di Federica Marengo giovedì 6 novembre 2025

-Nella tarda serata (ora italiana) di ieri, la Croce Rossa internazionale ha ricevuto in consegna da Hamas il corpo di un ostaggio, che il Centro Nazionale di Medicina Legale per l’identificazione, sito in Israele, ha poi confermato essere di uno studente originario della Tanzania, rapito da Hamas, il 7 ottobre del 2023.
Restano ancora da consegnare ,quindi , i corpi di sei ostaggi, rimasti nella Striscia di Gaza, dove , nelle scorse ore, le forze israeliane hanno condotto nuovi raid aerei su Gaza City e Khan Younis, mentre le forze di terra hanno proseguito con la demolizione di edifici residenziali nel sud dell’area.
Intanto, secondo il quotidiano panarabo Asharq al-Awsat, che cita una fonte di Hamas, vi sarebbero delle trattive dei mediatori tra Hamas e Israele: Egitto, Qatar, Turchia e USA, per consentire il passaggio sicuro a 200 miliziani di Hamas bloccati nel tunnel di Rafah, all’interno della Linea Gialla, controllata dall’Idf.
Tuttavia, secondo Axios, che cita un funzionario israeliano, vi sarebbero divergenze tra gli USA e Israele, in quanto, se gli USA vorrebbero disarmare in modo pacifico Hamas, Tel Aviv avrebbe respinto tale possibilità, evidenziando che “alcuni dei miliziani di Hamas nei tunnel di Rafah sono assassini e non possono ricevere l’amnistia, ma possono essere occisi o possono arrendersi ed essere detenuti dall’esercito”.
Inoltre, per un’eventuale passaggio dei miliziani di Hamas , Israele pone come condizione la consegna dei resti di un ufficiale delle Forze di difesa israeliane detenuto a Gaza dal 2014.
Ieri, il ministro della Difesa israeliano, Katz aveva dichiarato che Israele ucciderà nell’area gialla di Gaza i militanti di Hamas senza limitazione e distruggerà tutti i tunnel.
Quanto alla seconda fase del piano di pace degli USA, proprio gli USA hanno presentato ai Paesi Onu la bozza di risoluzione per il Consiglio di Sicurezza, che prevede un organismo di governance transitoria e il dispiegamento a Gaza di una forza internazionale di stabilizzazione per almeno due anni.
L’ambasciatore USA, Waltz, infatti, ha riunito 15 membri eletti del Consiglio e Paesi come : Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Turchia per un sostegno “regionale” al testo.
Secondo Axios, lo stesso Waltz ha incontrato martedì, a New York, i diplomatici palestinesi per discutere della suddetta risoluzione, riguardo cui sono stati chiesti chiarimenti. L’incontro sarebbe stato positivo, ma resta da sciogliere il nodo dell’opposizione di Israele e degli USA al coinvolgimento dell’Autorità Nazionale Palestinese nella governance e nella sicurezza a Gaza, dopo che questa abbia avviato le riforme.
Diversi Paesi , sia arabi che europei (tra cui Regno Unito e Francia), difatti, sono favorevoli a conferire un ruolo più marcato all’Autorità Nazionale Palestinese nella Striscia , ritenendolo fondamentale per garantire il piano di pace USA in 20 punti e avrebbero intenzione di presentare un emendamento in tal senso, come pure Russia e Cina, le quali , però, non dovrebbero impedire l’approvazione della risoluzione, su cui gli USA vorrebbero che il Consiglio di Sicurezza Onu, conclusi al più presto i negoziati, iniziati oggi, votasse entro due settimane.
Nel dettaglio, secondo i media che citano un funzionario USA, la bozza della risoluzione per Gaza, presentata dagli Usa al Consiglio di Sicurezza Onu, autorizzerebbe un’amministrazione transitoria di governance chiamata “Board of Peace” a istituire una Forza Internazionale di Stabilizzazione temporanea di circa 20 mila soldati, che potrebbero “usare tutte le misure necessarie durante la durata del loro incarico”. Il contingente temporaneo, quindi, sarebbe autorizzato a “proteggere i civili e le operazioni umanitarie, lavorare per la sicurezza delle aree di confine con Israele ed Egitto e con una nuova forza di polizia palestinese addestrata e selezionata”. Essa dovrebbe stabilizzare la sicurezza a Gaza, garantendo “il processo di smilitarizzazione della Striscia, inclusa la distruzione e la prevenzione della ricostruzione delle infrastrutture militari, terroristiche e offensive, nonché la disattivazione permanente delle armi detenute dai gruppi armati non statali”.
