di Federica Marengo mercoledì 30 luglio 2025

-Proseguono i raid israeliani nella Striscia. Nelle ultime 24 ore, infatti, 62 persone sono state uccise in una serie di attacchi a Gaza, gran parte durante la distribuzione di aiuti umanitari, portando il numero totale delle vittime dall’inizio del conflitto a 60 mila.
All’alba di oggi, secondo l’agenzia palestinese Wafa, le forze di Tel Aviv hanno bombardato l’incrocio di Netzarim, nella Striscia di Gaza centrale e anche la zona occidentale di Satar, a Khan Yunis, a sud di Gaza, causando la morte di 2 persone.
L’ONU, moltiplicandosi le morti per fame ed essendo malnutrito un terzo dei bambini, ha parlato di “carestia di massa” , mentre Egitto e Giordania , per il quarto giorno consecutivo, hanno inviato convogli di aiuti umanitari e medici nella Striscia.
Continuano anche gli attacchi dei coloni israeliani in Cisgiordania, dove nelle scorse ore un attivista e professore palestinese ,che contribuì alla realizzazione del documentario premio Oscar “No Other Land”, è stato ucciso da un colono israeliano, successivamente arrestato.
Intanto, dopo il Presidente francese Macron, anche il Premier britannico Starmer ha annunciato che riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre , in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, se non verrà siglato un accordo di tregua tra Israele ed Hamas.
Inoltre , da New York, a seguito di una conferenza ministeriale delle Nazioni Unite per una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese, co-presieduta dalla Francia e dall’Arabia Saudita, la Francia e 14 Paesi, tra cui Canada e Australia Andorra, Finlandia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, San Marino, Slovenia e Spagna, hanno lanciato l’appello collettivo agli altri Paesi del mondo a esprimere la loro volontà di riconoscere lo Stato di Palestina.
A tal proposito, il segretario generale dell’ONU Guterres ha dichiarato: “L’unica soluzione realistica, giusta e sostenibile per la pace in Medio Oriente è quella dei due Stati, Israele e Palestina, che convivono fianco a fianco in pace e sicurezza. E’ necessario scegliere “la via della pace. Non come concetto ma come impegno. Non come un sogno ma come realtà. Per i palestinesi, per gli israeliani, per le persone del Medio Oriente e del mondo”.
Da Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun ,in conferenza stampa, ha esortato: “ tutte le parti coinvolte, in particolare Israele, a interrompere immediatamente le operazioni militari, revocare il blocco e l’assedio, ripristinare completamente l’accesso umanitario ed evitare una crisi ancora peggiore”, sottolineando che “la situazione umanitaria nella Striscia ha raggiunto livelli “senza precedenti” dopo ventuno mesi di conflitto, e ricordando che, per Pechino, “l’unica via d’uscita dal conflitto è una soluzione a due Stati”.
Jiakun ha quindi affermato che la Cina sostiene la creazione di uno Stato palestinese indipendente “come unica opzione realistica per raggiungere una pace complessiva, giusta e duratura”, e ha elogiato gli sforzi di Paesi come Francia, Gran Bretagna e Arabia Saudita “per promuovere il consenso internazionale in questa direzione”, dicendosi disponibile “a collaborare con la comunità internazionale per porre fine alla violenza, alleviare la crisi umanitaria e promuovere una soluzione politica che ripristinerà la stabilità nella regione”.
Per l’Italia, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani, al Question Time alla Camera, rispondendo ad alcune interrogazioni sul riconoscimento dello Stato di Palestina, ha detto: “L’Italia è favorevole al riconoscimento dello Stato di Palestina, ma un riconoscimento prematuro in assenza di uno Stato effettivo rischia di essere controproducente. Sosteniamo la soluzione di “due popoli e due Stati” che convivano in pace, sicurezza e reciproco riconoscimento. Quanto sta avvenendo a Gaza è intollerabile, la guerra deve finire ora. E’ un messaggio che il ministro Tajani ha ribadito in ogni suo contatto con l’omologo israeliano Sàar. Il dialogo con i nostri partner per arrivare al cessate il fuoco è continuo. Il messaggio è uno solo: gli attacchi contro i civili e i luoghi di culto sono inaccettabili. Ora più che mai è il momento della pace”.
