di Federica Marengo venerdì 19 gennaio 2024
Bombardamenti nei pressi di Kiev.
-Nella 684° giornata di guerra in Ucraina, sono proseguiti dalla notta gli attacchi russi sul Paese. Colpite, infatti, le regioni di Kharkiv e Kupiansk, ma anche le regioni di Sumy, Dnipropetrovsk, Mykolaiv, Donetsk e Kherson, causando in totale la morte di una persona e il ferimento di cinque e danni agli edifici.
Sul fronte russo, invece, il governatore della regione di Bryansk, Alexander Bogomaz,ha fatto sapere che un drone delle forze armate ucraine è stato intercettato nella regione di Bryansk dai sistemi della Difesa di Mosca e, una volta distrutto, ha sganciato munizioni su un deposito petrolifero, innescando un incendio.
Una fonte nelle strutture di sicurezza ucraine ha poi rivendicato l’attacco al deposito di petrolio russo a Bryansk, spiegando che l’operazione è stata organizzata dalla Direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa.
Secondo l’ultimo rapporto della Difesa britannica, “dopo l’abbattimento da parte delle forze ucraine di un aereo per il rilevamento radar A-50 sul Mare d’Azov, Mosca avrebbe schierato un altro velivolo dello stesso modello, mantenuto “all’interno del territorio russo, vicino alla regione di Krasnodar, a est dell’Ucraina”, per preservare gli A-50 rimanenti, nonostante la loro efficacia complessiva sull’Ucraina”.
Invece, per il Think thank USA dell’Istituto Superiore della Guerra, che cita l’ambasciatore russo nella Repubblica Centrafricana, Alexander Bikantov, “La Russia e la Repubblica Centrafricana (Rca) hanno avviato colloqui per la creazione di una base militare russa nel Paese. Attualmente i ministeri della Difesa dei due Paesi stanno selezionando il luogo in cui verrà realizzata la base. Secondo quanto aveva riferito martedì scorso l’agenzia Africa Initiative, sostenuta dal Cremlino, il consigliere presidenziale della Rca , Fidel Ngouandika, vuole che Mosca costruisca una base militare nel Paese e il governo ha già fornito un sito a Beringo, a 80 km da Bangui, dove c’è un aeroporto internazionale. Non sono ancora note le dimensioni del potenziale contingente russo nel Paese, né la data del suo arrivo. Secondo quanto riferito, il sito di Beringo può ospitare fino a 10.000 persone”.
Ancora, per il Financial Times, che cita forze di sicurezza ucraine, “La Russia potrebbe pianificare una grande offensiva sul fronte in Ucraina nell’estate del 2024. L’obiettivo dell’offensiva potrebbe
essere la completa occupazione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, ma non è escluso anche un altro tentativo di occupare Kharkiv o Kiev”.
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky ha avuto un colloquio con il Premier albanese, Edi Rama, durante il quale ha ringraziato l’Albania per la “posizione ferma” assunta davanti all'”aggressione russa” e per il sostegno dato a Kiev in sede di Consiglio di Sicurezza Onu.
Lo stesso Zelensky, quindi, ha scritto su X: “Il rappresentante albanese ha partecipato al quarto incontro sulla Formula di Pace a Davos. Il nostro compito attuale è preparare il vertice mondiale sulla pace e contiamo sulla partecipazione attiva dei nostri partner, compresa l’Albania. Abbiamo anche discusso delle modalità per approfondire il dialogo Ucraina-Balcani e far avanzare la nostra cooperazione in materia di difesa. Ho anche sottolineato l’importanza di continuare ed espandere i programmi di addestramento dei soldati ucraini con la partecipazione dell’Albania”.
Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, invece, ha richiamato gli alleati occidentali, in quanto, dall’analisi dei detriti delle attrezzature belliche russe distrutte nei combattimenti in Ucraina, è emerso che ,in alcuni casi, fino al 95% dei componenti essenziali di tali attrezzature proverrebbero dai Paesi occidentali.
Kuleba, quindi ha sottolineato: “E’ ora che le potenze occidentali prendano sul serio l’obiettivo di strangolare la capacità della Russia di produrre armi. A mettere in grado l’esercito di Mosca di mantenersi attivo ai livelli attuali è l’azione delle aziende private e non certo dei governi. Inoltre, i componenti esportati in Russia, in grado di aiutare le forze armate del paese aggressore , non sono necessariamente prodotti militari, ma anche prodotti dual-use o prodotti civili, persino elettrodomestici, alcuni componenti dei quali sarebbero riutilizzati in chiave bellica. Dunque, interrompere la fornitura di pezzi di ricambio da parte della Russia richiede sforzi concertati su larga scala sia da parte del settore privato che di quello pubblico. Ma salverà la vita di molti civili in Ucraina e distruggerà la macchina da guerra di Putin”.
