di Federica Marengo lunedì 23 giugno 2025

-Dopo l’attacco degli USA a tre dei principali siti nucleari iraniani: Fordow, Nantz e Isfahan nella notte fra sabato e domenica scorsi, anche questa mattina, così come nelle ore precedenti, sono continuati gli attacchi incrociati tra Israele e Iran.
Nella mattinata, una pioggia di missili balistici lanciati da Teheran si è abbattuta su diverse città israeliane; attacchi cui Tel Aviv ha risposto con altrettanti raid aerei su 6 aeroporti iraniani, sulla Tv di Stato , sull’Università, sul carcere di Evin, base dei Pasdaran, di cui sarebbero stati uccisi una decina, volto a liberare i dissidenti , affinché questi contribuiscano al crollo del regime di Teheran.
Il Presidente USA Trump, infatti, nelle sue dichiarazioni, oltre alla fine del programma nucleare dell’Iran grazie all’operazione americana, ha evocato anche un possibile cambio di regime.
Da Teheran, la Guida suprema Khamenei , la Guardia Rivoluzionaria, il Presidente Pezeshkian e il ministro degli Esteri Araghchi , si sono detti pronti alla vendetta contro Israele e gli USA.
In particolare, il ministro degli Esteri iraniano Araghchi, quest’oggi ,si è recato a Mosca, al Cremlino, per incontrare il Presidente russo Putin, che, condannando l’azione degli USA a supporto di Israele, ha parlato di un’aggressione contro l’Iran “non provocata e senza giustificazioni”.
Il portavoce del Cremlino Peskov, poi, nel consueto punto stampa, alla domanda sul supporto in armi a Teheran, ha risposto: “Stiamo facendo ogni sforzo per dare assistenza al popolo della Repubblica islamica . Tutto dipende dalle esigenze di Teheran”, ribadendo la proposta di Mosca come mediatrice tra Iran e Israele e USA.
Intanto, se tra le risposte al vaglio del Parlamento e del Consiglio Supremo all’attacco degli USA sui siti nucleari iraniani vi è la chiusura dello stretto di Hormuz, per il quale passa oltre il 30% del petrolio e del gas mondiali, al fine di innescare un innalzamento dei prezzi e una crisi energetica, che però avrebbe ripercussioni sullo stesso Iran, è stata già attuata da Teheran, secondo Axios, la risposta militare, con un attacco missilistico sulle basi USA nel Medio Oriente, a cominciare da quella in Qatar, che ha chiuso temporaneamente lo spazio aereo, sebbene l’Iran abbia precisato che non si tratta di una minaccia per Doha. Il Qatar però ha espresso “ferma condanna per l’attacco alla base aerea di Al Udeid da parte dei Guardiani della rivoluzione iraniani”, che “non ha causato vittime”, sottolineando che “si riserva il diritto di rispondere direttamente in modo proporzionale alla natura e alla portata di questa palese aggressione, in conformità con il diritto internazionale”.
“Al sicuro altrove”, i 10 militari italiani operativi presso la suddetta base americana in Qatar.
L’Amministrazione USA ha fatto sapere che il Presidente Trump e i vertici militari americani sono nella Situation Room per monitorare gli attacchi.
Inoltre, l’Iran, sempre attraverso il Parlamento, vorrebbe interrompere la collaborazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ritenendola responsabile degli attacchi Israele-USA con la sua relazione sull’arricchimento di uranio di Teheran, oltre i limiti previsti dal Trattato di non proliferazione nucleare e, dunque, prova della costruzione in atto della bomba atomica.
Proprio l’Aiea ha lanciato un appello alle parti per il cessate il fuoco che consenta un accesso ai siti nucleari per un’ispezione e alle scorte di uranio iraniane.
Anche la Cina, che ha condannato l’attacco USA sui siti nucleari dell’Iran, ha chiesto di fermare l’escalation, incalzata dal segretario di Stato americano Rubio, che ha sottolineato la necessità che Pechino medi con l’Iran affinché non proceda alla chiusura dello stretto di Hormuz.
Una eventualità, quest’ultima, che preoccupa anche Bruxelles, dove stamane si è riunito il Consiglio Affari Esteri. Presente per l’Italia, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Tajani, che , in proposito, ha dichiarato: “Al ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ho espresso la preoccupazione, la richiesta di non intervenire con la chiusura di Hormuz, che potrebbe provocare danni enormi all’economia innanzitutto iraniana, ma anche a tutti gli altri Paesi, compresa la Cina”.