Inoltre, si conferirebbe a tale Forza di stabilizzazione l’autorità di disarmare Hamas , anche se gli Stati Uniti si aspettano comunque che Hamas “rispetti la sua parte dell’accordo e consegni le armi”.
Il segretario generale dell’Onu, Guterres, al riguardo, ha dichiarato che è importante che qualsiasi forza di stabilizzazione venga dispiegata nella Striscia abbia piena legittimità internazionale, aggiungendo che un mandato del Consiglio di Sicurezza Onu rimane “la fonte di legittimità per qualsiasi forza di stabilizzazione”, ammonendo sull’elevato rischio di un nuovo conflitto in caso contrario e che la tregua raggiunta a Gaza, dopo “terribili sofferenze e carestia”, rimane delicata e necessita di garanzie internazionali.
Sempre riguardo la gestione della Striscia nella seconda fase del piano di pace, uno dei principali leader di Hamas ha fatto sapere che Hamas e l’Autorità Nazionale Palestinese hanno raggiunto un accordo sull’istituzione di un comitato temporaneo , presieduto da un ministro dell’Anp, che gestirà l’area per conto dell’ANP e si occuperà della supervisione dei valichi di frontiera e delle forze di sicurezza della Striscia.
In merito a tale intesa, però, non è vi è stata conferma da parte di USA e ANP, pertanto non è chiaro se sia stata approvata.
A proposito di Autorità Nazionale Palestinese, stamane, il Presidente Abu Mazen ha incontrato Papa Leone XIV in Udienza, presso il Palazzo Apostolico Vaticano, in concomitanza del decimo anniversario dell’Accordo Globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, siglato il 26 giugno 2015. Come reso noto dalla sala stampa vaticana: “Durante il cordiale colloquio, è stata constatata l’urgenza di prestare soccorso alla popolazione civile a Gaza e di porre termine al conflitto, perseguendo la prospettiva della soluzione a due Stati”.
Ieri, il Presidente dell’ANP, Abu Mazen, ha visitato la tomba di Papa Francesco nella basilica romana di Santa Maria Maggiore. Dieci anni fa, aveva partecipato allo storico momento di preghiera nei Giardini vaticani con il Pontefice e l’allora Presidente israeliano Peres.
Domani, invece, il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen incontrerà a Palazzo Chigi la Presidente del Consiglio Meloni.
Nella serata di ieri, nell’ambito dell’impegno italiano a favore della popolazione di Gaza e di un’ operazione di evacuazione umanitaria, 19 bambini e le loro famiglie sono arrivati in Italia, a bordo di tre aerei della Difesa, atterrati negli scali di Milano Linate, Pisa, Verona, Pratica di Mare e Ciampino per essere curati in 15 ospedali in 9 regioni (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto).
Il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Tajani, dal Brasile, dove si trova per partecipare al vertice sul clima di Belem, Cop30, cui non partecipa invece Israele, ha dichiarato: “A proposito di Gaza ,il nostro impegno è quello che si possa rinforzare il cessate il fuoco per trasformarlo in una vera pace. Bisogna passare alla prima alla seconda fase, aspettiamo che in fretta Hamas proceda e restituisca tutti gli ostaggi morti”.
Proseguono poi, nonostante il cessate il fuoco in vigore dal novembre 2024, i raid israeliani contro Hezbollah nel sud del Libano , dove ieri, una persona è stata uccisa e una ferita in seguito all’attacco che ha colpito un auto.
