di Federica Marengo giovedì 19 giugno 2025

-Nella notte, ancora attacchi incrociati tra Israele e Iran. Una serie di esplosioni si sono udite nel centro di Tel Aviv, dovute a un lancio di missili balistici da parte di Teheran che ha fatto scattare le sirene di allarme e correre la popolazione israeliana nei rifugi. Colpite anche le zone del centro e del sud di Israele , come la città di Gush Dan, mentre danni a strutture sono stati accertati nel Negev.
Questa mattina poi, Teheran ha lanciato altri 30 missili balistici che hanno colpito l’ospedale Soroka di Beer Sheva, nel sud d’Israele. Il reparto che ha subito danni , però, era già stato sgomberato nella giornata di ieri, tuttavia l’attacco, che pare fosse diretto al vicino quartier generale del Comando e dell’intelligence dell’esercito israeliano e al campo di intelligence militare del Parco Tecnologico di Gav-Yam, ha causato il ferimento di 65 persone.
Il Premier israeliano Netanyahu ha reagito al raid, dichiarando che “l’Iran pagherà un prezzo alto”, seguito dal ministro della Difesa Katz che ha affermato che la Guida suprema “Khamenei pagherà per i crimini di guerra compiuti” , che gli attacchi da parte di Israele sull’Iran si intensificheranno, e che saranno colpiti obiettivi governativi a Teheran e obiettivi strategici in Iran, per rimuovere le minacce contro Israele e indebolire il regime degli ayatollah.
Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, a margine della visita a Be’er Sheva, nel sud di Israele dove il Soroka Medical Center è stato colpito nelle scorse ore da un missile iraniano, secondo il Times of Israel, ha detto: “Continueremo la nostra operazione in Iran e non ci fermeremo neanche per un minuto fin quando la missione non sarà stata completata. Abbiamo un piano ben dettagliato e sappiamo esattamente quello che stiamo facendo. Continueremo a colpire gli obiettivi militari e l’infrastruttura dei missili balistici”.
Israele, a sua volta, ha ordinato lo sgombero alla popolazione iraniana residente nell’area di Arak-Khondab, dove si trova un reattore nucleare ad acqua pesante, che poi ha attaccato, come pure ha attaccato nuovamente l’impianto nucleare di Natanz.
Più tardi, il Premier Netanyahu, in un’intervista all’emittente pubblica israeliana Kan, ha sottolineato che: “La questione del cambio di regime o della sua caduta è prima di tutto una questione che riguarda il popolo iraniano. Non c’è sostituto per questo. Ed è per questo che non l’ho presentato come un obiettivo. Potrebbe essere un risultato, ma non è un nostro obiettivo dichiarato”.
Secondo i media americani, il Presidente Trump si starebbe preparando ad attaccare l’Iran e , in particolare il sito di Fordow, entro il fine settimana, ma attende possibili negoziati e soprattutto la resa incondizionata e la rinuncia all’arma atomica da parte di Teheran. Il numero uno della Casa Bianca , dunque, non avrebbe ancora deciso, anche se, per il Wall Street Journal, avrebbe già approvato i piani di attacco, trattenendo però l’ordine finale.
Ieri, il Presidente Trump , al termine di una riunione nella situation room, con lo staff e i segretari Rubio (Esteri) e Hegseth (Difesa), aveva dichiarato alla stampa: “Sto perdendo la pazienza, non ho ancora deciso se attaccare. Potrei farlo o non farlo. Ritengo che Teheran fosse a poche settimane dal possedere l’arma atomica. L’Iran , ora chiede di negoziare , ma è troppo tardi. Non ha difese”, per poi aggiungere: “Non è mai troppo tardi”.
Nel frattempo, il Pentagono ha mobilitato una terza portaerei nucleare, che sarà diretta nel Mediterraneo e jet in grado di trasportare ordigni anti-bunker.
Secondo il Times of Israel, che cita un funzionario israeliano: “Israele si aspetta nelle prossime 24-48 ore una decisione del Presidente degli USA, Donald Trump, sull’entrata in guerra contro l’Iran”.
Dall’Iran, la Guida suprema Khamenei, che sarebbe nascosta in un bunker e, che ha trasferito i poteri esecutivi alla Guardia rivoluzionaria, in un messaggio alla Tv di Stato, ha risposto : “Se gli USA ci attaccano, i danni saranno irreparabili. Non ci arrenderemo mai. Israele sarà punito, non dimenticheremo.
Inoltre, l’Iran ha smentito sia che il Presidente Trump abbia consegnato un ultimatum definitivo, sia di aver ricevuto inviti a Washington per i negoziati e il ministro degli Esteri Araghchi ha dichiarato che “se gli USA entreranno nel conflitto, verrà data una lezione agli aggressori” e che “tutte le opzioni sono sul tavolo”.
Lo stesso Araghchi sarà domani a Ginevra per tenere dei colloqui sul programma nucleare di Teheran con i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna e con l’Alta rappresentante Ue per la Politica estera Kallas, la quale ha ribadito che la Commissione Ue non sostiene il cambio di regime e che non vi è l’unanimità tra gli Stati membri per la revoca dell’accordo di associazione Ue-Israele, questione, comunque al centro del Consiglio Affari Esteri di lunedì a Bruxelles.
