di Federica Marengo martedì 23 dicembre 2025

-Proseguono nella Striscia di Gaza, nonostante il cessate il fuoco, raid e bombardamenti delle forze israeliane. A dichiararlo, nel corso di una conferenza stampa con i media internazionali, la portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, secondo cui: “Tutto questo ha causato, nelle ultime ventiquattro ore, vittime e interruzioni nelle operazioni umanitarie”.
La stessa portavoce, poi, ha lanciato l’allarme riguardo una nuova emergenza: molti palestinesi, infatti, in mancanza di un rifugio, hanno scelto di vivere in edifici lesionati dalla guerra, rischiando di finire vittime dei crolli dei palazzi, favoriti dal maltempo.
Intanto, mentre manifestanti contrari alla leva obbligatoria per gli ultraortodossi hanno bloccato per protesta un’autostrada nel centro di Israele, il ministro della Difesa israeliano Katz, in un discorso pronunciato durante una cerimonia nell’insediamento di Beit El, nella Cisgiordania occupata, ha dichiarato che Israele non si ritirerà mai del tutto da Gaza, sebbene ciò sia previsto dal Piano di Pace USA per la Striscia.
La seconda fase dell’accordo, infatti, prevede: il ritiro completo delle truppe israeliane, il disarmo delle milizie palestinesi, la ricostruzione di Gaza e la creazione di un governo di transizione.
Tuttavia, tra i principali ostacoli che Israele sta ponendo alla sua attuazione, vi è il fatto di non aver ancora ricevuto da Hamas il corpo dell’ultimo ostaggio israeliano.
La prima fase dell’accordo su Gaza, in vigore dal 10 ottobre scorso, prevedeva : il rilascio di tutti gli ostaggi di Hamas e dei prigionieri palestinesi da parte israeliana , la fine delle ostilità e il via libera da parte di Israele all’ingresso di aiuti umanitari a Gaza.
A tal proposito, alla luce dei colloqui tenuti nel fine settimana scorso a Miami, in Florida, con i funzionari dei Paesi mediatori, Stati Uniti, Qatar , Turchia ed Egitto, il ministro degli Esteri turco Fidan , in una conferenza stampa a Damasco, ha detto che le discussioni si sono concentrate sugli ostacoli che impediscono di portare l’accordo alla fase successiva , che Ankara si aspetta che la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza prenda il via all’inizio del 2026 e che la priorità è che la governance di Gaza sia assunta da un gruppo guidato dai palestinesi.
La Turchia, inoltre, malgrado l’opposizione del Premier Israeliano Netanyahu, vorrebbe far parte delle forze di stabilizzazione che assicureranno il governo di transizione, ma i rapporti tra i due Paesi continuano ad essere tesi.
A due giorni dalle dichiarazioni del Premier israeliano, Netanyahu, che durante la conferenza stampa con il Premier greco Kyriakos Mitsotakis e il Presidente cipriota Nikos Christodoulides, riferendosi in modo indiretto alla Turchia ha detto che “coloro che fantasticano di poter ristabilire i loro imperi e il loro dominio sulle terre di Israele dovrebbero “dimenticarlo”, il capo della Direzione della comunicazione della Presidenza turca, Burhanettin Duran, in un post social, ha sottolineato: “È ironico che i leader israeliani parlino delle ambizioni imperialistiche di altri Paesi in questa regione, mentre hanno appena commesso uno dei peggiori genocidi della storia. Israele è una forza destabilizzante e la loro storica isteria data sul potere e l’influenza della Turchia è semplicemente comica. Con il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan la Turchia è stata fonte di stabilità e pace. Al contrario, il governo Netanyahu ha portato sangue e lacrime nella regione. Il governo israeliano sta cercando di mascherare le sue ambizioni territoriali con esigenze di sicurezza nazionale, poiché rimane una potenza occupante in Palestina e Siria”.
