di Federica Marengo venerdì 18 luglio 2025

-Nella giornata di ieri, un raid israeliano compiuto da un carro armato ha colpito nella Striscia di Gaza la chiesa della Sacra famiglia, divenuta rifugio per gli sfollati: 3, le persone rimaste uccise e 10 i feriti, tra cui il parroco.
Il Premier israeliano Netanyahu ha espresso il suo rammarico per la morte dei 3 civili e ha affermato che si è trattato di un errore e che sarà aperta un’indagine in merito. L’esercito israeliano ha negato l’accusa di prendere di mira i civili, sostenendo che i raid sono calcolati per non coinvolgere la popolazione, ma per colpire solo obiettivi di Hamas.
Unanime la condanna da parte della comunità internazionale e , per l’Italia, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Tajani ha chiamato l’omologo israeliano S’aar, al quale ha chiesto di garantire la sicurezza e gli aiuti alla popolazione palestinese.
La Presidente del Consiglio Meloni, poi, in una dichiarazione riportata da Palazzo Chigi e, in un post social, ha definito : “inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta portando avanti da mesi”, sottolineando che “nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento”.
Papa Leone XIV° ha inviato, a firma del Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, un telegramma di cordoglio per le vittime dell’attacco militare, nel quale il Pontefice, profondamente rattristato nell’apprendere la notizia della perdita di vite e dei feriti causati dall’attacco militare alla chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, ha assicurato al parroco , Don Gabriele Romanelli e a tutta la comunità parrocchiale, la sua vicinanza spirituale e ha affidato le anime dei defunti all’amorevole misericordia di Dio Onnipotente.
Il Pontefice ha assicurato la Sua preghiera di consolazione per coloro che sono nel lutto e per la guarigione dei feriti e ha rinnovato il Suo appello per un immediato cessate il fuoco, esprimendo la Sua profonda speranza di dialogo, riconciliazione e pace durevole nella regione.
Quest’oggi, un comunicato del Patriarcato Latino ha fatto sapere che :”A seguito del grave attacco al complesso della Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, insieme a Teofilo III°, Patriarca Greco-Ortodosso di Gerusalemme, sono entrati questa mattina a Gaza come parte di una delegazione ecclesiastica, esprimendo la comune sollecitudine pastorale delle Chiese di Terra Santa e la loro preoccupazione per la comunità di Gaza”, spiegando che “Durante la loro permanenza, la delegazione incontrerà i membri della comunità cristiana locale, porgerà le condoglianze e la solidarietà e sarà al fianco di coloro che sono stati colpiti dai recenti eventi. Il Cardinale Pizzaballa valuterà personalmente le esigenze umanitarie e pastorali della comunità, per contribuire a guidare la presenza e la risposta continua della Chiesa. Il Patriarcato Latino rimane saldo nel suo impegno nei confronti della comunità cristiana e dell’intera popolazione di Gaza. Non saranno dimenticati, né abbandonati”.
Il Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, confermando la missione del Patriarca Latino di Gerusalemme Pizzaballa e del Patriarca Greco-Ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III°, ha dichiarato: “Sono in contatto con il cardinale Pizzaballa che assieme al patriarca Teofilo sta entrando a Gaza con un carico di 500 tonnellate di aiuti per la popolazione civile. Il Governo italiano chiede a Israele di interrompere le azioni militari e di garantire in maniera totale la sicurezza dei due inviati nella loro importante missione. Israele e Hamas devono raggiungere un cessate il fuoco, la guerra a Gaza deve cessare, bisogna scegliere definitivamente la via del negoziato diplomatico per interrompere gli attacchi che coinvolgono la popolazione civile, per liberare tutti gli ostaggi israeliani, per far entrare al più presto gli aiuti necessari”.
