di Federica Marengo venerdì 13 ottobre 2022
-Nella duecentotrentunesima giornata di guerra in Ucraina, sono proseguiti i bombardamenti russi su più di quaranta città del Paese. Sotto attacco, infatti, Mykolaiv, nella regione meridionale, dove è stato colpito un edificio residenziale di cinque piani (due completamente distrutti) e un bambino è rimasto per sei ore sotto le macerie prima di essere estratto vivo.
Colpita con droni kamikaze anche la regione di Kiev, che, in seguito, ha registrato danni alla rete internet , mentre i media ucraini hanno riferito di allarmi anti-aereo risuonati in tutta l’Ucraina.
Sotto attacco russo, anche Zaporizhzhia, nella regione meridionale e l’ovest del Paese, con diverse esplosioni verificatesi tra Leopoli e Ternopoli.
Le forze armate ucraine, invece, starebbero procedendo alla riconquista di Kherson, nella regione meridionale, da cui i civili russi starebbero evacuando, e avrebbero colpito un condominio nella città russa di Belgorod.
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky, parlando all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha detto: “La diplomazia è uno strumento possente, ma solo quando le armi non parlano e con la Russia non può essere utilizzato ora ,perché viola il diritto internazionale e uccide: l’isolamento è quindi l’unica strada per arrivare alla fine della guerra. L’isolamento diplomatico della Russia é un elemento importante di pressione. Noi non siamo terroristi, dobbiamo isolarli per porre fine a questa guerra, fare tornare la Russia nel proprio territorio e dimostrare ai russi che la guerra comporta dei costi per i leader che hanno eletto”.
Quindi, l’appello del Presidente ucraino all’Occidente per l’invio di altre armi: “L’Ucraina “ha solo il 10% di quello che serve” per la difesa aerea”. A seguire, in un’intervista alla Zdf tedesca, riguardo all’uso delle armi nucleari da parte di Mosca, ha evidenziato: “Putin userebbe le armi nucleari “solo se sapesse che non ci saranno conseguenze per lui dopo l’uso. Il rischio che la Russia utilizzi armi nucleari dipende direttamente da quanto saranno resilienti i partner occidentali dell’Ucraina di fronte al ricatto di Putin e se riceverà un avvertimento su una risposta forte. Il rischio c’è. Ma l’Europa nel suo complesso non può assolutamente influenzare questo rischio con la sua posizione, non deve farsi ricattare. Ricordiamo inoltre l’occupazione e l’annessione illegale della Crimea, per la quale Mosca ha ricevuto solo “sanzioni molto superficiali”.
Assemblea del Consiglio d’Europa, che poi ha chiesto a tutti gli Stati membri di dichiarare l’attuale regime russo come regime terrorista, di non riconoscere né l’annessione di territorio ucraino da parte della Russia né i referendum imposti da Mosca e che i negoziati di pace possano aver luogo solo alle condizioni dell’Ucraina.
Sempre a Bruxelles, secondo giorno del vertice Nato dei Ministri della Difesa,nel quale il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Stoltenberg, ha ribadito la necessità di migliorare la difesa dell’Ucraina inviando sistemi aerei (già in arrivo dagli USA, sistemi missilistici Himars e dalla Gran Bretagna, missili per la difesa aerea). Firmato poi dagli stessi Ministri dei 14 Paesi alleati della Nato e della Finlandia di una lettera d’intenti per lo sviluppo di una European Sky Shield Initiative, un sistema europeo di difesa aerea e missilistica.
Ieri, invece, l’Assemblea dell’Onu ha adottato una risoluzione che ha condannato “i referendum illegali” e la “tentata annessione illegale” della Russia di quattro province dell’Ucraina, in quanto non valida ai sensi del diritto internazionale .I Paesi che hanno votato a favore sono stati 143, 5 contrari e 35 astenuti. I Paesi che hanno votato contro la risoluzione dell’Assemblea Generale Onu sono stati invece, oltre a Mosca: Bielorussia, Siria, Nicaragua e Corea del Nord. Tra gli astenuti, India e Cina.
Riguardo a tale decisione dell’Onu, il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha dichiarato in una nota: “I Paesi occidentali vogliono spaccare l’Assemblea generale delle Nazioni Unite . L’Occidente non vuole una soluzione pacifica della crisi ,ma piuttosto vuole prolungare il conflitto in Ucraina”.
Il Presidente Putin, invece, ha incontrato ad Astana, nel Kazakhistan, in occasione di un vertice con i Paesi asiatici, il Presidente turco Erdogan. Nel faccia a faccia con quest’ultimo, offertosi come mediatore per una ripresa dei negoziati della Russia con Kiev e per il raggiungimento della pace, il numero uno del Cremlino non ha però discusso della guerra russo-ucraina, ma di questioni economiche.
