E’ iniziato il 4 settembre, il 31.mo Viaggio apostolico di Papa Francesco, il terzo in Africa. Tre, le tappe, nel segno della riconciliazione: Mozambico, Madagascar e Mauritius. Nel corso della prima giornata a Maputo, capitale del Mozambico, il Santo Padre ha incontrato le autorità e il corpo diplomatico, per poi presiedere il raduno interreligioso con i giovani e recarsi in visita a Casa Matteo 25, una struttura di accoglienza per bambini e giovani a rischio, nella periferia della città. Nella seconda giornata, invece, ha visitato il Centro dei malati di HIV di Zimpeto e celebrato la Santa Messa presso lo stadio, alla presenza di 60.000 persone, al termine della quale, dopo aver salutato le autorità religiose locali, è partito alla volta del Madagascar.
di Federica Marengo sabato 7 settembre 2019
Sul volo durato 10 ore, che mercoledì 4 settembre lo ha condotto in Mozambico, per il suo 31.mo Viaggio apostolico, il 3° in Africa (dal 5 al 10 sarà infatti anche in Madagascar e alle Mauritius), Papa Francesco, si è augurato che il suo viaggio così lungo portasse dei frutti. Poi, ha conversato, come di consuetudine, con i giornalisti al seguito,soffermandosi anche su un libro :“Come l’America vuole cambiare Papa”, regalatoGli dall’inviato de La Croix, Nicolas Séneze, dando vita a un equivoco, quando al cronista, che gli ha riferito del contenuto del testo (un saggio secondo il quale le accuse dell’ex Nunzio Carlo Mario Viganò celavano in realtà un tentativo da parte della destra conservatrice americana di costringere il Papa alle dimissioni, fallito il quale, l’attenzione si starebbe spostando verso il Conclave , in modo che non sia eletto un candidato “bergogliano”), il Pontefice ha risposto : “E’ un onore per me essere attaccato dagli americani”.
Parole, che hanno destato molta curiosità tra i cronisti a bordo, specie in quelli statunitensi, e per questo , il direttore della sala stampa vaticana,Matteo Bruni, ha subito chiarito che il Papa considera sempre un onore le critiche , in particolare quando vengono da pensatori autorevoli, di una nazione importante come l’America.
Poi, un pensiero alla Cina e un invito a pregare per le vittime dell’uragano Dorian che si è abbattuto sulle Bahamas.
Quindi, l’arrivo all’aeroporto di Maputo, la capitale del Mozambico, alle 18:00 (ora locale), dov’è stato accolto dal Capo dello Stato Felipe Nyusi , dai vescovi locali e da un corpo di ballo locale, che ha danzato figure tradizionali e il trasferimento presso la Nunziatura, luogo della Sua residenza.
L’indomani, giovedì 5 settembre, invece, si è recato in mattinata in visita al presidente della Repubblica mozambicana, Nyusi, presso il Palazzo Ponta Vermelha , tenendo un discorso rivolto anche alle autorità locali e al corpo diplomatico.
Al primo punto, la questione ambientale, con il ricordo delle vittime dei cicloni Idai e Kenenth,e il monito a difendere la Terra come la vita stessa ,“specie quando si constata una tendenza a saccheggiare e a depredare”, richiamando l’accordo firmato ad agosto nella Serra della Gorongosa, con cui si è posto fine alle operazioni militari, definito :“pietra miliare”.
Citando, allora, San Giovanni Paolo II, che qui si era recato nel 1988, ha tuonato contro la violenza che distrugge, dicendo invece sì alla pace e alla riconciliazione, presupposto per garantire e ricostruire la dignità degli abitanti di Maputo e del Mozambico, cui garantire istruzione, casa e lavoro.
Al termine dell’incontro con le autorità civili, il Santo Padre ha poi raggiunto a bordo della papamobile il Pavilion Maxaquene, per l’incontro interreligioso con i giovani.
Ad attenderlo, 15 mila ragazzi (più 4 mila all’esterno), non solo di fede cattolica, ma anche musulmani e indù, che hanno intonato canti ed eseguito alcune danze.
