di Federica Marengo martedì 7 ottobre 2025

-Stamane, nel secondo anniversario della strage del 7 ottobre, quando Hamas uccise oltre 1200 persone e ne rapì 251, in un attacco terroristico, i familiari e gli amici dei 370 giovani uccisi durante il Nova Festival, nel deserto del Negev, a margine della Striscia di Gaza, si sono recati nuovamente sul luogo del massacro, osservando un minuto di silenzio. Previste poi ,per tutta la giornata, in Israele, una serie di manifestazioni e veglie.
Il Premier israeliano Netanyahu, in un’intervista rilasciata a Ben Shapiro alla viglia dell’anniversario, si è detto ottimista sulla fine della guerra a Gaza, ma ha precisato di voler completare la vittoria: “Siamo vicini alla fine della guerra, ma non ci siamo ancora. Ciò che è iniziato a Gaza finirà a Gaza, con il rilascio di tutti i nostri e la fine del regime terroristico di Hamas. Hamas, non è ancora stato completamente distrutto. Ci arriveremo. Anche Hezbollah, la Siria e gli Houthi hanno subito duri colpi. Israele è emerso da quel giorno come il Paese più forte della regione, ma abbiamo ancora delle cose da fare per completare la vittoria”.
Poi, Netanyahu, non ha escluso la possibilità di espandere gli accordi di Abramo: “Possiamo raggiungere più accordi di pace, non solo in Medio Oriente, ma prima dobbiamo porre fine alla guerra a Gaza”, affermando che diversi grandi Paesi a maggioranza musulmana sono già in contatto con Israele.
Hamas, invece, in un comunicato citato da Al Jazeera, ha dichiarato: “Israele continua la sua brutale guerra contro il popolo palestinese commettendo massacri contro civili indifesi, tra il vergognoso silenzio e la complicità internazionale e un fallimento arabo senza precedenti. A due anni di distanza, il nostro popolo rimane radicato nella sua terra, aggrappato ai propri legittimi diritti di fronte ai piani di liquidazione e di sfollamento forzato”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ricordando il secondo anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, ha evidenziato: “L’orrore di quel giorno buio rimarrà impresso per sempre nella memoria di tutti noi”, affermando di aver ascoltato in prima persona il “dolore insopportabile dei sopravvissuti e delle famiglie dei prigionieri trattenuti a Gaza” e, condannandone le “condizioni deplorevoli”.
Pertanto, Guterres ha rinnovato il suo appello per il rilascio “immediato” e “incondizionato” degli ostaggi, esortando Israele e Hamas a cogliere l’opportunità di porre fine alle ostilità.
Per l’Ue, la Presidente della Commissione von der Leyen, in un post social, ha scritto: “Non dimenticheremo mai l’orrore degli attacchi di Hamas del 7 ottobre e il dolore che hanno causato alle vittime innocenti, alle loro famiglie e all’intero popolo israeliano, due anni fa. Onoriamo la loro memoria lavorando instancabilmente per la pace. Il rilascio immediato di tutti gli ostaggi e un cessate il fuoco sono ora a portata di mano. Questa opportunità non deve essere persa, nel contesto del piano Trump. Bisogna cogliere questo momento per aprire la strada a una pace duratura , basata sulla soluzione dei due Stati”.
Per il Regno Unito, dove sono stati indetti per oggi raduni e manifestazioni a sostegno di Gaza nel centro di Londra, a Edimburgo, Glasgow, Sheffield e Manchester, dove giovedì scorso un attacco fuori da una sinagoga ha causato la morte di due persone, il Premier Starmer ha condannato tali proteste, definendole “irrispettose” e sottolineando: “Non è da britannici avere così poco rispetto per gli altri. Questo non è ciò che siamo come Paese”.
