di Federica Marengo lunedì 28 luglio 2025

-Prosegue la “pausa tattica” delle operazioni dell’Esercito israeliano nelle Striscia di Gaza annunciata ieri da Israele per consentire la distribuzione alla popolazione palestinese di cibo e aiuti per via terra e per via aerea. La mini-tregua, in vigore ogni giorno per 10 ore, fino a nuovo avviso , è in vigore nelle aree in cui l’esercito di Tel Aviv non è operativo: Al-Mawasi, Deir al-Balah e Gaza City.
Intanto, nelle altre aree della Striscia continuano i raid dell’Idf, nei quali dall’alba di oggi sono state uccise 34 persone. Secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato Hamas,invece, nelle ultime 24 ore, sarebbero state uccise 98 persone e 382 ferite.
Inoltre, il ministero della Sanità di Gaza , in un aggiornamento via social , ha fatto sapere che gli ospedali della Striscia hanno registrato 14 nuovi decessi nelle ultime 24 ore a causa di carestia e malnutrizione, portando il numero totale delle morti a 147, tra cui 88 bambini.
Sul fronte del Mar Rosso, gli Houthi dello Yemen, dopo il reciproco scambio di missili con Israele degli scorsi giorni, hanno annunciato che prenderanno di mira tutte le navi appartenenti a compagnie che intrattengono rapporti commerciali con i porti israeliani, indipendentemente dalla loro nazionalità e destinazione, nell’ambito di quella “quarta fase” delle loro operazioni militari contro Tel Aviv.
Intanto, mentre alla conferenza in corso all’Onu sulla soluzione a due Stati per il conflitto tra Israele e Palestina è stato osservato un minuto di silenzio per le vittime di Gaza, 58 ex ambasciatori dell’Unione europea hanno inviato a Bruxelles una lettera aperta nella quale hanno chiesto alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al Presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa e alla Presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, e all’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione Europea Kaja Kallas, di “agire contro le gravi violazioni umanitarie che sta compiendo Tel Aviv”, chiedendo: la ripresa della consegna di aiuti internazionali nella Striscia di Gaza, il riconoscimento dello Stato di Palestina, proprio in occasione della conferenza delle Nazioni Unite in corso a New York , la sospensione commerciale dell’accordo di associazione Ue-Israele, la sospensione di tutte le esportazioni di armi verso Tel Aviv, l’annullamento della partecipazione di Israele a programmi come Horizon Europe e di ricerca e l’imposizione di sanzioni “a qualunque membro del governo o establishment del Primo ministro Benjamin Netanyahu che abbiano avuto parte attiva nella facilitazione del genocidio e attuazione del terrorismo sancito dallo Stato”.
Per il riconoscimento dello Stato di Palestina, rilanciato dal Presidente francese Macron nei giorni scorsi, anche il Segretario di Stato vaticano Parolin, che, sottolineando come la Santa Sede abbia già riconosciuto lo Stato di Palestina, ha dichiarato: “Per noi quella è la soluzione, il riconoscimento di due Stati che vivono vicino l’un all’altro in autonomia ma in collaborazione e in sicurezza” e alla domanda se tale riconoscimento fosse prematuro, ha risposto: “La soluzione passa attraverso il dialogo diretto tra le due parti in vista della costituzione di due entità statali autonome. Certo che diventa sempre più difficile anche per la situazione che si è creata i e che si sta creando in Cisgiordania”.
Per l’Italia, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Tajani ha dichiarato: “Il problema è che non c’è uno Stato palestinese. Da una parte c’è Gaza, dall’altra la Cisgiordania, da una parte c’è Hamas, dall’altra l’Autorità nazionale palestinese. Sono favorevole ,ma prima dobbiamo costruirlo. Lavoriamo per costruire uno Stato palestinese che deve riconoscere Israele ed essere riconosciuto da Israele, se vogliamo veramente la pace, sennò facciamo slogan. Credo che sia giusto dare al popolo palestinese la possibilità di avere un proprio Stato. Noi siamo pronti a fare tutto ciò che serve compresa la presenza di un’eventuale missione militare sotto guida araba, finita la guerra, per ricostruire la Palestina”.