Il Presidente turco Erdogan, infatti, ha sottolineato che la Turchia è determinata a rafforzare l’accordo sul grano e ad assicurare che le forniture continuino e non vengano interrotte, mentre Putin, evidenziando come il mondo stia diventando multipolare e come l’Asia abbia un ruolo chiave , ha proposto a Erdogan, di cui ha riconosciuto l’affidabilità, di costruire in Turchia una piattaforma di approvvigionamento del gas. Inoltre, il Presidente turco ha annunciato che nel 2023 entrerà in funzione la centrale atomica costruita a partire dal 2018 con Mosca.
Nel frattempo, il portavoce del Cremlino, Peskov, ha reso noto che “diverse persone” sono state arrestate con l’accusa di aver cercato di sabotare il gasdotto Turkish Stream, vicenda di cui ha parlato anche il Presidente Putin nel suo colloquio con il Presidente turco Erdogan, accusando l’Ucraina di aver cercato di far saltare in aria il gasdotto turco. Poi, lo stesso portavoce del Cremlino ha ribadito che l’ “operazione militare speciale” in Ucraina continua , ma che la Russia è aperta al dialogo per raggiungere i suoi scopi che non sono cambiati.
A tal proposito, il ministro degli Esteri russo Lavrov, ha dichiarato: “In merito a un eventuale dialogo fra Russia e Ucraina non correremo dietro a nessuno, se ci sono proposte serie e concrete, siamo pronti a prenderle in considerazione. Per quanto riguarda esplicitamente gli Stati Uniti, non so quale potrebbe essere un segnale, ma quando ci sarà saremo pronti a prenderlo in considerazione”.
Quanto alla politica interna italiana, si sono aperte oggi al Senato e alla Camera le votazioni per eleggere i Presidenti. Le votazioni a Palazzo Madama sono state precedute da un discorso, conclusosi con gli applausi e la standing ovation dell’Aula, pronunciato dalla Presidente provvisoria, la senatrice a vita, Liliana Segre, testimone dell’Olocausto, la quale, rivolgendo un saluto al Presidente della Repubblica Mattarella e a Papa Francesco, ha detto: “Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al Presidente Emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato. Il Presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: “Desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita” .Rivolgo ovviamente anch’io un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove Colleghe e a tutti i nuovi Colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi. Come da consuetudine vorrei però anche esprimere alcune brevi considerazioni personali. Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore…una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “la pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino. Oggi , sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva .In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato! Il Senato della diciannovesima legislatura è un’istituzione profondamente rinnovata, non solo negli equilibri politici e nelle persone degli eletti, non solo perché per la prima volta hanno potuto votare anche per questa Camera i giovani dai 18 ai 25 anni, ma soprattutto perché per la prima volta gli eletti sono ridotti a 200.L’appartenenza ad un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio .Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con “disciplina e onore”, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse. Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica “alta” e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza.Le elezioni del 25 settembre hanno visto, come è giusto che sia, una vivace competizione tra i diversi schieramenti che hanno presentato al Paese programmi alternativi e visioni spesso contrapposte. E il popolo ha deciso.È l’essenza della democrazia. La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare; le minoranze hanno il compito altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le Istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del Paese, che devono garantire tutte le parti.Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi ruoli, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti. In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione Repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti .Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica. In ogni occasione, in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi. E anche quando il Parlamento non ha saputo rispondere alla richiesta di intervenire su normative non conformi ai principi costituzionali ,e purtroppo questo è accaduto spesso, la nostra Carta fondamentale ha consentito comunque alla Corte Costituzionale ed alla magistratura di svolgere un prezioso lavoro di applicazione giurisprudenziale, facendo sempre evolvere il diritto. Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata (come essa stessa prevede all’art. 138), ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice. Il pensiero corre inevitabilmente all’art. 3, nel quale i padri e le madri costituenti non si accontentarono di bandire quelle discriminazioni basate su “sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”, che erano state l’essenza dell’ancien regime. Essi vollero anche lasciare un compito perpetuo alla “Repubblica”: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” .Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere quegli ostacoli ! Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date “divisive”, anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1° Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica?Anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi. Altro terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni. Permettetemi di ricordare un precedente virtuoso: nella passata legislatura i lavori della “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza” si sono conclusi con l’approvazione all’unanimità di un documento di indirizzo. Segno di una consapevolezza e di una volontà trasversali agli schieramenti politici, che è essenziale permangano.Concludo con due auspici.Mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di questa assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tutelare in modo sostanziale le sue prerogative, riaffermare nei fatti e non a parole la centralità del Parlamento.Da molto tempo viene lamentata da più parti una deriva, una mortificazione del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso al voto di fiducia. E le gravi emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni non potevano che aggravare la tendenza. Nella mia ingenuità di madre di famiglia, ma anche secondo un mio fermo convincimento, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato e per questo basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte dei governi quando era minoranza, e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni quando erano loro a governare.Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare la gran parte della produzione legislativa nel suo alveo naturale, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni.Auspico, infine, che tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo in collaborazione col Governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero, che temono che diseguaglianze e ingiustizie si dilatino ulteriormente anziché ridursi. In questo senso avremo sempre al nostro fianco l’Unione Europea con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale.Non c’è un momento da perdere: dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare”.
