di Federica Marengo lunedì 7 ottobre 2024
-A un anno di distanza dagli attacchi di Hamas a Israele nei quali furono uccise 1400 persone e rapite 250, di cui oltre 100 ancora prigioniere delle milizie terroriste a Gaza, e da cui è scaturita la guerra, estesasi di recente anche al Libano, nello Stato ebraico si sono tenute ,nella giornata di oggi, le celebrazioni per ricordare le vittime.
La commemorazione ha avuto inizio alle 06:29 di questa mattina (ora locale) e ora di inizio dell’attacco , il 7 ottobre del 2023, a Reim, sul luogo del massacro al Festival musicale Nova, dove la folla dei partecipanti ha osservato un minuto di silenzio.
Presente a Reim, il Presidente israeliano Herzog, che ha dichiarato: “Il mondo deve realizzare e comprendere che per cambiare il corso della storia e portare la pace, un futuro migliore alla regione, deve sostenere Israele nella sua battaglia contro i suoi nemici”, mentre il Premier israeliano Netanyahu ha ribadito il suo impegno a riportare indietro gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
A tal riguardo, le Forze di difesa israeliane hanno confermato, sulla base di nuove informazioni di intelligence, la morte di uno degli ostaggi, creduto ancora in vita, ucciso durante l’attacco del 7 ottobre proprio al Festival musicale Nova, il cui corpo si trova a Gaza.
Inoltre, il Premier Netanyahu, nelle scorse ore, ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente francese Macron nel quale il Presidente francese ha riaffermato al Premier Netanyahu “l’impegno costante della Francia per la sicurezza di Israele”, dopo dichiarazioni di Macron in cui chiedeva di fermare alcune consegne di armi a Israele e la conseguente tensione tra i due leader. Stamane, nel suo messaggio per il 7 ottobre, Macron ha evocato il “dolore che resta acuto come un anno fa, quello del popolo israeliano, il nostro, quello dell’umanità ferita”.
Contemporaneamente all’avvio delle commemorazioni, l’esercito israeliano ha fatto sapere di avere intercettato questa mattina 3 dei 4 razzi lanciati da Hamas su Israele e che l’attacco sarebbe stato pianificato e sarebbe stato più ampio, se non fosse stato sventato.
Nel pomeriggio , invece, un funzionario della sicurezza libanese ha fatto sapere che le forze di Israele hanno colpito vicino all’aeroporto di Beirut. Continuano, infatti ,i raid mirati dell’esercito di Tel Aviv sul Libano, a sud di Beirut, per colpire siti di Hezbollah, ma anche in Cisgiordania e sulla Striscia di Gaza, a Jabalia.
Il Times of Israel, poi, citando un funzionario israeliano, ha fatto sapere che: “Il Premier Netanyahu ha convocato una riunione sulla sicurezza dopo l’incontro del governo in occasione dell’anniversario degli attacchi del 7 ottobre”.
Intanto, uno dei capi di Hamas, ha affermato riguardo al 7 ottobre: “L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha riportato Israele al “punto zero”. L’operazione Al-Aqsa ha minacciato l’esistenza dello Stato ebraico”, mentre Hezbollah ha promesso di “continuare a combattere l’aggressione di Israele”.
Dall’Iran, che ieri aveva chiuso lo spazio aereo per poi revocare la decisione all’alba di oggi, per via della possibile imminenza di un attacco di Israele in risposta al raid missilistico di Teheran del 1° ottobre , l’ayatollah Khamenei, in un post su X, in lingua ebraica, ha scritto: “L’operazione Diluvio di Al-Aqsa ha riportato indietro di 70 anni l’entità sionista”, seguito dal comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, che ha detto: “La forza militare dell’ Iran è completamente pronta e continuerà a sostenere i movimenti di resistenza islamica, specialmente in Palestina e Libano”.