Tornando al ministro della Difesa israeliana Katz e al suo discorso pronunciato durante una cerimonia nell’insediamento di Beit El, nella Cisgiordania occupata , quest’ultimo ha precisato, tramite il suo ufficio, che le dichiarazioni fatte ai leader dei coloni riguardo all’invio di gruppi di pionieri nel nord di Gaza “sono state fatte esclusivamente in un contesto di sicurezza” e che “il governo , come già dichiarato dal Premier Netanyahu, “non ha alcuna intenzione di stabilire insediamenti nella Striscia di Gaza”.
In merito, però, l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha condannato i piani di Israele di realizzare 19 nuovi insediamenti in Cisgiordania (al momento, quelli creati sono 69 in totale), accusandolo di rafforzare il suo controllo sul territorio palestinese e, il ministero degli Esteri palestinese, mediante nota, ha evidenziato come tale decisione sia “un passo pericoloso, volto a rafforzare il controllo coloniale sull’intero territorio palestinese”, definendola una continuazione di “politiche di apartheid, insediamenti e annessione, che minano i diritti inalienabili del popolo palestinese”.
Le forze israeliane di difesa (Idf), nel frattempo, hanno fatto sapere che l’esercito israeliano ha sventato oggi un tentativo di introdurre clandestinamente armi in Israele dalla Giordania, utilizzando un drone e di aver ucciso tre esponenti di Hezbollah, in un attacco avvenuto ieri contro un’auto nei pressi della città costiera libanese di Sidone, sottolineando di “agire contro i terroristi di Hezbollah, che stanno lavorando per ripristinare le infrastrutture terroristiche, in grave violazione degli accordi tra Israele e Libano”.
Proprio riguardo alla situazione in Libano e all’Unifil, più volte colpita dalle forze israeliane, per l’Italia, il ministro della Difesa Crosetto, in queste ore, in un punto stampa, a margine della sua visita al contingente italiano in Bulgaria ,nella base militare di Novo Selo, ha dichiarato: “Unifil è presente in Libano da 47 anni, trovo surreale che nel momento in cui c’è la peggior crisi si decida di andare via. Se l’Onu prenderà questa decisione, non penso che noi lo avalleremo e vedo che così la pensano anche gli altri principali Stati. Se non sarà sotto la bandiera Onu, la missione sarà sotto quella europea. E se non sarà sotto quella europea, sarà sotto quella italiana, perché non è il momento di abbandonare il Libano a una soluzione che avrebbe come punto d’arrivo soltanto una guerra ulteriore magari anche civile interna”.
Poi, in merito alla situazione a Gaza , il ministro della Difesa Crosetto ha detto: “Per Gaza ,c’è una coalizione che sta cercando di costruire una missione difficilissima, in uno degli ambienti più difficili che esistono per costruire una missione, molto peggio dell’Afghanistan. Parliamo di una zona non ancora pacificata dove c’è un conflitto in corso con ancora dei bunker sotterranei pieni di armi, dove ci sono ancora milizie che si confrontano, quindi con un rischio molto alto”.
Infine, sulla possibilità che l’Italia partecipi alla forza di stabilizzazione, il ministro della Difesa Crosetto, ha evidenziato: Man mano che verranno definiti i progetti decideremo come, ma per ora, questo progetto, nemmeno c’è”.
Infine , al termine della sua visita pastorale a Gaza, presso la Parrocchia della Sacra Famiglia, il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, il cardinale Pizzaballa, ha evidenziato ai media vaticani come, malgrado “i problemi sino ancora tutti sul tappeto”, la popolazione palestinese voglia ricostruire la propria vita e ha espresso l’incoraggiamento a ricostruire tutto, perché : “la nostra vita è qui, siamo radicati qui e resteremo”, sottolineando come , nonostante la tregua in vigore, le condizioni di vita siano ancora molto dure e le prospettive per il futuro incerte, mentre in una nota, il Patriarcato ha ribadito ai fedeli e alle fedeli della Striscia, l’impegno a “un accompagnamento nella speranza, nella solidarietà e nella preghiera”.
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