di Federica Marengo lunedì 10 febbraio 2025

-Proseguono gli attacchi russi sull’Ucraina. Nella notte, infatti, le forze di Kiev hanno abbattuto 61 degli 88 droni di vario tipo lanciati da Mosca nelle regioni di Kiev, Kharkiv, Poltava, Sumy, Chernihiv, Kirovohrad, Khmelnytskyi, Dnipro, Zaporizhzhia, Mykolaiv e Kherson.
Inoltre, 2 persone sono rimaste uccise in raid russi sulle province ucraine di Donetsk e Kherson.
Tuttavia, il capo del Centro per la lotta alla disinformazione del Consiglio nazionale di difesa e sicurezza ucraino, Kovalenko, ha reso noto che la raffineria di petrolio Afipsky, nella regione russa di Krasnodar, uno dei principali impianti di lavorazione russo del petrolio e parte essenziale dell’infrastruttura militare russa, è stata attaccata da droni.
Sul fronte russo, invece, l’artiglieria dell’esercito di Kiev ha colpito la riva sinistra del Dnepr con 37 attacchi su 9 insediamenti (Novaya Kakhovka, Novaya Mayachka, Velyka Lepetikha, Stara Zburyevka, Kakhovka, Aleshki, Sagi, Dnepryany e Kazachi Lageri).
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky, in un’intervista all’emittente inglese ITV, ripresa dal Guardian, dicendosi pronto a negoziare, ma con garanzie di sicurezza da parte di USA e Ue, a fronte della disconnessione degli Stati Baltici dalla rete elettrica russa, ha chiesto che l’Europa diventi ancora più indipendente dalla Russia dal punto di vista energetico e ha indicato come fornitori di energia alternativi alla Russia: il Medio Oriente e il Nord Africa.
Zelensky, però, ha anche sottolineato: “Dobbiamo lavorare di più con l’America – gas Lng, petrolio, dobbiamo lavorare di più con i nostri partner nei Paesi vicini dell’Unione Europea, in questa regione, per importare l’energia necessaria”, ribadendo la necessità di esercitare pressioni sui tentativi della Russia di utilizzare le sue petroliere e la sua flotta “contro l’Ucraina e contro tutta l’Europa. L’Ucraina ha esteso le sanzioni anche ai capitani delle navi della flotta ombra russa. Questo dovrebbe essere sostenuto a livello europeo; l’Unione Europea dovrebbe unirsi a queste sanzioni nel settore energetico” .
Il consigliere speciale della presidenza ucraina Podolyak, invece, in un colloquio pubblicato sul quotidiano La Repubblica, in merito al piano di pace del Presidente USA Trump, ha detto: “Per ora non c’è alcun piano concreto di pace, solo una proposta americana per preparare una road map”, evidenziando: “Non accetteremo ultimatum dalla Russia: se le condizioni saranno le solite, l’Ucraina continuerà a combattere come fa da tre anni. A oggi non esiste un piano definitivo su come questa guerra dovrebbe finire. Ci sono solo proposte da parte americana per elaborare una road map. La Russia non è pronta per un vero negoziato, in cui dovrebbe considerare le posizioni dell’Ucraina e dell’Europa. Non è pronta a un tavolo basato sul diritto internazionale. La sua formula si fonda sugli ultimatum, e questo è inaccettabile”.
Poi, ai microfoni del Tg1 ha spiegato: “Non abbiamo ancora un formato per i negoziati, con Trump si sta cercando di definire una roadmap ma senz’altro Ucraina ed Europa non possono rimanere fuori, devono anzi avere una posizione forte. Le richieste russe sono solo ultimatum”
Riguardo le condizioni poste dal Presidente Zelensky, ha detto: “Sono tre: diritto internazionale, responsabilità dell’aggressore, garanzie di sicurezza che vuol dire il nostro ingresso nella Nato, oppure un accordo simile a quello Usa-Israele che prevede lo schieramento in alcuni paesi di missili che partono verso la Russia alla prima minaccia oppure lo schieramento in Ucraina di armi nucleari di deterrenza”.
Infine, in merito alla proposta agli alleati USA e Ue di investire nelle terre rare ucraine, in cambio di protezione e per condizionare i negoziati, ha evidenziato: “È un approccio pragmatico . La Russia prova a occupare territorio in cui si trovano importanti giacimenti, perché dovremmo permetterglielo? Con gli Stati Uniti c’è la possibilità di sviluppare insieme quei giacimenti, convenienza economica e anche la possibilità di ridurre l’influenza russa in mercati come quello delle armi”.