Terminato il discorso della senatrice Segre, si è dunque proceduto alle votazioni, che hanno decretato l’elezione a Presidente del Senato del senatore di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa con 116 voti su una maggioranza si 104, ben oltre il quorum previsto a Palazzo Madama per la prima e la seconda votazione. Tutto ciò ,però, non senza tensioni nella maggioranza di centrodestra , con i senatori di Forza Italia che non hanno votato il candidato espressione di Fratelli d’Italia, a causa del veto posto proprio dalla Presidente di quest’ultimo partito e leader in pectore, Meloni ,sui candidati ai Ministeri richiesti da Berlusconi (indiscrezioni di stampa riferiscono in particolare di un veto sulla senatrice Ronzulli come ministra della Salute o del Turismo, proposto dall’ex Premier) .
Così, il senatore La Russa , è stato eletto con solo due voti di Forza Italia (quello del Presidente Berlusconi , che l’ha votato dato il suo ruolo istituzionale, complimentandosi poi con quest’ultimo, e della Presidente del Senato uscente Casellati), con un voto delle Autonomie e con 17 voti dell’Opposizione, da individuare tra Terzo Polo di Calenda (Azione) e di Renzi (Italia Viva), che potrebbero puntare a spaccare Forza Italia per entrare in Maggioranza o del Pd oppure del M5S, sebbene ciascuna di queste forze neghi che vi siano stati franchi tiratori al proprio interno.
Quindi, eletto, il senatore La Russa, ha tenuto il suo discorso da Presidente, nel quale, ringraziando sia chi dall’Opposizione lo ha votato ,che chi, pur essendo in Maggioranza, non lo ha votato, omaggiando il Presidente della Repubblica Mattarella e Papa Francesco e, omaggiando le forze dell’ordine e i militari e le vittime di ogni guerra, compresi i “patrioti ucraini”, ha affermato: “ Ho cominciato a far politica appena nato, mio padre faceva politica, aveva la sue idee mai rinnegate. Io ho iniziato nelle organizzazioni giovanili, nei momenti della contestazione, della violenza, della resistenza al terrorismo. Una frase mi ha sempre ispirato su come comportarmi, una frase di un presidente di estrazione non proprio come lamia: Sandro Pertini. ‘Nella vita è necessario sapere lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza’. E io aggiungo che la lotta serve non solo quando pensi di poter vincere, ma anche quando pensi valga la pena di essere vissuta. Anche in questa legislatura ci si aspetta e si parlerà di riforme. Non dobbiamo favoleggiare il ‘tutto e subito’, ma soprattutto non bisogna temerle. Bisogna provare a realizzarle insieme. E al Senato può spettare il via alla necessità di aggiornare , non la prima parte che è intangibile ,ma quella parte della Costituzione che dia più capacità di dare risposte ai cittadini e di appartenere alla volontà del popolo. Bisogna credere che il Senato possa farlo, in vari modi: l’importante ci sia volontà politica di realizzarle queste riforme, Ho voluto omaggiare, non proforma, ma dal cuore, portare fiori alla senatrice a vita Segre che ha parlato di tre date alle quali non voglio fuggire: il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno. Io vorrei aggiungere la data di nascita del Regno d’Italia che prima o poi dovrà assurgere a festa nazionale. Queste date tutte insieme vanno celebrate da tutti perché solo un’Italia coesa e unita è la migliore precondizione per affrontare ogni emergenza e criticità. Il mio è un compito di servizio, non devo cercare oggi agli applausi, non devo dire parole roboanti o captare la vostra benevolenza. Lo dovrò fare ogni giorno, le scelte che dovrò fare a volte piaceranno a volte non piaceranno. Non c’è bisogno di parole che suscitano un applauso, ma solo di una sincera promessa: cercherò con tutte le mie forze di essere il presidente di tutti”.