Proprio dagli alleati occidentali, e, in particolare dalla Presidente della Commissione UE, Von der Leyen è arrivato, nel corso della conferenza stampa con il Premier svedese Kristersson e quello finlandese Orpo, l’annuncio che “A marzo, la Commissione europea presenterà la strategia per l’industria europea della difesa” e che “ Dopo la guerra in Ucraina ,bisogna ripensare tutta la nostra difesa e la nostra base industriale, non solo da un punto di vista militare ma anche dal punto di vista interoperabilità degli eserciti dei Paesi membri”.
Una fonte diplomatica europea, in vista del Consiglio Affari Esteri previsto per lunedì prossimo , ha fatto sapere che “L’Unione Europea, sta valutando di lanciare un tredicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, in corrispondenza del secondo anniversario dell’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, che cadrà il prossimo 24 febbraio. E’ però troppo presto, per sapere che cosa conterrà. Gli Stati membri stanno andando verso un consenso sulla delicata questione dell’uso dei proventi generati dal congelamento dei fondi russi per aiutare l’Ucraina, ma non credo che farà parte del tredicesimo pacchetto di sanzioni”.
La fonte diplomatica poi ha spiegato che “L’idea non è quella di usare i beni congelati alla Banca centrale russa per aiutare l’Ucraina, cosa che trasformerebbe il congelamento in un pignoramento, bensì quella di utilizzare i ricavi generati dal congelamento degli stessi e dalla loro permanenza nei bilanci delle camere di compensazione o clearing house (Euroclear e Clearstream) per aiutare l’Ucraina. Per esempio, i bond detenuti dalla Banca centrale russa e congelati nell’Ue per via delle sanzioni generano delle cedole, che normalmente verrebbero girate al titolare, ma che ora, per via delle sanzioni, rimangono nei bilanci delle società di clearing, le quali traggono utili da questa liquidità ‘parcheggiata’ nei loro bilanci. Quei proventi, vale a dire non le cedole bensì gli interessi generati dall’impiego di quelle cedole, potrebbero essere prelevati e usati per aiutare l’Ucraina, invasa dalla Russia”.
Un altro diplomatico UE, alla vigilia del Consiglio Affari Esteri di lunedì ,propedeutico al vertice straordinario dei leader del 1°febbraio , dove la questione all’ordine del giorno sarà quella degli aiuti militari all’Ucraina , a proposito di ciò, ha affermato che “Gli Stati membri dell’Unione Europea devono fare di più per sostenere militarmente l’Ucraina nel 2024. La Germania, nel mentre, ha chiesto che sia condotta “una mappatura” dei contributi trasferiti nel 2023 e da parte di chi.
I Paesi che non hanno annunciato impegni chiari per il 2024 saranno incoraggiati a farlo”; la Germania ha già promesso 8 miliardi di euro e l’Olanda 2,5 miliardi. E la Francia? Non pervenuta, al momento. Le belle parole vanno bene ma devono essere seguite dai fatti, da chiari impegni finanziari, anche alla luce di quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Per quanto riguarda la mappatura degli aiuti, resta da vedere come si comporteranno Francia , Italia e Spagna, se forniranno i numeri. I Paesi non sono obbligati a farlo ,mostrando spirito di collaborazione. Sarebbe importante anche per capire cosa è stato fatto e dove si può fare meglio”.
Per restare in ambito UE, il Vicepresidente della Commissione ,Dombrovskis, intervistato da Bloomberg tv e dal programma di SkyTG24 Start ,a margine del World Economic forum, ha dichiarato che “Il più grande rischio”, anche per l’economia e lo scenario globale, “continua ad essere l’aggressione russa all’Ucraina. Se non la fermiamo la prospettiva è che vi sia una guerra sempre più aggressiva. La Ue, deve lavorare per rafforzare la difesa e continuare ad aiutare l’Ucraina. In caso di successo, la Russia potrebbe desiderare di andare avanti continuando con altre guerre e altre aggressioni. Sembra quasi che una modalità imperialistica sia tornata di moda in Russia. Putin con uno slogan sta dicendo che i confini russi non hanno frontiere, non hanno fine e questo rappresenta una minaccia per gli Stati vicini, compresi i Baltici. Quindi l’aggressione russa riguarda non solo l’Ucraina ma tutta l’architettura di sicurezza europea. E’ importante fornire tutto il supporto necessario all’Ucraina. E’ fondamentale che a livello Ue possiamo continuare a rafforzare le nostre capacità di difesa congiunte”.