Per la Germania, dove si sono svolte solenni commemorazioni con bandiere a mezz’asta, il cancelliere tedesco Merz, in un video-messaggio, ha messo in guardia riguardo l’aumento dell’antisemitismo “in vecchie e nuove forme, sui social media, nelle università, nelle nostre strade , sempre più forte, sempre più spudorato e sempre più anche sotto forma di violenza”.
Per l’Italia, il Presidente della Repubblica Mattarella, nella sua dichiarazione, ha affermato: “Il 7 ottobre del 2023 rimane e rimarrà nelle coscienze come una pagina turpe della storia: un vile attacco terroristico che avvenne contro inermi cittadini israeliani, recando grave danno alla causa della pace e della reciproca sicurezza in Palestina. Una ferita che ha colpito ogni popolo. L’orrore e la condanna, pubblicamente e ripetutamente espressa, per la violenza crudele e inaccettabile delle armi di Israele – che fa pagare alla popolazione di Gaza un intollerabile prezzo di morte, fame e disperazione, cui è indispensabile porre fine, con la necessità che Israele applichi con pienezza le norme del diritto internazionale umanitario – non attenua orrore e condanna per la raccapricciante ed efferata violenza consumata quel giorno da Hamas. L’uccisione e le violenze contro centinaia di ragazze e ragazzi che ascoltavano musica in un rave, quelle, nelle loro abitazioni, contro persone inermi di ogni età, dall’infanzia alla vecchiaia, richiamano al dovere di una condanna perenne, rifiutando un accomodante e cinico modo di pensare che rimuova l’infamia di quella giornata. Quanto avviene a Gaza e i diversi sentimenti che suscita non possono confluire in quello ignobile dell’antisemitismo che, particolarmente nel secolo scorso, ha toccato punte di mostruosa atrocità, e che oggi appare talvolta riaffiorare, fondandosi sull’imbecillità e diffondendo odio. A due anni dal 7 ottobre 2023 desidero rinnovare la vicinanza al popolo di Israele e ai familiari delle vittime e delle persone rapite, che vanno immediatamente liberate, nell’auspicio che i tentativi di porre fine a questa inaudita ondata di violenza abbiano al più presto esito positivo”.
La Presidente del Consiglio Meloni, invece, nella sua dichiarazione, ha sottolineato: “Sono trascorsi due anni dall’ignominia del massacro compiuto dai terroristi di Hamas contro migliaia di civili inermi e innocenti israeliani, donne e bambini compresi. Crimini indicibili che fanno del 7 ottobre una delle pagine più buie della storia. Oggi rinnoviamo la vicinanza ai famigliari delle vittime e torniamo a chiedere la liberazione degli ostaggi, che ancora oggi attendono di tornare a casa dopo due anni di prigionia, vessazioni, sofferenze. La violenza di Hamas ha scatenato una crisi senza precedenti in Medio Oriente. La reazione militare di Israele è andata oltre ogni principio di proporzionalità, e sta mietendo troppe vittime innocenti tra la popolazione civile di Gaza. L’anniversario di oggi cade in un momento in cui si intravede la concreta possibilità di porre fine a questa guerra. Il Piano di pace presentato dal Presidente Trump – che ha incontrato il convinto sostegno non soltanto delle Nazioni europee, ma anche dei Paesi arabi e islamici – offre una opportunità che non deve andare sprecata, per giungere a una cessazione permanente delle ostilità, riportare a casa gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e avviare un processo verso un quadro di pace e di sicurezza in tutto il Medio Oriente. Abbiamo tutti il dovere di fare quanto è nelle nostre possibilità affinché questa preziosa e fragile occasione abbia successo. L’Italia non ha mai fatto mancare il suo contributo in questa direzione, e continuerà a fare la propria parte”.
