di Federica Marengo lunedì 25 novembre 2024
-Proseguono gli attacchi dell’esercito israeliano su Gaza e sul Libano. Nelle ultime 24 ore, infatti, in un raid su Jabalia,è stato neutralizzato il comandante del battaglione est di Hamas, mentre nei bombardamenti sul sud del Libano e sulla periferia sud di Beirut sono stati colpiti circa 25 obiettivi legati a Hezbollah ,tra cui: i centri di comando del Consiglio esecutivo, nonché i centri di raccolta e controllo dell’intelligence, dove si trovavano comandanti e agenti di Hezbollah.
Infine, colpita anche la città di Tiro, sempre nel Libano meridionale, dove 12 persone sono rimaste uccise in tre attacchi.
Continuano, poi, anche i lanci di razzi e droni da parte di Hezbollah dal Libano verso il nord di Israele e l’Alta Galilea.
Intanto, secondo la tv pubblica israeliana Kan , i giornali Haaretz e Ynet, e la Cnn, “il Premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe accettato in linea di principio la proposta di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano avanzata dagli Stati Uniti” , dopo consultazioni ad alto livello con funzionari del suo governo, anche se la proposta non è ancora definitiva e diverse questioni devono essere risolte.
Sempre secondo i suddetti media, la proposta prevederebbe un piano in tre fasi: una tregua, seguita dal ritiro delle forze di Hezbollah a nord del fiume Litani; il ritiro completo delle truppe israeliane dal Libano meridionale e, infine, i negoziati tra Israele e Libano sulla demarcazione del loro confine, (attualmente, una linea di demarcazione stabilita dalle Nazioni Unite dopo la guerra del 2006).
Inoltre, un organismo internazionale guidato dagli Stati Uniti dovrebbe supervisionare l rispetto del cessate il fuoco, anche se Israele auspica il via libera da parte da Washington alla sua richiesta di agire militarmente ,se Hezbollah dovesse violare i termini dell’accordo e se le forze internazionali o quelli del Libano non agiscono. Sempre secondo i termini della proposta, l’esercito libanese avrebbe il compito di prendere il controllo della zona di confine e impedire il ritorno di Hezbollah.
Tuttavia, a fronte della notizia riportata dai media israeliani, secondo cui domani il Presidente degli USA, uscente, Biden e il Presidente francese Macron annunceranno il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah in Libano e nel nord di Israele, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, uscente, John Kirby, in un punto stampa con un gruppo ristretto di giornalisti, ha detto: “L’accordo in Libano è vicino, ma non sarà finalizzato fino a che non saranno concordati tutti i dettagli: le discussioni continuano e dobbiamo portare avanti il lavoro”.
A tal riguardo, Axios ha riportato quanto detto da un alto funzionario statunitense, secondo cui l’accordo sulla tregua in Libano, per dirsi raggiunto, dovrà prima essere ratificato dal gabinetto israeliano, che dovrebbe votare domani.
Secondo il leader israeliano di Unità nazionale, partito d’opposizione al governo Netanyahu, Benny Gantz, “Israele dovrà accettare un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah solo se concederà all’Idf la libertà di agire contro il gruppo terroristico sostenuto dall’Iran, qualora dovesse violare i termini dell’accordo” e “i residenti del nord di Israele devono essere protetti solo dall’Idf, non dall’Unifil, non dall’esercito libanese e non da una forza europea”.
Inoltre per Gantz “non bisogna tornare alla realtà del 6 ottobre” e “qualsiasi accordo di cessate il fuoco deve basarsi sulla risoluzione 1559 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che esorta il governo libanese a smantellare Hezbollah e a stabilire il pieno controllo del suo territorio, e sulla risoluzione 1701, che chiede alle forze di Hezbollah di ritirarsi dal confine israeliano, a nord del fiume Litani”.
Contrari all’accordo, secondo il Times of Israel, i sindaci delle città di confine del nord di Israele che criticano l’ipotesi di tregua con Hezbollah, definendolo un “accordo di resa”.
