di Federica Marengo mercoledì 22 ottobre 2025

-All’indomani dell’arrivo dell’inviato speciale USA Witkoff e di Kushner, è giunto quest’oggi in Israele il vicepresidente USA Vance, che, stamane, ha incontrato il Premier israeliano Netanyahu.
Vance, smentendo il New York Times, secondo cui Washington sarebbe preoccupa per una possibile ripresa della guerra a Gaza da parte di Tel Aviv, in conferenza stampa a Gerusalemme, ha dichiarato: “Nonostante i media dipingano un quadro negativo dell’attuazione del piano Trump per Gaza, le cose vanno bene. Sta andando tutto molto bene, siamo a buon punto. Le violenze non sono la fine della tregua a Gaza. Per la pace e la ricostruzione ci vorrà molto tempo”.
Poi, riferendosi alla serie di accordi di normalizzazione tra Israele e diversi Paesi arabi del 2020, ha affermato che il cessate il fuoco a Gaza, potrebbe costituire “un elemento fondamentale per sbloccare gli Accordi di Abramo”, consentendo “una struttura di alleanza in Medio Oriente che persevera, che dura e che consente alle brave persone di questa regione, del mondo, di farsi avanti e prendersi la responsabilità del proprio territorio. Gli Stati Uniti non vogliono uno stato vassallo, e Israele non è questo. Non vogliamo uno stato cliente, e Israele non è questo.
Vogliamo una partnership. Vogliamo un alleato qui.
Il presidente ritiene che Israele, insieme ai nostri alleati arabi del Golfo, possa svolgere un ruolo di leadership molto positivo in questa regione, al punto che, francamente, agli Stati Uniti non importerà più nulla del Medio Oriente, perché i nostri alleati nella regione stanno intensificando gli sforzi, prendendo il controllo e la proprietà della loro area del mondo.
Questo non significa che non abbiamo interessi qui. Non significa che non ci interessi ciò che accade qui. Ma in realtà vediamo questa come un’opportunità per costruire sulla base degli Accordi di Abramo. Credo che questo accordo di Gaza sia un elemento fondamentale per sbloccare gli Accordi ma ciò che potrebbe consentire è una struttura di alleanza in Medio Oriente che persevera, che dura, che permette alle brave persone in questa regione del mondo di farsi avanti e prendersi la responsabilità del proprio territorio. Questo è nel migliore interesse degli Stati Uniti. Penso che sia anche nel migliore interesse di Israele”.
Il Premier Netanyahu, invece, sottolineando che Hamas è stato sconfitto militarmente da Israele e, grazie agli USA, isolato nel mondo arabo e musulmano, ha dichiarato che “l’idea che Israele sia uno Stato cliente degli Stati Uniti è una sciocchezza”, evidenziando: “Voglio essere molto chiaro. Una settimana dicono che Israele controlla gli Stati Uniti. La settimana dopo dicono che gli Stati Uniti controllano Israele. Sono tutte sciocchezze. Abbiamo una partnership, un’alleanza di partner, che condividono valori e obiettivi comuni. Possiamo discutere, possiamo avere disaccordi ma nel complesso no e nell’ultimo anno abbiamo raggiunto un accordo non solo sugli obiettivi, ma anche su come raggiungerli”.
Domani, invece, lo stesso Premier Netanyahu incontrerà il segretario di Stato USA Rubio. Ciò, mentre nelle scorse ore, il Presidente USA Trump, in un post sulla sua piattaforma social, ha avvertito Hamas che “molti alleati degli Usa nella regione del Medio Oriente si sono detti pronti, su sua richiesta, ad entrare a Gaza , se continua ad agire male violando l’accordo di pace” , ma che lui li ha frenati, compreso Israele, perché “c’è ancora speranza che Hamas faccia ciò che è giusto” e, che , “se non lo faranno, la loro fine sarà rapida, furiosa e brutale”.
