di Federica Marengo giovedì 29 agosto 2024
-Nella notte scorsa, sono proseguiti gli attacchi incrociati tra forze ucraine e russe. Colpite dalle forze di Mosca con droni e missili , numerose città dell’Ucraina, tra cui: Kiev e Dnipro. Secondo quanto riferito dalla Difesa ucraina, sono circa 60 i droni e 2 i missili intercettati e abbattuti dalle forze di Kiev. La Difesa di Mosca, a sua volta, ha fatto sapere di aver abbattuto 6 droni lanciati da Kiev sulle regioni di Belgorod, dove sono stati registrati 1 morto e 2 feriti e dove, visti i bombardamenti, le autorità locali hanno disposto la didattica a distanza per le scuole al confine con l’Ucraina, Bryansk e al largo di Sebastopoli in Crimea.
Quanto alla regione russa di Kursk, dal 6 agosto scorso al centro dell’incursione ucraina, il sindaco di Lgov, Alexei Klemeshov, ha dichiarato che “la città è stata sottoposta al fuoco dell’artiglieria delle Forze armate ucraine” e che , a seguito dell’attacco, “sono stati danneggiati i binari della stazione di Lgov-Kievsky , due edifici residenziali e un magazzino di una delle fabbriche della città , nel quale si è sviluppato un incendio, subito domato”.
Diversa, invece, la situazione nel Donbass, dove le forze di Mosca continuano ad avanzare e dove, secondo quanto dichiarato dal Presidente ucraino Zelensky “la situazione è estremamente difficile”. A tal riguardo, il ministero della Difesa russo ha reso noto che le forze di Mosca hanno catturato due località nell’Ucraina orientale: Stelmakhivka, nella regione di Luhansk e Mykolaivka, nella regione di Donetsk, dieci chilometri a est di Pokrovsk, principale obiettivo dell’offensiva russa nel Donbass, sebbene, lo Stato Maggiore ucraino abbia dichiarato che le forze ucraine stanno respingendo gli attacchi nell’area di Stelmakhivka.
Sulla situazione a Pokrovsk ha riferito, in un post sui social, il generale ucraino Oleksandr Syrskyi, il quale ha scritto di aver trascorso diversi giorni sul fronte orientale della regione e che di recente ha visto un’intensificazione della spinta russa. La Russia, infatti, “sta lanciando tutto ciò che può nei suoi assalti, per cercare di sfondare le difese ucraine. Per questo, data la durezza dei combattimenti, l’Ucraina deve costantemente utilizzare metodi non ortodossi per rafforzare le proprie posizioni”.
Infine, restando sempre nel Donetsk, il portavoce della 24a Brigata meccanizzata ucraina, Andriy Polukhin, ha dichiarato che , “al momento, le forze russe controllano circa il 40% della città strategica di Chasiv Yar , distrutta in modo simile a Bakhmut e Avdiivka”, e ha spiegato che, “se la città venisse catturata, le forze russe otterrebbero un vantaggio tattico sulle alture sopra le città di Kostiantynivka, Druzhkivka e Kramatorsk, così come sulle rotte logistiche ucraine”.
Intanto, mentre in Ucraina si è celebrata quest’oggi la Giornata della Memoria, in concomitanza con l’anniversario della tragedia di Ilovaisk, teatro di una battaglia mortale contro i separatisti filorussi guidati dalla Russia, a Bruxelles, si è svolta stamane la riunione informale dei ministri degli Esteri dell’Unione, nella quale si è discusso sia della situazione in Ucraina che in Medio Oriente.
Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, presente al vertice, ha invitato “l’Unione Europea a fare pressione sugli Stati Uniti per ottenere il diritto di usare le proprie armi contro obiettivi situati in profondità sul territorio russo”, dichiarando al suo arrivo al vertice: “Chiedo all’Unione Europea di svolgere un ruolo e di dire a voce alta e chiara che qualcosa deve essere fatto ora”.
Ad oggi, numerosi Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, continuano a mantenere restrizioni sull’uso delle armi che forniscono all’Ucraina, in particolare missili a lungo raggio, per evitare un’escalation del conflitto. Tuttavia, gli USA hanno accettato di revocare parzialmente queste restrizioni, ma solo per consentire a Kiev di difendersi dagli attacchi provenienti da territori russi vicini al confine e alla linea del fronte.
