di Federica Marengo mercoledì 22 ottobre 2025

-Proseguono gli attacchi russi sull’Ucraina. La notte scorsa, infatti, Mosca ha lanciato un massiccio attacco aereo su Kiev e su diverse città , (405 droni, per lo più di tipo Shahed, e 28 missili, 15 dei quali balistici, per la maggior parte abbattuti), colpendo le infrastrutture energetiche e, causando la morte di 6 persone, tra cui 2 bambini e interruzioni di corrente. In mattinata, invece, colpito dalle forze russe anche un asilo a Kharkiv, dove alcuni bambini sono stati feriti.
Sul fronte russo, invece, le forze ucraine hanno effettuato un raid contro l’impianto chimico di Bryansk, a sud ovest di Mosca, colpendo una struttura chiave all’interno del complesso militare-industriale della Russia e contro un impianto di produzione di armi e munizioni nella regione russa della Mordovia e una raffineria di petrolio nel Daghestan russo.
Il Presidente ucraino, Zelensky, in un post social, ha così commentato l’attacco di Mosca a un asilo: “Non c’è e non può esserci alcuna giustificazione per un attacco di droni su un asilo”, sottolineando che, questi attacchi rappresentano un insulto da parte della Russia “a chiunque insista per una soluzione pacifica”.
Lo stesso Zelensky, poi, in partenza per un tour europeo, che culminerà con la partecipazione al Consiglio Ue di domani e dopodomani a Bruxelles, per chiedere agli alleati di esercitare maggiore pressione su Mosca al fine di spingerla ai negoziati di pace, ha dichiarato che la richiesta del Presidente USA Trump ,affinché l’Ucraina e la Russia mantengano le attuali linee del fronte è “un buon compromesso”, ma che, a suo dire, Putin non la sosterrà.
Quindi, giunto in Norvegia , il leader ucraino ha avuto un colloquio con il Premier Jonas Gahr Støre in una sala dell’aeroporto militare di Gardermoen, terminato il quale ha detto di aver discusso con il Premier norvegese della cooperazione in materia di difesa, annunciando che la Norvegia fornirà a Kiev 150 milioni di dollari per l’acquisto di gas durante l’inverno, nell’ambito del terzo pacchetto di sostegno energetico da parte di Oslo per il 2025.
A seguire, Zelensky, che , dopo il Consiglio Ue, venerdì, volerà a Londra per partecipare al vertice della Coalizione dei Paesi Volenterosi, si è recato in Svezia, dove ha incontrato il Premier svedese Ulf Kristersson, con cui ha visitato un gruppo industriale attivo nel settore della difesa e firmato una lettera di intenti per l’ acquisto da Kiev di 100-150 caccia Gripen dell’ultimo modello.
Il Premier svedese Kristersson, nel corso della conferenza stampa con il Presidente Zelensky, ha evidenziato al riguardo che si tratta di una cooperazione a lungo termine in materia di difesa aerea e della possibilità di “un contratto molto importante nel settore dell’industria della difesa”, per la produzione di 100-150 caccia Gripen modello E , che “inizieranno ad essere prodotti fin da subito, per costituire una nuova potente Aeronautica militare ucraina, ma che le prime consegne potrebbero iniziare tra circa tre anni, mentre il Presidente Zelensky ha detto di puntare a disporre di questi aerei già nel corso del 2026.
Poi, il presidente Zelensky ha affermato che “la disinformazione russa sta diffondendo notizie false negli Stati Uniti ed in Europa in merito al fatto che loro stanno vincendo questa guerra”, ma che questo, a suo dire, non è vero, poiché “la Russia ha perso più di un milione di persone e ha sottolineato: “Se non fermiamo Putin, non avremo la pace. Se non avremo almeno un cessate il fuoco, per capire come procedere con i passi successivi, Putin proverà ad aprire un nuovo fronte. Da qualche parte. Perché per lui l’Ucraina è molto difficile”.
Intanto, il Presidente USA Trump, che nelle prossime ore incontrerà alla Casa Bianca il segretario della Nato, Rutte,il quale, a margine di un incontro con un gruppo bipartisan di senatori a Capitol Hill, ha dichiarato alla stampa che Trump è l’unico che può raggiungere la pace, dopo il no di Mosca a un accordo sulla tregua, in quanto, a detta della Russia, non risolverebbe le cause della guerra, nel corso della conferenza stampa nello Studio Ovale, a una domanda sull’incontro in Ungheria con il Presidente russo Putin, che è stato rinviato, ha risposto: “Non voglio perdere tempo, non voglio sprecare un incontro. Vediamo che succede. Non ho ancora preso una decisione. Dirò quello che farò nei prossimi due giorni”.
