di Federica Marengo mercoledì 17 dicembre 2025

-Dopo i colloqui tra le delegazioni degli USA e dell’Ucraina, il vertice a Berlino di lunedì scorso con i leader Ue, cui è seguita la telefonata con il Presidente USA Trump, in cui è stata raggiunta l’intesa su alcuni punti , come : l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, le garanzie di sicurezza a Kiev da parte di Ue e USA, su modello dell’articolo 5 della Nato, il rafforzamento dell’esercito di Kiev (per un numero non inferiore a 800 mila ) e l’invio di una forza multinazionale a guida europea, sostenuta dagli USA, ma non sulla cessione di territori occupati dai russi ,come la regione del Donbass, Mosca, tramite il Viceministro degli Esteri, Ryabkov, ha respinto la proposta dell’invio di truppe Nato in Ucraina e la possibilità di un’intesa sui territori.
Inoltre, il portavoce del Cremlino, Peskov ha respinto l’ipotesi di una tregua per Natale , sottolineando come Mosca punti a un accordo di pace e chiarendo che Mosca si aspetta che gli Stati Uniti riferiscano l’esito delle trattative di Berlino, ma che non si prevede che l’inviato speciale USA Witkoff visiti la Russia in settimana.
Sempre Peskov, poi, ha affermato che la contrarietà della Russia alla possibile presenza di contingenti militari stranieri in Ucraina “è ben nota”, ma che “il tema è ancora oggetto di discussione”, precisando di non aver ricevuto comunicazioni ufficiali che gli Stati Uniti stiano considerando l’introduzione di ulteriori sanzioni contro la Russia, se dovesse rifiutare di firmare un piano di pace per l’Ucraina, ma ha ribadito che queste misure danneggiano le relazioni bilaterali.
Il Presidente russo Putin, invece, nelle ultime ore, in un discorso al Consiglio del Ministero della Difesa, ha dichiarato: “Se il nemico e i suoi sponsor occidentali rifiutano di impegnarsi in colloqui concreti, la Russia otterrà con mezzi militari la liberazione delle sue terre storiche”, definendo “bugie e assurdità” le affermazioni riguardo una possibile minaccia russa ai Paesi europei, per poi sottolineare come gli europei si siano “accodati alla precedente amministrazione USA di Biden nella convinzione che la Russia sarebbe crollata e nella speranza di trarne vantaggio”.
Nell’ambito della medesima riunione, il ministro della Difesa russo, Belousov, secondo cui Ue e Nato preparano il terreno per la continuazione del conflitto nel 2026, ha evidenziato che “La Russia si prepara a continuare l’offensiva in Ucraina anche nel prossimo anno” e che “Il compito chiave per il prossimo anno è mantenere e aumentare i ritmi dell’offensiva raggiunti”.
Intanto, alla viglia della due giorni del Consiglio Ue, a Bruxelles, stamane, la Presidente della Commissione europea, von der Leyen, nel suo intervento alla Plenaria dell’Europarlamento, ha dichiarato: “Il Consiglio europeo di questa settimana è dedicato ad affrontare la realtà del momento. La realtà di un mondo che è diventato pericoloso e transazionale. Un mondo di guerre. Un mondo di predatori. La realtà di questo mondo significa che noi europei dobbiamo difenderci e contare su noi stessi. Viviamo in questo mondo da tempo. Anche prima del più grande campanello d’allarme di tutti, l’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022. La pace di ieri è finita. Non abbiamo tempo per abbandonarci alla nostalgia. Ciò che conta è come affrontiamo il presente. Non c’è atto di difesa europea più importante del sostegno alla difesa dell’Ucraina. I prossimi giorni saranno un passo cruciale per garantirlo. Sta a noi scegliere come finanziare la lotta dell’Ucraina. Conosciamo l’urgenza. È acuta. La sentiamo tutti. La vediamo tutti. Perché proprio come i negoziati di pace si stanno intensificando, così aumenta l’intensità della raffica di