Poi, riguardo la Cisgiordania e le violenze dei coloni israeliani, che nelle ultime ore hanno attaccato il villaggio cristiano di Taybeh, Tajani ha reso noto in un post social: “Ho telefonato al cardinale Pierbattista Pizzaballa per esprimere la mia solidarietà dopo l’ennesimo attacco violento di coloni israeliani in Cisgiordania, questa volta contro il villaggio cristiano di Taybeh. Il Governo di Israele ha l’obbligo di agire, di far cessare queste incursioni, di proteggere i cittadini palestinesi: cristiani e musulmani di Cisgiordania meritano di vivere in pace e di essere protetti. I coloni continuano a superare ogni limite pur sapendo che i cristiani rappresentano un elemento di stabilità. L’Italia è vicina alle vittime di questo attacco e ribadisce il suo impegno per una cessazione delle ostilità a Gaza e in Cisgiordania. Valuteremo assieme a partner dell’Unione Europea l’adozione di nuove sanzioni nei confronti dei coloni violenti”.
Sulla stessa linea dell’Italia, anche il Premier britannico Starmer e il Cancelliere tedesco Merz, secondo i quali serve un cessate il fuoco globale e non a breve termine.
In particolare , il Cancelliere Merz, che ha annunciato la creazione di un ponte aereo di aiuti umanitari insieme con la Giordania e una visita ufficiale in Medio Oriente di Johann Wadephul, ministro degli Esteri, in programma per giovedì, parlando con i giornalisti al termine della riunione del Consiglio di sicurezza all’Onu, ha detto: “Non ci possono più essere ulteriori espulsioni dalla Striscia di Gaza. In primo luogo, Israele deve migliorare immediatamente la catastrofica situazione umanitaria a Gaza. In secondo luogo, a Gaza è necessario un cessate il fuoco globale e non solo a breve termine e Hamas deve finalmente spianare la strada a questo obiettivo, rilasciando gli ostaggi. Inoltre, non ci devono essere ulteriori passi verso l’annessione della Cisgiordania, non dobbiamo perdere di vista ciò che sta attualmente accadendo in quella zona oggi”.
Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Merz ha ribadito che l’esecutivo tedesco “non considera il riconoscimento come un primo passo, ma come uno dei possibili passi finali verso la realizzazione di una soluzione a due Stati”.
In Scozia, dove si trova per il vertice con l’Ue sui dazi, il Presidente USA Trump , che ha avuto un bilaterale con il Premier britannico Starmer, ha dichiarato di aver detto al Premier israeliano Netanyahu che la lotta contro Hamas dovrà essere diversa, dopo che i colloqui per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi sono falliti la scorsa settimana, evidenziando che “la gente a Gaza ha bisogno di cibo e sicurezza in questo momento” e di “non essere particolarmente d’accordo con Netanyahu quando dice che non c’è fame a Gaza” e, annunciando: “ Creeremo dei centri alimentari e lo faremo in collaborazione con persone molto valide. Abbiamo appena ricevuto trilioni di dollari. Abbiamo un sacco di soldi e spenderemo un po’ di soldi per un po’ di cibo e altre nazioni si stanno unendo a noi, so che la vostra nazione si sta unendo a noi, e abbiamo tutte le nazioni europee che si uniscono a noi. La situazione umanitaria a Gaza è terribile”.
Tuttavia, il ministro per gli Affari strategici israeliano, Ron Dermer e il consigliere per la Sicurezza nazionale di Tel Aviv, Tzachi Hanegbi, si sono recati negli Stati Uniti dove incontreranno il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, l’inviato speciale di Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff, e altri alti funzionari per discutere del cessate il fuoco a Gaza e del rilascio degli ostaggi, oltre che del nucleare iraniano.
La scorsa settimana , invece, sempre Dermer e Hanegbi hanno incontrato a Parigi il ministro degli Esteri siriano, Asaad Al-Shaibani, per raggiungere un accordo di de-escalation, mediato dagli Stati Uniti.
Nel frattempo, come reso noto dal Cremlino, il Presidente russo Putin ha telefonato al Premier israeliano Netanyahu, “per discutere della situazione in Medio Oriente ed esprimersi a favore di una risoluzione pacifica dei conflitti nella regione”.
Il Cremlino ,quindi, al termine del colloquio, ha riferito che : “Sono stati esaminati diversi aspetti della situazione di tensione in Medio Oriente. Da parte russa è stata ribadita la posizione immutabile a favore di una risoluzione esclusivamente pacifica dei problemi e dei conflitti esistenti nella regione. Vladimir Putin in particolare ha sottolineato l’importanza di sostenere l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana, rafforzando la sua stabilità politica interna attraverso il rispetto dei diritti e degli interessi legittimi di tutti i gruppi etnico-confessionali della popolazione”.
Proprio il Premier Netanyahu , secondo i media israeliani, presiederà questa sera una riunione del Gabinetto di sicurezza.
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