Tuttavia, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti, il Vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha dichiarato che “sono in corso i preparativi per un vertice tra il Presidente Vladimir Putin e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump”, evidenziando: “La questione è se i parametri delineati dai presidenti ad Anchorage saranno concretizzati con dettagli specifici. Ammetto che si tratta di un processo difficile, ma è proprio a questo che servono i diplomatici”.
Inoltre, il Premier ungherese Orban ha confermato ciò in un post social: “Il ministro degli Esteri Szijjarto è a Washington. I preparativi per il vertice di pace continuano. La data è ancora incerta. Quando sarà il momento, lo terremo”.
In merito all’incontro Trump-Putin in Ungheria, il portavoce del Cremlino, Peskov, nella consueta conferenza stampa, ha detto: “Non sono state fissate scadenze. Tutto questo deve ancora avvenire, ma richiede una preparazione meticolosa. Nessuno vuole perdere tempo, né il presidente Trump né il presidente Putin. L’ efficacia richiede preparazione”, sottolineando come sul vertice circoli “una moltitudine di voci per lo più del tutto infondate” .
Annullato, secondo i media, anche l’incontro previsto per domani tra il segretario di Stato USA Rubio e il ministro degli Esteri russo, Lavrov, anche se la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Zakharova, in un’intervista a Radio Sputnik, citata dall’agenzia Tass, ha detto che “Il partito della guerra occidentale sta diffondendo false informazioni sull’interruzione di un incontro tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il Segretario di Stato americano Marco Rubio, allo scopo di fornire supporto informativo a Volodymyr Zelensky”.
Quanto all’Ue, che starebbe lavorando a un piano di pace in 12 punti a partire dal congelamento della linea del fronte attuale, come proposto dal Presidente USA Trump, alla vigilia del Consiglio europeo, nel quale i 27 leader discuteranno su come continuare a sostenere l’Ucraina e di come aumentare la pressione sulla Russia, secondo una fonte diplomatica europea, non vi sarebbe un consenso condiviso tra gli ambasciatori “Sulla questione dei prestiti di riparazione per l’Ucraina basati sugli asset russi, poiché vi sono questioni ancora aperte , come la natura delle garanzie che dovranno dare gli Stati membri a copertura dei prestiti, l’analisi del rischio a cui sarà sottoposto il Belgio, Paese che detiene la gran parte degli asset, e il tipo di utilizzo dei fondi concesso all’Ucraina”.
Secondo più fonti europee, confermate da quanto anticipato dal Premier slovacco, Fico, che rappresenterà Orban nella prima parte dei summit dei 27, la parte delle conclusioni riguardante l’Ucraina non sarà firmata dall’Ungheria, contraria al via libera al nuovo pacchetto di sanzioni a Mosca, all’adesione alla Ue dell’Ucraina, allo stop alle importazioni di gas russo e all’uso de beni russi congelati per sostenere Kiev.
Proprio in merito alle sanzioni a Mosca, secondo l’agenzia stampa slovacca Tasr, se le conclusioni del vertice Ue rifletteranno le richieste di Bratislava sul fronte energetico e anche sull’automotive, dalla Slovacchia potrebbe arrivare il via libera durante l’incontro previsto in serata tra lo stesso Premier slovacco Fico e il cancelliere tedesco Friedrich Merz.
Per l’Italia, la Premier Meloni, in un passaggio delle Comunicazioni in Parlamento , in vista del Consiglio Ue, sulla guerra in Ucraina, ha detto: “Naturalmente al Consiglio europeo si parlerà anche di Ucraina, come avviene ininterrottamente dal 24 febbraio 2022.