Tra i Paesi alleati di Kiev, il Presidium dell’Assemblea baltica (che comprende Estonia, Lettonia e Lituania) ha espresso stamane in una dichiarazione il pieno appoggio all’Ucraina fino alla vittoria, chiedendo un’azione europea immediata.
Nel dichiarazione, inoltre, è posto l’accento sull’importanza strategica di fornire tempestivamente all’Ucraina sostegno militare, finanziario e politico e, i membri dei parlamenti dei Paesi europei vengono invitati a non sottovalutare l’impatto che la mancata vittoria dell’Ucraina eserciterebbe sulla stabilità del continente, sul funzionamento dei sistemi internazionali e sulla qualità stessa della libertà in Europa. Soffermandosi sull’importanza dell’adesione dell’Ucraina alla UE e alla Nato, la dichiarazione ribadisce l’impellente necessità di elaborare degli strumenti legali che permettano l’utilizzo dei beni russi congelati per la ricostruzione dell’Ucraina, auspicando una più attenta applicazione da parte dei singoli Stati delle sanzioni europee comminate alla Russia.
Sempre gli Stati Baltici, secondo quanto reso noto dal ministro lituano dei Trasporti e delle Comunicazioni Marius Skuodis, sosterranno l’inclusione delle importazioni di grano dalla Russia e dalla Bielorussia nel pacchetto di sanzioni dell’UE, in quanto, il ministro aveva rivelato che il grano russo transita per la maggior parte attraverso la Lettonia, fatto confermato anche dal capo dell’Associazione lituana dei produttori di grano, Aušrys Macijauskas, il quale aveva dichiarato che grandi volumi di grano russo venivano trasportati attraverso la Lettonia. Il ministro dell’Economia lettone Viktors Valainis, quindi, la scorsa settimana ha dichiarato che tutte le sanzioni, comprese quelle nazionali, dovrebbero avere un effetto, quindi se le importazioni di grano russo sono vietate, non dovrebbero essere vietate solo in Lettonia, ma in tutta l’Unione Europea.
Riguardo agli avvertimenti lanciati dal Presidente Putin ai Paesi Baltici per le nuovo politiche migratorie con cui rischiano l’espulsione numerosi russi, il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani, intervistato da Radio 24, ha commentato: “Mi auguro che quelle di Putin sui Paesi baltici siano solo frasi di propaganda, che comunque non vanno mai sottovalutate. Dobbiamo difendere il diritto dell’Ucraina a non essere invasa dalla Russia perché una sconfitta militare di Kiev significherebbe dare alla russi possibilità di allargare la loro capacità di penetrazione a danno di altri Paesi”.
Il ministro tedesco della Difesa, Pistorius, in un’intervista a Tagesspiegel, ha detto: “Sentiamo minacce quasi ogni giorno dal Cremlino di recente di nuovo contro i nostri amici degli Stati baltici” e “dobbiamo quindi tenere conto del fatto che Vladimir Putin potrebbe un giorno attaccare perfino un Paese della Nato. I nostri esperti prevedono un periodo di cinque-otto anni, prima che questo potrebbe essere possibile. Un attacco russo non è invece probabile oggi. E’ necessario che le Forze Armate tedesche diventino adatte alla guerra e vogliamo rendere consapevole e svegliare la società tedesca in merito”.
A Mosca, invece, il ministro degli Esteri Lavrov, che nella prossima settimana incontrerà a New York il segretario generale dell’ONU, Guterres, nella consueta conferenza stampa, ha nuovamente attaccato Italia, Germania e Giappone, potenze dell’Asse nella Seconda Guerra Mondiale, accusandole di non aver votato per due volte una risoluzione all’Onu proposta da Mosca sulla inammissibilità della “glorificazione del nazismo”, esprimendo dubbi sulla “sincerità del pentimento” di Germania, Italia e Giappone per quanto commesso nella Seconda Guerra Mondiale.
Il portavoce del Cremlino, Peskov, invece ha ribadito le accuse verso la Francia (che ieri ha smentito) sulla presenza di mercenari francesi al fianco delle truppe ucraine, dopo che le forze russe hanno detto di averne uccisi molti in un attacco nella città di Kharkiv e dopo che l’ambasciatore francese in Russia è stato convocato al ministero degli Esteri, che gli ha notificato una protesta per “il crescente coinvolgimento della Francia nel conflitto in Ucraina”, per poi chiudere alla prospettiva di un rilancio dell’accordo per l’esportazione del grano nel Mar Nero’, dal quale la Russia si è ritirata l’anno scorso, evidenziando che “L’Ucraina sta cercando di stabilire nuove rotte per l’approvvigionamento di grano, sono pericolose, sono piene di rischi”.
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