L’elezione di La Russa, che in serata si è recato al Colle dal Capo dello Stato, Mattarella, per il passaggio di consegne, è stata così commentata dalla Presidente di Forza Italia Meloni: “Congratulazioni al neopresidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa. Siamo orgogliosi che i senatori abbiano eletto un patriota, un servitore dello Stato, un uomo innamorato dell’Italia e che ha sempre anteposto l’interesse nazionale a qualunque cosa. Per Fratelli d’Italia Ignazio è punto di riferimento insostituibile, un amico, un fratello, un esempio per generazioni di militanti e dirigenti. Grazie a tutti coloro che, con senso di responsabilità e in un momento nel quale l’Italia chiede risposte immediate, hanno consentito di far eleggere già alla prima votazione la seconda carica dello Stato. Continueremo a procedere spediti”.
Un messaggio di congratulazioni , è poi arrivato anche dal Presidente di Forza Italia Berlusconi, che ha scritto: “”Sinceri auguri al nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Forza Italia ha voluto dare un segnale di apertura e collaborazione con il voto del presidente Berlusconi. Ma in una riunione del gruppo di Forza Italia al Senato è emerso un forte disagio per i veti espressi in questi giorni in riferimento alla formazione del governo. Auspichiamo che questi veti vengano superati, dando il via ad una collaborazione leale ed efficace con le altre forze della maggioranza, per ridare rapidamente un governo al Paese. Sono lieto per l’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato della Repubblica. Non solo non ho mai avuto alcuno scontro con lui, ma stiamo collaborando lealmente e in pieno accordo per dare al nostro Paese un assetto istituzionale stabile e un governo forte e coeso”.
Dal Pd, invece, il segretario Letta, ha espresso con un Tweet la sua amarezza per il voto a La Russa di alcuni franchi tiratori: “Irresponsabile, oltre ogni limite ,il comportamento di quei senatori che hanno scelto di aiutare dall’esterno una maggioranza già divisa e in difficoltà. Il voto di oggi al Senato certifica tristemente che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza”.
Nulla di fatto, invece, alla Camera, presieduta dal Vicepresidente più anziano Rosato (Italia Viva) , dove i primi tre scrutini nei quali occorrevano i 2/3 dei voti dei deputati presenti, sono andati a vuoto con la maggioranza di schede bianche. Con ogni probabilità, l’elezione del nuovo Presidente dovrebbe avvenire domani, alla quarta chiama, per cui è sufficiente la maggioranza assoluta. I nomi sul tavolo, espressi dal centrodestra e in particolare dalla Lega: quelli dell’attuale capogruppo a Montecitorio, Molinari , che però sembra essere tramontato in favore del già Vicepresidente della Camera, Lorenzo Fontana, dopo una nuova riunione del Carroccio, svoltasi in serata proprio alla Camera e dopo un faccia a faccia tra il segretario Salvini e la Presidente di Fratelli d’Italia, Meloni. Fonti forziste, dopo quanto accaduto al Senato, avrebbero confermato il via libera al candidato leghista senza imprevisti, anche se, altrettante fonti, avrebbero fatto sapere che Forza Italia starebbe valutando di andare sola alle consultazioni al Quirinale.
Sul fronte economico, intanto, Bankitalia ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il prossimo anno. Dunque,nel 2023, Pil allo 0,3 e nel 2024, all’1,4. Nel bollettino aggiornato rispetto a quello di luglio (con aggiornamenti che non riflettono quelle condotte in ambito Banca centrale europea), si legge: “A prevalere è una elevata incertezza. Nel caso di scenario avverso con un blocco totale delle forniture e rallentamento del commercio, il Pil si espanderebbe del 3 per cento quest’anno, si contrarrebbe di oltre l’1,5 per cento nel 2023 e tornerebbe a crescere moderatamente solo nel 2024. E l”inflazione inizierà a scendere gradualmente solo nel corso del 2023 solo con la progressiva stabilizzazione dei prezzi dell’energia, seppur su livelli elevati, e l’attenuazione delle strozzature all’offerta. L’inflazione si collocherebbe all’8,5 per cento nella media del 2022, principalmente per effetto dei forti rincari dei beni energetici” “e la crescita dei prezzi dei beni alimentari”: Il prossimo anno scenderebbe al 6,5 per cento nella media del 2023 e al 2,3 nel 2024”.
Riguardo alla pandemia , secondo il monitoraggio settimanale della fondazione Gimbe, fra il 5 e l’11 ottobre, i casi di Covid sono aumentati del 20%, ma la crescita sembra rallentare. In salita, però, i ricoveri in terapia intensiva (+44,5%) e nei reparti ordinari (+30%); in crescita ,anche i nuovi vaccinati.
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