di Federica Marengo sabato 31 agosto 2024
-L’81° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, si è aperta il 27 agosto con la proiezione serale, presso la Sala della Darsena, del film ,“L’oro di Napoli”, diretto e interpretato da Vittorio De Sica nel 1954, tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Marotta, restaurato dalla Filmauro di Aurelio De Laurentiis, in occasione dei settant’anni dall’uscita e dei cinquant’anni dalla scomparsa dello stesso De Sica.
L’inizio vero e proprio del Festival ,però, è stato segnato dalla cerimonia d’apertura, condotta dall’attrice Sveva Alviti, svoltasi il giorno successivo, 28 agosto, nel corso della quale è stato consegnato il Leone d’oro alla carriera all’attrice Sigourney Weaver, e dalla proiezione del film fuori concorso “Beetlejuice, Beetlejuice” di Tim Burton, con Michael Keaton, Winona Ryder, Catherine O’Hara, Justin Theroux, Monica Bellucci, Arthur Conti, Jenna Ortega, Willem Dafoe.
La pellicola, basata su personaggi creati da Michael Mcdowell, Larry Wilson – una storia di Alfred Gough, Miles Millar, Seth Grahame-Smith, è il seguito del film del 1988, sempre diretto da Tim Burton: “Beetlejuice-spiritello porcello” e vede di nuovo protagonista la famiglia Deetz (Delia Deetz, Catherine O’Hara) tornata nella casa a Winter River, con la figlia Lydia (Winona Ryder) e con la figlia di quest’ultima, Astrid (Jenna Ortega), la quale ridesterà lo spirito di Beetlejuice (Micheal Keaton), sullo sfondo di un conflitto tra il regno degli spiriti e quello dei viventi, cui prendono parte volti nuovi come quelli di Willem Dafoe , che interpreta un detective dell’aldilà, e Monica Bellucci nel ruolo della moglie di Beetlejuice.
Del film , presentato in conferenza stampa, il regista Tim Burton ha detto: “Negli ultimi anni, mi sono disilluso dell’industria cinematografica, quindi ho voluto fare qualcosa che mi sembrasse personale e reale. “Beetlejuice” mi ha ridato energia per tornare a fare le cose che amo fare, con le persone con cui amo farle, ancora più speciali con la nuova parte del cast che si è fusa perfettamente con il suo spirito”.
Nella stessa giornata, poi, è stato presentato nella sezione “Orizzonti”, anche il film “Nonostante”, diretto e interpretato da Valerio Mastandrea, con Dolores Fonzi, Lino Musella, Giorgio Montanini, Justin Alexander Korovkin, Barbara Ronchi, Luca Lionello, e con Laura Morante, che racconta di un uomo, sospeso tra la vita e la morte ,che vaga dentro e fuori un ospedale, divertendosi ad interagire, senza essere visto, con medici, infermieri e con gli altri pazienti al momento separati dai loro corpi mortali, finché, un giorno, l’arrivo di una vittima di un incidente automobilistico, entrata in uno stato comatoso, tutt’altro che rassegnata alla sua condizione, e che accende in lui la scintilla dell’amore, lo conduce a una nuova consapevolezza di sé e a una nuova voglia di vivere, “nonostante” la solitudine e la precarietà dell’esistenza umana.
A tal riguardo , il regista e interprete Valerio Mastandrea ha dichiarato alla stampa: “La nostra idea era quella di raccontare una storia emozionante: con non troppa originalità ci siamo detti che ciò che ci emoziona di più è sempre l’amore. Non volevamo però raccontare questa storia d’amore in maniera scontata: “Nonostante” è dedicato alle persone che senza accorgersene vivono nell’immobilità , ma poi riescono a liberarsene e vedere oltre i propri limiti.”