In mattinata, i media vaticani hanno riferito che Papa Leone XIV° ha telefonato al Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, al quale ha detto: “È ora di finire con questa strage”, notizia confermata dal Patriarca Latino Pizzaballa, che ha affermato: “Sulla nostra strada proprio al confine con Gaza , mentre ci recavamo, il Patriarca greco-ortodosso e io, insieme alla nostra delegazione, a Gaza , per una visita di solidarietà alla parrocchia e alle famiglie delle vittime e a tutta la comunità, Sua Santità Papa Leone XIV° ha chiamato per esprimere la sua vicinanza, il suo affetto, la sua preghiera, il suo supporto e anche la sua intenzione di fare tutto il possibile perché si arrivi non solo al cessate il fuoco, ma alla fine di questa tragedia. Papa Leone ha ripetuto più volte che è ora di finire con questa strage e che quello che è accaduto è ingiustificabile e bisogna fare in modo che non ci siano più vittime. A nome del Patriarcato latino ma anche di tutte le Chiese di Terra Santa, vogliamo ringraziare Sua Santità per questa vicinanza, per la preghiera di cui eravamo già assicurati anche in precedenza e gli assicuriamo anche da parte di tutta la comunità di Gaza, fratelli e sorelle, sacerdoti, religiosi e religiose, la preghiera e un ringraziamento al Santo Padre”.
Più tardi, la Sala stampa vaticana, citata dal media Ynet, ha reso noto, mediante comunicato, che: “Nella mattinata, Leone XIV ha ricevuto, nella residenza di Castel Gandolfo, una telefonata da parte di Benjamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele, in seguito all’attacco militare dell’esercito israeliano avvenuto ieri che ha colpito la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, nella quale “ha rinnovato il suo appello affinché venga ridato slancio all’azione negoziale e si raggiunga un cessate il fuoco e la fine della guerra. Ha espresso nuovamente preoccupazione per la drammatica situazione umanitaria della popolazione a Gaza, il cui prezzo straziante è pagato in modo particolare da bambini, anziani, persone malate. Il Santo Padre ha ribadito l’urgenza di proteggere i luoghi di culto e soprattutto i fedeli e tutte le persone in Palestina ed Israele”
Secondo quanto riferito dal media israeliano, Canale 12, il Premier israeliano, Netanyahu, ha informato Papa Leone XIV° che i negoziati per il rilascio degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza sono in una fase avanzata e che un accordo con Hamas sarebbe vicino.
A detta di una fonte israeliana, infatti, ieri sera , i mediatori, Qatar, Egitto e USA, hanno presentato una nuova proposta alle parti e Israele è ora in attesa della risposta di Hamas.
Tale proposta, come riportato dal media Axios, prevederebbe: un cessate il fuoco di 60 giorni, il rilascio di 10 ostaggi vivi e 18 morti, il rilascio di prigionieri palestinesi in Israele e l’aumento degli aiuti alla Striscia.
Tuttavia, il portavoce del braccio armato di Hamas, in un video , ha accusato Israele di avere respinto una proposta di accordo sul rilascio degli ostaggi avanzata durante i colloqui.
Immediata, la replica di Israele, con un alto funzionario del governo Netanyahu, che ha dichiarato: “Israele è pronto a portare a termine i negoziati con Hamas, ma il rifiuto e la reticenza sollevano dubbi sulla sua serietà”.
Lo stesso funzionario israeliano, in una conferenza stampa ,citata da Times of Israel, ha detto: “Non appena Hamas aprirà la strada saremo in grado di fare progressi. Le operazioni delle Idf in corso a Gaza dimostrano che il tempo gioca a favore di Israele”.
Tornando a quanto accaduto alla chiesa sella Sacra Famiglia, stamane, i Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme si sono recati ivi per portare vicinanza e aiuti alla popolazione locale e hanno fermamente condannato tale raid, affermando: “I luoghi di culto sono spazi sacri che devono essere protetti. Sono inoltre protetti dal diritto internazionale. Prendere di mira una chiesa che ospita circa 600 rifugiati, tra cui bambini con bisogni speciali, è una violazione di queste leggi. È anche un affronto alla dignità umana, un calpestamento della sacralità della vita umana e una profanazione di un luogo sacro. In un’unità incrollabile, denunciamo fermamente questo crimine”.
In un comunicato , riportato dall’agenzia Dire, i Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme hanno fatto appello alla comunità internazionale “affinché si adoperi per un cessate il fuoco immediato a Gaza che ponga fine a questa guerra. Li imploriamo inoltre di garantire la protezione di tutti i siti religiosi e umanitari e di provvedere al sollievo delle masse affamate in tutta la Striscia di Gaza. Le nostre preghiere e il nostro sostegno – conclude la dichiarazione – rimangono costanti, invocando giustizia, pace e la cessazione delle sofferenze che si sono abbattute sul popolo di Gaza”.