Poi, in merito all’aumento delle spese per la Difesa, uno dei temi al centro del vertice, Tajani ha detto: “Il 5% è entro il 2035. L’Italia un ruolo importante nella Nato, ha un ruolo importante in Occidente, abbiamo preso degli impegni, del 2%, andremo avanti nella discussione per vedere poi che tipo di interventi fare, avendo ottenuto sia un prolungamento dei termini, sia una flessibilità. Credo che potremmo, entro il 2035, raggiungere un obiettivo che non è soltanto una spesa per la difesa, deve essere una spesa per la sicurezza, che è qualcosa di più ampio e quindi anche la sicurezza è una garanzia per i cittadini, non è soltanto una scelta di tipo esclusivamente militare. Questa è la nostra linea e andremo avanti, discutendo, confrontandoci con gli altri”.
Infine, riguardo alla questione della sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele, discussa al Consiglio e, che vede tra gli Stati membri favorevoli la Spagna, il Vicepremier e ministro Tajani ha spiegato: “L’Italia è contraria alla sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele. La nostra posizione è diversa da quella della Spagna. E’ importante mantenere aperti i rapporti con Israele; ciò ha facilitato l’evacuazione di alcuni civili da Gaza”.
Sempre per l’Italia, questo pomeriggio, la Presidente del Consiglio Meloni ha tenuto alla Camera le sue Comunicazioni in vista del Consiglio UE del 26 e del 27 giugno, in discussione domani mattina al Senato.
Riguardo il Medio Oriente, dossier che sarà al centro del Vertice Ue, la Premier , che ieri ha tenuto un vertice con Governo e intelligence e ha avuto colloqui con tutti i principali leader a partire dal Premier britannico Starmer e dal Cancelliere tedesco Merz, e con il Presidente della Repubblica Mattarella, ha detto: “Il Consiglio Europeo si concentrerà, naturalmente, sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente, a partire dalla crisi che coinvolge Israele e Iran, che si è aggravata in queste ultime ore, a seguito dell’attacco statunitense a tre siti nucleari iraniani. Chiaramente in quest’Aula comprendiamo tutti molto bene i potenziali enormi rischi derivanti da un’ulteriore destabilizzazione di una regione già molto provata, e penso anche che in questa fase così delicata sia importante il dialogo tra governo e Parlamento, tra governo e opposizione per il bene e la sicurezza degli interessi della nostra Nazione. Farò ovviamente del mio meglio per mantenere, per ampliare, questo dialogo. Approfitto, n primo luogo, per confermare quanto è già stato dichiarato dal Ministro degli Esteri Tajani e dal Ministro della Difesa Crosetto, in questi giorni, circa il fatto che nessun aereo americano è partito da basi italiane e che la nostra Nazione non ha in alcun modo preso parte alla operazione militare. Detto questo, ieri mattina, dopo gli attacchi, ho convocato una riunione d’urgenza con i vicepremier, con i Ministri competenti, con i vertici dell’intelligence, per valutare la situazione e gli scenari collegati. La nostra priorità è stata, ovviamente, la sicurezza dei nostri connazionali -civili e militari – presenti nella regione e l’esame dei possibili impatti securitari ed economici sull’Italia, a partire da quelli legati all’ambito energetico. Sulla situazione dei nostri connazionali, un convoglio con 122 persone a bordo è partito da Israele ed ha raggiunto ieri l’Egitto, da dove chiaramente i cittadini italiani saranno riportati in Patria. Stiamo lavorando anche per ridurre in maniera ordinata la nostra presenza a Teheran, portando fuori dal Paese , via Azerbaijan,i connazionali che ne hanno fatto richiesta. Questa mattina un nuovo convoglio, il terzo, guidato dai carabinieri, con circa 67 persone a bordo, inclusi alcuni dipendenti dell’Ambasciata, si è messo in viaggio verso Baku. Si stanno predisponendo le attività per far partire un ulteriore convoglio nei prossimi giorni a seconda dell’evoluzione della situazione sul terreno, ed è allo studio la possibilità di ricollocare temporaneamente la nostra ambasciata in Oman, da valutare chiaramente quando tutti gli italiani saranno al sicuro. L’acuirsi della crisi genera, ovviamente, molta preoccupazione, per le possibili ripercussioni in tutto il Medio Oriente e oltre. Stiamo vagliando le ipotesi di risposta da parte iraniana e in particolare stiamo monitorando Hormuz, uno stretto strategico per le economie globali, capace di condizionare il prezzo del petrolio e dell’energia a livello mondiale. Ma, in ogni caso, ci siamo già occupati di assicurare all’Italia gli approvvigionamenti energetici necessari. Sulla crisi, la posizione del governo italiano rimane una posizione chiara. Noi consideriamo molto pericolosa l’ipotesi che l’Iran si doti dell’arma nucleare. Un Iran come potenza nucleare non