di Federica Marengo mercoledì 17 gennaio 2024
-Nella 682° giornata di guerra in Ucraina sono proseguiti dalla nottata gli attacchi russi sul Paese. Colpite, infatti, le regioni di Kharkiv, dove il lancio di due missili russi ha causato il ferimento di 17 persone e danni ad almeno 10 edifici residenziali, e di Odessa, dove , seguito del lancio di due droni russi, 3 persone sono rimaste ferite, alcuni edifici residenziali sono stati danneggiati e sono scaturiti diversi incendi.
Il Raggruppamento meridionale delle Forze di difesa ucraine, poi, su Telegram ha fatto sapere di aver distrutto 13 droni russi ,mentre l’Aeronautica di Kiev ha reso noto che “Le forze ucraine hanno abbattuto 19 dei 20 droni d’attacco di tipo Shahed lanciati dalla Russia durante la notte.
Sul fronte russo, invece, il governatore di Belgorod, Vyacheslav gladkov , ha reso noto che 7 missili e 4 droni ucraini sono stati abbattuti stanotte dalle difese aeree.
Secondo l’ultimo rapporto del Think thank USA dell’Istituto Superiore della Guerra, “Vladimir Putin potrebbe prepararsi a un’invasione degli Stati baltici, accusando loro di avere espulso la popolazione di etnia russa. La Lettonia in particolare ha revocato molti permessi di soggiorno dopo la recente approvazione di una legge per rendere più stringenti le regole sulla residenza dei cittadini russi, introducendo per esempio il criterio della conoscenza della lingua lettone. Non ci sono indicazioni di un imminente attacco russo, ma Putin potrebbe creare le condizioni informative per future azioni aggressive russe all’estero con il pretesto di proteggere i suoi compatrioti”.
A tal proposito, dalla Lettonia hanno fatto sapere che, a fronte della decisione di revocare il permesso di soggiorno a molti cittadini russi, il Presidente russo Putin avrebbe incaricato il governo, insieme al ministero degli Esteri e al Consiglio presidenziale per i diritti umani, di elaborare proposte per “proteggere i diritti dei connazionali all’estero e di adottare misure in caso di deportazione illegale entro il 1° luglio”.
Sempre al riguardo, la Prima ministra estone, Kaja Kallas, rispondendo a un’interrogazione parlamentare ha fatto sapere che “La revoca del diritto di voto ai cittadini russi e bielorussi residenti in Estonia necessiterà di una modifica della costituzione” e che “il ministero della Giustizia elaborerà nei prossimi mesi una proposta di modifica costituzionale che dovrà essere approvata con maggioranza assoluta dal Parlamento (Riigikogu). L’idea di revocare il diritto di voto alle elezioni amministrative ai cittadini della Russia e della Bielorussia era emersa lo scorso anno, ma la sua realizzazione era stata rallentata dalle critiche dei giuristi che ne avevano indicato la mancanza di basi legali”.
Inoltre, il ministro della Difesa bilelorusso, Viktor Khrenin, durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale , ha annunciato che: “La Bielorussia, strettamente alleata della Russia, presenterà una nuova dottrina militare che per la prima volta prevede l’uso di armi nucleari. La dottrina verrà presentata per l’approvazione all’Assemblea popolare bielorussa, un organo rappresentativo che opera parallelamente al Parlamento. Comunichiamo chiaramente il punto di vista della Bielorussia sull’uso delle armi nucleari tattiche posizionate sul nostro territorio. E’ apparso un nuovo capitolo, in cui definiamo chiaramente i nostri obblighi nei confronti dei nostri alleati”, seguito dal segretario del Consiglio di sicurezza bielorusso, Alexander Volfovich, che ha dichiarato: “Il dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia ha lo scopo di scoraggiare l’aggressione da parte della Polonia, che è membro della Nato”.
Intanto, l’ex Presidente russo e Vice capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Medvedev, tornando sulla guerra in Ucraina, in un post su Telegram, ha scritto: “I territori ucraini fanno parte della Russia e l’esistenza stessa dell’Ucraina come Stato indipendente provocherà nuovi conflitti, forse tra dieci o quindici anni, anche se quello attuale arriverà a una conclusione. E’ quanto afferma l’ex presidente russo. La presenza di uno Stato indipendente sui territori storici russi sarà una ragione costante per la ripresa delle ostilità”.
