di Federica Marengo lunedì 19 maggio 2025

-Ieri mattina, Papa Leone XIV°, eletto dal Conclave l’8 maggio scorso, ha presieduto la Messa per l’inizio del Suo ministero petrino sul sagrato della Basilica di San Pietro. Prima della celebrazione, però, il Pontefice è sostato in preghiera davanti al Sepolcro di San Pietro, sotto la Basilica Vaticana, dove è sceso insieme con i Patriarchi delle Chiese orientali e qui ha incensato il Trophaeum Apostolico.
A seguire, risalito in Basilica, Papa Leone XIV°, con la processione dei Cardinali e con i diaconi, recanti il Pallio pastorale, una fascia di lana d’agnello, simbolo della missione del Buon pastore di pascere le pecore, decorata con croci nere e tre spille, che rappresentano i chiodi della croce di Cristo, l’Anello del Pescatore, sigillo che autentica la fede, missione affidata da Gesù a Pietro, “pescatore di uomini”, e il Libro dei Vangeli, al canto delle Laudes Regiae, ha raggiunto il sagrato della Basilica di San Pietro e l’altare con l’immagine della Pesca miracolosa e l’icona della Madonna del Buon Consiglio.
Quindi, nel corso della Messa, concelebrata da Papa Leone XIV° con i Cardinali, i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche, dopo la lettura del Vangelo, si sono svolti i riti d’inizio pontificato: l’imposizione del Pallio da parte del Cardinale Diacono Mario Zenari; la preghiera recitata dal Cardinale Presbitero Fridolin Ambongo Besungu; la consegna dell’Anello del Pescatore da parte del Cardinale Vescovo Luis Antonio Tagle e l’obbedienza al Santo Padre, prestata sia da tre Cardinali ,a nome di tutto il Collegio: il Cardinale Frank Leo (America del Nord), il Cardinale Jaime Spengler, (America del Sud) e il Cardinale John Ribat, M.S.C. (Oceania), sia da alcuni rappresentanti del Popolo di Dio, il Vescovo di Callao (Perù), Monsignor Luis Alberto Barrera, il Presbitero Guillermo Inca Pereda, il Diacono Teodoro Mandato, i religiosi, Sr. Oonah O’Shea, Presidente dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali, e P. Arturo Sosa, S.I., Presidente dell’Unione dei Superiori Generali, una coppia di sposi e due giovani.
Successivamente, il Pontefice ha pronunciato la Sua omelia, iniziata salutando “con il cuore colmo di gratitudine” per il Ministero affidatoGli, i Cardinali, le autorità presenti (156 delegazioni da tutto il mondo) e i membri del Corpo diplomatico, i pellegrini giunti in occasione del Giubileo delle Confraternite, svoltosi dal 16 al 18 maggio, e i circa 200 mila fedeli in piazza San Pietro.
Poi, Papa Leone XIV°, agostiniano e missionario, ha esordito , citando Sant’Agostino (“Le Confessioni”): “Ci hai fatti per te, Signore,e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te”, e ha ripercorso gli accadimenti di queste settimane , a partire dalla morte di Papa Francesco , che “ha riempito di tristezza il nostro cuore”, fino al Conclave e alla scelta del collegio cardinalizio , ispirata dallo Spirito Santo,“di un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi”.
Da qui, parlando della Sua elezione, rivolto ai fedeli, ha detto: “Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia”, e ha posto in evidenza i due cardini del Suo Pontificato: “Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù”.