Oggi, invece, vi sono stati attacchi aerei di Tel Aviv su Tiro e l’Idf , in un post social, hanno avvertito la popolazione di due villaggi di un attacco , esortandole ad evacuare l’area, per poi dare luogo a una serie di raid che hanno colpito un edificio nel villaggio di Aita al-Jabal , un altro nel villaggio di Tir Dabba e un edificio nel villaggio di Dounine, situato vicino a una postazione dell’esercito libanese, che, secondo L’Orient-Le Jour, che cita una fonte interna alle forze libanesi, si sarebbe rifiutato di evacuare.
L’Idf ha fatto sapere di aver attaccato infrastrutture e depositi di armi delle unità d’élite di Hezbollah, a loro dire, “costruite nel centro di aree popolate al fine di usare cinicamente i civili libanesi come scudi umani”.
Secondo L’Orient Le Jour,il Presidente del Libano, Aoun, ha descritto gli attacchi israeliani nel sud del Paese come un “crimine assoluto”, sottolineando che costituiscono “non solo una violazione del diritto internazionale umanitario, ma anche un crimine politico atroce” e che , “ogni volta che il Libano ha dimostrato la sua apertura a un approccio negoziale pacifico per risolvere le questioni in sospeso con Israele, quest’ultimo ha intensificato la sua aggressione contro la sovranità libanese, mostrando il suo disprezzo per la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza e moltiplicando le violazioni degli impegni assunti nell’ambito dell’accordo di cessazione delle ostilità”.
Il Presidente libanese Aoun, nella sua dichiarazione, ha aggiunto: “È passato quasi un anno dall’entrata in vigore del cessate il fuoco e durante questo periodo Israele non ha risparmiato alcuno sforzo per dimostrare il suo rifiuto di qualsiasi soluzione negoziata tra i due Paesi. Il vostro messaggio è stato ricevuto”.
In una lettera aperta ai leader e al popolo libanese, riportata dal quotidiano Al Manar, Hezbollah ha espresso il proprio impegno “per la sovranità nazionale” e ha respinto “qualsiasi tentativo di trascinare il Libano in nuovi round negoziali che servano gli interessi e gli obiettivi aggressivi” di Israele, sottolineando che l’accordo di cessate il fuoco siglato il 27 novembre 2024 con Israele “costituisce parte dell’attuazione della Risoluzione Internazionale 1701”; che l’intesa “obbliga il nemico a ritirarsi oltre la Linea Blu” e che “Israele ha continuato le sue violazioni via terra, mare e aria, sfidando ogni appello a cessare gli attacchi e persistendo nella violazione senza freni della sovranità libanese”.
Quindi, rivolgendosi ai leader libanesi, Hezbollah ha affermato che : “Le armi che difendono il Libano non sono oggetto di contrattazione o negoziazione. Tali discussioni possono avvenire solo all’interno di un quadro nazionale, come parte di una strategia complessiva per la difesa del Paese. La posizione nazionale deve concentrarsi sull’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco nella sua interezza e sulla pressione sul nemico affinché lo rispetti, piuttosto che lasciarsi trascinare in nuove proposte negoziali che spianerebbero la strada alla normalizzazione o comprometterebbero il diritto del Libano a resistere all’occupazione. La difesa del Libano non è una decisione di guerra o di pace, ma un diritto legittimo e un dovere nazionale di fronte a un nemico che impone la guerra e continua la sua aggressione”.
Anche in Cisgiordania, proseguono i raid dei coloni israeliani e, stamane, come riportato dall’agenzia palestinese Wafa, in 920 hanno preso d’assalto i cortili della moschea di Al-Aqsa , dove hanno compito azioni provocatorie.
Riguardo alla Siria, , secondo fonti citate dai media di Damasco, lunedì prossimo il leader siriano al- Sharaa sarà alla Casa Bianca per formalizzare l’espansione militare americana nella Siria sud-occidentale e annunciare l’inserimento del governo siriano nella Coalizione internazionale anti-Isis, guidata dagli Stati Uniti.
Infine, il Presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokaye, annuncerà, a breve, durante un incontro alla Casa Bianca con il Presidente Trump, che il suo Paese aderirà agli Accordi di Abramo, per rinvigorire il processo di normalizzazione diplomatica tra Israele e mondo arabo-musulmano come quadro di cooperazione, guidato dagli Stati Uniti.
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