Il Presidente degli USA Biden, invece, nel suo messaggio ha sottolineato: “L’attacco del 7 ottobre ha portato in superficie ricordi dolorosi lasciati da millenni di odio e violenza contro il popolo ebraico. Ecco perché, subito dopo l’attacco, sono diventato il primo Presidente americano a visitare Israele in tempo di guerra. Ho detto chiaramente al popolo di Israele: non siete soli. Un anno dopo, la Vice presidente Harris e io rimaniamo impegnati totalmente per la sicurezza del popolo ebraico, la sicurezza di Israele e il suo diritto di esistere. Sosteniamo il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi di Hezbollah, Hamas, Houthi e Iran. La scorsa settimana, su mia istruzione, l’esercito degli Stati Uniti ha nuovamente assistito attivamente nella difesa di successo di Israele, aiutando a sconfiggere un attacco iraniano con missili balistici. Oggi e ogni giorno, penso agli ostaggi e alle loro famiglie. Ho incontrato le famiglie degli ostaggi e mi sono addolorato con loro. Hanno attraversato l’inferno. La mia amministrazione ha negoziato per il rilascio sicuro di oltre 100 ostaggi, compresi americani. Non ci arrenderemo mai finché non riporteremo a casa sani e salvi tutti gli ostaggi rimasti. Condanno fermamente anche la violenta ondata di antisemitismo in America e nel mondo. È inaccettabile. Dobbiamo tutti unirci contro l’antisemitismo e contro l’odio in tutte le sue forme”.
Il Presidente Biden ha poi avuto una conversazione telefonica con il Presidente israeliano Herzog nella quale , come reso noto dalla Casa Bianca, i due leader “hanno ribadito il loro impegno a raggiungere un accordo a Gaza che riporti a casa gli ostaggi, metta in sicurezza Israele, allevi le sofferenze dei civili palestinesi e apra la strada a una pace duratura, con Hamas che non sarà mai più in grado di controllare Gaza o di ricostituire le sue capacità militari”.
Nella serata di ieri, circa 300 persone hanno reso omaggio davanti alla sede dell’Onu di Ginevra alle vittime degli attacchi del 7 ottobre contro Israele, con l’ambasciatrice degli USA presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Michele Taylor, che ha detto: “Non dimenticheremo. Non dobbiamo permettere che il 7 ottobre si ripeta”.
La Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “Il 7 ottobre 2023, il mondo si è svegliato con immagini orribili di indicibile ferocia, scene che rimarranno impresse per sempre nelle nostre menti. Non ci può essere alcuna giustificazione per gli atti di terrore di Hamas. Condanno ancora una volta, e nei termini più forti possibili, quegli attacchi barbari. Hanno portato immense sofferenze non solo al popolo di Israele, ma anche a innocenti palestinesi. In questo tragico anniversario, voglio onorare la memoria delle vittime. L’Unione europea è al fianco di tutte le persone innocenti le cui vite sono state distrutte da quel giorno fatidico. Ribadiamo il nostro appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, per il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e per la fine del conflitto. Sosteniamo gli sforzi diplomatici in corso per raggiungere un accordo globale. A un anno di distanza, la situazione umanitaria a Gaza è spaventosa. L’Unione europea continuerà a fare del suo meglio per mobilitare assistenza finanziaria e facilitare le consegne e la distribuzione di aiuti umanitari, al popolo palestinese e ora anche in Libano”.
L’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell, invece, parlando alla Plenaria del Parlamento UE, ha detto: “Tutte le vittime civili sono uguali, non ci sono vittime buone e cattive, ci sono vittime innocenti. Piangiamo le vittime del 7 ottobre e piangiamo le vittime di Gaza, molte delle quali bambini. L’aiuto umanitario è al minimo a Gaza. Insieme con i Paesi membri l’Ue è tra i principali donatori di aiuti ,ma il problema, oggi, non è solo il fatto che la guerra continua, ma la mancanza di prospettiva politica”.
In Germania, a Berlino, così come in decine di città di tutto il mondo , tra cui: Lipsia, Dusseldorf, Varsavia, Belfast, Lima e New York , un gruppo di persone si è riunito , intorno alle 5:29 del mattino, alla Porta di Brandeburgo, per commemorare le vittime, leggendo i nomi delle persone uccise e di quelle rapite. Gli organizzatori hanno dichiarato che l’obiettivo dell’evento era quello di “condividere il dolore del popolo ebraico, essere solidali con lo Stato ebraico a prescindere dalla politica attuale e alzare la voce contro l’antisemitismo e l’antisionismo”. A vigilare sull’evento, per garantirne la sicurezza, circa 2000 agenti.