Tuttavia, Hamas , che nelle scorse ore ha restituito altri due corpi degli ostaggi israeliani, a sua volta, continua ad accusare Israele di aver compiuto ottanta violazioni della tregua e di aver ucciso 97 persone e ferito altre 130 dall’inizio del cessate il fuoco.
Violazioni da parte di Tel Aviv che sono state condannate anche dall’’emiro del Qatar ,Tamim bin Hamad al-Thani, che, nel suo discorso, in apertura della 54° sessione del Consiglio della Shura, ha denunciato le ”continue violazioni israeliane dell’accordo di cessate il fuoco raggiunto per la Striscia di Gaza” e ha condannato le pratiche di Israele nei Territori palestinesi.
Proprio in Qatar, a Doha, Hamas ha incontrato ieri il ministro degli Esteri turco Fidan e il capo dell’intelligence turca Kalin ,per discutere della fragile tregua a Gaza, riferendo che Fidan e Kalin hanno “confermato il sostegno di Ankara alla causa palestinese e denunciato le violazioni israeliane del cessate il fuoco”, sottolineando “i continui sforzi diplomatici della Turchia per preservarlo”.
In merito alla Turchia, mediatore insieme con Qatar ,Egitto ed USA dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, il Premier Netanyahu ha respinto di Ankara a una potenziale forza di mantenimento della pace nella Striscia di Gaza.
Riguardo ad Hamas, in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, il Presidente palestinese Mahmoud Abbas, che il 7 novembre sarà in visita in Italia, ha dichiarato: “C’è una richiesta internazionale di disarmo che Hamas ha approvato. Inoltre, non dovranno avere alcun ruolo nel governo di Gaza: le armi vanno consegnate. Dopo l’attuazione della prima fase dell’accordo sul cessate il fuoco a Gaza “chiederò all’Italia il riconoscimento dello Stato palestinese”.
Nel frattempo, la Commissione di controllo dello Stato della Knesset ha bocciato la proposta, avanzata dall’opposizione israeliana, di istituire una commissione d’inchiesta sull’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
A esprimere voto contrario, i membri del comitato del Likud e dei partiti ultraortodossi Shas e United Torah Judaism.
Secondo i media israeliani, il governo starebbe valutando la possibilità di istituire e nominare una propria commissione per indagare sull’attacco del 7 ottobre, anziché sostenere una commissione d’inchiesta statale.
Sempre alla Knesset , è stato approvato con una votazione preliminare (25 voti favorevoli e 24 contrari), un disegno di legge per applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania.
Ancora, la Corte internazionale di Giustizia si è pronunciata oggi per stabilire se Israele abbia violato il diritto internazionale con il blocco degli aiuti umanitari imposto per mesi alla Striscia di Gaza.
Tel Aviv, infatti, ha vietato all’Unrwa di operare sul suolo israeliano dopo aver accusato alcuni membri del suo personale di aver preso parte all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
La Corte ha stabilito che Israele non ha dimostrato che parte del personale dell’Unrwa sia membro di Hamas, sottolineando che Israele deve “facilitare i programmi di aiuto a Gaza, anche quelli dell’Agenzia dell’Onu” e che è tenuto a non ricorrere alla fame come mezzo di guerra a Gaza” ed “è obbligato , in quanto potenza occupante, a garantire i bisogni primari della popolazione locale, compresi i beni essenziali per la loro sopravvivenza”.
Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha replicato alla Corte internazionale di Giustizia, scrivendo in un post social: “Israele respinge categoricamente il parere legale della Corte internazionale di Giustizia riguardo all’Urnwa, che era completamente prevedibile sin dall’inizio. Questo è ancora un altro tentativo politico di imporre misure politiche contro Israele sotto la maschera del diritto internazionale”.
Il ministro degli Esteri norvegese, Espen Barth Eide, dopo il parere della Corte internazionale di Giustizia, ha annunciato che la Norvegia proporrà all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite una risoluzione per chiedere a Israele di revocare le restrizioni sugli aiuti ai palestinesi. Era stata la Norvegia, infatti, a depositare la risoluzione delle Nazioni Unite per chiedere alla Corte il parere sugli obblighi di Israele arrivato oggi.
