di Federica Marengo venerdì 22 novembre 2024
-All’indomani del mandato di arresto spiccato dalla Corte Penale internazionale dell’Aja nei confronti del Premier Netanyahu, dell’ex ministro della Difesa israeliano Gallant e del capo militare di Hamas, Deif, per presunti crimini di guerra e contro l’umanità, diverse sono state le reazioni a livello internazionale ed europeo da parte di leader, capi di Stato ed esponenti dei governi.
Il Presidente degli USA, uscente, Biden ha parlato di “mandati scandalosi”, aggiungendo: “Voglio essere chiaro: non c’è nessuna equivalenza fra Israele e Hamas. Saremo sempre a fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”.
Sulla stessa linea, secondo l’emittente israeliana Kan news , che cita fonti a Washington, la nuova amministrazione Trump che starebbe valutando sanzioni contro i giudici della Corte Penale internazionale che hanno emesso i mandati.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, invece, ha affermato che “La Cina sollecita la Corte penale internazionale ad adottare e perseguire una posizione oggettiva”.
Per il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, “Le decisioni della Corte penale internazionale sono insignificanti, e quindi non c’è motivo di commentarle”.
Il Premier ungherese Orban, che detiene la presidenza di turno dell’Ue, ha annunciato che inviterà il Premier israeliano Benjamin Netanyahu per protestare contro il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale. Il Premier Netanyahu ha ringraziato l’Ungheria ,elogiando la “chiarezza morale” del Premier Orban.
Una posizione, quest’ultima, divergente dall’Unione. Un alto funzionario Ue, infatti, commentando l’invito del Premier Orban, ha detto: “L’Ungheria, se il Premier israeliano Benjamin Netanyahu arrivasse davvero sul suo suolo e non fosse arrestato, violerebbe i suoi obblighi legali internazionali e la posizione dell’Ue sulla Corte penale internazionale”.
Inoltre, un portavoce della Commissione europea, ha dichiarato che: “Tutti gli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma, tra cui tutti gli Stati membri dell’Ue, hanno l’obbligo di eseguire i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale. L’ esecutivo europeo ha preso atto del mandato di arresto contro il Primo ministro Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Gallant e il leader di Hamas al-Masri per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità in relazione alla situazione a Gaza. L’Ue rispetta l’indipendenza e l’imparzialità della Corte”.
Pronti ad eseguire il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale , le cancellerie di: Spagna, Paesi Bassi, Irlanda, Gran Bretagna.
Per l’Italia, la Presidente del Consiglio Meloni ha dichiarato: “Approfondirò in questi giorni le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte penale internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica. La presidenza italiana del G7 intende porre il tema all’ordine del giorno della prossima ministeriale Esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre. Un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l’organizzazione terroristica Hamas”.
Il ministro della Difesa Crosetto ha detto: “Io ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata, ma se Benyamin Netanyahu e Yoav Gallant venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale. Penso che hanno fatto una sentenza che ha messo sullo stesso piano il Presidente israeliano e il ministro della Difesa con chi ha organizzato e guidato l’attentato che ha massacrato e rapito persone in Israele. Cioè quello per cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse”.
Il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Tajani ha evidenziato: “Noi rispettiamo e sosteniamo la Corte penale internazionale, ma siamo convinti che quello che deve svolgere sia un ruolo giuridico e non politico. Esamineremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte a fare questa scelta. Lunedì a Fiuggi comincerà il G7 dei ministri degli Esteri e prenderemo le decisioni insieme ai nostri alleati. Questa è la linea scelta dal nostro Presidente del Consiglio che io ho il dovere di attuare”.
Diversa, la posizione del Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini, secondo cui: “I criminali sono altri” e “Netanyahu è il benvenuto in Italia”.
Infine , in merito ai mandati di arresto per il Premier israeliano Netanyahu e per l’ex ministro della Difesa Gallant da parte della Corte Penale internazionale dell’Aja, il capo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, il generale Salami, in un discorso tv, ha detto: “Questo significa la fine e la morte politica del regime sionista, un regime che oggi vive in un assoluto isolamento politico nel mondo e i suoi funzionari non possono più viaggiare in altri Paesi”.
Intanto, proseguono i raid israeliani su Gaza e sul Libano, così come i lanci di razzi da parte di Hezbollah verso Israele e la Galilea.
Proprio dei razzi di Hezbollah o di gruppi affiliati, hanno colpito nelle prime ore di oggi il quartier generale della missione Onu internazionale Unifil a Shamaa, Sector West, ferendo lievemente quattro soldati italiani, i quali stanno bene e hanno già parlato con i propri familiari, rassicurandoli.
La Presidente del Consiglio Meloni ha espresso” la solidarietà e la vicinanza sue e del governo ai feriti, alle loro famiglie” e “sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano”, sottolineando di aver appreso “con profonda indignazione e preoccupazione della notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di Unifil” e ribadendo “ancora una volta che tali attacchi sono inaccettabili”. La Premier ha quindi rinnovato il suo appello “affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di Unifil e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili”.
Al riguardo, il ministro della Difesa Crosetto, ha dichiarato: “Ho immediatamente contattato il comandante del contingente per sincerarmi delle condizioni dei quattro militari, che non destano preoccupazioni. Ho anche contattato la mia controparte libanese, ribadendo che il contingente italiano di Unifil permane nel sud del Libano per offrire una finestra di opportunità alla pace e non può diventare ostaggio degli attacchi delle milizie”.
Il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani, invece, ha detto : “Ancora una volta è inaccettabile quello che sta accadendo e così come abbiamo detto a Israele di prestare la massima attenzione, così diciamo con altrettanta fermezza a Hezbollah che i militari italiani non si possono toccare. Se pensano di continuare a fare danni alle basi italiane, hanno sbagliato. Nessuno di loro è in pericolo, ma è intollerabile quanto accaduto”.
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