di Federica Marengo martedì 7 giugno 2022
-Nella centoquattresima giornata di guerra in Ucraina, le forze russe hanno conquistato quasi completamente Severodontsk nella regione orientale del Paese, malgrado la tenace resistenza delle truppe ucraine. Inoltre ,secondo le autorità locali, gli abitanti sarebbero stati portati via con la forza.
Per lo Stato maggiore di Kiev, le forze ucraine hanno respinto gli attacchi russi nelle città di Nahirne, Berestov, Krynychne e Rota, colpendo anche alcune unità militari di Mosca nella regione di Kherson (Sud) e depositi di munizioni nella regione di Mykolayiv, sempre nel meridione del Paese.
Quasi del tutto distrutta, Lysychansk, nel Lugansk, come riportato dal governatore ucraino Gaidai.
Bombardata dalle forze di Mosca poi, nelle ultime 24h, anche Donetsk, nel Donbass, causando la morte di numerosi civili, tra cui bambini. Il ministro degli Esteri dell’autoproclamata Repubblica popolare , Natalia Nikonorova, ha affermato che i separatisti e i loro alleati russi controllano oltre il 70% del territorio della regione. Quanto alle controffensive ucraine nella regione, Nikonorova ha dichiarato che la maggior parte degli attacchi viene dalla città di Avdiivka, che sarà liberata “presto”. A Kiev, infine, sono stati trasferiti i corpi dei combattenti ucraini uccisi nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, restituiti dalla Russia alle autorità ucraine.
Sul fronte costiero, le navi della flotta russa del Mar Nero si sono ritirate a più di 100 chilometri dalle coste ucraine a causa dei suoi attacchi con missili e droni. Le truppe russe, infatti, si stanno ritirando da Melitopol e da parte del distretto di Vasylivka, a Zaporizhzhia, nell’Ucraina sud-orientale, e si stanno muovendo in direzione di Kherson, nel sud del Paese, dove almeno 600 persone si troverebbero in camere di tortura. Ciò, mentre il Vicesindaco di Mariupol, ha lanciato l’allarme epidemia di colera nella città ormai priva di acqua, cibo ed elettricità.
Quanto alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, ha riferito che l’impianto continua a funzionare normalmente, mentre da Kiev hanno respinto l’ipotesi della missione annunciata dal Direttore dell’Aiea, Grossi, per verificare lo stato della centrale.
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky, che nel consueto videomessaggio serale alla popolazione ha ringraziato la Gran Bretagna per il rifornimento di armi a lungo raggio, aggiuntosi a quello degli USA, incontrando a Kiev un gruppo di giornalisti, ha dichiarato: “Le truppe impegnate nella difesa della città di Severodonetsk si trovano a combattere contro forze numericamente maggiori. Stiamo tenendo duro, ma loro ci sopravanzano numericamente e sono più forti. I colloqui con la Russia sono a livello zero e che le truppe di Mosca puntano alla conquista della strategica città di Zaporizhzhia. Oltre 2.500 combattenti che avevano resistito nelle acciaierie di Azovstal a Mariupol sono ora detenuti nelle regioni di Donetsk e Lugansk; la prima fase dell’operazione , farli uscire vivi da Azovstal ,è stata compiuta. Oggi , c’è la seconda parte. Portarli a casa vivi”.
Poi, nel corso del suo intervento a una conferenza digitale organizzata dal Financial Times, sull’adesione dell’Ucraina alla Nato, ha evidenziato: “Una “situazione di stallo non è un’opzione per l’Ucraina. Il mio Paese ha già perso troppe persone per cedere semplicemente il nostro territorio. L’Ucraina deve ottenere il pieno controllo del nostro intero territorio. L’alleanza militare della Nato dovrebbe invitare l’Ucraina ad aderire se lo desidera. Non c’è bisogno di perdere tempo a discutere della sua adesione”.
In merito ai negoziati con la Russia, ha precisato: “Pur insistendo sulla necessità dell’Ucraina di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, siamo disponibili a colloqui di pace con il Presidente russo Putin. E’ una guerra per l’indipendenza e la libertà del nostro Paese, lo stallo non è un’opzione. Riconquistare la sovranità e l’integrità territoriale sarà una vittoria giusta. Abbiamo già perso troppe persone per cedere semplicemente il nostro territorio”.
In ultimo, Zelensky, ha auspicato che la Cina usi la sua influenza per fermare la Russia.