Intanto, in queste ore, sono proseguiti i raid israeliani sulla Striscia di Gaza, nei quali, secondo Al Jazeera, sono state uccise 30persone , di cui 7 , in attesa presso i centri di distribuzione degli aiuti umanitari gestiti da Israele e dagli USA.
Inoltre, l’esercito israeliano ha diffuso un comunicato in cui ha dichiarato di aver ucciso domenica un importante terrorista della Jihad islamica nella Striscia di Gaza settentrionale.
L’ufficio stampa del governo di Berlino ha poi fatto sapere che il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha avuto un colloquio telefonico con il Premier israeliano Netanyahu, nel quale ha espresso la speranza di un rapido cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e ha chiesto che tutti gli ostaggi siano rilasciati immediatamente, ribadendo che gli aiuti umanitari devono raggiungere la popolazione nella Striscia ed esprimendosi a favore della ricerca di un ordine postbellico praticabile per Gaza, nel quale è necessario il disarmo di Hamas.
Quanto alla situazione in Siria, Damasco ha accusato i drusi di aver violato l’accordo di cessate il fuoco, mediato dagli USA, in vigore a Sweida, , in conseguenza del quale le forze governative si sono ritirate dalla città , dove nei giorni scorsi vi sono stati violenti scontri tra la comunità dei drusi e le tribù di beduini combattenti ,che hanno causato centinaia di morti, originati, secondo le fonti, da un’aggressione, avvenuta domenica scorsa, a un venditore druso da parte di combattenti beduini.
Damasco, alla luce degli attacchi dell’esercito d’Israele, ha anche messo in guardia contro “la continua e palese ingerenza israeliana negli affari interni della Siria, che porta solo a ulteriore caos e distruzione e complica ulteriormente la situazione regionale”.
Pertanto, il portavoce del ministero dell’Interno siriano ha fatto sapere che le forze di sicurezza siriane si stanno preparando a schierarsi nuovamente nella città di Sweida.
In merito, il Presidente turco Erdogan ha avuto una conversazione con il Presidente russo Putin riguardo cui, la presidenza , in un post social, ha scritto: “Rilevando che gli scontri in corso a seguito del ritiro delle forze di sicurezza siriane da Sweida minacciano l’intera regione, il Presidente Erdogan ha sottolineato che Israele non dovrebbe violare la sovranità della Siria. Il Presidente Erdogan ha affermato che l’obiettivo della Turchia è garantire il ripristino della stabilità e della sicurezza in Siria, nonché l’immediata rinascita del Paese”.
Infine, in merito alle tensioni con l’Iran , il ministro degli Esteri iraniano Araghchi ha avuto un colloquio telefonico il suo omologo egiziano Aaty sugli “sviluppi regionali”, nel quale ha sottolineato la necessità di adottare una posizione regionale unitaria per “contrastare le politiche espansionistiche e l’aggressione di Israele”.
Il ministro degli Esteri egiziano Aaty ha ribadito il sostegno dell’Egitto all’unità della Siria.
Poi, il , il ministro degli Esteri iraniano Araghchi , in un post social, in riferimento a una telefonata congiunta avuta con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Kaja Kallas, e i ministri degli Esteri dei Paesi firmatari dell’accordo sul nucleare trovato nel 2015: Francia, Germania e Gran Bretagna, riguardo alla possibile ripresa dei negoziati con gli USA sul programma nucleare, interrottisi in seguito agli attacchi di Israele e Usa contro il territorio iraniano , avvenuti a giugno, ha scritto: “Qualsiasi nuovo giro di colloqui è possibile solo quando la controparte è pronta per un accordo nucleare equo, equilibrato e reciprocamente vantaggioso. Sono stati gli Stati Uniti ad abbandonare il tavolo delle trattative a giugno di quest’anno, scegliendo invece un’opzione militare, non l’Iran”.
Secondo quanto riferito dal Ministero degli Esteri francese, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Kaja Kallas e Francia, Germania e Gran Bretagna hanno comunicato all’Iran la loro “determinazione a riattivare le sanzioni ONU, se nelle prossime settimane non ci saranno progressi verso un accordo sul programma nucleare di Teheran”.
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