– Ieri, in una Basilica di San Pietro senza la presenza fisica dei fedeli a causa dell’emergenza sanitaria scaturita dalla pandemia del Covid19,Papa Francesco ha celebrato la Messa di Pasqua e la benedizione Urbi et Orbi, sostituendo il rito del Resurrexit con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del virus e rivolgendo un appello alla UE affinché superi egoismi e nazionalismi e dia prova di solidarietà. Quindi, ha invitato i fedeli a lasciarsi contagiare dalla speranza della Risurrezione di Cristo.
-Stamane, invece, Lunedì dell’Angelo, ha pronunciato il tradizionale Regina Coeli nella Biblioteca del Palazzo Apostolico esaltando il coraggio delle donne, prime testimoni, su tutte la Vergine Maria, del mistero della Salvezza.
di Federica Marengo lunedì 13 aprile 2020
Ieri mattina, Papa Francesco ha celebrato la Messa di Pasqua “senza concorso di popolo” e all’interno della Basilica di San Pietro, e non ,com’è consuetudine, in Piazza e dalla Loggia Centrale, per via dell’emergenza sanitaria scaturita dalla pandemia del Covid19 ,che ha costretto le popolazioni del Vecchio e del Nuovo Continente alla quarantena, e la Chiesa cattolica a modificare i rituali della settimana Santa.
Quindi, il Pontefice, dall’altare della Cattedra, alla presenza dell’arciprete della Basilica, il Cardinale Angelo Comastri e del delegato della Fabbrica di San Pietro, il vescovo Vittorio Lanzani e di sole quindici persone (sedute una per banco) tra religiosi e laici, dopo l’ascolto del Vangelo in latino e in greco, sostituendo con un minuto di silenzio per commemorare le vittime del virus, il rito del Resurrexit, ovvero la testimonianza di fede del Papa di fronte all’icona del Salvatore e il gioioso annuncio della Risurrezione, introdotto nel XII secolo e ripristinato in occasione del Giubileo del 200, ha pronunciato il Messaggio Pasquale seguito dalla Benedizione Urbi et Orbi.
“Oggi riecheggia in tutto il mondo l’annuncio della Chiesa: “Gesù Cristo è risorto!”. “È veramente risorto!”.Come una fiamma nuova questa Buona Notizia si è accesa nella notte: la notte di un mondo già alle prese con sfide epocali ed ora oppresso dalla pandemia, che mette a dura prova la nostra grande famiglia umana. In questa notte è risuonata la voce della Chiesa: “Cristo, mia speranza, è risorto!”, ha principiato Bergoglio ,continuando: “È un altro “contagio”, che si trasmette da cuore a cuore, perché ogni cuore umano attende questa Buona Notizia. È il contagio della speranza: “Cristo, mia speranza, è risorto!”. Non si tratta di una formula magica, che faccia svanire i problemi. No, la Risurrezione di Cristo non è questo. È invece la vittoria dell’amore sulla radice del male, una vittoria che non “scavalca” la sofferenza e la morte, ma le attraversa aprendo una strada nell’abisso, trasformando il male in bene: marchio esclusivo del potere di Dio.
Il Risorto è il Crocifisso, non un altro. Nel suo corpo glorioso porta indelebili le piaghe: ferite diventate feritoie di speranza. A Lui volgiamo il nostro sguardo perché sani le ferite dell’umanità afflitta”.
Poi, rivolgendo un pensiero ai malati, alle persone decedute per il Covid19 e ai loro familiari e a quanti, specie tra gli anziani , in questo periodo sono soli, ha chiesto al Signore di donare a tutti conforto e speranza e di accogliere con sé , nel Suo Regno, i defunti.
A seguire, l’auspicio per i più deboli e i ringraziamenti a medici, operatori sanitari , lavoratori dei servizi , a militari e Forze dell’Ordine: “Il Signore, non faccia mancare la sua consolazione e gli aiuti necessari a chi si trova in condizioni di particolare vulnerabilità, come chi lavora nelle case di cura, o vive nelle caserme e nelle carceri. Per molti è una Pasqua di solitudine, vissuta tra i lutti e i tanti disagi che la pandemia sta provocando, dalle sofferenze fisiche ai problemi economici. Gesù, nostra Pasqua, dia forza e speranza ai medici e agli infermieri, che ovunque offrono una testimonianza di cura e amore al prossimo fino allo stremo delle forze e non di rado al sacrificio della propria salute. A loro, come pure a chi lavora assiduamente per garantire i servizi essenziali necessari alla convivenza civile, alle forze dell’ordine e ai militari, che in molti Paesi hanno contribuito ad alleviare le difficoltà e le sofferenze della popolazione, va il nostro pensiero affettuoso con la nostra gratitudine”.