A seguire, sempre il 28 agosto, il Direttore della Biennale, Alberto Barbera e il Presidente Pietrangelo Buttafuoco hanno presentato in conferenza stampa le Giurie, a cominciare da quella del Festival, che assegnerà il Leone d’Oro per il miglior film e gli altri premi ufficiali, presieduta dall’attrice Isabelle Huppert, e composta da: il regista e sceneggiatore americano James Gray; il regista e sceneggiatore britannico Andrew Haigh; la regista, sceneggiatrice e produttrice polacca Agnieszka Holland; il regista e sceneggiatore brasiliano Kleber Mendonça Filho; il regista , sceneggiatore e produttore mauritano Abderrahmane Sissako; il regista e sceneggiatore italiano Giuseppe Tornatore; la regista e sceneggiatrice tedesca Julia von Heinz e l’attrice cinese Zhang Ziyi.
La Giuria della sezione Orizzonti, invece, è composta dalla Presidente, la regista e sceneggiatrice statunitense Debra Granik, lo sceneggiatore, regista e produttore iraniano Ali Asgari; la regista e sceneggiatrice siriana Soudade Kaadan; il regista, sceneggiatore e produttore greco Christos Nikou; l’attrice e regista svedese Tuva Novotny; il regista ungherese Gábor Reisz; la sceneggiatrice e regista italiana Valia Santella.
Infine, la Giuria “Venezia Opera prima” è composta dal Presidente, il critico cinematografico italiano Gianni Canova, lo sceneggiatore e regista americano Ricky D’Ambrose;la regista, artista visuale, attrice e produttrice brasiliana Barbara Paz; l’attrice e regista canadese Taylor Russell; il curatore di festival e direttore di mercati cinematografici Jacob Wong.
Il secondo giorno, il 29 agosto, invece, sono stati presentati e proiettati i primi due film in concorso al Festival: “Maria” di Pablo Larraín ed “El Jockey” di Luis Ortega. Il primo, “Maria”, con Angelina Jolie, Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Haluk Bilginer, Kodi Smit-McPhee, Stephen Ashfield, Valeria Golino, racconta gli ultimi giorni di vita, belli e tormentati , della più grande cantante lirica di tutti i tempi: Maria Callas, interpretata da Angelina Jolie, nella Parigi degli anni Settanta.
Del film, il regista Pablo Larraín , ha detto in conferenza stampa: “Sono sempre stato incuriosito dal fatto che non ci siano film sull’opera e sui cantanti d’opera, con pochissime eccezioni. Ho pensato di fare un film sulla migliore cantante d’opera di tutti i tempi e di celebrare la sua vita, il suo lavoro e la sua musica. Abbiamo discusso su come avremmo potuto fare un film su un personaggio che diventasse la somma delle tragedie che canta. Alla fine l’obiettivo era sempre quello di celebrarla, e questo non esisterebbe senza Angelina Jolie”.
In merito alla sua interpretazione, proprio l’attrice Angelina Jolie, ha sottolineato: “Ho reimparato la parola diva attraverso “Maria”. Ciò che è una diva deriva spesso dalla percezione che gli altri hanno , piuttosto che da ciò che pensava e sentiva. Maria Callas era in realtà una delle persone più laboriose, e ho avuto modo di imparare questo direttamente da lei. Ho seguito le registrazioni dei suoi insegnamenti: diceva che all’inizio devi capire la musica e il compositore e praticare diligentemente e solo dopo lasciare entrare le tue emozioni. Sono stata fortunata ad essere guidata da Pablo Larraín”.
“El jockey”, di Luis Ortega, con Nahuel Pérez Biscayart, Úrsula Corberó, Daniel Giménez Cacho, Mariana Di Girolamo, Daniel Fanego, Osmar Núñez, Luis Ziembrowski, racconta invece la vicenda del fantino di successo, ma dalla vita turbolenta, Remo Manfredini, che, in fuga da un boss mafioso , vaga fino a ritrovare il suo vero io.