E a proposito della guerra in Ucraina, dal Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Bob Bauer, durante una riunione dei vertici dell’Alleanza a Bruxelles , in vista delle esercitazioni militari in Europa , ha dichiarato: “Oggi è il 693esimo giorno di quella che la Russia pensava sarebbe stata una guerra di tre giorni. L’Ucraina avrà il nostro sostegno per tutti i giorni che verranno, perché l’esito di questa guerra determinerà il destino del mondo. Auspico un approccio dell’intera società” alla sfida, che vada oltre la pianificazione militare. Abbiamo bisogno che gli attori pubblici e privati cambino la loro mentalità da un’epoca in cui tutto era pianificabile, prevedibile, controllabile e focalizzato sull’efficienza a un’epoca in cui tutto può accadere in qualsiasi momento. Un’epoca in cui dobbiamo aspettarci l’inaspettato, per essere pienamente efficaci, anche in futuro, abbiamo bisogno di una trasformazione bellica della Nato. Questa guerra non ha mai riguardato una reale minaccia alla sicurezza della Russia proveniente dall’Ucraina o dalla Nato; questa guerra riguarda la Russia che teme qualcosa di molto più potente di qualsiasi arma fisica sulla terra: la democrazia. Se la gente in Ucraina può avere diritti democratici, allora anche la gente in Russia presto li desidererà”.
Tuttavia, se l’Ucraina può contare sul riconfermato sostegno da parte della Nato e degli alleati occidentali (Il Presidente USA, Biden ha avuto ieri un colloquio con il Cancelliere tedesco Scholz per coordinarsi al fine di garantire il costante sostegno a Kiev e il Presidente francese Macron ha reso noto che si recherà in Ucraina a febbraio, per finalizzare un accordo bilaterale di garanzia alla sicurezza, secondo cui Parigi fornirà a Kiev armi più sofisticate tra cui missili da crociera a lungo raggio), Mosca può contare sulla Corea del Nord.
Il portavoce del Cremlino, Peskov, infatti, rispondendo in conferenza stampa a una domanda sui rapporti tra Russia e Corea del Nord, in relazione all’incontro di queste ore tra il Presidente Putin e la ministra degli Esteri nordcoreana Choi Song Hui, in visita a Mosca, su invito dell’omologo, Lavrov e all’accusa dei Paesi occidentali di ricevere armi dal regime nordcoreano in violazione delle sanzioni Onu contro Pyongyang, ha sottolineato: “La Corea del Nord è un nostro partner molto importante, miriamo a sviluppare le relazioni in tutti i settori, compresi quelli sensibili”.
Altro sostegno alla Russia è offerto poi dall’Iran. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Zakharova, ha dichiarato di aspettarsi che “Il Presidente Putin e il suo omologo iraniano firmino presto un nuovo trattato bilaterale, già nelle fasi finali di approvazione, che consoliderà il partenariato strategico tra Mosca e Teheran e coprirà l’intera gamma dei loro legami”.
Proprio l’Iran, ha replicato, tramite il ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amir-Abdollahian, intervenuto al World Economic Forum a Davos, alle accuse di Kiev e dei suoi alleati di inviare armi alla Russia, smentendo: “A proposito dell’Ucraina, noi non abbiamo mai fornito alla Russia nessun drone o missile da usare contro l’Ucraina. Kiev non ha mai fornito nessuna prova del fatto che droni iraniani siano stati usati contro l’Ucraina. Abbiamo venduto droni iraniani a diversi Paesi nella regione, non è difficile per nessun paese copiare i droni. L’Iran ha più volte chiesto alla Russia se abbia usato armi iraniane contro l’Ucraina e che Mosca ha sempre risposto di no”.
La stessa portavoce Zakharova ha poi fatto sapere che il ministro degli Esteri Lavrov, secondo cui l’”Occidente tenta di ucrainizzare l’agenda globale”, parteciperà a un dibattito aperto sul Medio Oriente e a una riunione sull’Ucraina al Consiglio di sicurezza dell’Onu, voluta da Mosca, tra il 22 e il 24 gennaio.
Nel frattempo, il Presidente ucraino Zelensky, che ieri è intervenuto al World Economic Forum e che ha fatto sapere di un incontro a giorni, a Kiev, con il neo Premier della Polonia, Donald Tusk , in un colloquio con Il Corriere della Sera, riguardo alla possibile rielezione in USA di Donald Trump, ha detto: “Questa è una scelta degli americani e l’Ucraina lavorerà con il presidente che verrà eletto. Le voci radicali del partito repubblicano americano creano tensioni nella società ucraina. Alla gente nel mio Paese ogni parola può far male, ogni manifestazione di scetticismo è percepita dolorosamente. Alcune delle voci radicali impauriscono gli ucraini e spero che siano isolate. Ma sarò onesto: noi rispettiamo il popolo americano e credo che un solo uomo non possa cambiare il Paese.Trump ha detto che può fermare la guerra sedendo con me e con Putin. E che se Putin non si ferma, darebbe più armi all’Ucraina, ma se l’Ucraina non si ferma, fermerebbe il sostegno a noi. Se Trump non ci sostiene perché non siamo d’accordo nel cedere i nostri territori o per qualche altro motivo e Trump ferma gli aiuti, Putin ci occupa dopo qualche tempo. Cosa farebbe allora Trump, se l’Ucraina viene occupata e Putin minaccia qualche Paese della Nato? Se si permette a Putin di attraversare l’Ucraina, pensa che poi la Russia si fermerebbe?”.
Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba,invece, intervenendo al secondo giorno del World Economic Forum (WEF) a Davos, ha dichiarato: “La priorità del 2024 è mandare via la Russia dai nostri cieli. Questo definirà quando e come la guerra finirà. L’Ucraina ha bisogno di più armi e in quantità sufficiente per andare avanti nella liberazione dei suoi territori; abbiamo dimostrato di poterlo fare: nel 2022 abbiamo liberato il 50% dei territori inizialmente occupati dalla Russia e nel 2023 abbiamo mandato via la flotta russa dal Mar Nero e creato un corridoio per il grano. Stiamo combattendo un nemico potente, un nemico molto grande che non dorme. Richiede tempo”.
Poi sulle elezioni presidenziali ,che dovrebbero tenersi quest’anno in Ucraina, ha evidenziato: “A questo punto è tecnicamente impossibile organizzare delle elezioni perché gli ucraini possano esprimere il loro voto, anche tenendo conto dei 5-10 milioni di ucraini che sono rifugiati all’estero e che dovrebbero votare. Siamo profondamente impegnati nel rimanere un Paese democratico,ma non sono colui che prende queste decisioni. Se dovrò andare a votare andrò e se dovrò organizzare delle elezioni in queste circostanze lo farò”.
Dall’ufficio del Presidente Zelensky , poi, hanno reso noto che: “Le aziende occidentali hanno fornito alla Russia componenti per un valore di 2,9 miliardi di dollari utilizzabili per la produzione militare nei primi 10 mesi del 2023, nonostante le sanzioni contro Mosca”.
L’ufficio presidenziale ha citato la ricerca di un gruppo di lavoro gestito dal capo dello staff di Zelenskiy, Andriy Yermak, e da Michael McFaul, ex ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca, concentratasi sui tentativi russi di aggirare le sanzioni sul controllo delle esportazioni di beni militari, in cui si legge: “I prodotti di oltre 250 aziende occidentali sono stati trovati in campioni di armi russe distrutte o catturate. Quasi 2.800 componenti stranieri sono stati trovati nelle attrezzature militari russe, compresi i missili ipersonici “Kinzhal” che Mosca utilizza per gli attacchi aerei sull’Ucraina. Di fatto, il 95% di tutti i componenti trovati nelle armi russe sul campo di battaglia provengono da produttori dei Paesi della coalizione, il 72% dei quali è rappresentato da aziende con sede negli Stati Uniti”.
Quanto alla discussione a Bruxelles sui beni russi congelati, il Premier del Belgio, Alexander De Croo, parlando con i cronisti, a margine del World Economic Forum di Davos, ha detto: “Non diciamo no alla confisca dei beni. Ma dobbiamo lavorare su un meccanismo. Per esempio, possono essere usati come garanzia per raccogliere fondi per l’Ucraina; siamo aperti a ulteriori discussioni e siamo disposti a partecipare a una soluzione per trovare una base legale per questi trasferimenti all’Ucraina, senza destabilizzare il sistema finanziario globale”.
Infine, sempre dal World Economic Forum, il segretario di Stato USA Blinken , rispondendo a una domanda dei giornalisti su un possibile accordo di pace fra Russia e Ucraina, ha risposto: “In questo momento non lo vedo.Putin non è riuscito a ottenere la vittoria, ma è ancora pronto a sacrificare giovani concittadini per perseguire le sue ambizioni”. Escluso da Blinken anche un cessate il fuoco.
Sulla stessa linea, il ministro degli Esteri britannico, Cameron, che , anche lui a Davos, ha sottolineato: “Se si allarga lo sguardo la guerra è stata un disastro per Putin. Dall’inizio della guerra ha perso la metà dei territori che aveva invaso ed è stato tagliato fuori da gran parte del mondo dalle sanzioni. Anche nel Mar Nero per lui è stata una catastrofe, con oltre il 20% della sua Marina che è stata affondata; questo dimostra che l’Ucraina sta facendo bene e noi continueremo a supportarla”.
In Italia, confermato il sostegno a Kiev, con il via libera della Commissione Esteri del Senato ,senza modifiche , al Dl contenente la proroga della cessione degli equipaggiamenti militari all’Ucraina, da convertire in legge entro il 19 febbraio e che, dopo l’ok dell’Aula di Palazzo Madama, passerà all’esame di Montecitorio.
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