di Federica Marengo venerdì 28 febbraio 2025

-Con la fine della prima fase della tregua nella quale sono stati 33 gli ostaggi israeliani liberati da Hamas in cambio di detenuti palestinesi, sono ripresi da ieri al Cairo i negoziati per la seconda fase nella quale dovrebbero essere rilasciati tutti gli ostaggi israeliani e l’esercito di Tel Aviv dovrebbe lasciare la Striscia, ponendo fine alla guerra.
Tuttavia, il Premier israeliano Netanyahu vorerebbe prolungare la prima fase dell’accordo di altri 42 giorni per il rilascio di tutti gli ostaggi ( con lo schema secondo cui Hamas rilascerebbe tre ostaggi ogni settimana in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi), mentre Hamas, contraria, chiede che si entri subito nella seconda fase, evocando la violazione dell’accordo del 19 gennaio scorso da parte di Israele.
Quindi , non essendo stata raggiunta un’intesa ,il Premier israeliano Netanyahu, nonostante sia iniziato lo shabbat, la festa del sabato ebraico, ha annunciato per questa sera un vertice con ministri e funzionari della difesa per discutere sui negoziati con Hamas relativi ai prossimi passi dell’accordo per il cessate il fuoco.
Inoltre, la televisione Channel 13 ha riferito quanto sarebbe stato riportato da funzionari israeliani, ovvero: l’esito negativo dei colloqui al Cairo e la conseguente possibilità che il Premier Netanyahu decida di riprendere la guerra contro Hamas.
Secondo Haaretz che ha riportato fonti di Hamas, “gli ostaggi rappresentano un’importante carta vincente e non saranno rilasciati tutti, vivi e morti, finché non ci sarà una chiara posizione israeliana sulla fine della guerra”.
Le stesse fonti di Hamas hanno anche affermato che, “dopo aver parlato con i mediatori, altre forme di compromesso potrebbero produrre progressi, come lo scambio di rapiti malati e morti con detenuti palestinesi, o il miglioramento delle condizioni dei detenuti e l’aumento del flusso di aiuti verso la Striscia, compresi macchinari pesanti e rimorchi”.
Un funzionario dell’ufficio politico di Hamas, ha detto all’ Nbc News che “Hamas sarebbe pronto a cedere il potere politico e la governance amministrativa nella Striscia di Gaza a un governo di unità palestinese”, ma “non deporrà le armi in mancanza di uno Stato palestinese indipendente”, accusando Israele di “voler rallentare di proposito i negoziati sulla prossima fase del cessate il fuoco, al fine di avere un pretesto per riprendere la guerra”.
Quanto, all’auto che ieri ha travolto dei passanti ferendone 14 nell’area di Karkur vicino ad Haifa, nel Nord di Israele, Hamas ,come riporta Al Jazeera, ha sottolineato che l’attacco è “un messaggio al governo di occupazione estremista e ai suoi ministri sulle operazioni israeliane in corso in Cisgiordania ed è la risposta naturale ed eroica alla brutale aggressione e ai crimini in corso commessi da Israele”.
Infine, un’indagine dell’esercito israeliano ha stabilito che Hamas è riuscito a portare a termine l’attacco del 7 ottobre 2023 poiché l’Idf avrebbe valutato male le intenzioni di Hamas e ne avrebbe sottovalutato le capacità.
Intanto, sul campo, all’indomani del raid aereo nel quale sono rimaste uccise due persone, l’esercito israeliano ha dichiarato di aver ucciso nell’area di Hermel, nel nord del Libano, un membro di Hezbollah coinvolto nel traffico di armi dalla Siria e stamane, caccia e droni israeliani hanno sorvolato diverse zone nel sud del Libano, mentre il Premier libanese Nawaf Salam era in visita a una caserma a Tiro.
Il Premier libanese, Salam, ha ribadito l’impegno del governo a “rafforzare l’esercito, che ha la responsabilità di garantire la sicurezza del Paese, proteggere i cittadini e preservare la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale del Libano” e ha definito l’esercito “la spina dorsale della sovranità e dell’indipendenza”, sottolineando che “oggi sta svolgendo pienamente i suoi doveri, rafforzando il suo dispiegamento con determinazione e risolutezza per riportare la stabilità nel sud e garantire il ritorno sicuro della nostra gente nei loro villaggi e nelle loro case”.
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