attacchi della Russia. Ma la Russia non ha solo l’Ucraina nel mirino. Sta intensificando le sue operazioni sul territorio dell’Ue. Ed è passata a un’economia di guerra. Questa è una minaccia diretta alla sicurezza nazionale ed economica dell’Europa. Il Fmi e le nostre stime indicano che il fabbisogno dell’Ucraina ammonterà a poco più di 137 miliardi di euro nel 2026 e nel 2027. L’Europa dovrebbe coprire i due terzi, sono 90 miliardi. E non si tratta solo di numeri, si tratta anche di rafforzare la capacità dell’Ucraina di garantire una vera pace: una pace giusta, duratura, che protegga l’Ucraina e l’Europa. L’Europa deve essere responsabile della propria sicurezza. Questa non è più un’opzione. È un obbligo. Conosciamo le minacce che ci troviamo ad affrontare e le affronteremo. Ciò significa che dobbiamo essere pronti. Dobbiamo sviluppare e implementare nuove capacità per poter combattere una moderna guerra ibrida. Anche in questo caso, stiamo spostando montagne. Dopo decenni di investimenti insufficienti, finalmente siamo a una svolta. Stiamo trasformando la nostra base industriale della difesa in un’area in grado di fornire tecnologie all’avanguardia e una rapida produzione di massa nel calderone della guerra. Quest’anno abbiamo fatto di più per la difesa rispetto agli ultimi decenni. Negli ultimi 10 anni, abbiamo investito 8 miliardi di euro nel Fondo per la difesa. Quest’anno attiveremo fino a 800 miliardi di euro di investimenti entro il 2030. E abbiamo visto quanto il nostro programma SAFE abbia ricevuto richieste superiori alle attese, con la domanda da parte di 19 Stati membri che ha superato di gran lunga i 150 miliardi di euro sul tavolo. E gli Stati membri stanno già chiedendo un nuovo ciclo di SAFE. Questo dimostra il nostro impegno europeo per la sicurezza europea. E questa crescita sulla difesa, non riguarda solo la difesa.
Riguarda la nostra libertà, la nostra prosperità e la nostra indipendenza”.
Al centro del vertice Ue del 18 e 19 dicembre, al quale parteciperà in presenza anche il Presidente ucraino Zelensky, quindi, l’uso dei 210 miliardi degli asset russi congelati per finanziare prestiti di riparazione a Kiev, su cui alcuni Paesi, Belgio in testa, che ne detiene molteplici nei propri istituti, hanno espresso perplessità, paventandone l’illegittimità e una violazione del diritto internazionale.
In merito, l’agenzia Fitch ha avvertito Euroclear di un possibile declassamento del suo attuale rating AA , in quanto “la mossa riflette i timori di rischi di liquidità e legali potenzialmente aumentati”, mentre, secondo Politico, che cita quattro fonti europee, “l’Amministrazione Trump starebbe facendo pressioni sui governi europei, almeno quelli che considera più vicini, perché respingano il piano di utilizzare i beni russi congelati per finanziare l’Ucraina”.
Contraria a tale uso, anche Pechino, il cui portavoce del Ministero degli Esteri cinese ,Guo Jiakun, ha dichiarato alla stampa: “La Cina si è sempre opposta alle sanzioni unilaterali che violano il diritto internazionale e che non sono autorizzate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Secondo il media ungherese Mandiner, il Premier Orbán, contrario all’utilizzo dei beni russi congelati nell’Ue , perché ciò rappresenterebbe “un nuovo livello di escalation”, ha detto ai giornalisti e alle giornaliste di aver scritto al Presidente russo Putin, chiedendogli come la Russia risponderà nel caso in cui l’Unione Europea decidesse di usare i beni russi congelati e i voti dei singoli Stati membri sulla questione fossero presi in considerazione, e che il numero uno del Cremlino avrebbe risposto che, in tal caso, “risponderà con la forza” e che, allo stesso tempo, “verrà tenuto conto di chi voterà e come al vertice dell’Ue”.