Sul tema, l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Borrell, che ha partecipato anch’egli alla riunione informale del Consiglio, si è espresso, dichiarandosi a favore della rimozione delle restrizioni all’uso in territorio russo di armi a lungo raggio fornite dagli alleati , evidenziando: “Durante l’estate ho affermato più volte che le armi che forniamo all’Ucraina devono poter essere utilizzate pienamente e le restrizioni devono essere rimosse per permettere agli ucraini di colpire i luoghi dove la Russia li sta colpendo, altrimenti queste armi sono inutili”.
In disaccordo con tale posizione, il ministro degli Esteri ungherese Szijjártó, che in un post sui social ha scritto: “Proposte sconsiderate da Bruxelles sia sull’Ucraina che sul Medio Oriente. La pericolosa furia dell’Alto Rappresentante deve essere fermata. Non vogliamo altre armi in Ucraina, non vogliamo altri morti, non vogliamo un’escalation della guerra, non vogliamo un’escalation della crisi in Medio Oriente. Oggi continuiamo ad adottare una posizione pacifica e di buon senso”.
Posizione ribadita dal ministro Szijjártó anche nel corso della conferenza stampa a margine del Consiglio informale degli Affari Esteri: “Durante la riunione dei ministri degli Esteri dei Ventisette a Bruxelles, l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, insieme al ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha cercato di esercitare pressione sugli Stati membri per consentire l’uso di armi occidentali contro obiettivi in Russia, ma diversi ministri degli Esteri hanno chiarito di non avere il mandato per prendere tali decisioni e che si tratta di una questione strettamente bilaterale con l’Ucraina, che non ha nulla a che fare con l’Ue”.
Contrario alla linea di Borrell, anche il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri Tajani, che ha ribadito: “Ogni Paese decide per sé, per quanto ci riguarda l’uso delle armi italiane può avvenire solo all’interno dell’Ucraina”.
Di diversa opinione , il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, che ha detto: “Da giugno l’Ucraina non riceve munizioni, i Patriots promessi non sono stati ancora consegnati. Allora io mi domando: non siamo anche noi parte del problema?. Sappiamo che alcuni aiuti promessi nel 2023 saranno consegnati solo nel 2027 ma intanto i titoli di giornale sono usciti: creiamo una narrativa per dire ai nostri cittadini che combattiamo per il bene ma poi quando si tratta di andare al sodo le cose cambiano. E Putin invece ha partner affidabili, come la Corea e l’Iran”.
Poi, il ministro Kuleba ha fatto sapere di voler sollevare con gli omologhi europei il tema dei ritardi nelle consegne di armi promesse al suo Paese, tra cui i missili Patriot, essenziali per la difesa antiaerea dell’Ucraina.
In merito all’uso dei proventi dei beni russi congelati, l’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza , Borrell ha fatto sapere che: “ L’Unione Europea ha iniziato a trasferire all’Ucraina i proventi dei beni russi immobilizzati e a finanziare direttamente gli Stati membri per fornire armi a Kiev. Abbiamo già trasferito 1,4 miliardi”.
Dichiarazione, quella di Borrell, cui è seguita la replica del Cremlino: “È un’azione illegale, avrà sicuramente conseguenze legali, non è altro che un’espropriazione illegale: il furto dei nostri soldi”.
Sempre il Cremlino, in una nota, ha fatto sapere che: “Il Presidente russo Vladimir Putin si recherà in Mongolia il 3 settembre”, Paese che , essendo firmatario dello Statuto di Roma, dovrebbe arrestare quest’ultimo, nei confronti del quale la Corte Penale Internazionale (Cpi) ha spiccato nel marzo del 2023 un mandato di arresto internazionale per la ”deportazione illegale di bambini ucraini”.
Sul fronte di una possibile ripresa dei negoziati, l’agenzia Ansa ha riportato un’alta fonte diplomatica europea, secondo cui: “Il ritardo nella consegna degli aiuti militari può essere facilmente percepito dagli ucraini come una spinta verso i negoziati con la Russia e che si rende ora necessaria una via d’uscita dalla guerra, perché i soldi stanno finendo. Ma l’Ucraina vuole una chiusura alle sue condizioni. Ecco allora l’offensiva di Kursk, per avere qualcosa da negoziare con Mosca, visto che potrebbe essere costretta ad avviare le trattative prima delle elezioni americane”.
Ma da Mosca, tramite il ministro degli Esteri russo Lavrov, è arrivata una netta chiusura all’ipotesi di una ripresa dei negoziati: “Dopo l’offensiva ucraina nella regione di Kursk, la questione dei negoziati per una soluzione non è rilevante”.
©Riproduzione riservata