Il Presidente USA Trump, nel frattempo, ha ribadito che : “I colloqui con il Presidente russo Vladimir Putin sul conflitto con l’Ucraina stanno facendo progressi e che i due si incontreranno “al momento giusto”.
A Mosca, il portavoce del Cremlino Peskov, riguardo alla telefonata tra il Presidente USA Trump e il Presidente russo Putin, di cui ha parlato nelle scorse ore il numero uno della Casa Bianca, ha dichiarato: “Non posso né confermare né smentire le notizie relative a contatti tra il Presidente russo Vladimir Putin e quello americano Donald Trump. Ho fatto una dichiarazione in questo senso ieri. Non posso dirvi altro”.
Il Viceministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, invece, secondo l’agenzia Tass, pur elogiando l’amministrazione USA Trump per aver manifestato il suo interesse a parlare con la Russia del conflitto in Ucraina e, dicendo che Mosca è pronta al dialogo “su basi paritarie”, ha ribadito che “la Russia continua a pretendere il controllo di quattro regioni ucraine solo in parte occupate dalle sue truppe” e che “ l’Ucraina non aderisca alla Nato”.
In ultimo, l’ambasciatore russo presso le Nazioni unite, Vassily Nebenzia ,in un’intervista all’agenzia statale russa Ria Novosti, ha detto: “La Russia vuole la pace in Ucraina, non una tregua. Siamo a favore della pace, non di una tregua, e la pace è possibile solo se vengono soddisfatte le nostre condizioni ben note e ripetutamente espresse e la Russia è pronta a studiare la posizione degli Stati Uniti sull’Ucraina non appena sarà adeguatamente espressa, ma finora ha sentito solo slogan. Per questo, stiamo monitorando attentamente la retorica del presidente statunitense Donald Trump e del suo team. Siamo aperti al dialogo su una base di rispetto reciproco e parità. Per quanto riguarda segnali specifici su come riprendere i contatti, inclusa la situazione intorno all’Ucraina, non sono ancora stati ricevuti. Quando la nuova amministrazione formulerà e presenterà una posizione chiara sulla risoluzione dell’ucraina, allora la studieremo. Per Mosca è importante che stiamo parlando esclusivamente di accordi affidabili e giuridicamente vincolanti. Devono eliminare le cause profonde del conflitto, ovvero il rifiuto della Nato di mantenere l’impegno a non espandersi verso est e la violazione dei diritti dei cittadini di lingua russa che vivono in Ucraina, oltre a registrare le nuove realtà sul terreno. Le Nazioni Unite hanno “un certo potenziale negoziale” per mediare sulla questione Ucraina, ma è troppo presto per parlarne. In ogni caso, deve essere chiaro che nessun peacekeeper potrebbe agire senza un mandato del Consiglio di sicurezza Onu”.
Quanto agli alleati di Kiev, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Presidente del Comitato militare della Nato, recatosi per la prima volta a Kiev lo scorso fine settimana, in un’intervista a Il Corriere della Sera, ha dichiarato: “Continuare a supportare l’esercito ucraino è l’unico modo per garantire la pace giusta con la Russia. E la Nato non si tira indietro. Le forze armate di Mosca riportano limitati successi sul terreno con perdite gravissime. Parliamo di 7-800 soldati russi morti o feriti al giorno, oltre 800.000 dall’inizio della guerra. Ma ho visto una determinazione invariata nei vertici ucraini, convinti come nei primi giorni a difendere il loro territorio e non cedere alla violenza russa. Insieme, è palese il fallimento strategico di Putin: siamo a tre anni di guerra e lui mirava a vincere in tre giorni”.
Quindi, ha detto: “Dal punto di vista della Nato, la posizione non cambia: miriamo alla sicurezza transatlantica, indipendentemente da eventuali sviluppi politici o diplomatici tra Putin e Trump. Siamo alla vigila di tre appuntamenti dove i semi di questi scambi potrebbero germogliare: la riunione del Gruppo di Contatto per la difesa dell’Ucraina a Ramstein, poi la ministeriale Difesa, dove verrà anche Umarov con il nuovo collega americano, e infine la Conferenza sulla Sicurezza a Monaco il 15-16 febbraio, dove potranno esserci importanti rivelazioni per illuminare la nebbia in cui oggi ci muoviamo a fatica. La Nato crede in tre punti: dare forza all’Ucraina perché non negozi da debole, garanzie di difesa al suo esercito e rispetto del diritto internazionale”.