Il Presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha affermato: “È parte della responsabilità della Germania stare al fianco di Israele quando la casa degli ebrei viene attaccata. Tuttavia, c’è anche la sensazione che i principi che ci guidano si scontrino con una realtà dolorosa e contraddittoria. Questa guerra ha già ucciso troppe persone, ha causato troppe sofferenze: per gli israeliani e i palestinesi, e ora anche per il popolo libanese. Anche la popolazione di Gaza sta vivendo una sofferenza incommensurabile da un anno, ogni singolo giorno. Molti hanno perso la vita, molti sono dovuti fuggire più volte, soffrendo la fame e le malattie. Le domande si fanno sempre più forti e urgenti, anche nel dibattito pubblico: non si tratta tanto di stabilire se Israele abbia o meno il diritto all’autodifesa, quanto di stabilire quali siano i limiti di un eventuale diritto all’autodifesa. Per i tedeschi rimane l’obbligo del “mai più” e la missione di cercare una realtà in cui israeliani e palestinesi possano vivere pacificamente fianco a fianco, che non può essere raggiunta solo con mezzi militari. È necessaria una prospettiva politica. Vorrei che si ponesse fine alla morte in Medioriente, ma vorrei che non ci si affidasse a semplici consigli semplicistici in una situazione disperata. Le morti a Gaza, la fame e la distruzione non sarebbero avvenute senza l’attacco e i massacri del 7 ottobre scorso”.
Il cancelliere Scholz, nel corso di una conferenza internazionale ad Amburgo, chiedendo un cessate il fuoco e una soluzione a due Stati per portare la pace in Medioriente, ha dichiarato: “Il governo tedesco è impegnato in un processo politico e nella liberazione degli ostaggi. Sentiamo con voi l’orrore, il dolore, l’incertezza e la tristezza. Siamo al vostro fianco. I terroristi di Hamas vanno combattuti ,ma è anche chiaro che un anno di guerra ha portato sofferenze inimmaginabili alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza. I palestinesi dovrebbero poter gestire i propri affari in modo indipendente. Allo stesso tempo occorre tenere conto delle esigenze di sicurezza dei cittadini israeliani, pertanto, l’obiettivo di questo processo non può che essere: due Stati in cui israeliani e palestinesi possano convivere in una pace duratura”.
In Italia, si è svolta a Roma, presso la Sinagoga, la cerimonia commemorativa del 7 ottobre, con misure di sicurezza in tutta l’area, considerata obiettivo sensibile. Dopo aver osservato un minuto di silenzio per le vittime, il Rabbino capo della comunità ebraica della Capitale, Di Segni ha pronunciato una preghiera e tenuto il suo intervento: “La preghiera per il riposo delle vittime che ho appena letto inizia con le parole: ‘Signore pieno di misericordia, concedi riposo sopra le tue ali”. Il testo di questa preghiera fu pubblicato per la prima volta da un rabbino italiano, Aharon Berekhia di Modena. Si aprì subito una discussione su alcune parole di quel testo che all’origine diceva ‘sotto le ali’. Normalmente, il rifugio si trova sotto le ali, e allora perché chiediamo al Signore di stare sopra le sue ali? Nel Deuteronomio si parla di un’aquila che protegge i suoi piccoli mettendoli sopra le ali. Perché sopra e non sotto? Perché l’aquila vola molto in alto e per colpirla si lanciano frecce dal basso e lei, per proteggere i figli, interpone il suo corpo. Questa non è solo un’osservazione teologica, ma è narrazione della condizione ebraica. Letta in chiave storica, dimostra l’angoscia ancestrale del popolo ebraico di essere esposto ad attacchi brutali, senza possibilità di difesa; un tempo con frecce e balestre, poi con armi da fuoco e oggi oltre ai missili balistici si paventa la bomba nucleare. Quello che è successo il 7 ottobre non è per noi un episodio isolato, ma la prosecuzione di una storia in forme nuove ma sempre con lo stesso significato: l’espressione di un odio cieco e insensato e che spesso ci lascia soli. Le organizzazioni internazionali che dovrebbero essere super partes si sono fatte casse di risonanza dei più biechi pregiudizi antisemiti, usando due pesi e due misure. Deve essere chiaro che non si tratta di difendere gli ebrei, che in questi giorni devono stare attenti e guardarsi le spalle, ma la stessa democrazia, anche nei Paesi più democratici, che hanno contribuito a costruire. E colgo l’occasione per esprimere gratitudine al governo che ci protegge con ogni mezzo. L’esplosione dell’antisemitismo nei secoli, ogni volta per una ragione diversa, ha sempre segnalato il declino di una società. È ciclico, così come è ciclico il disastro che essa annuncia per la società che lo consente” .