Il Presidente della Repubblica Mattarella, in un passaggio del suo discorso, nella tradizionale cerimonia del Ventaglio, saluto estivo alla stampa parlamentare, ha evidenziato: “La situazione a Gaza, di giorno in giorno, appare sempre più grave è intollerabile, speriamo che alle pause annunciate corrispondano spazi di effettivo cessate il fuoco. L’incredibile bombardamento della Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza è stato definito un errore. Da tanti secoli, da Seneca a S. Agostino, ci viene ricordato che “errare humanun est, perseverare diabolicum”. Si è parlato di errori anche nell’avere sparato su ambulanze e ucciso medici e infermieri che recavano soccorso a feriti, nell’aver preso a bersaglio e ucciso bambini assetati in fila per avere acqua, per l’uccisione di tante persone affamate in fila per ottenere cibo, per la distruzione di ospedali uccidendo anche bambini ricoverati per denutrizione. E’ difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente”.
La Premier Meloni, in serata, ha avuto una conversazione telefonica con il Premier israeliano, Netanyahu. Come si legge nella nota di Palazzo Chigi: “Il Presidente Meloni ha insistito sulla necessità di porre immediatamente fine alle ostilità, a fronte di una situazione a Gaza che – ha sottolineato – è insostenibile ed ingiustificabile. La conversazione ha costituito anche l’occasione per ribadire l’urgenza indifferibile di garantire un accesso umanitario pieno e senza ostacoli alla popolazione civile, rinnovando l’impegno dell’Italia in tale ambito, tramite l’iniziativa Food for Gaza. Grazie all’impegno italiano saranno accolti ulteriori 50 civili palestinesi e verrà predisposto il lancio di aiuti per la popolazione di Gaza”.
Nel frattempo, l’ ufficio del Premier israeliano Netanyahu, il quale ha dichiarato che il riconoscimento dello Stato di Palestina sarebbe un premio ad Hamas”, ha reso noto all’AFP l’arrivo , oggi, in Israele dell’ inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff , per incontrare il Premier e visitare i centri di distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza gestiti dalla fondazione Ghf e promuovere l’impegno umanitario verso i residenti della Striscia.
Il Presidente USA Trump, a margine del vertice con la Ue sui dazi, svoltosi in Scozia e, dell’incontro con il Premier Starmer , ha garantito che gli Usa si impegneranno “ancora di più per fornire cibo alla popolazione civile, garantendo l’istituzione di centri di distribuzione”, sottolineando di aver fatto notare al Premier Netanyahu che “dovrà agire in modo diverso per porre fine a tutto questo” e osservando che “una tregua è possibile, se non altro per far tornare a casa la ventina di ostaggi ancora nelle mani di Hamas”.
A Bruxelles, invece, la Commissione europea, con la proposta di sospendere parzialmente la partecipazione di Israele al programma Horizon Europe, ha chiesto al Parlamento europeo e al Consiglio europeo di bloccare l’accesso alle imprese e ai centri di ricerca israeliani che si candidano per i fondi a disposizione per loro dallo strumento dell’acceleratore del Consiglio europeo per l’innovazione.
Si tratta di fondi stanziati per il periodo 2021-2027 del bilancio europeo, pari a 200 milioni di euro per finanziare la ricerca e lo sviluppo di strumenti per l’uso duplice sia per l’ambito civile e sia per quello militare e per investimenti destinati allo sviluppo di applicazioni nel campo dell’intelligenza artificiale, della cybersicurezza e dei droni.
Ciò, mentre l’Autorità Nazionale della Palestina ha chiesto ad Hamas di consegnare le armi, appello rilanciato da Arabia Saudita, Qatar ed Egitto.
Secondo quanto anticipato dal Times Of Israel, il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty avrebbe dichiarato al canale di notizie saudita Al Arabiya che l’Egitto ha un piano chiaro per gli accordi di sicurezza e governance a Gaza dopo la fine della guerra e che sta addestrando agenti palestinesi che potranno essere dispiegati nella Striscia di Gaza e assumere ruoli di sicurezza una volta terminata la guerra.
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