di Federica Marengo lunedì 3 marzo 2025

-Fra sabato e domenica scorsi, vi è stata una riunione del Governo israeliano, in coordinamento con gli USA, sull’accordo con Hamas per il cessate il fuoco scaduto il 1° marzo, nel quale Israele ha condiviso il piano dell’inviato speciale USA per il Medio Oriente Witkoff di prorogare di altri 50 giorni, ovvero per il Ramadan e la Pasqua ebraica (fino a metà aprile), la prima fase dell’accordo di tregua tra Tel Aviv a Hamas con conseguente liberazione di tutti gli ostaggi israeliani (59 in totale, di cui 24 ancora in vita) e scambio con detenuti palestinesi.
Nel dettaglio, metà ostaggi verrebbero rilasciati il primo giorno del cessate il fuoco esteso e gli altri ostaggi rimasti a fine del periodo di tregua, se raggiunto tra le parti un accordo sul cessate il fuoco permanente.
Hamas, tramite il suo portavoce, ha rifiutato di prorogare la prima fase dell’accordo, esortando Israele a non violare l’intesa siglata il 19 gennaio scorso e a dare seguito, come stabilito, ai negoziati sulla seconda fase, che prevede il ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia e la fine della guerra.
Tuttavia, Israele , in risposta al rifiuto di Hamas, ha bloccato l’arrivo di aiuti umanitari all’interno della Striscia (decisione condannata da Ue e Qatar, Paese mediatore e dal Regno Unito) e , alla luce delle accuse mosse da Hamas di “usare il cibo come arma di guerra” e di “violare il diritto internazionale”, e dell’avvertimento che “il tentativo di bloccare o ritardare la seconda fase dell’accordo potrebbe avere conseguenze umanitarie per gli ostaggi”, ha sottolineato che nelle ultime settimane di tregua a Gaza sono entrati 25.200 tir con aiuti sufficienti per 4 mesi.
A ciò, si aggiunge quanto riportato dal Times of Israel, su un piano di “massima pressione” di Israele su Hamas affinché accetti una nuova proposta che estenda la prima fase dell’accordo di cessate il fuoco e garantisca il rilascio degli ostaggi detenuti , redatto nelle ultime settimane e sostenuto dagli USA, che prevederebbe il trasferimento della popolazione da Gaza nord verso il sud della Striscia, tagli all’erogazione di elettricità e la “guerra totale” , ma questa volta con le bombe pesanti , il cui invio era stato interrotto dalla precedente amministrazione USA a guida Biden, mentre l’amministrazione Trump, sabato scorso ha dato il via libera all’invio a Israele degli ultimi 4 miliardi di armi ed equipaggiamenti militari.
A tal proposito, il piano sarebbe stato confermato dal ministro delle Finanze Smotrich, che ha parlato di interruzione dell’ingresso degli aiuti nella Striscia come “primo passo nella giusta direzione”, cui seguirà “il taglio di elettricità e acqua a Gaza e un attacco massiccio, letale e rapido che porterà alla conquista del territorio e all’incoraggiamento del piano Trump per la migrazione della popolazione”.
Inoltre, il Premier israeliano Netanyahu , nel suo intervento di oggi al Parlamento (Knesset) ha dichiarato: “Ci stiamo preparando per le prossime fasi della guerra della rinascita, su sette fronti. Non ci fermeremo finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi della vittoria: il ritorno di tutti gli ostaggi, la distruzione della capacità militare di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Se Hamas non rilascia gli ostaggi, pagherà un prezzo che non può immaginare. Hamas si è trincerato nella sua posizione di rifiuto dopo che Israele ha adottato lo schema Witkoff. Abbiamo la possibilità di tornare a combattere a partire dal 42° giorno dell’accordo se abbiamo l’impressione che i negoziati siano inutili”.
Quindi, ha precisato che Israele è ancora ancora nell’accordo con Hamas ma che potrebbe servire tornare ancora in guerra.
In tale frangente, vi sono stati degli scontri alla Knesset, tra le guardie di sicurezza del Parlamento israeliano e un gruppo di familiari di vittime del 7 ottobre e degli ostaggi che volevano accedere alla galleria degli ospiti per la riunione plenaria, nei quali due persone sono rimaste ferite.
Intanto, i ministri degli Esteri dei Paesi della Lega Araba si sono incontrati oggi al Cairo per discutere di un piano egiziano per la ricostruzione di Gaza, in alternativa alla proposta del Presidente Usa Donald Trump di trasferire i palestinesi fuori dalla Striscia e prenderne il controllo.
Tale piano egiziano, che sarà al centro di un vertice arabo previsto per domani, sempre al Cairo, non prevede lo spostamento della popolazione da Gaza e individua tre zone all’interno della città per trasferire i palestinesi durante un periodo iniziale di 6 mesi, dotate di case mobili e rifugi, con l’afflusso di aiuti umanitari. Prevista anche l’istituzione di un’amministrazione palestinese ad interim, non allineata né con Hamas né con l’Autorità nazionale palestinese (Anp), per gestire la Striscia e supervisionare gli sforzi di ricostruzione fino a quando non subentrerà una rinnovata Autorità palestinese, che amministrerebbe parti della Cisgiordania occupata.
Sul campo, nel frattempo, vi è stato un attacco aereo e via mare delle forze israeliane a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, nel quale almeno due palestinesi sono stati uccisi e altri tre feriti, mentre una persona è rimasta uccisa e quattro ferire in un attentato alla stazione centrale degli autobus di Haifa, nel nord di Israele.
Attacchi anche in Siria, con i media locali che hanno segnalato esplosioni nella città di Tartus, sulla costa siriana, “probabilmente causate da un attacco israeliano”, poi confermato dall’Idf, che ha fatto sapere di “aver preso di mira una struttura militare appartenente all’ex regime siriano nella città di Qardaha, a est di Latakia, dove erano conservate armi”.
©Riproduzione riservata