rappresenterebbe solamente un pericolo vitale per Israele, ma avvierebbe una rincorsa a dotarsi di armi atomiche da parte degli altri attori dell’area, innescando un effetto domino che sarebbe molto pericoloso anche per noi. Siamo convinti che solo un’azione diplomatica coordinata possa garantire la pace nella regione. È la ragione per la quale avevamo sostenuto con convinzione le negoziazioni tra USA e Iran. Abbiamo ospitato come sapete a Roma, in questi mesi, due round negoziali e siamo pronti a fare la nostra parte anche oggi. Ma è giunto il tempo di abbandonare ambiguità e distinguo: l’Iran deve evitare ritorsioni contro gli Stati Uniti e cogliere l’opportunità, oggi, di un accordo con Washington sul proprio programma nucleare, consapevole che è possibile portare avanti un programma civile in un modo che garantisca la totale assenza di fini militari. Gli Emirati Arabi Uniti in questo senso sono un modello nella regione. Con questo obiettivo, in queste ore, ho ovviamente mantenuto contatti costanti con gli alleati del G7 e i principali attori regionali, e tutti concordiamo su una azione coesa a favore di un ritorno ai negoziati. Il Ministro degli Esteri Tajani ha parlato più volte in questi giorni con il suo omologo iraniano, l’ultima volta questa mattina, e ha trasferito questi messaggi. Il Ministro Tajani è stato in contatto anche con il Segretario di Stato Rubio e ribadirà oggi a Bruxelles la nostra posizione alla riunione dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea, come io stessa farò al Consiglio Europeo e negli incontri con i leader a margine del vertice NATO. Ma in tutte queste occasioni ribadiremo anche un altro obiettivo prioritario per l’Italia: il cessate il fuoco a Gaza, dove, come già detto dal Governo in quest’aula, la legittima reazione di Israele a un terribile e insensato attacco terroristico sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente. Anche grazie all’impegno italiano, abbiamo condiviso questa necessità in ambito G7, e siamo soddisfatti del fatto che il riferimento al cessate il fuoco nella Striscia sia incluso nella Dichiarazione finale dei leader al Vertice di Kananaskis. Siamo convinti che sia necessario, e possibile, cogliere il momento per ottenere finalmente una cessazione delle ostilità sulla Striscia – anche per permettere l’ingresso degli aiuti umanitari e porre fine alle sofferenze della popolazione civile, che ha patito troppo e troppo a lungo – e più in generale per allentare la tensione nella regione. A questo obiettivo fondamentale stiamo ora dedicando i nostri principali sforzi. Ribadiamo il nostro forte sostegno alla mediazione intrapresa da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Il futuro della Striscia può iniziare solo con la liberazione degli ostaggi e il disarmo di Hamas. Una cessazione permanente delle ostilità è necessaria anche per poter avviare la sfida della ricostruzione, in cui – come ho già detto – credo che le Nazioni arabe debbano svolgere un ruolo preminente. E in cui, è chiaro, Hamas non potrà invece avere alcun ruolo. Per la Palestina, siamo pronti a fornire il nostro contributo per un assetto futuro in cui i due popoli possano convivere in pace, dignità e sicurezza, in cui i terroristi non possano avere alcun ruolo, in cui la Striscia di Gaza non possa mai più essere una piattaforma per attacchi verso Israele. Al contrario, nel quadro di una soluzione concordata, una riformata Autorità Palestinese dovrebbe, a nostro avviso, assumere responsabilità sempre maggiori di governo e la gestione della sicurezza sia in Cisgiordania che a Gaza. Per ottenere questi risultati sono necessarie scelte coraggiose, in primo luogo da parte di Israele. È necessario un processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati, con garanzie di sicurezza reali e credibili per Israele e una piena normalizzazione dei rapporti con il mondo arabo e islamico, portando a compimento il processo avviato con gli Accordi di Abramo. L’Italia, attore determinante nel sostegno concreto alla popolazione di Gaza, sia in termini di finanziamenti stanziati sia di aiuti umanitari consegnati, intende inoltre portare in sede di Consiglio europeo l’esperienza maturata con l’iniziativa Food for Gaza per rafforzare l’azione umanitaria dell’Unione europea. E consentitemi, in quest’Aula, di ringraziare gli operatori umanitari, i medici e i paramedici che operano in prima linea nella Striscia. Siamo loro vicini e faremo di tutto per sostenerli e proteggerli. E proprio in questi giorni, il Governo si è impegnato a stanziare ulteriori aiuti per OMS e UNICEF per attrezzature sanitarie e assistenza a donne e bambini. E da ultimo, l’Italia ha coordinato l’evacuazione di 70 palestinesi dalla Striscia di Gaza, tra i quali anche il