In merito alla pellicola, il regista Luis Ortega, ha detto alla stampa: “Si tratta di un film che raggruppa una varietà di domande. Il film analizza la possibilità che non ci sia una vera e propria identità, un centro permanente. Piuttosto, quante volte bisogna morire per liberarsi di se stessi? La vita è un labirinto di identità. Ma “Kill the Jockey,” è anche un film d’amore: sul non sapere come amare e sull’accettazione di se stessi. Fare il regista è, per me, osservare la vita come una messa in scena che impegna in una costante ricerca psicologica”.
Fuori concorso è stata proiettata poi anche la serie Tv, “Leopardi, il poeta dell’infinito”, diretta da Sergio Rubini e scritta insieme con Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini e interpretata da : Leonardo Maltese, Cristiano Caccamo, Giusy Buscemi, Valentina Cervi, Fausto Russo Alesi, Bruno Orlando, Serena Iansiti, Maria Vittoria Dallasta, Andrea Pennacchi, Roberta Lista, Alessandro Preziosi, Alessio Boni.
In merito alla serie, che andrà in onda il 16 e il 17 dicembre su Rai Uno, Sergio Rubini, ha spiegato: “Leopardi è libero e spregiudicato, è un pensatore multiforme, diverso da come lo abbiamo conosciuto tra i banchi di scuola. Leopardi è un intellettuale che ha incendiato gli animi dei patrioti del suo tempo, ha nutrito un certo sospetto verso la politica. Il suo pensiero è stato talmente innovativo che tutti hanno sempre cercato di potarlo nella propria ‘parrocchia’, ma lui non si è mai incatenato a nessuna etichetta”.
Per l’attore Leonardo Maltese, che ha interpretato il poeta di “A Silvia” e de “L’infinito”: “Leopardi è un poeta giovane, ha scritto ‘L’infinito’ a soli vent’anni, parlando dell’importanza del dolore e della solitudine di tutti noi. Amava la vita. Nessuno più di lui sentì il mondo e la bellezza”.
Altra serie ad essere presentata fuori concorso, è stata : “Desclaimer” di Alfonso Cuarón, tratta dal romanzo “La vita perfetta” di Renée Knight, con Cate Blanchett, Kevin Kline, Sacha Baron Cohen, Lesley Manville, Louis Partridge, Leila George, Kodi Smit-McPhee, Hoyeon, Indira Varma. Al centro della storia , che si dipana in 7 espisodi, la giornalista Catherine Ravenscroft, la cui fama è basata sulle sue rivelazioni riguardo le trasgressioni altrui. Quando riceve un romanzo da un autore sconosciuto , però, si rende conto di essere lei la protagonista di una storia che espone i suoi più oscuri segreti. Quindi, nel tentativo di scoprire la vera identità dello scrittore sconosciuto, è costretta a fare i conti col proprio passato prima che distrugga la sua vita e i suoi rapporti familiari.
Il 30 agosto, sempre per la categoria dei film in concorso, è stata la volta della presentazione e della proiezione di : “Babygirl” di Halina Reijn e di “Trois amies” di Emmanuel Mouret.
Nel film “Babygirl”, con Nicole Kidman, Harris Dickinson, Antonio Banderas, Sophie Wilde, Esther McGregor, la protagonista è un’ amministratrice delegata (Nicole Kidman) che mette a repentaglio la carriera e la famiglia quando inizia una relazione con un suo stagista molto più giovane.
Del film , la regista Halina Reijn, ha detto in conferenza stampa: “È stato un onore lavorare con questo cast incredibile. È sicuramente un film su una donna in crisi esistenziale, sul desiderio e su come diverse generazioni possano imparare le une dalle altre e sono molto felice di presentarlo a Venezia. Ma è anche un film sulla mascolinità e soprattutto sulla domanda: “Come posso amare me stessa in tutti i miei strati?” Spero che questo film possa essere un omaggio all’amor proprio e alla liberazione”.