Tuttavia, non è mancato un forte monito ai governanti e alla UE, affinché assicurino assistenza materiale e sanitaria alle persone più vulnerabili come disoccupati e indigenti, mettendo da parte egoismi, nazionalismi e rivalità della storia passata: “In queste settimane, la vita di milioni di persone è cambiata all’improvviso. Per molti, rimanere a casa è stata un’occasione per riflettere, per fermare i frenetici ritmi della vita, per stare con i propri cari e godere della loro compagnia. Per tanti però è anche un tempo di preoccupazione per l’avvenire che si presenta incerto, per il lavoro che si rischia di perdere e per le altre conseguenze che l’attuale crisi porta con sé. Incoraggio quanti hanno responsabilità politiche ad adoperarsi attivamente in favore del bene comune dei cittadini, fornendo i mezzi e gli strumenti necessari per consentire a tutti di condurre una vita dignitosa e favorire, quando le circostanze lo permetteranno, la ripresa delle consuete attività quotidiane. Non è questo il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, più difficili da reperire ora che molte attività sono chiuse, come pure le medicine e, soprattutto, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria. In considerazione delle circostanze, si allentino pure le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri. Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone. Tra le tante aree del mondo colpite dal Coronavirus, rivolgo uno speciale pensiero all’Europa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato. È quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda. Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni”.
Infine, prima della benedizione Urbi et Orbi e dei rinnovati auguri pasquali, l’appello ai potenti a far cessare in tutto il mondo le guerre , a porre fine al commercio e all’acquisto delle armi ,che hanno sottratto risorse alla Sanità e alla cure per gli ammalati,e a non dimenticare tanta umanità afflitta, tra cui migranti e rifugiati, che vive in condizioni insopportabili: “Non è questo il tempo delle divisioni. Cristo nostra pace illumini quanti hanno responsabilità nei conflitti, perché abbiano il coraggio di aderire all’appello per un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo. Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite. Sia invece il tempo in cui porre finalmente termine alla lunga guerra che ha insanguinato l’amata Siria, al conflitto in Yemen e alle tensioni in Iraq, come pure in Libano. Sia questo il tempo in cui Israeliani e Palestinesi riprendano il dialogo, per trovare una soluzione stabile e duratura che permetta ad entrambi di vivere in pace. Cessino le sofferenze della popolazione che vive nelle regioni orientali dell’Ucraina. Si ponga fine agli attacchi terroristici perpetrati contro tante persone innocenti in diversi Paesi dell’Africa. Non è questo il tempo della dimenticanza. La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone. Il Signore della vita si mostri vicino alle popolazioni in Asia e in Africa, che stanno attraversando gravi crisi umanitarie, come nella Regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico. Riscaldi il cuore delle tante persone rifugiate e sfollate, a causa di guerre, siccità e carestia. Doni protezione ai tanti migranti e rifugiati, molti dei quali sono bambini, che vivono in condizioni insopportabili, specialmente in Libia e al confine tra Grecia e Turchia. E non voglio dimenticare l’isola di Lesbo. Permetta in Venezuela di giungere a soluzioni concrete e immediate, volte a consentire l’aiuto internazionale alla popolazione che soffre a causa della grave congiuntura politica, socio-economica e sanitaria”.
Stamane, invece, lunedì dell’Angelo, il Pontefice ha pronunciato il Regina Coeli nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, evocando la pagina del Vangelo che ricorda l’apparizione di Gesù risorto alle donne, recatesi al sepolcro e il mandato affidato loro da quest’ultimo di annunciare agli Apostoli la Sua Risurrezione come premio per la fedeltà, la dedizione e l’amore dimostratigli sia in vita che durante la Passione.
“Le donne, sempre all’inizio, come Maria”, ha sottolineato Papa Francesco, “dopo saranno gli apostoli e Pietro a constatare la risurrezione di Gesù. Fino a quel momento non avevano capito che Gesù sarebbe risorto, la loro fede, “doveva fare un salto di qualità” che solo lo Spirito Santo poteva provocare. Ma poi ne diventano i testimoni e cioè, mettono la faccia per lui e poi danno la vita stessa.
Da quel momento, l’annuncio che Cristo è risorto si diffonde dappertutto e raggiunge ogni angolo della terra, diventando il messaggio di speranza per tutti. La Risurrezione di Gesù ci dice che l’ultima parola non spetta alla morte, ma alla vita.
In questo modo Dio ha, infatti, manifestato tutto il suo amore e la sua misericordia per l’umanità di tutti i tempi. Se Cristo è risuscitato, è possibile guardare con fiducia ogni evento della nostra esistenza, anche quelli più difficili e carichi di angoscia e di incertezza. Ecco il messaggio pasquale che siamo chiamati a proclamare, con le parole e soprattutto con la testimonianza della vita.
Nelle nostre case e nei nostri cuori possa risuonare questa notizia: “Cristo, mia speranza, è risorto!”. Questa certezza rafforzi la fede di ogni battezzato e incoraggi soprattutto quanti stanno affrontando maggiori sofferenze e difficoltà”.
In conclusione poi Papa Bergoglio ha chiesto alla Vergine Maria, testimone della morte e della Risurrezione di Gesù, che “Ci aiuti a credere fortemente a questo mistero di salvezza, che , accolto, può salvare la vita”.
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