La Presidente dell’Unione Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, invece, ha detto: “La preghiera per noi è di avere la forza di ricostruire quanto distrutto nei villaggi e nelle case e poter curare le ferite del corpo e dell’anima. Poter sostituire a quelle immagini del 7 ottobre quelle di una danza spensierata di giovani, di un letto caldo e sicuro per i nostri piccini e anziani, di un orto che di nuovo promette frutti. Speranza che siano liberati tutti i 101 ostaggi, che si ripristini la sicurezza e si rafforzi la fiducia nell’altro. Sarebbe già questa una Pace”.
L’ambasciatore israeliano in Italia, Peled, ha dichiarato: “Israele non voleva questa guerra, né l’ha iniziata. Ma come ogni Paese o essere umano, Israele ha il diritto di difendersi. Nessun paese civile al mondo potrebbe accettare o tollerare tutto questo. Questa non è solo la guerra di Israele, ma una guerra tra barbarie e moralità, tra coloro che non condividono nessuno dei nostri valori o il rispetto per la vita umana, e coloro che santificano la vita e cercano dialogo e coesistenza. Non possiamo permetterci di perdere questa guerra, ed è per questo che la vinceremo. C’è in ballo qualcosa di molto più importante dell’approvazione altrui. La nostra stessa esistenza. Israele è fortunato ad avere con l’Italia un buon amico in Europa e nel mondo. L’Italia non ha mai fatto mancare la sua piena solidarietà e il sostegno al diritto di Israele alla autodifesa. Non è una cosa che diamo per scontata, e confidiamo che questo sostegno non venga meno”.
Presente alla cerimonia in Sinagoga anche la Presidente del Consiglio Meloni, insieme ad alcuni ministri. La Premier, nella sua dichiarazione (leggibile sul sito di Palazzo Chigi, governo.it) ha evidenziato: “Il 7 ottobre 2023 il popolo israeliano ha vissuto una delle pagine più drammatiche della sua storia.Non dimentichiamo la disumana aggressione perpetrata un anno fa da Hamas. Abbiamo sempre negli occhi il massacro di migliaia di civili inermi, donne e bambini compresi, e il vilipendio dei loro corpi, mostrati al mondo senza alcuna pietà. Il nostro pensiero è rivolto costantemente agli ostaggi, strappati alle loro famiglie e ai loro cari, e che ancora oggi attendono di tornare a casa. Ricordare e condannare con forza ciò che è successo un anno fa non è un mero rituale, ma il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente, perché la reticenza che sempre più spesso si incontra nel farlo tradisce un antisemitismo latente e dilagante che deve preoccupare tutti. E le manifestazioni pubbliche di questi ultimi giorni lo hanno, purtroppo, confermato. In questa giornata, ribadiamo il legittimo diritto di Israele a difendersi e a vivere in sicurezza nei propri confini, ma anche la necessità che questo sia esercitato nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Non possiamo, infatti, restare insensibili davanti all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, vittime due volte: prima del cinismo di Hamas, che le utilizza come scudi umani, e poi delle operazioni militari israeliane. Le conseguenze dell’attacco di Hamas hanno scatenato un’escalation su base regionale che potrebbe avere esiti imprevedibili. È dovere di tutti riportare il dialogo, lavorando per arrivare ad una de-escalation.L’Italia, anche in qualità di Presidente di turno del G7, continuerà ad impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza, per il rilascio degli ostaggi israeliani e per la stabilizzazione del confine israelo-libanese, attraverso la piena applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Confermiamo il nostro sostegno a tutti gli sforzi di mediazione portati avanti, e il nostro impegno per lavorare ad una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati”.