Per Nicole Kidman: “Babygirl parla di desiderio, pensieri interiori, matrimonio, verità, potere e consenso. È la storia liberatoria di una donna attraverso lo sguardo di Halina che l’ha scritta e diretta. È stato molto profondo e liberatorio essere nelle sue mani, mi sono sentita molto accudita e in effetti eravamo tutte molto protettive l’una con l’altra, mentre allo stesso tempo la dinamica sembrava reale. Sono orgogliosa di essere stata invitata a un festival come questo dove il cinema è finalmente fatto con le donne al timone”.
“Trois amies” di Emmanuel Mouret, con Camille Cottin, Sara Forestier, India Hair, Grégoire Ludig, Damien Bonnard, Vincent Macaigne, Éric Caravaca, è invece una storia di amicizia e di tradimenti, riguardo alla quale, il regista Mouret ha spiegato: “La vera sfida di questo film è stata quella di mettere insieme toni drammatici e sfumature più leggere allo stesso tempo. In questo ensemble, le attrici sono state scelte per le loro caratteristiche uniche: il film segue tre melodie e il film risuona come un contrappunto. In questo modo, l’intimità consiste nella fantasia: gli elementi onirici, i fantasmi, tutto fa parte della nostra immaginazione dei sentimenti”, riecheggiato da Camille Cottin: “Come ha detto Emmanuel Mouret, la scrittura del film è molto precisa nel seguire un ritmo melodico. Ogni personaggio diventa quindi un interprete musicale unico. Le storie sono tre percorsi che ognuna delle protagoniste vive indipendentemente dal codice etico, morale”.
Presentato nella sezione “Venezia Classici”, anche il documentario: “Carlo Mazzacurati-una certa idea di cinema” di Mario Canale ed Enzo Monteleone, con interviste ad attori e attrici e materiale di repertorio per ricordare ,a dieci anni dalla scomparsa, il regista padovano.
Nella giornata di oggi, 31 agosto, sono stati presentati e proiettati i film in concorso: “Leurs enafants après eux” di Zoran Boukherma e Ludovic Boukherma; “Campo di battaglia”di Gianni Amelio e “The order” di Justin Kurzel.
“Leurs enafants après eux” di Zoran Boukherma e Ludovic Boukherma, con Paul Kircher, Angélina Woreth, Sayyid El Alami, Gilles Lellouche, Ludivine Sagnier, Louis Memmi è la storia del quattordicenne Anthony e di suo cugino, che trascorrono il tempo in riva al lago insieme a Steph e Clem. Per Anthony, sarà l’estate del primo amore e il momento della vita che segna il passaggio alla maturità, nel corso della quale, Hacine, un giovane ribelle del quartiere, ruberà la sua motocicletta, sconvolgendo la vita di tutti. Nel corso di quattro estati cruciali, i destini di Anthony, Steph e Hacine si scontreranno e s’intrecceranno, mentre l’amore cercherà di trovare la propria strada.
In merito al film, il regista Zoran Boukherma ha detto: “Tutto è partito da Gille Lellouche quando ci ha dato una copia del romanzo di Nicolas Mathieu, chiedendoci se ci interessava farne un adattamento. L’opera è meravigliosa e subito ci è piaciuta l’idea di portarlo sul grande schermo. Dipingeva la Francia nella quale siamo cresciuti: la provincia industriale. Il libro ci ha dato l’impressione di ritrarre la sociologia delle vallate francesi in stile americano. Il romanzo da cui è tratto il nostro film ha un linguaggio molto generoso e cinematografico. Abbiamo deciso di portare la sua provincia sul grande schermo, puntando i riflettori sulla piccola Francia, la Francia della classe operaia invisibile, che è simile alle zone in cui siamo cresciuti. Abbiamo deciso di raccontarla con un linguaggio che potesse essere generoso e accessibile come quello del romanzo, con l’obiettivo di mostrare la resilienza di queste persone che vivono nella valle”.