Lo faremo, a maggior ragione, partendo dai nuovi colloqui svolti dal presidente Trump sia con Vladimir Putin che con Volodymir Zelensky. Sull’Ucraina, la nostra posizione non cambia, e non può cambiare, davanti alle vittime civili, alle immagini delle città, delle case, delle stazioni elettriche e di stoccaggio del gas sistematicamente bombardate dai russi, con il solo e preciso intento di rendere impossibile la vita alla popolazione civile, che resiste eroicamente da quasi quattro anni a un conflitto su larga scala. Lasciatemi notare che questo cinismo non si è fermato nemmeno di fronte ai convogli umanitari delle Nazioni Unite che trasportavano beni di prima necessità. Anche questi, la settimana scorsa, sono stati bersagliati senza alcun ritegno dai droni russi. Anche se la cosa, per ragioni a me oscure, non ha destato lo stesso moto di indignazione che abbiamo visto per altri scenari. L’ho ripetuto a Volodymyr Zelensky a margine del Consiglio europeo informale di Copenaghen, e ancora al telefono qualche giorno fa: il nostro sostegno al popolo ucraino resta fermo, determinato, nell’unico intento di arrivare alla pace.
Tale pace deve però essere giusta, e non frutto della sopraffazione. Il che implica una soluzione equa, frutto di un percorso negoziale credibile, nel quale, chiaramente, nessuna decisione sull’Ucraina può essere presa senza l’Ucraina e nessuna decisione sulla sicurezza europea può essere presa senza l’Europa.
Assicurare la difesa dell’Ucraina è interesse dell’intera Europa perché, se venisse consentita l’invasione di una Nazione europea, dal giorno dopo nessuno potrebbe sentirsi veramente al sicuro da aggressioni esterne. Per questo, contiamo di proseguire il lavoro che stiamo conducendo, insieme agli Stati Uniti – che, come ho sempre detto, devono essere parte integrante di questi sforzi – per definire garanzie di sicurezza robuste, credibili, efficaci nella loro chiaramente capacità di deterrenza, per Kiev e per tutti noi. Deterrenza che si basa innanzi tutto sulla forza dell’esercito ucraino, che ad oggi è uno degli eserciti principali del Continente. Ma gli altri due perni su cui questa architettura di sicurezza si deve reggere, dal nostro punto di vista, prevedono una componente politica, con un meccanismo di assistenza modellato sull’articolo 5 del Patto Atlantico; e una componente di rassicurazione prevista dalla cosiddetta coalizione dei volenterosi.
Su quest’ultima però, lasciatemi nuovamente e nettamente ribadire la posizione del Governo: ciascuna Nazione contribuirà a questi sforzi nella misura in cui potrà e riterrà necessario. L’Italia ha già chiarito che non prevede l’invio di propri soldati in territorio ucraino. Quest’estate, dopo l’incontro in Alaska tra il Presidente Trump e il Presidente Putin abbiamo accarezzato l’idea che fossimo finalmente all’inizio di un percorso negoziale. Purtroppo, poche settimane dopo, la Russia ha nuovamente gettato la maschera, portando avanti tattiche dilatorie, ponendo condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace. Mosca chiede, infatti, che l’esercito ucraino si ritiri dalle regioni che la Federazione Russa ha formalmente annesso ma che non controlla sul campo e che non riesce a conquistare. Non dobbiamo dimenticare che, da novembre del 2022 ad oggi, Mosca è riuscita a conquistare appena l’1% del territorio ucraino, peraltro a costo di grandi sacrifici in termini di uomini e mezzi. Ed è esattamente questo stallo però che oggi può rendere possibile giungere ad un’ipotesi di pace. Non possiamo considerare accettabile l’atteggiamento ambiguo di chi promette impegno negoziale e poi bombarda costantemente obiettivi civili. Per arrivare al tavolo delle trattative serve, quindi, anche incrementare la pressione su Mosca, come stiamo facendo con il 19° pacchetto di sanzioni europee, che stiamo approvando e che contribuirà a ridurre ancora di più le risorse che Mosca può destinare allo sforzo bellico. Perché giova ripetere un concetto importante: le sanzioni economiche non sono contro il popolo russo, ma contro il regime che trasforma la ricchezza della Russia in armi e distruzione. Ogni risorsa che la Russia accumula oggi non serve a costruire scuole, ospedali o a generare lavoro, ma serve a finanziare la guerra, e la distruzione di scuole, ospedali o lavoro in Ucraina. È noto, inoltre, che stiamo discutendo con i partner UE e G7 di ulteriori possibili misure relative ai beni congelati russi, rispetto alle quali tuttavia riteniamo – e non siamo i soli – che sia necessario rispettare il diritto internazionale e il principio di legalità; tutelare la stabilità