Dalla Polonia, dove si è recato nelle ultime ore, sempre il Presidente del Comitato militare della Nato, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha sottolineato: “La Polonia è decisiva per il continuo supporto della Nato all’Ucraina, attraverso il suo costante aiuto e ospitando il Centro congiunto di analisi, formazione e istruzione NATO-Ucraina”.
La Presidente della Commissione Ue, von der Leyen, a Vilnius per la sincronizzazione delle reti elettriche degli Stati Baltici alla rete europea, rivendicando il ruolo dell’Europa, ha dichiarato: “L’Ucraina ha bisogno più che mai del nostro sostegno. Finora l’Europa ha fornito 135 miliardi di euro. Il nostro supporto finanziario, coordinato con i nostri partner del G7, copre la maggior parte del gap di finanziamento di quest’anno. Questo permette all’Ucraina di concentrarsi su ciò che è davvero importante e questo significa difendere il loro paese. Ma una delle loro sfide più immediate riguarda anche l’energia. Mentre la Russia prende di mira in modo sistematico il sistema energetico ucraino, noi, insieme, stiamo sostenendo l’Ucraina e riparando i danni subiti a una velocità incredibile. In questo momento una centrale termoelettrica lituana viene smantellata e inviata pezzo per pezzo in Ucraina per essere ricostruita. Questo è, ancora una volta, l’immagine concreta della solidarietà baltica in azione”.
La Vicepresidente della Commissione Ue e Alta rappresentante per la Politica estera e la sicurezza Kallas, che stamane ha incontrato Papa Francesco in Vaticano, in un post social ha scritto: “Ho avuto l’onore di incontrare Sua Santità il pontefice Francesco. Abbiamo parlato della guerra in Ucraina e della necessità di una pace giusta e duratura che garantisca il futuro del Paese. Ho anche ringraziato Sua Santità per la sua forte leadership nella protezione dei più vulnerabili e nella difesa della dignità umana”.
Riguardo i contatti tra il Presidente USA Trump e il Presidente russo Putin, la portavoce del Servizio di Azione Esterna della Commissione Europea, Hipper, ha commentato: “La nostra posizione è chiara: nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina. L’Ue sostiene la formula di pace di Volodymyr Zelensky e ogni accordo di pace deve rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
Per l’Italia, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Tajani, in un’intervista a Il Messaggero, ha detto: “Bisognerà arrivare, nel teatro ucraino a una pace giusta, che non sia la mortificazione di Kiev. Vogliamo arrivare a una pace che non sia la mortificazione di Kiev. Usa e Ue sono due facce della stessa medaglia. E dobbiamo lavorare insieme. Ma l’America sta in America, mentre noi europei stiamo qui, a stretto contatto con gli ucraini e con i russi. Ecco perché è giusto raccogliere la sfida americana ad essere più protagonisti, anche aumentando le spese per la difesa come loro ci chiedono”.
Poi, a margine della riunione ministeriale tenuta quest’oggi con i Paesi dei Balcani Occidentali a Villa Madama, ha sottolineato: “L’Europa ha un ruolo importante da svolgere” sull’Ucraina, “non è soltanto una questione Ucraina-Russia, siamo noi a dover di fatto avere un rapporto con Ucraina e Russia e dovremmo essere parte integrante degli accordi di pace futuri. Mi auguro che tutto questo fermento serva ad arrivare al cessate il fuoco e a una pace di giusta che non può essere la sconfitta dell’Ucraina. Siamo favorevoli a una conferenza di pace come quella che c’è stata in Svizzera lo scorso anno”.
Infine, in merito alla questione gas, Dorin Recean, il Premier della Transnistria, la regione separatista moldava rimasta priva di forniture di gas dopo il mancato rinnovo del contratto da parte dell’Ucraina con la Russia, ha fatto sapere che le spedizioni di gas nell’ambito di un nuovo accordo potrebbero iniziare già il 13 febbraio e che a fornirlo sarà una società ungherese e i flussi saranno sostenuti da un prestito russo.
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