“Campo di battaglia” di Gianni Amelio , con Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini, Giovanni Scotti, Vince Vivenzio, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Maria Grazia Plos, Rita Bosello, primo film italiano in concorso ad essere presentato, liberamente ispirato al romanzo “La sfida” di Carlo Patriarca, racconta la vicenda, ambientata in Friuli Venezia Giulia, di due ufficiali medici , amici d’infanzia, che lavorano nello stesso ospedale militare, sul finire della Prima Guerra Mondiale.
Così, il regista Gianni Amelio ha raccontato alla stampa la stesura e la realizzazione del film: “Il mio modo di lavorare a un film è sentire visceralmente le cose. Non parto da un tavolino dove metto le idee. Non a caso, lavoro quasi sempre con Alberto Taraglio, il mio co-sceneggiatore. Scriviamo sei, sette versioni della sceneggiatura e puntualmente il film diventa un’altra storia. “Campo di battaglia” mostra immagini di guerra: ormai queste sono usurate e, paradossalmente, ci sembrano irreali. Siamo quasi assuefatti alla guerra. Il film affronta varie storie, tra cui la guerra. Si tratta perciò di un film sulla guerra e non di guerra”.
L’attore Alessandro Borghi ha sottolineato: “Non ho mai conosciuto qualcuno come Gianni Amelio: il suo entusiasmo è stato la benzina del mio processo creativo. Abbiamo iniziato a parlare del film molto tempo prima, e lui mi chiedeva sempre, in modo sfidante: ‘Cosa ne pensi se…?’. Facendo così mi ha responsabilizzato e fatto sentire parte attiva del processo. Questo ha anche lasciato spazio per un’improvvisazione emotiva che mi ha fatto innamorare del suo raro modo di fare cinema dove si pensa principalmente alla storia e alla bellezza di crearla. È stato un processo meraviglioso insieme a lui e ai miei due straordinari colleghi”, mentre l’attrice Federica Rossellini, ha dichiarato: “Fin dalla prima lettura ho avuto la sensazione che il mio personaggio, Anna, fosse inafferrabile, perché lei stessa non riusciva ad afferrarsi. Alla fine del film la porto ad essere colei che sta, colei che offre un sistema di cura differente, il ponte dello sguardo con il pubblico, e anche la persona che per una volta riesce non solo a dimenticare ma anche a prendere posizione, agire”.
Infine, è stato presentato e proiettato il film , anch’esso in concorso, “The order” di Justin Kurzel, con Jude Law, Nicholas Hoult, Tye Sheridan, Jurnee Smollett, Marc Maron, ambientato nel 1983, quando una serie di rapine in banca e a mezzi blindati e operazioni di contraffazione instillano il terrore nel nordovest degli Stati Uniti, dove un solitario agente dell’FBI, di stanza nella cittadina di Coeur d’Alene, in Idaho, giunge alla conclusione che non si tratta di criminali comuni assetati di denaro, ma di un gruppo di pericolosi terroristi interni al seguito di un leader radicale e carismatico, che tramano una guerra contro il governo degli Stati Uniti.
Il regista , Kuzel, ha così spiegato, in conferenza stampa, il film: “Da molto tempo volevo fare un film sul modello dei thriller americani. Il paesaggio nel film è molto importante, cosi come la natura che ci osserva. “The order” è un film molto particolare, perché si basa su un evento realmente accaduto negli anni Ottanta, ma in una prospettiva contemporanea. Viviamo in tempi di divisioni, dibattiti sul futuro e contrasti tra ideologie. Questo è stato il focus del film”.
Per l’attore Jude Law: “Il film mette in luce il senso di famiglia e comunità che fa sentire le persone al sicuro e protette, nonostante la direzione che prendono politicamente. Sembrava anche un pezzo da fare ora, e ciò che è stato interessante nell’interpretare qualcuno per cui la battaglia era finita è stato appoggiarsi alla sua autenticità: la sua (non) relazione con la sua famiglia e con la dipendenza. Alla fine della giornata abbiamo ripetutamente voluto metterlo nella posizione in cui il pubblico chiede: “Può farcela?””.
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