Il Vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, invece, prima dell’inizio della commemorazione, ha dichiarato: “Un anno fa Hamas ha commesso un brutale attacco che ha colpito centinaia di innocenti vittime israeliane. Molte di loro sono morte e altre sono ancora ostaggio del gruppo terroristico, in quello che si è trasformato in un vile attacco a tutto il popolo ebraico. È fondamentale raggiungere un immediato cessate il fuoco per permettere il rilascio degli ostaggi e anche per consentire l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza, obiettivi per il quale il governo italiano si è attivato sin dall’inizio della crisi. Si tratta di priorità per l’Italia e per il G7. A un anno di distanza, l’Italia si stringe ancora una volta attorno alle comunità ebraiche di tutto il mondo”.
Il Presidente della Repubblica Mattarella, nella sua dichiarazione (leggibile sul sito quirinale.it) ha sottolineato: “Ferma condanna e forte indignazione ha suscitato, in Italia e nel mondo, il barbaro attacco condotto da Hamas contro inermi cittadini israeliani lo scorso 7 ottobre 2023.
A un anno di distanza, grande è la vicinanza e la solidarietà della Repubblica Italiana al popolo israeliano così ignobilmente colpito. Nel deplorare nuovamente quel brutale atto terroristico, partecipiamo con commozione al dolore delle famiglie delle vittime e rinnoviamo l’appello affinché le persone prese crudelmente in ostaggio con pratica disumana, vengano liberate e possano ricongiungersi ai loro familiari. In questo anno gli effetti di quella tragedia si sono moltiplicati, investendo incolpevoli popolazioni dell’intera area, mentre si diffondono gravi e inaccettabili recrudescenze di sentimenti di antisemitismo, da condannare e contrastare con determinazione. L’Italia sostiene convintamente il diritto di Israele alla propria esistenza in pace e sicurezza e alla difesa dagli attacchi, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario.
È più che mai necessario giungere a un cessate il fuoco immediato per porre termine alla sequela di orrori che si sono susseguiti dal 7 ottobre dello scorso anno ad oggi e scongiurare l’allargamento del conflitto, prospettiva che gli accadimenti recentissimi rendono purtroppo vicina e concreta.
Profonda è la preoccupazione per la condizione dei civili a Gaza, la cui popolazione ha patito indicibili lutti e sofferenze e ha diritto ad essere sottratta alle distruzioni e alla violenza della guerra.
Occorre una definitiva soluzione negoziata tra Israele e Palestina che, con il concorso della comunità internazionale, preveda la creazione di due Stati sovrani e indipendenti. Ciò è indispensabile per garantire pace e sicurezza durevoli ai due popoli e all’intera regione, e per evitare che l’ostilità, l’avversione e il risentimento accumulatisi in questi mesi producano in tutto il Medio Oriente nuove e sempre più drammatiche esplosioni di violenza.
È una responsabilità che, se compete, in primo luogo, a israeliani e palestinesi, deve vedere attivi tutti i popoli amanti della pace, affinché l’orrore del passato non si ripeta, provvedendo sin d’ora a stabilire i termini di un futuro di intesa tra tutti gli Stati della regione”.
Infine, Papa Francesco, che per oggi ha indetto una giornata di digiuno e di preghiera, in un passaggio di una lettera inviata ai cattolici del Medio Oriente, ha scritto: “Un anno fa è divampata la miccia dell’odio; non si è spenta, ma è deflagrata in una spirale di violenza, nella vergognosa incapacità della comunità internazionale e dei Paesi più potenti di far tacere le armi e di mettere fine alla tragedia della guerra. Il sangue scorre, come le lacrime; la rabbia aumenta, insieme alla voglia di vendetta, mentre pare che a pochi interessi ciò che più serve e che la gente vuole: dialogo, pace. Non mi stanco di ripetere che la guerra è una sconfitta, che le armi non costruiscono il futuro ,ma lo distruggono, che la violenza non porta mai pace. La storia lo dimostra, eppure anni e anni di conflitti sembrano non aver insegnato nulla”.
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