Il Premier slovacco, Fico, nel suo intervento al Comitato europeo del Parlamento slovacco, ha dichiarato: “I beni russi congelati dovrebbero essere parte dell’accordo di pace e dovrebbero essere utilizzati, previo accordo reciproco, principalmente per la ricostruzione dell’Ucraina. Tuttavia, c’è una proposta, che non sostengo, secondo cui questi soldi dovrebbero essere usati come prestito di riparazione per l’Ucraina, soprattutto per le armi”.
Per il cancelliere tedesco Merz, che ha ribadito il sostegno militare a Kiev, (di recente, infatti, è stato raggiunto un accordo per un finanziamento di 1,2 miliardi di euro destinato alle forze armate ucraine), e che ha parlato stamane al Bundestag: “Bisogna aumentare la pressione sulla Russia”, pertanto,” è necessario usare gli asset russi”.
Tuttavia, il Belgio, secondo fonti Ue, ha confermato la sua posizione sull’uso degli asset russi e ha ribadito il principio generale secondo cui “tutto ciò che è applicabile al Belgio deve essere applicabile a tutti gli altri Paesi dell’Ue”, con tutti i rischi coperti e neutralizzati “senza limitazioni, integralmente e sin dal primo giorno”, chiedendo, dunque: la copertura completa dei rischi finanziari e dei contenziosi che questa decisione potrà creare, affrontando “potenziali ritorsioni da parte della Russia”; che l’Ue disponga dei mezzi finanziari immediati per rimborsare la Banca centrale russa, se la situazione lo richiederà , nonché la partecipazione collettiva da parte di tutti gli Stati che possiedono asset russi nelle loro istituzioni finanziarie o banche, meglio ancora se si includono i partner extra-Ue, preferendo l’opzione di un prestito garantito dal margine di manovra del bilancio dell’Ue, perché offre “piena chiarezza e prevedibilità”, è un metodo “familiare” alle procedure Ue, è considerato “più economico, più rapido, più trasparente” e costituirebbe “una forte dichiarazione di sostegno all’Ucraina” dimostrando la capacità dell’Ue di agire “in modo indipendente”.
Per l’Italia, la Presidente del Consiglio Meloni, che ha tenuto quest’oggi le sue Comunicazioni alle Camere , in vista del Consiglio Ue, ha dichiarato in merito al dossier Ucraina: “Come sapete, nella serata di lunedì ho partecipato al vertice di Berlino, insieme al Presidente Zelensky, a diversi colleghi europei, e ai negoziatori americani Steve Witkoff e Jared Kushner, in un clima costruttivo e unitario che penso valga la pena di sottolineare.
Ne è scaturita una dichiarazione finale dei leader europei che riprende tutte le priorità che l’Italia ha sostenuto in questi mesi difficili, e che ho ribadito anche martedì scorso accogliendo a Roma il Presidente Zelensky. Il cammino verso la pace, dal nostro punto di vista, non può prescindere da quattro fattori fondamentali: Lo stretto legame tra Europa e Stati Uniti, che non sono competitor in questa vicenda, atteso che condividono lo stesso obiettivo, ma hanno sicuramente angoli di visuale non sovrapponibili, dati soprattutto dalla loro differente posizione geografica. Il rafforzamento della posizione negoziale ucraina, che si ottiene soprattutto mantenendo chiaro che non intendiamo abbandonare l’Ucraina al suo destino nella fase più delicata degli ultimi anni. La tutela degli interessi dell’Europa, che per il sostegno garantito dall’inizio del conflitto, e per i rischi che correrebbe se la Russia ne uscisse rafforzata, non possono essere ignorati. Il mantenimento della pressione sulla Russia, ovvero la nostra capacità di costruire deterrenza, di rendere cioè la guerra non vantaggiosa per Mosca. Come sta, nei fatti, accadendo, perché, oltre la cortina fumogena della propaganda russa, la realtà sul campo è che Mosca si è impantanata in una durissima guerra di posizione, tanto che, dalla fine del 2022 ad oggi, è riuscita a conquistare appena l’1,45% del territorio ucraino, peraltro a costo di enormi sacrifici in termini di uomini e mezzi. È questa difficoltà l’unica cosa che può costringere Mosca a un accordo, ed è una difficoltà che – lo voglio ricordare – è stata garantita dal coraggio degli ucraini e dal sostegno occidentale alla Nazione aggredita. Come sapete, il processo negoziale è in una fase in cui si sta consolidando un pacchetto che si sviluppa su tre binari paralleli: un piano di pace, un