Per l’Italia, la Presidente del Consiglio Meloni, nel corso delle sue Comunicazioni alle Camere, in vista del Consiglio Ue del 23 e 24 ottobre, ha ribadito la posizione italiana riguardo la situazione in Medio Oriente : “ Naturalmente anche questo Consiglio europeo partirà dalle gravi crisi internazionali che stiamo vivendo, sia per i continui e deliberati attacchi russi nei confronti degli obiettivi civili in Ucraina, l’ultimo questa notte con 6 vittime tra cui 2 bambini, sia per la grave situazione in cui tuttora versa la Striscia di Gaza.Il recente accordo sul piano in 20 punti presentato dal presidente Trump , e firmato a Sharm el Sheikh , sulla crisi mediorientale, ha rappresentato uno sviluppo estremamente positivo e concreto, ed è frutto di un lungo e complesso lavoro diplomatico, al quale l’Italia ha contribuito con costanza e pragmatismo. Siamo molto grati a tutti i mediatori per gli sforzi diplomatici che hanno reso possibile questo importante passo in avanti: mi riferisco ai governi di Egitto, Qatar e Turchia, ma mi riferisco soprattutto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha dedicato energie straordinarie per raggiungere quello che è un suo indiscutibile successo. Dopo molto tempo ci troviamo di fronte a una prospettiva credibile verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente. L’entrata in vigore del cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi, la ripresa degli aiuti umanitari, sono i punti imprescindibili da cui ripartire, ma chiaramente costituiscono soltanto i primi passi di un percorso che sarà lungo e faticoso. Le vicende delle ultime ore dimostrano quanto l’equilibrio sia fragile e sottoposto a rischi quotidiani, e la comunità internazionale è chiamata a disinnescare quei rischi, con determinazione e con pazienza. La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra ancora una volta chi sia il principale nemico dei palestinesi, ma la conseguente rappresaglia israeliana concretizzatasi in nuove vittime civili e nell’interruzione del transito degli aiuti umanitari rappresenta un’altra scelta che non condividiamo. Tuttavia, quello intrapreso con la firma della tregua è l’unico percorso che valga la pena di essere perseguito, l’unico che possa portare alla realizzazione della soluzione a due Stati. Il Piano del Presidente Trump riconosce, infatti, l’aspirazione all’autodeterminazione del popolo palestinese, la cui realizzazione, insieme alla sicurezza di Israele, costituisce la pietra angolare della nostra azione per garantire un futuro di pace, di stabilità, di prosperità alla regione. Ma per giungere a questo obiettivo, Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e nel futuro Stato palestinese, e deve essere disarmato, per impedire che continui a rappresentare una minaccia per la stabilità regionale. Abbiamo avuto, anche in questi giorni, prova della ferocia di questa organizzazione anche nei confronti degli stessi palestinesi, in una pericolosa serie di esecuzioni sommarie che consideriamo inaccettabili. Sono queste le precondizioni necessarie anche per il riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina, come anche da indicazione di questo Parlamento. Il Governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate.
L’Italia esorta tutte le parti a cogliere l’opportunità fornita da questo spiraglio di pace rispettando i termini del Piano. E, ovviamente, è pronta a fare la sua parte da protagonista. Nell’immediato è centrale la ripresa degli aiuti umanitari a favore della popolazione di Gaza, con un rinnovato ruolo centrale delle Nazioni Unite. In questo ambito, l’Italia continua a svolgere un lavoro intenso, che la pone al primo posto tra le Nazioni occidentali, ed è ovviamente pronta a incrementare i suoi sforzi.