Da Mosca, però, mentre la Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, ha votato per l’uscita della Russia dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, sono arrivate le dichiarazioni contro l’Occidente, sostenitore dell’Ucraina, del Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza ed ex Presidente Medvedev, che su Telegram ha scritto: “Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri. La risposta è che li odio. Sono dei bastardi e degenerati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. Finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”.
Parole,quelle di Medvedev, che hanno suscitato la reazione immediata del ministro degli Esteri Di Maio, che ha dichiarato: “Gravissime e pericolose le affermazioni di Medvedev. Sono parole inaccettabili, che ci preoccupano fortemente anche perché arrivano dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo. Non è un segnale di dialogo, non è un’apertura verso un cessate il fuoco, non è un tentativo di ritrovare la pace, ma sono parole inequivocabili di minaccia verso chi sta cercando con insistenza la pace. È doveroso smettere di alimentare tensioni con provocazioni e minacce: per arrivare alla pace non basta l’apertura dell’Ucraina e la spinta della comunità internazionale, ma serve la Russia e la volontà di dialogo di Putin. Le affermazioni che arrivano oggi, invece, non lasciano dubbi e allontanano da parte russa la ricerca della pace. Piuttosto, danno linfa a una campagna d’odio contro l’Occidente, contro quei Paesi che stanno cercando con insistenza la fine delle ostilità in Ucraina”.
Riguardo alla questione del blocco dei porti ucraini e delle esportazioni di grano, alla vigilia dell’incontro ad Ankara del ministro degli Esteri russo Lavrov con il Presidente Erdogan e con la rappresentanza Onu, il portavoce del Cremlino, Peskov,in un punto stampa, ha dichiarato: “Gli schemi degli accordi per l’esportazione del grano da Odessa non sono ancora chiari, mentre l’Ucraina dovrebbe sminare gli accessi ai porti. C’è una dichiarazione del Presidente russo Vladimir Putin, che ha affermato che l’Ucraina dovrebbe sminare gli accessi ai porti. Ciò consentirà alle navi, dopo un’adeguata verifica da parte dei nostri militari, di garantire che queste navi non portino armi, entrino nel porto, carichino il grano e poi, se necessario, anche con il nostro aiuto, procedano verso le acque internazionali. La Russia non userà i corridoi marittimi sminati per azioni offensive contro le città costiere ucraine”.
Proprio sul colloquio di domani in Turchia, il ministero degli Esteri russo,ha fatto sapere in una nota: “Durante la sua visita in Turchia, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, discuterà con il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu, sulle prospettive di ripresa dei colloqui di pace con l’Ucraina. I Ministri si scambieranno opinioni sull’attuale stato dei fatti nella crisi ucraina e sulle prospettive di ripresa dei colloqui di pace russo-ucraini. La parte russa informerà i colleghi turchi sull’andamento dell’operazione militare speciale delle Forze armate di la Federazione in Ucraina e le misure adottate per garantire la sicurezza della popolazione civile”.
Scettica sul piano turco-russo per far ripartire le esportazioni del grano, Kiev, che ha accusato la Russia “di vendere il grano rubato in Ucraina ai Paesi africani”, mentre, secondo indiscrezioni di stampa, la Turchia sarebbe intenzionata ad acquistare ingenti quantitativi di grano ucraino.
Sulla questione, a Bruxelles, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha accusato la Russia di utilizzare le scorte di cibo come “un missile invisibile contro i Paesi in via di sviluppo”, incolpando il Cremlino per l’incombente crisi alimentare globale e ,spingendo l’ambasciatore all’Onu di Mosca ad abbandonare una riunione del Consiglio di sicurezza.
Tutto ciò, mentre il Cancelliere tedesco, Scholz, che ha incontrato a Vilnius i leader di governo delle tre nazioni baltiche, promettendo loro il contributo di Berlino per rafforzare il fianco Est dell’Alleanza atlantica, ha accusato la Russia di aver “infranto con la violenza” tutte le regole alle quali i Paesi si attenevano da decenni e ha assicurato che verrà fornito sostegno all’Ucraina “finché necessario”.
Nel frattempo, in Italia, il Presidente della Repubblica Mattarella ha ricevuto al Quirinale la Presidente della Georgia ,Salomé Zourabichvili, incontrata poi anche dal Presidente del Consiglio Draghi, con cui ha discusso della guerra in Ucraina, della necessità di scongiurare una crisi alimentare globale e dell’annessione della Georgia alla UE, che l’Italia intende sostenere.
