con una similitudine: “Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore. E così aspiriamo continuamente a un “di più” che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere”, per poi, esortare: “Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito”.
Ancora , citando Sant’Agostino, il quale nei suoi Sermoni evidenziava come l’oggetto della nostra speranza non fosse la terra o qualcosa che derivasse da essa, ma Dio , il Pontefice ha ricordato quanto detto da Papa Francesco , nel Suo discorso a Lisbona, durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2023: “Ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a compiere un viaggio, a superare sé stessi, ad andare oltre , a un decollo senza il quale non c’è volo. Non allarmiamoci allora se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro. Non siamo malati, siamo vivi!”.
Tra queste domande, ha proseguito il Santo Padre, vi sono quelle più importanti: “Cos’è veramente la felicità? Qual è il vero gusto della vita? Cosa ci libera dagli stagni del non senso, della noia, della mediocrità?”, per le quali , ha sottolineato Papa Leone XIV°, vi è un’unica risposta: “La pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né, come abbiamo sentito nel Vangelo, da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere. Comprare, ammassare, consumare, non basta. Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle “cose di lassù” , per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi “sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità”, di perdono, di pace , come quelli di Cristo. E in questo orizzonte comprenderemo sempre meglio cosa significhi che “la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.
Dunque, ha continuato il Pontefice, rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze presenti: “La nostra speranza è Gesù” e, citando il discorso di San Giovanni Paolo II° alla Veglia di preghiera del XV° Giubileo dei Giovani del 2000, ha evidenziato: “È Lui, che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”.
Pertanto, ha concluso il Santo Padre: “Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre, coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la Comunione eucaristica, la Confessione frequente, la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati Santi. Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo”.
Infine, a conclusione della Sua omelia, Papa Leone XIV ha affidato gli oltre 1000 giovani presenti a Maria, la Vergine della Speranza, dicendo: “Con il suo aiuto, tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, in tutte le parti del mondo, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore, e contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!”.
Successivamente, al termine delle celebrazioni e , prima di pronunciare la preghiera dell’Angelus, il Pontefice ha tenuto un breve discorso, nel quale ha ringraziato Dio, per “questi giorni del Giubileo” dedicato ai Giovani, definendoli: “una cascata di grazia per la Chiesa e per il mondo intero”, così come ha ringraziato per la partecipazione i ragazzi e le ragazze, ricordando e affidando al Signore due giovani pellegrine venute a mancare nei giorni precedenti.
Poi, ringraziati anche i Vescovi, i sacerdoti, le religiose e i religiosi, gli educatori e tutti coloro che hanno pregato per l’ evento e vi hanno partecipato spiritualmente, il Santo Padre ha detto: “In comunione con Cristo nostra pace, speranza per il mondo, siamo più che mai vicini ai giovani che soffrono il male più grave, quello procurato da altri uomini. Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell’Ucraina, con quelli di ogni terra insanguinata dalle guerre. Miei giovani fratelli e sorelle, voi siete il segno che un mondo diverso è possibile: un mondo di fraternità e amicizia, dove i conflitti si affrontano non con le armi ma con il dialogo”.
Quindi, continuando , Papa Leone XIV° ha sottolineato: “Sì, con Cristo è possibile! Con il suo amore, col suo perdono, con la forza del suo Spirito. Miei cari amici e amiche, uniti a Gesù come i tralci alla vite, voi porterete molto frutto; sarete sale della terra, luce del mondo; sarete semi di speranza là dove vivete: in famiglia, tra gli amici, nella scuola, al lavoro, nello sport. Semi di speranza con Cristo nostra speranza”.
Infine, salutando i giovani ancora una volta, ed esortandoli a continuare “a sognare e a sperare insieme”, il Pontefice ha dato loro appuntamento alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù , che si terrà a Seoul, in Corea, dal 3 all’8 agosto 2027, che avrà come tema “Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”, annuncio da parte del Cristo Risorto della vittoria sul male e sulla morte, e, definendoli “sale della Terra e luce del mondo”, ha chiesto loro di portare un saluto ai tanti giovani non presenti ,perché impossibilitati a uscire dai propri Paesi e a tutti i giovani che hanno bisogno di un messaggio di speranza e di portare la loro gioia e il loro entusiasmo a tutto il mondo.
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