Un alto dirigente delle Nazioni Unite, invece, ha invitato le parti in conflitto in Libano ad “accettare un cessate il fuoco, ancorato alla piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza”.
Intanto, dall’evento “Dialoghi Mediterranei”, organizzato dalla Farnesina e da Ispi e apertosi oggi a Roma, per un focus proprio sulla guerra in Medio Oriente con i ministri degli Esteri dell’area, il ministro libanese, Abdallah Bou Habib, nel suo intervento ha dichiarato: “Il Libano è stato sempre un ponte tra Europa e Medio Oriente e ,oggi che sta affrontando numerose sfide dal punto di vista politico ed economico, un supporto europeo è fondamentale. Il Libano vuole difendere la propria integrità territoriale e la propria sovranità; gli effetti della mancata creazione di uno Stato palestinese stanno adesso affliggendo il nostro territorio. Abbiamo bisogno del vostro aiuto per difenderci e per affrontare le sfide che ci aspettano”.
Il ministro degli Esteri dell’Associazione Nazionale Palestinese, Malki, invece, ha evidenziato: “Netanyahu è l’unico ostacolo al cessate il fuoco. Non credo ci sarà un cessate il fuoco perché Netanyahu non vi è interessato, come al rilascio degli ostaggi e alla pace della regione. Probabilmente, ci sarà un cessate il fuoco in Libano per i bombardamenti giornalieri sulle città israeliane, ma è brutto che l’unico modo per averlo sia lanciare bombe. A Gaza la situazione non è la stessa”.
Il ministro degli Esteri dell’Egitto , Badr Abdelatty, nel medesimo consesso, ha annunciato : “Voglio rassicurare circa gli sforzi dello Stato egiziano per il supporto alla pace e per l’organizzazione di eventi che riuniscano i ministri del mondo per discutere della pace nella regione e il 2 dicembre al Cairo si svolgerà una riunione per reiterare gli sforzi che serviranno a mettere fine all’aggressione contro il Libano”, per poi spiegare che “gli obiettivi, di breve e lungo periodo, a cui lavora l’Egitto, sono: il cessate il fuoco immediato a Gaza e il pieno accesso agli aiuti umanitari, un processo di transizione con l’intesa tra tutte le fazioni palestinesi, con un’autorità di tecnici per gestire le esigenze quotidiane dei civili e nel frattempo lavorare per dare gli strumenti a un’autorità palestinese che le consentano di guidare un futuro Stato”.
Per l’Italia, il Vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, nel corso dell’evento Dialoghi Mediterranei ha dichiarato: “Non dobbiamo abituarci alla guerra, come dice il Papa, a nessuna guerra, questa edizione vuole essere una piattaforma di discussione, perché non dobbiamo rassegnarci, la priorità è il cessate il fuoco e la de-escalation in Libano e a Gaza. Abbiamo detto ai libanesi aiutateci ad aiutarvi, auspichiamo l’elezione del presidente e il rafforzamento delle istituzioni. L’Italia è protagonista del dibattito politico internazionale: aggreghiamo, discutiamo e cerchiamo di lavorare tutti insieme per raggiungere un cessate il fuoco in Libano e a Gaza. L’obiettivo è quello della pace in Medio Oriente ma anche in Ucraina, quindi grande impegno”.
Quindi, sul raggiungimento di un accordo sulla tregua in Libano, Tajani ha detto: “Su Libano e Israele abbiamo parlato, bisogna avere tutti gli accordi definitivi ,ma siamo fiduciosi, vediamo quello che accade. Noi siamo favorevoli a ogni iniziativa a favore del cessate il fuoco. Sono ottimista sugli sforzi diplomatici per il Libano. Ho dato piena disponibilità dell’Italia a essere protagonista per sorvegliare l’esecuzione dell’accordo insieme a Usa e altri Paesi. Vogliamo giocare un ruolo”.
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