impegno internazionale per garantire all’Ucraina solide e credibili garanzie di sicurezza, e intese sulla futura ricostruzione della Nazione aggredita. È chiaramente una trattativa estremamente complessa, che per arrivare a compimento non può, però, prescindere dalla volontà della Russia di contribuire al percorso negoziale in maniera equa, credibile e costruttiva. Purtroppo, ad oggi, tutto sembra raccontare che questa volontà non sia ancora maturata. Lo dimostrano i continui bombardamenti su città e infrastrutture ucraini, nonché sulla popolazione inerme, e lo confermano le pretese irragionevoli che Mosca sta veicolando ai suoi interlocutori. La principale delle quali riguarda la porzione di Donbass non conquistata dai russi. A differenza di quanto narrato dalla propaganda russa, il principale ostacolo a un accordo di pace è l’incapacità della Russia di conquistare le quattro regioni ucraine che ha unilateralmente dichiarato come annesse già alla fine del 2022, addirittura inserendole nella costituzione russa come parte integrante del proprio territorio. Questo azzardo ha portato al paradosso che territori formalmente inseriti nella costituzione della Federazione Russa siano oggi sotto controllo ucraino. Da qui la richiesta russa che l’Ucraina si ritiri quantomeno dall’intero Donbass.
È chiaramente questo, oggi, lo scoglio più difficile da superare nella trattativa, e penso che tutti dovremmo riconoscere la buona fede del Presidente ucraino, che è arrivato a proporre un referendum per dirimere questa controversia. Proposta, però, respinta dalla Russia. In ogni caso, sul tema dei territori, abbiamo detto e ribadiamo che ogni decisione dovrà essere presa tra le parti e nessuno può imporre da fuori la sua volontà. Per quello che concerne l’altro elemento dirimente della trattativa, ovvero le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, come strumento per scongiurare future guerre, sono tre gli elementi dei quali si sta discutendo. La garanzia di un solido esercito ucraino; l’ipotesi di dispiegamento di una forza multinazionale, in Ucraina, per la rigenerazione delle forze armate, guidata dalla cosiddetta Coalizione dei volenterosi, ma con partecipazione volontaria di ciascun Paese (e approfitto per ribadire che l’Italia non intende inviare soldati in Ucraina). E garanzie da parte degli alleati internazionali – a partire dagli Stati Uniti – sul modello dell’articolo 5 del Patto Atlantico, opzione che tutti ricordate essere stata proposta proprio dall’Italia, a dimostrazione del contributo fattivo della nostra Nazione all’obiettivo di una pace giusta e duratura.
Il tema delle garanzie di sicurezza è, certamente, quello sul quale si sono registrati i maggiori passi in avanti durante il vertice di Berlino. Insieme ai numerosi partner, a partire da quelli G7 ed europei, l’Italia resta impegnata anche a mantenere la pressione economica sulla Russia, con l’obiettivo di limitare le risorse che alimentano la sua macchina bellica. Riteniamo che qualunque strumento – di sostegno a Kiev o di pressione su Mosca – debba sempre rispettare i nostri valori, principi e le regole su cui poggia lo Stato di diritto. Questo vale sicuramente per le prospettive europee dell’Ucraina. Stiamo vigilando attentamente e incoraggiando ogni sforzo per assicurare il rispetto degli impegni che Kiev ha assunto in termini di riforme e di contrasto alla corruzione. Ma, sul tema della corruzione, voglio dire che consideriamo molto incoraggianti gli anticorpi mostrati in queste settimane dalle Istituzioni ucraine. E questo ragionamento si applica anche al dibattito sulle modalità con cui l’Unione Europea sarà chiamata a reperire le risorse per aiutare finanziariamente Kiev, con l’obiettivo di evitare un collasso che rappresenterebbe un grave danno per tutti noi. Siamo chiamati a scelte politiche che richiedono visione e responsabilità, e che vanno ben oltre il dibattito su come trovare le risorse per sostenere l’Ucraina. Perché in gioco non ci sono solo la dignità, la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina, ma anche la sicurezza dell’Europa nel senso più ampio del termine. Questo dibattito sarà il tema principale del prossimo Consiglio Europeo, e trovare una soluzione sostenibile sarà tutt’altro che semplice.
