di Federica Marengo 6 novembre 2024
-Il “più grande ritorno della storia. La vittoria di Trump segna una forte ripresa della grande alleanza”. Così, il Premier israeliano Netanyahu si è congratulato con il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali USA Donald Trump per la sua elezione a 47° Presidente americano e per il suo secondo mandato, seguito dal ministro della Sicurezza nazionale, Ben Gvir, che, nel suo intervento alla Knesset, il Parlamento israeliano, ha sottolineato: “Con la vittoria di Donald Trump alle presidenziali Usa è il momento per la sovranità in Cisgiordania, ed è il momento per una vittoria completa”.
Un alto funzionario di Hamas, invece, ha dichiarato che “Donald Trump sarà messo alla prova sulle sue dichiarazioni in merito a uno stop alla guerra” ed ha esortato il neo Presidente bis a “imparare dagli errori di Biden”.
Infine, la portavoce del governo iraniano ha affermato che “Non importa chi diventerà Presidente degli Stati Uniti, perché i piani di Teheran sono già stati fatti”.
Intanto, a Tel Aviv, continuano le manifestazioni di protesta dopo il licenziamento del Ministro della Difesa Gallant da parte dello stesso Premier Netanyahu, il cui dicastero è stato affidato a Katz,già ministro degli Esteri, ruolo che ora verrà ricoperto da Saar.
Secondo quanto reso noto dallo stesso Gallant nel suo discorso, riportato dal Times of Israel, i motivi alla base del suo licenziamento sarebbero stati : la richiesta di un provvedimento per estendere l’obbligo del servizio militare israeliano a tutti, compresa la comunità ultraortodossa, un accordo sugli ostaggi e un’inchiesta sui fallimenti del 7 ottobre.
Per il Premier israeliano Netanyahu, invece, tra le ragioni del licenziamento vi sarebbero le “troppe lacune” e “la rottura della fiducia con Gallant durante la guerra di Gaza”.
Nella giornata di oggi, poi, la Corte Suprema ha ordinato al Premier Netanyahu di rispondere entro domani a mezzogiorno sul licenziamento del ministro della Difesa Gallant in seguito alla petizione presentata dal Movimento per la qualità del governo e dall’Israel Shield Forum, insieme alla Guardia della democrazia.
Attacchi al Premier Netanyahu per il licenziamento del ministro della Difesa Gallant sono arrivati anche dai leader dell’opposizione , secondo i quali quest’ultimo, con tale licenziamento, avrebbe dimostrato di “non essere più idoneo al suo incarico”, in quanto “Nel mezzo di una guerra, mentre Israele combatte su sette fronti, ha indebolito e danneggiato l’Idf, le forze combattenti”, sollecitando l’approvazione di leggi sull’evasione dalla leva e le elezioni.
Immediata, tramite il portavoce, la replica del Likud, il partito del Premier israeliano : “Quando la sinistra guidata da Golan, Lapid e Gantz insieme con Liberman sta al fianco di Gallant, questo dice tutto. Solo due anni fa, loro quattro hanno formato un governo insieme al partito dei Fratelli Musulmani”(con riferimento al partito islamista Ra’am) e hanno stretto un accordo di resa con Hezbollah, e osano ancora parlare di sicurezza?. Il Primo Ministro Netanyahu, insieme al nuovo Ministro della Difesa Israel Katz, condurrà Israele alla vittoria completa. Continueranno a lamentarsi e noi continueremo a vincere”.
Nel frattempo, il neo leader di Hezbollah, Qassem,nel discorso tenuto in occasione del quarantesimo giorno dalla morte di Hassan Nasrallah, ha dichiarato: “Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu vuole mettere fine alla presenza di Hezbollah, invadere il Libano e lavorare per cambiare la mappa del Medio Oriente. Siamo impegnati in una guerra e in un’aggressione israeliana contro il Libano da circa un mese e 10 giorni, dopo il fronte di sostegno che era totalmente diverso e mirava a sostenere la Palestina. Ma non importa più come sia iniziata la guerra e cosa l’abbia causata è una guerra contro il Libano e Netanyahu dice di non porre limiti di tempo a questa guerra, e parla dell’obiettivo di cambiare il Medio Oriente, un obiettivo più grande del Libano e della Palestina. Vuole mettere fine alla presenza di Hezbollah, poi invadere il Libano e lavorare per cambiare la mappa del Medio Oriente. Tuttavia, non potrà vincere la guerra”.
ll neo capo di Hezbollah, ha anche dichiarato di avere “decine di migliaia di combattenti pronti ad affrontare l’esercito israeliano” e ha avvertito che “nessun luogo in Israele è al sicuro dai missili e dai droni del movimento filo-iraniano”, affermando di non credere che “l’azione politica possa porre fine al conflitto che dura da più di un anno e che si svolge parallelamente alla guerra di Israele a Gaza” e che “ci sarà una strada per i negoziati indiretti attraverso lo Stato libanese solo se Israele deciderà di fermare i suoi attacchi al Libano”.
Quanto a Teheran, che ha reso nota la condanna a morte di quattro persone con l’accusa di spionaggio a favore di Israele, il Vice comandante dei Guardiani della rivoluzione ha dichiarato che “L’Iran è pronto ad affrontare Israele e non esclude un attacco preventivo da parte di Stati Uniti e Israele”.
Sul campo, proseguono i raid israeliani nella Striscia di Gaza, in particolare nel Nord, nel sud del Libano, a Beirut e in Cisgiordania, che hanno causato numerosi morti e feriti. Inoltre, secondo quanto riportato dal Times of Israel, il Capo di Stato maggiore dell’Idf Herzi Halevi ha dichiarato che, “insieme al tentativo diplomatico, l’esercito deve prepararsi a espandere l’offensiva di terra in corso contro Hezbollah in Libano” e che “l’Idf continua a colpire obiettivi di Hezbollah secondo il piano in tutta la regione, nel sud del Libano, nella valle della Beqaa, a Beirut e in Siria”.
Continuano, poi, anche i lanci di razzi, missili e droni da parte di Hezbollah dal Libano verso Israele. Hezbollah , infatti, nella giornata di oggi, ha annunciato di “aver preso di mira diversi obiettivi tra cui una base vicino all’aeroporto Ben Gurion”, dove i voli non sono stati colpiti.
Infine, riguardo a quanto riportato da Axios , sulla base di una fonte dell’intelligence israeliana, secondo cui la risposta iraniana all’attacco subito da Israele poteva provenire proprio dall’Iraq, al termine di una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale, l’Iraq ha fatto sapere che “non permetterà che il proprio territorio venga utilizzato per sferrare attacchi in Medio Oriente”.
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