piccolo Adam insieme a sua madre, la dottoressa Alaa al-Najjar, unici sopravvissuti di una famiglia di dodici persone. Ma oltre l’emergenza, se allarghiamo lo sguardo, noi cominciamo a vedere un Medio Oriente profondamente cambiato. Assad è caduto e abbiamo una nuova Leadership a Damasco. Hezbollah è indebolito e il Libano ha una nuova dirigenza che dobbiamo sostenere e che può davvero voltare pagina, superando le molte crisi che hanno attanagliato quella Nazione negli ultimi anni. La ripresa economica di entrambi i Paesi e la ricostruzione non solo delle infrastrutture, ma anche del tessuto sociale libanese e siriano, sono cruciali per gli equilibri di lungo periodo della regione e non solo della regione. In Libano, l’Italia intende continuare a sostenere le esigenze umanitarie della popolazione, avviando al contempo progetti con effetti duraturi. Per la Siria, abbiamo annunciato a Bruxelles uno stanziamento da 50 milioni di euro, che saranno destinati a interventi nei settori dell’assistenza e del reintegro dei rifugiati, protezione dei soggetti vulnerabili, infrastrutture, sicurezza alimentare, salute e protezione del patrimonio culturale. La rimozione delle sanzioni economiche dell’Unione europea alla Siria determina una congiuntura storica chiave per il Medio Oriente. L’Italia farà il possibile perché il Consiglio europeo ne colga le potenzialità, per definire un nuovo ‘triangolo di stabilità’ tra Libano, Siria e il futuro Stato palestinese, che avrebbe effetti cruciali anche per la sicurezza di Israele. Ci sono, infatti, in tutto il mondo arabo, e in particolare nel Golfo, leader interessati a un futuro di pace e di opportunità economiche, che sono pronti a lavorare a un quadro regionale in cui Israele possa essere pienamente integrato, come un partner e non un nemico. Una regione proiettata nel futuro, che esporta tecnologia e ricchezza in luogo di instabilità e terrorismo. Un cambiamento epocale che gli estremisti proveranno a contrastare in ogni modo, soprattutto facendo ricorso alla cinica strategia degli attentati contro la popolazione inerme. In questo contesto rientra probabilmente il terribile attentato che ieri ha colpito la Chiesa di Sant’Elia a Damasco, causando decine di vittime tra i fedeli. Alle comunità cristiane e siriane vogliamo esprimere il nostro più sentito cordoglio. L’Italia, insomma, è impegnata nella ricerca di soluzioni serie e concrete e non è interessata alle speculazioni perché la difficilissima situazione che sta vivendo il Medio Oriente non lo consente. La riconoscenza della popolazione palestinese ed israeliana per quanto ha fatto e sta facendo l’Italia è l’unica cosa che ha importanza per noi. E lo voglio dire agli italiani: siate fieri di quello ha fatto l’Italia, non solo le istituzioni ma il mondo del volontariato, i militari, l’intelligence, i nostri medici, i nostri infermieri, per aiutare le persone comuni che vivevano un momento drammatico. Porteremo queste riflessioni in Consiglio europeo, ma il punto di partenza, ribadisco, resta il cessate il fuoco a Gaza e la ripresa delle negoziazioni tra le parti sul conflitto in Iran, condizioni necessarie a definire una nuova architettura politica e di sicurezza”.
Ieri, poi, nel corso del Comitato nazionale di Ordine e Sicurezza , cui hanno preso parte forze dell’Ordine , agenzie di intelligence e strutture per la cybersicurezza, l’Italia ha elevato il massimo stato di allerta sugli obiettivi sensibili USA-Israele e Vaticano.
Degli ultimi risvolti della crisi in Medio Oriente , come della guerra in Ucraina e dell’aumento delle spese per la Difesa da parte degli Stati UE, si parlerà anche la vertice Nato all’Aja previsto per il 24 e il 25 giugno, e il Segretario dell’Alleanza Atlantica Rutte, alla vigilia del summit, in conferenza stampa, ha dichiarato: “Non sono d’accordo con chi considera l’attacco degli Usa in Iran come in contrasto col Diritto internazionale. Anche per la Nato, l’Iran non deve avere l’arma atomica. Dato che Teheran è pesantemente coinvolta nella guerra condotta dalla Russia contro l’Ucraina, poiché fornisce droni a Mosca, il tema emergerà nelle discussioni nel corso del vertice. La mia principale paura è che Teheran possa avere la bomba atomica, sarebbe una minaccia per Israele e l’intera regione. Sulle spese nella difesa: l’obiettivo di investire il 5% del Pil, salvo il compromesso raggiunto con la Spagna, è un salto quantico che rende l’Alleanza più forte e letale”.
Nel frattempo, proseguono gli attacchi israeliani su Gaza, dove quest’oggi 21 persone sono state uccise in un raid su Jabaliya e l’Humanitarian Foundation , sostenuta da Israele e USA, ha dichiarato che “la popolazione ha disperatamente bisogno di maggiori aiuti”.
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