Come sapete, l’Italia ha deciso, venerdì scorso, di non far mancare il proprio appoggio al Regolamento che ha fissato l’immobilizzazione dei beni russi senza, tuttavia – lo voglio sottolineare con chiarezza – avallare, ancora, alcuna decisione sul loro utilizzo. Lo abbiamo fatto – pur non condividendo il metodo utilizzato – perché non vi siano, ancora una volta, dubbi sulla linea coerente di sostegno che il Governo ha sempre mantenuto nei confronti dell’Ucraina. Nell’approvare il regolamento abbiamo, infatti, voluto ribadire un principio che consideriamo fondamentale: decisioni di questa portata giuridica, finanziaria e istituzionale – come anche quella dell’eventuale utilizzo degli asset congelati – non possono che essere prese al livello dei Leader. Sarà questo il compito che spetta al Consiglio Europeo di domani, chiamato ad assicurare la continuità del sostegno finanziario per il prossimo biennio, individuando la soluzione complessivamente più sostenibile, per gli Stati Membri, nel breve e nel lungo periodo. L’Italia considera, ovviamente, sacrosanto il principio secondo cui debba essere prioritariamente la Russia a pagare per la ricostruzione della Nazione che ha aggredito, ma questo risultato deve essere raggiunto con una base legale solida. Intendiamo, inoltre, chiedere chiarezza rispetto ai possibili rischi connessi alla proposta di utilizzo della liquidità generata dall’immobilizzazione degli asset, particolarmente quelli reputazionali, di ritorsione o legati a nuovi, pesanti, fardelli per i bilanci nazionali. Lo voglio ribadire, in un momento in cui il Governo è impegnato – con serietà e determinazione – a portare l’Italia fuori dalla procedura per deficit eccessivo, ereditata grazie alle allegre politiche di bilancio dei governi che ci hanno preceduto. Così come riteniamo che se si decide di andare verso questa direzione, sia miope rivolgere le attenzioni su un unico soggetto detentore dei beni sovrani russi congelati, cioè il Belgio, quando anche altre Nazioni partner hanno asset immobilizzati nei rispettivi sistemi finanziari. La nostra volontà di aiutare il popolo ucraino non è mai stata, e non sarà mai, in discussione. E desidero ricordare in questa sede che proprio sotto la Presidenza italiana del G7 è stato raggiunto il primo storico – ma allo stesso tempo solido giuridicamente e finanziariamente – compromesso per fare leva sui frutti dei fondi congelati russi. Ma, oggi come ieri, abbiamo il dovere cercare la soluzione più efficace per preservare l’equilibrio tra la fornitura di un’assistenza concreta all’Ucraina da un lato, e il rispetto dei principi di legalità, sostenibilità e stabilità finanziaria, e monetaria, dall’altro. Siamo aperti a tutte le soluzioni, e intendiamo privilegiare quella che meglio può garantire questo equilibrio. Ma si tratta di decisioni complesse, che non possono essere forzate”.
La risoluzione di maggioranza sulle Comunicazioni della Premier è state approvata dalla Camera con 177 voti a favore e 123 contrari, mentre le risoluzioni presentate dalle opposizioni sono state respinte.
Critiche rispetto alla risoluzione di maggioranza, le opposizioni, con la segretaria del Pd, Schlein, che nel suo intervento, nel corso del dibattito in Aula, ha evidenziato come la posizione del Governo sulla guerra in Ucraina sia debole e divisa, priva di una linea comune, anche alla luce della posizione filo-russa della Lega.