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Baghaei, ha poi accusato l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica di essere “complice della guerra ingiusta da parte di Israele”, sebbene lo stesso direttore dell’AIEA, Grossi, in un’intervista a Sky News, abbia precisato di non avere prove che l’Iran lavori alla bomba atomica, ma che è stato riscontrato un preoccupante arricchimento di uranio pari al 60%, non riscontrato per altri Paesi.
Nuove minaccia sono arrivate dall’Iran anche quest’oggi. Il Consiglio dei Guardiani, che partecipa al processo decisionale in Iran ha fatto sapere che “se gli USA e il Presidente Trump commetteranno un errore e agiranno contro l’Iran, faranno i conti con una risposta dura”.
A ciò , si aggiunge, che , secondo quanto riportato dall’agenzia russa Tass, un membro del Comitato per la sicurezza nazionale del Parlamento di Teheran ha dichiarato che l’Iran sta prendendo inconsiderazione tra le opzioni sul tavolo, la chiusura dello Stretto di Hormuz come rappresaglia.
Lo stretto di Hormuz separa il Golfo dell’Oman dal Golfo Persico su cui si affacciano vari Stat: l’Iran, l’Iraq, il Kuwait, l’ Arabia Saudita, il Bahrain, il Qatar e l’ Oman e , da qui passa il 30 % del petrolio mondiale, oltre che il gas, rendendolo uno dei principali snodi per il commercio globale di idrocarburi.
Quindi, se l’Iran dovesse bloccare il passaggio, i prezzi del petrolio potrebbero subire un’impennata con conseguenze molto importanti sull’economia a livello globale.
Da Mosca, il portavoce del Cremlino Peskov, presente al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, ha ribadito la proposta del Presidente Putin che la Russia faccia da mediatrice tra Israele e Iran, respinta però dall’ Ue e dagli USA al G7 in Canada e ha sottolineato che “a un intervento degli USA nel conflitto seguirebbe una terribile spirale di escalation” e “una destabilizzazione dell’intera regione”.
Il Presidente cinese Xi Jinping, che in queste ore ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente russo Putin, secondo quanto riportato dall’agenzia cinese Xinhua, nel corso della conversazione con quest’ultimo, ha detto: “Il conflitto israelo-iraniano ha portato a un’improvvisa escalation delle tensioni in Medio Oriente e ha avuto anche un grave impatto sulla sicurezza globale. La comunità internazionale, in particolare le grandi potenze che esercitano un’influenza particolare sulle parti in conflitto, dovrebbe impegnarsi per promuovere un raffreddamento della situazione, anziché il contrario”.
Il consigliere diplomatico del Cremlino, Ushakov, ha poi spiegato che: “Sia Mosca che Pechino ritengono che una soluzione alla situazione attuale non possa essere trovata con la forza e che questa soluzione possa e debba essere raggiunta esclusivamente attraverso mezzi politici e diplomatici” e “hanno condannato unanimemente gli attacchi di Israele e si sono detti disponibili come mediatori tra le parti”.
Per l’Italia, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Tajani, a margine della riunione ministeriale a Taormina per le celebrazioni dei settant’anni delle Conferenza di Messina, rispondendo alle domande della stampa riguardo agli italiani e alle italiane in Israele e in Iran, ha detto: “Stiamo lavorando per facilitare l’uscita da Teheran e da Israele dei nostri connazionali che intendono lasciare questi Paesi. Stiamo organizzando dei voli charter che sono a pagamento perché non si tratta di una evacuazione ma di un aiuto e di un coordinamento agli italiani che intendono lasciare l’Iran e Israele. In Israele, ci sono circa 20 mila italiani, mentre in Iran erano 450 ma adesso credo siano 400”.
Poi, in merito alle ambasciate italiane, Tajani ha dichiarato: “Le nostre ambasciate stanno operando in questo momento in condizioni di grande difficoltà. Voglio ringraziare veramente tutto il personale diplomato e non diplomatico che lavora a Tel Aviv e a Teheran. Ci sono italiani da aiutare, non possiamo lasciare le nostre ambasciate: cerchiamo di fare tutto ciò che è possibile per garantire l’incolumità dei nostri connazionali”.
Infine, su un possibile coinvolgimento delle basi USA in Italia nel conflitto tra Israele e Iran, in caso di attacco americano, il Vicepremier e ministro Tajani ha detto: “In questa fase non abbiamo notizie di basi militari Usa in Italia coinvolte, non sappiamo cosa vorranno fare gli Stati Uniti. Voglio ringraziare il ministro degli Interni Matteo Piantedosi per quello che sta facendo per garantire la sicurezza dei nostri concittadini e dell’ambasciata di Israele a Roma, anche se è chiusa, ma è un possibile obiettivo. Polizia, carabinieri, guardia di finanza sono al lavoro per un’attività di prevenzione insieme all’intelligence, tutti meritano la nostra riconoscenza”.
Intanto, prosegue anche la guerra a Gaza, dove nelle ultime 24 ore, secondo il ministero della Sanità palestinese , i morti sono stati 144 e i feriti 560, e dove continuano anche i raid israeliani nelle aree dei centri aiuti ,per colpire, come dichiarato dall’Idf, obiettivi terroristici di Hamas.
©Riproduzione riservata