La Premier, intervenuta nella trasmissione di Rai 1 “Cinque minuti”, condotta dal giornalista Bruno Vespa, sul piano di pace USA, ha dichiarato: “Penso che la proposta di piano di pace presentata da Trump apra più di uno spiraglio, si tratta di una proposta molto articolata, che prevede alcune delle cose di cui abbiamo discusso e che abbiamo chiesto in questi anni: il rilascio degli ostaggi, il graduale ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza, no a nuovi insediamenti in Cisgiordania, il disarmo di Hamas, fino a riconoscere l’aspirazione palestinese ad avere un proprio stato. È un piano su cui c’è stata una convergenza quasi totale, anche da Hamas seppur con qualche distinguo”.
La Premier, definendo “un unico caso al mondo” la denuncia a suo carico per concorso in genocidio alla Corte Penale internazionale, ha poi smentito che l’Italia abbia autorizzato nuovi invii di armi a Israele dopo il 7 ottobre: “L’Italia non ha autorizzato nuovi invii di armi a Israele dopo il 7 ottobre, siamo fra le nazioni europee che hanno avuto la posizione più rigida. La Francia ha fatto questa scelta un anno dopo di noi, la Germania questo agosto, la Gran Bretagna ha bloccato 30 forniture su 350. Noi abbiamo tenuto la posizione più rigida e veniamo accusati di cose che non abbiamo fatto con toni surreali da chi ha responsabilità di classe dirigente in questa nazione”.
Il ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale e Vicepremier, Tajani , in un passaggio del suo intervento su Il Foglio, ha scritto: “La pace a Gaza è ancora legata a un filo, ma se si realizzasse sarebbe davvero una svolta storica, perché spianerebbe la strada a un ribaltamento del futuro nell’intero Medio Oriente e creerebbe le condizioni per dare vita in prospettiva a uno stato palestinese libero da Hamas e finalmente privo di pulsioni aggressive verso Israele, che l’Italia sarebbe quindi pronta a riconoscere”.
Poi, a margine della XII edizione della Conferenza Italia-America Latina e Caraibi, in corso a Roma, Tajani ha dichiarato che: “L’Italia è pronta a fare la sua parte anche inviando uomini, se servono, per un contingente di pace internazionale per la riunificazione della Palestina e la stabilizzazione della situazione” e ha anche chiesto all’Onu una tregua olimpica per i giochi Milano-Cortina: “Dobbiamo essere paladini della pace. Sosteniamo il piano Usa, e come ha detto papa Leone non dobbiamo abbandonare mai la speranza della pace. Roma e l’Italia sono sempre di più in crocevia di pace, sviluppo e crescita. In questo senso in vista delle Olimpiadi di Milano e Cortina presentiamo alle Nazioni Unite una proposta di Tregua Olimpica, per tutte le guerre compresa l’Ucraina e il Medioriente”.
lnfine, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a margine della cerimonia per il giuramento degli allievi dei Vigili del fuoco, a una domanda sui rischi nella ricorrenza della strage di Hamas del 2023, ha risposto: “Il 7 ottobre è una giornata che preoccupa; sono state annunciate iniziative. Poi confido sempre che possa prevalere il buonsenso e confido soprattutto nell’attività anche preventiva che riescono a fare le forze dell’ordine, perché non va macchiata la ricorrenza di una grande tragedia”.
Papa Leone XIV, rispondendo alla stampa, fuori da Villa Barberini a Castel Gandolfo, ha dichiarato: “Sono stati due anni molto dolorosi. Due anni fa, in questo atto terroristico, sono morte 1.200 persone. Bisogna pensare a quanto odio esiste nel mondo e cominciare a porci noi stessi la domanda su cosa possiamo fare. In due anni, circa 67 mila palestinesi sono stati uccisi. Bisogna ridurre l’odio, bisogna tornare alla capacità di dialogare, di cercare soluzioni di pace”.
Il Pontefice, condannando sia il terrorismo che l’antisemitismo, ha sottolineato: “È certo che non possiamo accettare gruppi che causano terrorismo, bisogna sempre rifiutare questo stile di odio nel mondo. Allo stesso tempo, l’esistenza dell’antisemitismo, che sia in aumento o no, è preoccupante. Bisogna sempre annunciare la pace, il rispetto per la dignità di tutte le persone. Questo è il messaggio della Chiesa”.