D’accordo con la segretaria dem, il Presidente del M5S, Conte, che ha accusato l’Esecutivo di non essere chiaro riguardo la propria posizione sull’invio di armi a Kiev e ha assicurato che il centrosinistra , che ha presentato risoluzioni distinte, saprà ricomporre le proprie differenze.
Anche al Senato, dove la Premier Meloni ha replicato nel pomeriggio alla discussione in Aula sulle sue Comunicazioni, è stato espresso parere favorevole dal Governo sulla risoluzione di maggioranza anche al Senato, mentre parere contrario è stato espresso su quelle delle opposizioni.
Nel frattempo, il Presidente ucraino Zelensky, in un messaggio in cui ha sostenuto che i russi si stanno preparando per un altro anno di guerra, ha evidenziato: “E’ necessaria una protezione reale da questa follia russa, e continueremo a lavorare con tutti i partner per garantire una tale protezione. Sono necessarie decisioni di sicurezza e finanziarie, in particolare sugli asset russi, decisioni politiche. E c’è bisogno di coraggio da parte di tutti i nostri partner per vedere la verità, riconoscere la verità e agire di conseguenza. Voglio ringraziare tutti coloro che sostengono l’Ucraina e il loro lavoro per raggiungere la sicurezza. E’ necessario riconoscere questo comportamento e reagire.
Quando hanno questo atteggiamento minano anche la diplomazia, cercando di usare varie formulazioni diplomatiche e pressioni su un punto o un altro nei documenti semplicemente per coprire il loro desiderio di distruggere l’Ucraina e gli ucraini, il desiderio di ottenere la legittimazione del furto della nostra terra. Ci sono altre nazioni in Europa che la Russia un giorno potrebbe definire loro “terre storiche”. Da Mosca oggi abbiamo avuto un altro segnale, che si sta preparando alla guerra per il prossimo anno. E questi non sono segnali solo per noi. E’ importante che i partner se ne rendano conto. I partner negli Stati Uniti d’America spesso affermano che la Russia vorrebbe presumibilmente porre fine alla guerra, ma la Russia sta usando una retorica completamente diversa, segnali diversi, e dà ordini ufficiali al proprio esercito. Dobbiamo cogliere questo stato d’animo della Russia e reagire. La Russia indebolirà gli sforzi diplomatici, facendo pressione su questo o quel punto dei documenti per mascherare semplicemente il suo desiderio di distruggere l’Ucraina, gli ucraini, il desiderio di ottenere la legittimazione del furto della nostra terra. Qualora i negoziati con gli Stati Uniti fallissero, ci potrebbero essere altri Paesi in Europa, oltre all’Ucraina, che qualcuno in Russia un giorno potrebbe ritenere ‘terre storiche’. Abbiamo bisogno di una vera protezione da questa storia di follia russa, e ora continueremo a lavorare con tutti i partner per garantire che tale protezione sia reale. Abbiamo bisogno di soluzioni di sicurezza, di soluzioni finanziarie, in particolare per quanto riguarda gli asset russi, e di soluzioni politiche. E abbiamo bisogno del coraggio di tutti i nostri partner di vedere la verità, di ammetterla e di agire di conseguenza”.
Poi, in un post social, riguardo al Consiglio Ue del 18 e 19 dicembre, Zelensky, ha scritto: “Domani, i leader europei si riuniranno a Bruxelles. Sarà una riunione molto importante. L’esito di questa riunione – il risultato che l’Europa produrrà – deve far sentire alla Russia che il suo desiderio di continuare la guerra l’anno prossimo è inutile, perché l’Ucraina avrà sostegno. Questo dipende interamente dall’Europa; l’Europa deve fare questa scelta”.
Tornando alla situazione in Ucraina, proseguono gli attacchi russi con droni su Kiev, mentre le forze russe hanno rivendicato l’avanzamento nella regione di Dnipro e la conquista di Gerasimovka.
La Difesa russa, invece, ha reso noto di aver abbattuto 94 droni ucraini, alcuni dei quali lanciati su una raffineria nella regione di Krasnodar.
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