Ancora, il riferimento da parte del Pontefice al Vangelo in cui si narra di Pietro e della missione affidatagli da Gesù di essere come Lui “pescatore di uomini”, che Pietro può portare avanti “solo perché ha sperimentato nella propria vita l’amore infinito e incondizionato di Dio, anche nell’ora del fallimento e del rinnegamento. Per questo, quando è Gesù a rivolgersi a Pietro, il Vangelo usa il verbo greco agapao, che si riferisce all’amore che Dio ha per noi, al suo offrirsi senza riserve e senza calcoli, diverso da quello usato per la risposta di Pietro, che invece descrive l’amore di amicizia, che ci scambiamo tra di noi. Quando Gesù chiede a Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami? ”si riferisce dunque all’amore del Padre. È come se Gesù gli dicesse: solo se hai conosciuto e sperimentato questo amore di Dio, che non viene mai meno, potrai pascere i miei agnelli; solo nell’amore di Dio Padre potrai amare i tuoi fratelli con un “di più”, cioè offrendo la vita per i tuoi fratelli”.
Perciò, ha sottolineato Papa Leone XIV°: “ A Pietro è affidato il compito di “amare di più” e di donare la sua vita per il gregge. Il ministero di Pietro è contrassegnato proprio da questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo. Non si tratta mai di catturare gli altri con la sopraffazione, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere, ma si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù. Lui ,afferma lo stesso Apostolo Pietro , “è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo”. E se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate; al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro: tutti, infatti, siamo costituiti «pietre vive» , chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità. Come afferma Sant’Agostino: “La Chiesa consta di tutti coloro che sono in concordia con i fratelli e che amano il prossimo”.
Quindi, il Pontefice, è tornato sulle due dimensioni del Suo Pontificato, l’amore e l’unità, auspicando una “Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato”, in un tempo, quello attuale in cui “ vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri”.
Ed è proprio in un tempo come questo che il popolo cristiano vuole essere “dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità”, per “dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace”.
Ad animare la Chiesa, dunque, secondo Papa Leone XIV°, deve essere lo “spirito missionario”, in quanto, “ senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo, siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo”.
Infine, a conclusione della Sua omelia, il Pontefice ha citato l’enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII°: “Questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci: se questo criterio “prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?”, per poi esortare i fedeli: “Con la luce e la forza dello Spirito Santo”, a costruire “ una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità. Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi”.
Terminate le celebrazioni della Messa per l’inizio del Suo ministero petrino, il Pontefice ha pronunciato un breve discorso, che he preceduto la preghiera del Regina Caeli, nel quale ha salutato e ringraziato nuovamente per la presenza e la partecipazione i romani e i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, le Delegazioni ufficiali di numerosi Paesi, i Rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali e di altre Religioni e i pellegrini convenuti da tutti i Continenti in occasione del Giubileo delle Confraternite, ringraziati per “mantenere vivo il grande patrimonio della pietà popolare”.
Poi, Papa Leone XIV° ha rivelato: “Durante la Messa ho sentito forte la presenza spirituale di Papa Francesco, che dal Cielo ci accompagna”, per poi annunciare l’avvenuta beatificazione ,del “sacerdote Camille Costa de Beauregard, vissuto tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, testimone di grande carità pastorale”.
Quindi, il Pontefice ha rivolto un pensiero “ai fratelli e alle sorelle che soffrono a causa delle guerre”, evidenziando: “A Gaza i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame. Nel Myanmar nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti. La martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura”.
In ultimo, Papa Leone XIV° ha affidato “come segno di speranza”, il Suo ministero petrino a Maria, “Stella del Mare, Madre del Buon Consiglio”, implorando “ dalla sua intercessione il dono della pace, il sostegno e il conforto per chi soffre, la grazia, per tutti noi, di essere testimoni del Signore Risorto”.
A margine delle celebrazioni, il Pontefice ha salutato nella Basilica di San Pietro le 156 delegazioni giunte a Roma per presenziare alla messa di inizio del Suo ministero petrino e, più tardi, ha ricevuto in Udienza la Presidente della Repubblica del Perù, Dina Ercilia Boluarte Zegarra e il Presidente della Repubblica di Ucraina Volodymyr Zelenskyy.
Domani pomeriggio, alle 17.00, invece, Papa Leone XIV° visiterà il Sepolcro di San Paolo, presso la Basilica di San Paolo Fuori le Mura.
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