di Federica Marengo lunedì 2 dicembre 2024
-Nonostante l’entrata in vigore della tregua in Libano, dopo l’accordo raggiunto mercoledì scorso da Israele ed Hezbollah con la mediazione degli USA e della Francia, nelle ultime 48 ore, diversi attacchi con artiglieria e bombardamenti israeliani sono stati registrati nel Libano meridionale.
Inoltre, nella giornata di oggi, Hezbollah ha rivendicato e confermato il lancio di due razzi verso postazioni militari israeliane al confine con il Libano, nella zona del monte Dov. Si tratta del primo lancio di razzi dal Libano da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco ed Hezbollah ha fatto sapere che il suo attacco contro il Monte Dov è “un primo avvertimento in risposta alla continua violazione dello spazio aereo libanese da parte di aerei israeliani”.
Tuttavia, dopo tale attacco il ministro della Difesa Israel Katz ha scritto in un post social: “Abbiamo promesso di agire contro ogni violazione del cessate il fuoco da parte di Hezbollah ed è esattamente ciò che faremo”, seguito dal Premier israeliano Netanyah che ha sottolineato: “Il lancio di Hezbollah verso il Monte Dov rappresenta una grave violazione della cessazione delle ostilità”, assicurando: “Israele risponderà con forza”.
Secondo il quotidiano Ynet, gli Stati Uniti hanno avvertito Israele che “sta violando i termini dell’accordo di cessate il fuoco in Libano” e anche il ministro degli esteri francese, Jean-Noël Barrot, nel corso di un colloquio telefonico con l’omologo israeliano, Gideon Saar, di cui dà conto una nota diffusa dal Quai d’Orsay, ha ”insistito sulla necessità che tutte le parti rispettino il cessate il fuoco in Libano”, sottolineando “gli sforzi dispiegati in questo senso dalla Francia, in legame col partner Usa” e che ”l’accordo sul cessate il fuoco con il Libano deve aprire la via ad un cessate il fuoco immediato a Gaza, alla liberazione di tutti gli ostaggi nonché l’ingresso massiccio di aiuti umanitari”.
Quanto alla ripresa dei negoziati per la possibile tregua a Gaza, secondo Sky News Arabia, la delegazione di Hamas avrebbe lasciato il Qatar “su pressioni americane”, ma Hamas ha smentito la notizia. Tutto ciò, mentre l’emiro del Qatar lo sceicco Tamim Bin Hamad Al-Thani è in visita di Stato da oggi e per due giorni, nel Regno Unito, dove incontrerà il Premier Starmer.
Altri leader politici di Hamas, invece, si troverebbero al Cairo, dove sono ripresi i colloqui per il cessate il fuoco a Gaza, dopo che il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar Majed Al-Ansari aveva spiegato che “il Paese non era più intenzionato a ospitare i negoziati perché non riteneva ci fosse una reale volontà di giungere a un accordo”.
Proprio al Cairo, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri Tajani ha partecipato alla Conferenza umanitaria per Gaza. Nel suo intervento alla plenaria del conferenza ministeriale del Cairo per rafforzare la risposta umanitaria a Gaza, Tajani ha ribadito l’impegno di Roma per affrontare le emergenze mediorientali e ha sottolineato che “l’impegno per la pace in Medioriente è una priorità strategica assoluta della nostra presidenza del G7”, ricordando la recente riunione dei ministri degli esteri del G7 a Fiuggi e Anagni, dove si è lavorato con il “quintetto arabo per il cessate il fuoco a Gaza e in Libano” e, ringraziando “Stati Uniti e altri Paesi per il loro contributo”.
Il Vicepremier e ministro Tajani ha anche illustrato l’iniziativa “Food for gaza”, grazie alla quale l’ Italia ha già inviato “oltre 50 tonnellate di aiuti alimentari e sanitari”, evidenziando che “l’ Italia è pronta a sostenere l’autorità palestinese, a cui ha destinato un contributo da 5 milioni di euro per riforme mirate, in particolare nei settori della sicurezza e della salute” e confermando la disponibilità dell’ Italia “a partecipare a una eventuale missione di peacekeeping delle Nazioni Unite, sotto guida araba”.
Infine, l’Idf ha annunciato la morte di uno degli ostaggi e Hamas in una nota ha replicato che “Almeno 33 dei 251 ostaggi rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre sono morti negli attacchi condotti dalle Forze di difesa israeliane”.
Sul fronte della Siria, invece, alla luce dell’offensiva fulminea da parte dei ribelli jihadisti filo-turchi che nelle scorse ore hanno sottratto alle forze governative di Assad, sostenute dalla Russia e dall’Iran, le città di Aleppo ed Ildlib, e ora avanzano verso Homs e Hama, il Consiglio di sicurezza dell’Onu terrà martedì una riunione d’emergenza.
A lavoro per la de-scalation e per la soluzione politica del conflitto, gli USA insieme con le cancellerie di Gran Bretagna, Francia e Germania. Un portavoce del Servizio per l’Azione esterna dell’Ue, ha fatto sapere che: “L’Unione Europea sta monitorando attentamente gli ultimi sviluppi in Siria. Esortiamo tutte le parti a ridurre l’escalation e a garantire la protezione dei civili e delle infrastrutture civili, nonché l’accesso umanitario senza ostacoli in linea con il diritto umanitario internazionale. Condanniamo gli attacchi aerei della Russia su aree densamente popolate e il suo continuo supporto alla repressione del regime di Assad. L’ultima escalation mostra ancora una volta la necessità di una soluzione politica siriana al conflitto in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.
Intanto, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il bilancio dei nuovi combattimenti in Siria ha raggiunto i 514 morti, inclusi 92 civili. Tra i siti colpiti dai raid aerei russi sui ribelli, il Convitto dei francescani di Aleppo dove non si sono registrate vittime, ma danni.
La Farnesina ha invitato Mosca a “non colpire né religiosi né civili” e ha fatto sapere che i primi italiani sono stati evacuati dalla città con un convoglio Onu e portati Damasco.
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