Ancora, riguardo la reazione dell’Ambasciata Israeliana presso la Santa Sede all’intervista ai media vaticani del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, secondo cui, “minerebbe gli sforzi di pace”, Papa Leone XIV, ha evidenziato che: “Il cardinale ha espresso molto bene l’opinione della Santa Sede in questo senso”.
Il segretario di Stato Vaticano , cardinale Parolin , nella suddetta intervista ai media vaticani, aveva detto: “Qualunque piano che coinvolga il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permetta di finire questa strage, liberando gli ostaggi e fermando l’uccisione quotidiana di centinaia di persone, è da accogliere e sostenere”, sottolineando poi che è “inaccettabile ridurre le vittime a danni collaterali”.
Poi, sulle manifestazioni di piazza, aveva affermato: “Anche se a volte queste iniziative, a causa delle violenze di pochi facinorosi, rischiano di far passare a livello media un messaggio sbagliato, mi colpisce positivamente la partecipazione alle manifestazioni, e l’impegno di tanti giovani”.
Intanto, dopo il primo round dei negoziati indiretti in Egitto tra delegazioni di Israele e Hamas, con la mediazione de il Cairo e del Qatar, conclusosi nelle scorse ore, è iniziato quest’oggi a Sharm el- Shekh il secondo round.
Il Presidente degli USA , ai cronisti, nell’ufficio ovale, ha dichiarato: “Penso che stia andando molto bene e credo che Hamas abbia accettato delle cose molto importanti. Un accordo per mettere fine alla guerra a Gaza è molto vicino. Penso che lo raggiungeremo , penso che siamo molto vicini. I negoziati stanno facendo enormi progressi”.
Secondo Al-Qahera News, le delegazioni hanno discusso le condizioni preliminari per il rilascio dei detenuti e dei prigionieri e : “I mediatori egiziani e qatarioti stanno lavorando con entrambe le parti per stabilire un meccanismo per il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza in cambio dei palestinesi detenuti nelle carceri israeliane”.
Fonti di Hamas hanno confermato il “clima positivo nei negoziati su Gaza”, anche se il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, citato da Yedioth Ahronoth e da Al Jazeera, ha dichiarato: “Non possiamo parlare di ottimismo o pessimismo riguardo ai risultati dei negoziati ripresi oggi a Sharm el-Sheikh. E’ troppo presto. Molti dettagli del piano di Trump richiedono ancora un accordo. Apprezziamo l’impegno degli Stati Uniti nel porre fine alla guerra a Gaza e stiamo lavorando con loro per raggiungere un consenso sul fatto che l’attuazione del piano Trump non sarà temporanea”.
Sul tavolo dei negoziati riguardanti la prima parte del piano USA , in merito allo scambio degli ostaggi e dei prigionieri, Hamas, la cui delegazione è guidata da Khalil al Haya, uno dei sopravvissuti all’attacco israeliano a Doha, ha già presentato le sue richieste ai mediatori di Qatar ed Egitto, dichiarando di voler restituire subito tutti i 48 ostaggi israeliani , di cui 22 ancora in vita, in cambio del cessate il fuoco e della liberazione di 2000 palestinesi , tra cui 250 condannati da tempo per terrorismo, tra cui 6 capi storici.
Inoltre , Hamas chiede di avere libertà di movimento nella Striscia per comunicare con le fazioni che detengono gli ostaggi e l’ingresso di almeno 400 camion di aiuti umanitari al giorno.
Si attende , quindi,la risposta di Tel Aviv, la cui delegazione , composta funzionari del Mossad e dello Shin Bet, dal consigliere politico di Netanyahu , Falk e dal coordinatore per gli ostaggi, Hirsch, è seguita a distanza dal ministro per gli Affari Strategici, Dermer, che si unirà ai negoziati solo in caso di accordo, così come l’inviato speciale USA Witkoff e il genero del Presidente Trump , Kushner.
