di Federica Marengo martedì 24 maggio 2022
-Nell’ottantanovesima giornata di guerra in Ucraina, bombardamenti e attacchi russi si sono concentrati a Nord-Est, nella regione del Donbass, nel Donetsk e a Lugansk (dove, nelle ultime 24 ore sarebbero state uccise 7 persone), e a Sud-Est, in particolare sulle città di Mykolaiv e Kherson e sulla città di Odessa, porto sul Mar Nero, dove le navi per il trasporto internazionale di cereali e del grano sono stati bloccati dalle truppe russe, che, secondo quanto documentato dalla Cnn e , denunciato da Kiev, starebbero “rubando” le derrate presenti nei depositi (trai quali , quelli di Sebastopoli), per inviarle ai Paesi dell’Africa, da sempre dipendenti dalle esportazioni ucraine.
Tra le soluzioni individuate da Kiev per ovviare a tale “furto” da parte delle forze russe, l’impiego di missili da crociera antinave, che dovrebbero essere forniti dalla Danimarca (in base all’accordo preso nel corso del vertice a Ramstein) o la scorta navale ad opera della Gran Bretagna e non dell’Onu, per non inasprire ulteriormente le tensioni con Mosca. Nel frattempo, però, il primo treno dall’Ucraina, con a bordo le derrate di grano, è arrivato in Lituania, attraverso la Polonia e una rotta alternativa a quella del mare.
A Mariupol, invece, si è smesso di combattere , ma, come riportato dalle autorità locali, durante la rimozione di macerie ad opera delle forze russe, nel seminterrato di un grattacielo usato come rifugio, sono stati trovati 200 corpi.
L’esercito russo, inoltre, si starebbe preparando a riprendere l’offensiva nell’area di Vasylivka,a Zaporizhzhia, in direzione di Bakhimut, mentre prosegue la morsa nella zona operativa orientale, con bombardamenti a Lysychansk e a Severodonetsk, dove si teme l’ accerchiamento della città.
Intanto, il Presidente ucraino, Zelensky, che nel suo consueto videomessaggio alla popolazione, pubblicato sui suoi account social, è tornato a chiedere che i Paesi occidentali premano su Mosca per uno scambio di prigionieri finalizzato alla liberazione dei combattenti dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, ora in mano ai filorussi del Donbass, durante una conversazione online alla Casa ucraina di Davos, ha affermato che un eventuale incontro sulla fine della guerra Russia-Ucraina si terrà solo con Putin, perché solo lui prende tutte le decisioni in Russia, e solo se c’è una questione sul tavolo: quella sulla fine della guerra.
Da Mosca, invece, che si è detta pronta a riprendere i negoziati, ma non a un colloquio tra il Presidente Putin e il Presidente ucraino Zelensky, che va preparato a fondo, nonostante l’apertura del Cremlino e del suo portavoce, Peskov a uno studio e a una valutazione di quest’ultimo ,è arrivata per il tramite dei Medvedev, Vicepresidente del Consiglio di sicurezza Russo, la bocciatura del piano di pace in quattro punti, presentato all’Onu dal ministro degli Esteri italiano Di Maio, che prevede: 1) il cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati, a combattimenti in corso, 2) la neutralità dell’Ucraina e l’ingresso in UE , 3) un accordo bilaterale tra Mosca e Kiev sui territori contesi della Crimea e del Donbass, con regole da concordare su come e a chi assegnare il controllo delle zone e 4) il ritiro delle forze russe e un accordo multilaterale sulla sicurezza UE, una volta terminato il conflitto russo-ucraino.
Medvedev, infatti, ha definito la proposta italiana: “Un puro un flusso di coscienza privo di contatto con la realtà”, precisando: “Il Donbass ha finalmente deciso il suo destino e non tornerà mai all’Ucraina”. Tutto ciò, mentre il ministro degli Esteri Lavrov ha illustrato una sorta di manifesto di geopolitica della Russia, volto ad affermare un allontanamento dall’Occidente (con l’abbandono del dollaro e del sistema Swift) e un’alleanza sempre più stretta con Cina, Africa e America Latina.
Dichiarazioni, quelle di Medvedev, cui è seguita la replica del Ministro degli Esteri italiano Di Maio, che, a margine dell’incontro alla Farnesina con l’omologo croato Radman e di un evento dell’associazione Alis , sottolineando come il piano di pace sia ancora “embrionale” e necessiti di tempo e come la bocciatura del Cremlino denoti la volontà di Mosca di non trovare un accordo di pace, ha dichiarato: “L’Italia è impegnata in prima linea per una soluzione diplomatica. Stiamo lavorando fianco a fianco con i nostri principali partner e alleati, in ambito Ue e Nato, per favorire il negoziato, raggiungere un cessate il fuoco che possa porre le basi per un futuro accordo di pace”.
Tuttavia, critiche al piano di pace italiano, sono state espresse anche da Kiev, tramite la Viceministra degli Esteri ucraina e il capo dell’Ufficio del presidente dell’Ucraina, intervenuti entrambi al Forum economico di Davos, i quali, riecheggiando il capo negoziatore e consigliere del Presidente Zelensky, Podolyak, hanno evidenziato come l’integrità territoriale dell’Ucraina non sia negoziabile, ribadendo quindi il no all’annessione alla Russia di Donbass e Crimea.