Al termine dell’incontro, il Capo dello Stato ha dichiarato: “La Georgia con la sua storia millenaria ha contribuito alla famiglia della civiltà europea ed è del tutto naturale che aspiri a entrare nella Ue. L’Italia ne sostiene percorso europeo. Attendiamo i necessari passi da parte della Commissione europea. L’aggressione da parte della Russia, sta provocando ripercussioni forti nel partneriato orientale. La Sicurezza del Mar Nero riguarda tutti” ha evidenziato sottolineando, poi, la necessità di un “negoziato costruttivo per l’integrità territoriale della Georgia”.
Al centro del dibattito dei partiti di Maggioranza, in attesa delle Comunicazioni del Premier Draghi alle Camere del 21 giugno, in occasione della partecipazione al Consiglio Europeo di fine giugno, e del possibile voto su una Risoluzione, che potrebbe spaccare le forze di Governo, qualora si decidesse ,tramite decreto, per il quarto invio di armi a Kiev, cui si oppongono Lega e M5S (benché previsto da un provvedimento votato all’unanimità a marzo scorso, insieme ad aiuti economici e umanitari, fino al 31 dicembre , termine ultimo dello stato di emergenza proclamato per la guerra russo-ucraina) , il salario minimo(circa 9 euro), dopo l’accordo raggiunto stanotte a Bruxelles sulla Direttiva che lo introduce nei Paesi dove ancora non era stato fissato.
Un via libera, sotto la Presidenza francese, così commentato dal commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, in conferenza stampa : “Non imporremo un salario minimo all’Italia, non è questo il punto. Sono molto fiducioso che alla fine il governo italiano e le parti sociali raggiungeranno un buon accordo per rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto per coloro che non sono ben tutelati, e alla fine arriveranno alla conclusione che potrebbe essere importante introdurre il sistema salariale minimo in Italia. Ma spetta al governo italiano e alle parti sociali farlo”, mentre la Presidente della Commissione UE, Von der Leyen, ha scritto su Twitter: “Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi”.
Tuttavia, ha chiarito la Commissione UE, non si tratta di un obbligo, ma di un allineamento alle norme europee ed internazionali (che dovrà essere attuato ed entrare nella legislazione nazionale sul lavoro, dopo un confronto con i sindacati ed entro 2 anni dall’entrata in vigore della Direttiva, il cui importo varierà a seconda del potere d’acquisto del Paese) e quest’ultima confida che l’Italia la recepisca , rafforzando la contrattazione collettiva.
A favore della misura, il centrosinistra, con in testa il ministro del Lavoro,in quota Pd, Orlando (LeU, però ha chiesto anche il varo di una legge sulla rappresentanza sindacale e Sinistra italiana, dall’Opposizione, ha rilanciato la sua proposta di legge per un salario minimo di 10 euro) e il M5S, che hanno subito sollecitato la promulgazione di una legge.
Tmida, invece, l’apertura del ministro dello Sviluppo Economico e capodelegazione leghista Giorgetti, mentre il centrodestra di Governo e di Opposizione non si è espresso a favore, non trovando la norma risolutiva e opponendovi il taglio delle tasse a carico delle imprese e del costo del lavoro.
Sul fronte economico, l’Istituto Nazionale di Statistica, nelle Prospettive per l’economia dei prossimi mesi e del 2023, ha evidenziato che fattori come la guerra russo-ucraina, l’inflazione e la possibilità di una crisi alimentare globale, rischiano di compromettere la ripresa post Covid19. Nonostante il rallentamento dovuto all’incertezza del quadro geopolitico ed economico, infatti, si prevede per il 2022 un Pil ancora in crescita al 2,8% e per il 2023 dell’1,9%, seppure in calo rispetto al 2021e alle stime del Governo presenti nel Documento di Economia e Finanza approvato nell’aprile scorso.
L’evoluzione dell’occupazione sarà in linea con il miglioramento dell’attività economica con un aumento più accentuato nel 2022 (+2,5%) rispetto al 2023 (+1,6%).
Aumento progressivo dell’occupazione ,che si rifletterà anche sul tasso di disoccupazione, che nel 2022 dovrebbe attestarsi all’8,4% e scendere nel 2023 all’8,2%.
In rialzo anche l’inflazione, che nel 2022 continuerà a salire a +5,8%, per poi calare nel 2023 a +2,6%.
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