
di Federica Marengo mercoledì 5 febbraio 2025
-Nel corso della conferenza stampa al termine dell’incontro a Washington tra il Presidente USA Trump e il Premier israeliano Netanyahu, il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che : “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza “, aggiungendo: “La possiederemo e ci occuperemo di smantellare tutte le bombe inesplose e altre armi pericolose, spianeremo il sito ed elimineremo gli edifici distrutti, creando uno sviluppo economico che fornirà un numero illimitato di posti di lavoro”, ribadendo la necessità che i palestinesi vadano in altri Paesi: “Potrebbero essere dei siti o potrebbe essere un unico grande sito dove le persone vivrebbero in tutta comodità e pace. L’unica ragione per cui i palestinesi vogliono tornare a Gaza è che non hanno alternative”.
Poi, Trump ha promesso di visitare presto Israele, Gaza e l’Arabia Saudita e ha detto che, se necessario saranno inviate a Gaza truppe USA per mantenere la sicurezza.
Il Premier israeliano Netanyahu, d’accordo con il piano del Presidente Trump, ha affermato: “Il piano di Donald Trump per Gaza potrebbe cambiare la Storia”.
D’accordo con il piano di Trump per Gaza anche l’ex ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Ben-Gvir , il ministro delle Finanze israeliano Smotrich , che ha promesso di lavorare per “seppellire definitivamente la pericolosa idea di uno Stato palestinese” e il leader del partito di opposizione israeliano Unità nazionale, Gantz, che ha definito le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Trump sul futuro di Gaza: “creative, originali e interessanti”, sottolineando: “Il capo della Casa Bianca ha dato un’ulteriore prova della profonda alleanza tra Stati Uniti e Israele. Ha dimostrato, non per la prima volta, di essere un vero amico di Israele e continuerà a stare al nostro fianco su questioni chiave di sicurezza”, per poi ribadire che “bisogna dare priorità al rilascio di tutti gli ostaggi detenuti a Gaza”.
Tuttavia, l’ambasciatore israeliano all’Onu ,Danny Danon, in un’intervista alla Cnn, pur sostenendo il piano del Presidente Trump per Gaza, ha detto: “Penso che siamo tutti d’accordo che dovrebbe essere richiesto il consenso delle persone a lasciare il luogo in cui vivono e il consenso degli altri paesi a riceverle”.
La posizione del Presidente Trump, che oltre alla stop ai finanziamenti all’UNRWA, ha anche annunciato l’uscita degli USA dal Consiglio Onu per i diritti umani, seguito da Israele, è stata ribadita dal Segretario di Stato americano Rubio, che, in un post social, ha dichiarato: “Gaza deve essere libera da Hamas. Come ha detto oggi Potus, gli Stati Uniti sono pronti a guidare e a Rendere Gaza di Nuovo Bella. Il nostro obiettivo è una pace duratura nella regione per tutte le persone”, riecheggiato dall’inviato speciale USA per il Medio Oriente Witkoff, che ha detto: “Tutti vogliono vedere la pace nella regione”, il che “significa una vita migliore per i palestinesi: una vita migliore non è necessariamente legata allo spazio fisico in cui ti trovi oggi. Una vita migliore riguarda migliori opportunità, migliori condizioni finanziarie, migliori aspirazioni per te e la tua famiglia. L’intenzione di Donald Trump di prendere il controllo di Gaza, e trasferire per sempre i palestinesi, darà speranza. Trump sta dicendo al Medio Oriente che il modo in cui sono state fatte le cose negli ultimi 50 anni non è stato quello corretto e le cambierà le cose perché non hanno funzionato. Sta anche dicendo al Medio Oriente che vuole essere trasparente con il popolo palestinese: Gaza oggi è inabitabile e probabilmente lo sarà per almeno i prossimi 10 o 15 anni. Questo è quanto lavoro deve essere fatto”.
Contraria al piano: l’Arabia Saudita, che, in una nota, ha dichiarato: “La posizione del Regno dell’Arabia saudita per quanto riguarda la creazione di uno Stato palestinese è ferma e inamovibile. Riyad non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele senza il raggiungimento di questo obiettivo, cioè la soluzione a due Stati (con capitale Gerusalemme est). L’Arabia saudita sottolinea il suo categorico rifiuto di qualsiasi azione che violi i legittimi diritti del popolo palestinese, inclusa la politica di occupazione israeliana, l’annessione dei territori palestinesi o i tentativi di sfollamento forzato dei palestinesi”.