Al centro dell’incontro, temi come la pace, il ripudio della guerra, la custodia della casa comune e nel discorso, pronunciato a braccio , in alcuni passaggi, l’esortazione di Papa Bergoglio a sognare e a realizzare i propri sogni, riferendosi all’esempio di due esponenti dello sport mozambicano: il calciatore Eusebio da Silva, detto: “la pantera nera”, e la mezzofondista Maria Mutola, medaglia d’oro, alla sua quarta Olimpiade a Sidney negli 800 metri.
“Sognate insieme, sognate con gli altri, mai contro gli altri. E non abbiate paura di sbagliare”, ha detto il Papa, continuando: “Possiamo sbagliare mille volte , ma non cadiamo nell’errore di fermarci. Voi siete importanti . Perché non siete solo il futuro del Mozambico o della Chiesa o dell’umanità. Voi siete il presente: con tutto ciò che siete e fate, state già contribuendo al presente. Mettete fine all’inimicizia che crea la guerra e scrivere una pagina nuova di storia. Gettate ponti per una pagina piena di speranza di pace e di riconciliazione. Coltivate l’impegno per proteggere la nostra casa comune, una casa che è di tutti e per tutti. Dio vi ama e questo accomuna tutte le religioni”.
Nel pomeriggio, il confronto con gli oltre 2000 sacerdoti, religiosi e religiose nella Cattedrale e il discorso con il quale ha invitato le donne e gli uomini di Chiesa a non inseguire vantaggi personali, raccomandando loro vicinanza a chi soffre , compassione , dialogo , interscambio e unità.
Infine, l’ultimo impegno della giornata: la visita a Casa Matteo 25, struttura che , grazie alla collaborazione tra Nunziatura, chiesa locale e venti congregazioni religiose, fornisce ai bambini e ai giovani di strada, pasti e servizi igienico-sanitari.
Qui, accolto da un coro di bambini, ha salutato i responsabili, pregato in cappella e ricevuto in regalo dai piccoli ospiti un ritratto- disegno e una Croce. Quindi, dopo i saluti, il ritorno in Nunziatura.
La seconda giornata mozambicana di Papa Francesco, invece, si è aperta con la visita al Centro per i malati di Aids di Zimpeto , un quartiere povero alla periferia di Maputo, dove ha incontrato alcune donne ammalate con i loro figli, (130, i bambini nati sani da madri sieropositivi, 500 mila le persone curate e 3800 i malati), la Direttrice Cacilda Isabel Massango e i volontari del progetto Dream e della comunità di S.Egidio, , che ha paragonato al Buon samaritano del Vangelo e che ha incoraggiato ad andare avanti nella loro missione di dare luce e speranza.
Poi, la Messa, celebrata presso lo stadio, alla presenza di 60.000 persone, radunatesi nonostante la pioggia e il freddo. Nell’omelia, il Pontefice ha rivolto un appello al Mozambico a mettere da parte la legge del taglione, la vendetta e l’odio, le armi e la repressione violenta e a scegliere un’altra strada, quella della pace, rivolgendosi in particolare ai cristiani, affinché amino i propri nemici, sull’esempio di Gesù, quindi, il monito a superare i tempi di divisione e violenza, attraverso la riconciliazione e l’impegno quotidiano alla misericordia e alla bontà.
Papa Francesco, infine, si è soffermato sul fenomeno della colonizzazione e della corruzione, incoraggiando ancora una volta “a fare il gioco di Cristo”, “arbitro dei nostri cuori”.
Congedandosi, conclusa la celebrazione, ha ringraziato gli organizzatori della visita, l’arcivescovo di Maputo, Francisco Chimoio e il presidente della Repubblica, Filipe Nyusi, aggiungendo l’esortazione a non lasciarsi rubare la speranza e a rimanere uniti per la pace del Mozambico.
Salito a bordo dell’aereo, è quindi partito alla volta del Madagascar, per la seconda tappa del suo viaggio.
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