finanziaria e monetaria delle nostre economie e dell’area euro; garantire la sostenibilità di ogni passo che dovesse essere intrapreso. Sempre in tema di sicurezza europea, le recenti violazioni dello spazio aereo europeo hanno dimostrato, una volta di più, l’attualità del percorso di rafforzamento della prontezza europea di fronte a possibili minacce. Insieme agli altri Leader europei, discuteremo la proposta della Presidente della Commissione von der Leyen e dell’Alto Rappresentante, Kaja Kallas, su una Roadmap per la prontezza europea nella difesa, che raccoglie le proposte su come unire le forze degli Stati Membri per colmare alcune lacune nella nostra capacità difensiva. La Commissione, inoltre, proporrà alcuni progetti di interesse europeo, i cosiddetti “Flagship projects”. In questo quadro l’Italia intende soprattutto ribadire l’importanza di assicurare che questi progetti siano mirati a garantire la sicurezza di tutti i Paesi dell’Unione. È evidente, ad esempio, che tutti i confini dell’Alleanza hanno la stessa rilevanza, e che la prontezza europea nella difesa deve essere sviluppata a 360°. Tutti conosciamo e supportiamo la necessità di proteggere il fianco Est dell’Europa e della NATO ma non possiamo consentire che si perda di vista il fianco meridionale dell’UE: la sicurezza dei confini esterni dell’Alleanza è indivisibile. Dobbiamo essere pronti anche di fronte alle minacce alla nostra sicurezza portate dai conflitti e dall’instabilità nel Medio Oriente, in Libia, nel Sahel, nel Corno d’Africa. Sappiamo che i nostri competitor sono molto attivi anche in questi quadranti, così come conosciamo molto bene i rischi che possono derivare dal terrorismo e dalla strumentalizzazione delle migrazioni. Il ministro Guido Crosetto, che ringrazio, è stato molto chiaro su questo punto durante l’ultima riunione dei ministri della Difesa della UE. Intanto, l’Italia ha già cominciato il percorso di rafforzamento della sua difesa, aderendo ai finanziamenti agevolati previsti da SAFE (Security Action for Europe), con l’assegnazione di 14,9 miliardi di euro. Il che ci consente, come abbiamo annunciato e come dimostra la legge di bilancio, di rafforzare la nostra difesa senza distogliere un solo euro dalle altre priorità che il Governo si è dato. È ora in corso un attento lavoro di selezione dei progetti per i quali sarà utilizzato questo strumento, con un’attenzione particolare a massimizzare lo sviluppo dell’industria della difesa nazionale e le ricadute occupazionali sull’Italia, così come allo sviluppo di strumenti dual use, che abbiano, cioè, una utilità tanto militare quanto civile. Un altro importante passaggio è l’adozione del Regolamento EDIP (European Defence Industry Program), il programma europeo di sviluppo per l’industria della difesa che prevede un sostegno europeo di 1,5 miliardi di euro. L’Italia ha seguito con molta attenzione questo negoziato, riuscendo a ottenere che fosse mantenuto l’equilibrio tra la volontà di rafforzare l’autonomia strategica europea e la necessità di consentire alle nostre industrie della difesa di continuare a rifornirsi anche di componentistica da altri mercati, al fine di non creare divari competitivi con altri partner europei. Su un piano più ampio, il rafforzamento della difesa richiede tuttavia soluzioni finanziarie ancora più ambiziose. Chiediamo fin d’ora di aprire un dibattito sulla possibilità di rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita, con riferimento agli investimenti in questo settore. In parallelo, come abbiamo sostenuto fin dal primo momento, la mobilitazione dei capitali privati è essenziale per sostenere un’accelerazione degli investimenti. Il che implica, a nostro avviso, il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali a livello UE e un ruolo più profilato per la Banca europea per gli investimenti. In ultimo, sempre in materia di difesa, per l’Italia è molto chiaro che il ruolo centrale in tutto questo processo rimane quello degli Stati Membri, che ricordo avere competenza esclusiva in termini di sicurezza nazionale. Sono e devono rimanere gli Stati Membri i decisori in questo percorso. Così come all’Italia è chiaro che il processo di rafforzamento della prontezza europea deve avvenire in piena complementarità con la NATO, che rimane l’alleanza deputata a garantire la nostra sicurezza. L’obiettivo rimane quello di rafforzare il pilastro europeo della NATO, complementare a quello nordamericano, mantenendo il vincolo transatlantico come orizzonte imprescindibile per la nostra Nazione e per l’intera Europa”.
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