No al piano del Presidente degli USA Trump anche da parte della Turchia, con il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, che ha definito “inaccettabile” la proposta, e della Cina, con il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, che ha evidenziato: “La Cina ha sempre sostenuto che il governo palestinese sui palestinesi è il principio fondamentale della governance di Gaza nel dopoguerra e siamo contrari al trasferimento forzato dei residenti di Gaza”.
Contrarietà è stata espressa anche da Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina e dal leader dell’Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas, che, in Giordania per incontrare il Re Abdullah II°, all’agenzia palestinese Wafa, ha dichiarato: “Non permetteremo vengano attaccati i diritti del nostro popolo, per i quali abbiamo lottato per decenni e fatto grandi sacrifici. Si tratta di “una violazione grave del diritto internazionale. Pace e stabilità nella regione non sono possibili senza la creazione di uno stato palestinese, con Gerusalemme come capitale, secondo la soluzione dei due Stati”.
No, anche dell’Onu, con l’ Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, che ha detto: “Qualsiasi trasferimento forzato o espulsione da un territorio occupato è “severamente proibito. Il diritto all’autodeterminazione è un principio fondamentale del diritto internazionale e deve essere protetto da tutti gli Stati”.
Quanto ai leader Ue, contrari al piano del Presidente USA Trump per Gaza: la Francia, la Gran Bretagna , la Germania e l’Italia, con il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri Tajani, che domani si recherà in visita in Israele, che in Commissione Affari Esteri di Camera e Senato, ha dichiarato: “Mi pare che per quanto riguarda l’evacuazione della popolazione civile da Gaza la risposta di Giordania ed Egitto sia stata negativa, quindi mi pare che sia un po’ difficile metterla in atto. Io ho detto qual è la posizione italiana, poi vedremo quando ci saranno delle proposte concrete. Noi siamo per i due popoli e due Stati, ho detto che siamo addirittura pronti a inviare militari italiani per una missione di riunificazione della Striscia di Gaza con la Cisgiordania e non è che ho cambiato idea e neppure il governo ha cambiato idea. Nel corso della visita di domani in Israele incontrerò nuovamente il ministro Sàar per discutere del consolidamento del cessate il fuoco e del rilancio del processo politico verso la soluzione a Due Stati. Hamas non può tornare a controllare la Striscia. La popolazione di Gaza ha pagato un prezzo troppo alto per la sua follia terroristica. Per questo siamo in prima linea nel sostegno all’autorità palestinese nel suo processo di riforme”.
Per la soluzione a due Stati , anche la Russia, come ribadito dal portavoce del Cremlino, Peskov.
Hamas ha così replicato al piano del Presidente Trump: “E’ un piano razzista, volto a sradicare la causa palestinese. Getterà benzina sul fuoco. La nostra gente nella Striscia di Gaza non permetterà che questi piani vengano approvati, ciò che è richiesto è porre fine all’occupazione e all’aggressione contro la nostra gente, non espellerla dalla sua terra. Gaza non è una terra condivisa e nessuna delle due parti può decidere di controllarla. Fa parte della nostra terra palestinese occupata, e ogni soluzione dovrà basarsi sulla fine dell’occupazione e sul mantenimento dei diritti del popolo palestinese. Il popolo palestinese e le sue forze, sostenute dal popolo arabo e musulmano e dal mondo libero, fermeranno qualsiasi piano di sradicamento e spostamento”.
Infine, contrari al piano del Presidente USA Trump anche gli Houthi, che hanno fatto sapere: “Se l’Egitto o la Giordania o entrambi decidessero di sfidare l’America, lo Yemen starebbe con tutte le sue forze al suo fianco, fino in fondo e senza linee rosse”.
Intanto prosegue e ,secondo ‘Israeli Broadcasting Corporation, che ha riportato una fonte di sicurezza di alto livello, potrebbe continuare anche durante il mese del Ramadan, l’operazione “Muro di ferro” dell’esercito israeliano a Jenin e nella Cisgiordania settentrionale, per “smantellare l’infrastruttura terroristica”.
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