Vale la pena di ricordare il lavoro che la nostra Nazione ha portato avanti in questi mesi, perché da troppe parti ,soprattutto per interesse , si finge di non vederlo o addirittura si tenta di negarlo. Nell’ambito dell’operazione umanitaria Food for Gaza abbiamo inviato nella Striscia oltre 2 mila tonnellate di farina e oltre 200 tonnellate di altri aiuti. Così come siamo in prima fila nelle evacuazioni sanitarie da Gaza, con un totale di 196 persone, tra bambini che avevano bisogno di essere curati nei nostri ospedali e relativi accompagnatori. Siamo stati i primi a creare dei “corridoi universitari”, che hanno sinora consentito di accogliere in Italia 39 studenti universitari beneficiari di borse di studio. Perché non c’è modo più efficace per aiutare la nascita dello Stato di Palestina se non sostenendo la formazione della sua futura classe dirigente. Questo sforzo, ribadisco unico tra le Nazioni occidentali, fa giustizia delle polemiche e delle troppe menzogne che abbiamo ascoltato in questi mesi e mi rende orgogliosa di rappresentare una Nazione nella quale la maggioranza dei cittadini sa ancora distinguere tra il cinismo sbandierato a favore di telecamera e la solidarietà vera e silenziosa. E mi consente di ringraziare il Ministro Tajani, la Farnesina, la Difesa, i tanti funzionari, i militari, i volontari che in questi mesi si sono prodigati nel silenzio, raccontando ancora una volta quale sia il volto più bello dell’Italia. Intendiamo continuare, ovviamente sulla base di adeguate garanzie di sicurezza , in questo sforzo umanitario, sia intensificando le iniziative rivolte alla sicurezza alimentare, sia sul fronte sanitario, continuando con le evacuazioni dei malati verso i nostri ospedali, ma anche intervenendo sul campo con apposite strutture sanitarie. Fattispecie per la quale tanto la Croce Rossa, quanto la Protezione civile e la sanità militare sono state attivate.
Anche sul piano della sicurezza e della transizione politica il nostro impegno sarà deciso. Siamo pronti a fornire tutto il sostegno necessario all’Autorità Nazionale Palestinese, anche sul piano della formazione dei quadri dirigenti, affinché essa possa presto assumere piene responsabilità di governo all’interno di confini riconosciuti. Siamo pronti a contribuire con i nostri Carabinieri, già da anni presenti a Gerico, per la formazione della polizia palestinese, e nella missione UE per Rafah, il cui numero siamo pronti ad aumentare. Lo ribadirò di persona al Presidente Abbas, con cui mi sono data appuntamento a Roma per i primi di novembre.
L’Italia è allo stesso tempo pronta a contribuire attivamente al “giorno dopo”, anche partecipando , qualora le fosse richiesto , ai lavori del “Board of Peace”, l’organo di governo provvisorio per la Striscia. Siamo pronti a fare la nostra parte sul piano del ripristino delle infrastrutture essenziali a Gaza, specialmente quelle sanitarie. Abbiamo inoltre espresso la nostra piena disponibilità a essere co-organizzatori della Conferenza sulla ricostruzione della Striscia di Gaza, che si terrà al Cairo dopo il cessate il fuoco. Un momento che sarà cruciale per coordinare gli sforzi della comunità internazionale finalizzati a una nuova stagione di sviluppo per la Striscia. Manteniamo alta l’attenzione sulla Cisgiordania, dove una politica dei ‘fatti compiuti’ e la violenza dei coloni rischiano di compromettere le prospettive della statualità palestinese. Abbiamo condannato i piani di espansione degli insediamenti israeliani e riteniamo inaccettabili le dichiarazioni violente di alcuni esponenti delle istituzioni israeliane. Ed è la ragione per la quale siamo pronti a sostenere misure restrittive individuali europee nei loro confronti. Dal punto di vista della sicurezza, infine, siamo pronti a partecipare a una eventuale Forza internazionale di stabilizzazione e a continuare a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle sue forze di polizia e nel rafforzamento delle loro capacità operative. Dobbiamo ancora definire i dettagli del nostro contributo, ma ritengo fin d’ora opportuno un passaggio parlamentare su queste materie e avremo quindi modo di approfondire insieme. E sono certa che, trattandosi di contribuire realmente e concretamente alla pace in Medio Oriente, tutte le forze in Parlamento non mancheranno di dare il loro sostegno convinto”.
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