Proprio al Forum di Davos, la Presidente della Commissione UE, Von der Leyen, nel suo intervento ,ha dichiarato: “L’Ucraina deve vincere la guerra. E l’aggressione di Putin deve essere un fallimento strategico. Faremo tutto il possibile per fare in modo che gli ucraini prevalgano e riprendano il futuro nelle loro mani. Con la guerra , è stato messo in discussione l’ordine internazionale. Non dovremmo lasciare nulla di intentato per la ricostruzione dell’Ucraina incluso, se possibile, l’utilizzo degli asset russi. La ricostruzione del Paese dovrebbe combinare investimenti massicci con riforme ambiziose. L’Ucraina appartiene alla famiglia europea. I segnali di una crescente crisi alimentare sono evidenti. Dobbiamo agire con urgenza. Per questo sto lavorando con il presidente egiziano Sisi per affrontare le ripercussioni della guerra con un evento focalizzato sulla sicurezza alimentare e in Europa e nella regione. È tempo di porre fine alle dipendenze malsane. E’ tempo per creare nuove connessioni. Ci sarà mai un posto per la Russia? .Se la Russia torna alla democrazia, allo stato di diritto, al rispetto dell’ordine internazionale, la risposta è sì. La Russia è un nostro vicino, con la Russia condividiamo la storia. La nostra opposizione alla brutale invasione è l’opposizione alla leadership di Mosca. I russi devono decidere il loro futuro”.
Sulla stessa linea, il segretario generale della Nato, Stoltenberg, che, sempre nel corso del Forum di Davos, ha spiegato: “La Nato ha due obiettivi: sostenere l’Ucraina e prevenire l’escalation di questa guerra. La Nato non sarà parte della guerra” in Ucraina, non ci sarà alcun coinvolgimento diretto” dell’Alleanza nel conflitto, anche se aiuterà gli ucraini a difendersi dall’aggressione russa. Il Presidente russo, Vladimir Putin, voleva meno Nato ai suoi confini e per questo ha iniziato una guerra. Ora invece avrà più Nato alle frontiere e più membri dell’alleanza. A dicembre, il Presidente Vladimir Putin ha presentato un ultimatum alla Nato: chiedeva una trattato legalmente vincolante per riscrivere l’architettura della sicurezza in Europa, per ristabilire sfere di influenza e forzare la Nato a ritirarsi dalla parte orientale della sua alleanza e a terminare l’allargamento”.
Poi, in merito all’adesione alla Nato di Svezia e Finlandia, che vede l’opposizione della Turchia, dove si recheranno domani le delegazioni finlandese e svedese per un incontro diplomatico, il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, si è detto “fiducioso in una soluzione dei problemi con Ankara”, spiegando: “Sulle preoccupazioni per le organizzazioni terroristiche, abbiamo delle buone risposte da dare e siamo anche noi parte della risposta mondiale al terrorismo. La domanda di accesso nasce dal contesto internazionale stravolto dall’aggressione della Russia all’Ucraina: siamo in una situazione completamente nuova e dobbiamo svegliarci di fronte a questa nuova realtà”.
Quanto alla UE e al sesto pacchetto di sanzioni, che prevede l’embargo del petrolio russo, per Berlino si sarebbe vicini all’accordo, ma il Presidente dell’Ungheria Orban , secondo quanto riportato dal Financial Times, in una lettera al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si sarebbe opposto alla discussione dell’embargo al petrolio russo al vertice dei capi di Stato e di Governo dell’Ue ,che si terrà a Bruxelles il 30 e 31 maggio, in quanto in tale contesto “si evidenzierebbero solo le divisioni interne ,senza offrire una possibilità realistica di risolvere le differenze”.
In merito alla politica interna italiana, invece, mentre il Premier Draghi ha ricevuto a Palazzo Chigi il il Presidente del Governo della Repubblica di Macedonia del Nord, Dimitar Kovachevski, con cui, ha parlato del processo di allargamento dell’Unione europea ai Paesi dei Balcani occidentali ,con particolare riferimento alla Macedonia del Nord, della situazione in Ucraina e dell’ulteriore rafforzamento della cooperazione bilaterale, i partiti di Maggioranza ,dopo le Raccomandazioni economiche di Bruxelles e il monito ad attuare le riforme di Fisco e Concorrenza per accedere ai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sembrano aver trovato un accordo sull’articolo 2 del Ddl Concorrenza,relativo alle concessioni balneari, la cui votazione è cominciata questo pomeriggio in Commissione Industria a Palazzo Madama e che sarà votato in Aula al Senato il 30 maggio.
L’intesa è stata possibile grazie alla mediazione del Governo e alla proposta del Viceministro allo Sviluppo Economico, Pichetto, di una modifica all’articolo 2 sulle concessioni balneari, che prevede , in caso di contenzioso, una deroga di massimo un anno dall’obbligo di mettere a gara le concessioni dopo il 31 dicembre 2023 e degli indennizzi per chi perda le concessioni. Ascoltate dunque le richieste di Lega e Forza Italia, ma in seno alla Maggioranza si sono aperti altri due fronti di divisione. Italia Viva, infatti, trovando una sponda nei partiti di centrodestra di Governo e Opposizione, ha annunciato la raccolta firme a partire dal 15 giugno per chiedere l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, suscitando le proteste del Presidente del M5S Conte.
Infine, proprio i pentastellati hanno presentato un emendamento al Dl Ucraina per eliminare la norma che deroga al piano regionale , conferendo al sindaco di Roma, Gualtieri, in qualità di Commissario al Giubileo, i poteri per autorizzare la realizzazione dell’inceneritore, determinando una nuova spaccatura nell’alleanza con il Pd.
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