Se , dunque, si giungerà a un accordo sulla prima fase del piano USA, avrà inizio un confronto su altri punti cruciali. Hamas, infatti, ha espresso l’intenzione di consegnare le armi solo a un organismo egiziano-palestinese, sotto la supervisione internazionale e ha chiesto una mappa certa del ritiro dell’Idf da Gaza. Quanto al governo futuro della Striscia, per Hamas, esso dovrebbe essere affidato all’Autorità Nazionale Palestinese e non a un organismo internazionale.
Sky News Arabia, che cita una fonte palestinese, ha confermato che Hamas avrebbe accettato di consegnare le armi a un’autorità egiziano-palestinese e ha fatto sapere che Hamas avrebbe anche accettato di consentire a tutti i suoi leader di lasciare Gaza, chiedendo agli Usa garanzie che non siano perseguitati.
Sempre secondo Sky News Arabia, Hamas avrebbe chiesto un cessate il fuoco nello spazio aereo israeliano sopra Gaza, per poter recuperare gli ostaggi entro una settimana e avrebbe “rifiutato la presenza dell’ex Premier britannico Tony Blair come governatore di Gaza, ma avrebbe accettato che questi svolga un ruolo di “supervisione a distanza”, mentre avrebbe respinto “categoricamente” la consegna della Striscia di Gaza a un Comitato di transizione internazionale.
Secondo quanto riportato da Al Jazeera, che cita una fonte di Hamas, rispetto alla tempistica per il rilascio dei 48 ostaggi israeliani, Hamas avrebbe chiesto il pieno ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza non appena l’ultimo ostaggio verrà liberato e garanzie internazionali sul rispetto da parte di Tel Aviv del totale cessate il fuoco e del completo ritiro dal territorio costiero.
Fonti negoziali hanno fatto sapere alla tv israeliana Kan, che , nel secondo giorno di negoziati indiretti in Egitto, a Sharm el-Sheikh, non sono stati registrati progressi positivi nei colloqui che potrebbero segnare una svolta, sottolineando che i colloqui tra le parti proseguono anche nei prossimi giorni e che , ieri, le parti hanno discusso le lacune e hanno coordinato le aspettative per il futuro e stanno esaminando il piano del Presidente USA Trump.
Proprio il Presidente USA, Trump, che ha ribadito di vedere una “reale possibilità” di raggiungere un accordo di pace a Gaza in questo momento, ha inviato una lettera alle famiglie degli ostaggi israeliani in cui li ringrazia di averlo candidato al Nobel per la Pace e ha affermato di essere “deciso a riportare a casa tutti gli ostaggi e ad assicurare la totale distruzione di Hamas, affinché questi atti orribili non si ripetano mai più”, sottolineando in riferimento alla strage del 7 ottobre 2023: “Queste scene indicibili sono rimaste impresse nella nostra memoria e non le dimenticheremo mai. Sappiate che restiamo fermamente impegnati a porre fine sia a questo conflitto sia alle ondate di antisemitismo, sia in patria che all’estero”.
Nel frattempo, l’esercito di Israele, prosegue gli attacchi su diverse zone della Striscia e su Gaza City, come Khan Younis e Ramallah, nonostante la richiesta del Presidente USA Trump di fermare i bombardamenti. Inoltre, raid dell’Idf sono stati registrati anche in Libano e in Cisgiordania.
Quanto alla vicenda Global Sumud Flotilla, all’indomani del ritorno in Italia degli ultimi 15 attivisti italiani rimasti in Israele, proprio uno degli attivisti , rientrato ieri sera, dopo essere stato fermato al largo di Gaza, ha annunciato via social che: “Tra due giorni le persone di Gaza Freedom Flotilla e Thousand Madleens to Gaza sfideranno di nuovo il blocco navale israeliano”.
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