di Federica Marengo venerdì 20 settembre 2024
-Nel pomeriggio di ieri, il capo di Hezbollah, Nasrallah , ha tenuto un discorso , trasmesso dalla Tv libanese nel quale ha giurato vendetta nei confronti di Israele dopo il cyberattacco in Libano e Siria, attribuito a Tel Aviv, considerato una “dichiarazione di guerra”, nel quale l’esplosione simultanea di cercapersone e walkie talkie in dotazione ai miliziani terroristi ha causato la morte di 37 persone tra gli appartenenti ad Hezbollah e il ferimento di altre 3500.
Intanto, Israele ha varato i piani di battaglia dell’esercito per il fronte settentrionale e ha risposto alla minaccia del capo di Hezbollah con decine di attacchi aerei delle forze israeliane nel Libano meridionale.
Più tardi, le forze armate di Tel Aviv hanno fatto sapere che :“ 130 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele”, seguite da Hezbollah, che ha riferito di aver risposto ai raid aerei israeliani nel sud del Libano con una serie di lanci di razzi sull’Alta Galilea.
L’esercito israeliano, inoltre, ha reso noto di aver colpito durante un attacco almeno 100 lanciarazzi di Hezbollah.
Raid di Tel Avivi sono stati registrati anche a Gaza, dove 8 palestinesi sono rimasti uccise e 59 feriti. Tutto ciò, mentre, secondo quanto riportato da “Haartez”: “Durante il raid di giovedì nella città di Qabatiya, nella Cisgiordania settentrionale, alcuni soldati israeliani sono stati ripresi mentre spingevano tre corpi apparentemente senza vita giù dai tetti”. Sull’’episodio, ora indaga l’esercito, che ha dichiarato: “Si tratta di un incidente grave che non coincide con i nostri valori. L’incidente è in fase di revisione”.
Quest’oggi, invece, un attacco israeliano alla roccaforte di Hezbollah, alla periferia meridionale di Beirut, ha causato almeno 12 morti e 66 feriti. L’esercito di Tel Aviv ha fatto sapere che nel raid è stato ucciso il capo della forza Al-Radwan, unità d’élite degli Hezbollah e con lui almeno altri 10 comandanti.
Immediata , la condanna da parte dell’ambasciata iraniana in Libano, che ha scritto su X: “Condanniamo con la massima fermezza la follia e l’arroganza israeliana che ha superato ogni limite prendendo di mira le aree residenziali nei sobborghi meridionali di Beirut”.
A tal riguardo, il consigliere del Premier israeliano Netanyahu, che ha rinviato la sua partenza per gli USA, dove si sarebbe dovuto recare la prossima settimana in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu, ha dichiarato che: “Israele è passato a un nuovo livello di scontro con Hezbollah in cui non vi sono più linee rosse” e che “qualsiasi forza ostile a nord dei confini israeliani è un bersaglio legittimo, e se non rinuncia ad attaccare Israele potrà essere eliminato”.
Sul fronte diplomatico, ieri, si è tenuto un vertice di emergenza a Parigi, alla quale hanno partecipato il Segretario di Stato USA, Blinken e i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia, per discutere proprio del pericolo di un escalation nella guerra in Medio Oriente con l’allargamento del conflitto al Libano e di come evitarlo.
In concomitanza della riunione, il Presidente francese Macron ha pubblicato via social un video nel quale si è rivolto direttamente ai libanesi assicurando che “una via diplomatica esiste” e che “la guerra non è ineluttabile”, aggiungendo che: “Nessuno ha interesse in un’escalation. Niente, nessuna avventura regionale, nessun interesse privato, nessuna fedeltà a una qualsiasi causa merita di far scoppiare un conflitto in Libano” e assicurando ai libanesi, che “la Francia è sempre al loro fianco”.
Tuttavia, secondo il Wall Street Journal, “funzionari del Pentagono sono sempre più preoccupati che Israele possa lanciare una guerra di terra nel sud del Libano nel prossimo futuro e gli attacchi ai dispositivi di comunicazione di Hezbollah, attribuiti a Israele, hanno aumentato tali apprensioni”.
Sempre il Wall Street Journal , che ha riportato fonti USA, sostiene che “Un accordo fra Israele e Hamas per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani è improbabile prima della fine del mandato del Presidente Biden, ma che l’Amministrazione non smetterà comunque di perseguire un accordo, ritenendolo l’unica via per mettere fine alla guerra a Gaza. Il pessimismo, però, è legato a due motivi: uno, è il numero dei prigionieri che Israele dovrebbe rilasciare per riportare a casa gli ostaggi; il secondo , è legato ad Hamas che avanza richieste e poi rifiuta di dire sì una volta che gli Stati Uniti e Israele le hanno accettate”.
A tal proposito, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, rispondendo alle indiscrezioni del Wall Street Journal , ha precisato che : “Nessuno ha abbandonato la speranza di raggiungere un accordo sulla tregua a Gaza, nessuno ha mollato”.
Hamas , però, in una nota riportata dall’emittente egiziana “Al Qahera New”s, ha fatto sapere che: “Il Primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, pone deliberatamente condizioni impossibili per far saltare qualsiasi possibilità di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione di ostaggi e prigionieri. Per finalizzare un accordo è necessario che gli Stati Uniti facciano pressione su Israele”.
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